Salerno: Presentazione Vernissage RestART upcycling

Giovedì 15 dicembre, ore 17:30, Museo Diocesano San Matteo, Salerno, Presentazione Vernissage RestART upcycling.

La mostra di opere darte realizzate con materiali di riciclo, sarà visitabile presso le sale del Museo Diocesano San Matteo di Salerno, da giovedì 15 dicembre 2016 fino a domenica 15 gennaio.

RestArt-Salerno
RestArt-Salerno

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

SALERNO – Giovedì 15 dicembre ci sarà il vernissage della mostra RestART upcycling presso il Museo Diocesano San Matteo di Salerno dalle ore 17:30. Da giovedì 15 dicembre 2016 fino a domenica 15 gennaio 2017 RestART upcycling, mostra di opere darte realizzate con materiali di riciclo, sarà visitabile presso le sale del Museo Diocesano San Matteo di Salerno.

Il progetto, che vede l’esposizione delle opere realizzate da 9 artisti di caratura nazionale ed internazionale, è prodotto dal Campania ECO Festival assieme alla Fondazione Carisal, la Fondazione Copernico e lArcidiocesi Salerno Campagna Acerno, e con il sostegno del Consorzio nazionale di recupero e riciclo imballaggi in acciaio RICREA e da Sabox.
Il progetto RestART nasce 5 anni fa come un format del Campania ECO Festival, che da sempre sostiene il concetto del upcycling e di eco sostenibilità. E in questo contesto in cui il progetto inizia a prendere vita ed a modo di svilupparsi, fino a trovare una nuova e prestigiosa sede allinterno del Museo Diocesano San Matteo di Salerno. Restart punta alla creatività degli artisti per dare nuova vita ai materiali. IL preesistente diviene punto di partenza e non di arrivo, dove gli oggetti alla fine del proprio ciclo di vita ritrovano essenza vitale, nuova funzione e carattere estetico, diventando leit motiv di tutta la produzione artistica. In RestART, lupcycling si concretizza attraverso il riuso dellacciaio, del legno, della plastica, del cartone, della carte e del vetro.
La mostra, che si dirama in 3 sale più il chiostro, prevede un percorso non obbligato frutto di un dialogo con gli artisti e dellosservazione delle opere.
Allinterno del chiostro la prima opera che si incontra è quella del modenese Carlo Baldessari, un autentico gioiello realizzato con materiale recuperato in fabbriche di vetro e poi rielaborato dallartista come preziosi monili. Proseguendo, il gioco di luci si sviluppa attraverso linstallazione Aqua Matrix, risultato di un percorso di ricerca e sperimentazione audiovisiva sullacqua, realizzata dallassociazione avellinese Magnitudo, creatrice del festival di musica elettronica Flussi.
Nella Sala dellArcivescovo, situata sempre al pianterreno, troveremo tre opere di grande impatto. Frontalmente, posta al centro della parete come una pala daltare, troviamo lopera collage del paganese, ma torinese dadozione, Ermanno Cavaliere che presenta unimmagina di totale disambiguazione e nei volti dei personaggi un atteggiamento dindifferenza. In terra è posto un grezzo e drammatico crocifisso realizzato dallangrese Mnemos, al secolo Giovanni Cuccurullo, a simboleggiare la perdita della centralità e la morte di Dio come rappresentazione di ogni fede ed appartenenza o anche di semplice laicità. Continuando il percorso ci si imbatte nella testa reclinata verso il basso realizzata dallavellinese Flavio Grasso a rappresentare una caduta che nemmeno la ragione ha potuto evitare.
La Sala di Santa Caterina, di fianco a quella dellArcivescovo, è subito caratterizzata dalla trinità umana del napoletano catalano Luigi Masecchia. Tre volti realizzati con i tappi a corona in acciaio: quello del D10s del calcio; quello di un uomo che per tutta la vita ha fatto della sua musica il vessillo della working class; quello di un intellettuale, poeta, scrittore, regista. Il veronese Roberto Bravi, invece, ci riporta nel mondo del ricordo attraverso lapertura e la ricomposizione di vecchie scatole in latta usata nel secondo dopoguerra. Altre installazioni sono rappresentante dalle plastiche del salernitano Lello Ronca.
Nella Sala del Sapere, al primo piano del Museo, troviamo gli affreschi su cartone realizzati dalla salernitana Adele Ruggiero. Particolarmente interessanti le sentinelle di legno recuperato dai portoni e rimodellato dalle sapienti mani di Mnemos/Giovanni Cuccurullo. In opposizione alle sentinelle in legno, ci saranno le forme aliene e naturalistiche di Grasso. Come cornice della sala ci saranno i lavori in vetro di Carlo Baldessari.
Durante il periodo della mostra ci saranno anche diversi ed interessanti eventi. Ln allegato il programma completo degli eventi che si terranno dal 15 dicembre al 15 gennaio al Museo Diocesano di Salerno

9 artisti per l’upcycling

Carlo Baldessari, cerca il vetro nei cassonetti delle vetrerie e nelle fornaci di Murano. Una volta recuperato il vetro, lo spezza, in base alle esigenze di ciò che crea, lo lavora con attrezzi pezzo per pezzo, lo pulisce dalla polvere, lo asciuga e con sue tecniche adesive lo assembla, dando vita ad opere che sembrano spuntare dal nulla, dal deserto. Opere che ricordano ricami naturalistici, intrise di luce, che riflette ed illumina l’essenza stessa della nuova vita da lui creata. Una nuova flora o meccanismi arcani, che servono ad aprire nuove porte sull’universo, che richiamano l’attenzione alla ricerca di un tesoro antico e misterico, opere che giungono da spazi siderali, percorsi oscuri, benevoli e terrifici, a seconda della bontà del prescelto o condannato.

Roberto Bravi è un vero funambolo del recupero e riuso dell’acciaio. Egli fruga tra i vecchi ricordi di famiglia, si aggira per mercatini di antiquariato, scava nei garage alla ricerca di vecchie scatole, che riportano agli anni del dopoguerra e oltre. Questi oggetti rimandano ad un tempo fatto di colori ed immagini, che restano scolpite nella nostra memoria, un passato più semplice ed onesto. Attraverso le scatole Bravi crea delle opere che sanno di vero e proprio amarcord, fatte di immagini da fiabe, surreali, con un aspetto che è realmente vintage.

Ermanno Cavaliere, recupera carta, che siano riviste d’epoca, contemporanee, carte da imballaggio ed altro ancora. Da architetto quale è, compone un mosaico, attraversato sia dal tempo passato che rivisitato da quello attuale. Fonde immagini, luoghi ed elementi architettonici da lui visitati, dando una nuova genesi a qualcosa che altrimenti sarebbe finito in un cassonetto della spazzatura. Con questi lavori, rivive tutto un mondo, che va dal favolistico, all’ avveniristico e al religioso. Un processo di disambiguazione, che ha la capacità di spiazzare chi guarda, risvegliando ricordi o momenti rimossi.

Giovanni Cuccurullo, in arte Mnemos, si muove come in una sorta di trance catartica, alla ricerca del legno perduto. Riusa materia che è destinata a marcire, come vecchi portoni, rifiuti, sedie o tavoli rotti, recuperati ovunque, li rigenera e come un dottor Frankenstein incolla e assembla diversi elementi. Le sue opere hanno un carattere profondamente sacrale. Sentinelle che hanno uno sguardo ovunque, ieratiche ed intense come la croce, creata dopo la triste strage di Dacca in Bangladesh. il Legno è sacro per Cuccurullo, d’altronde religiosamente parlando, il legno è di per se sacro.

Anche l’irpino, Flavio Grasso, lavora il legno, spesso lo salva dalla inquisizione, ovvero dal fuoco, lo leviga con pazienza ed amore filiale. Il suo è un legno duro, impenetrabile, lo diviene anche simbolicamente, quando lo chiude con il lucido, rendendolo imperscrutabile ed immanente. Come il monolito di odissea nello spazio, non permette nessuna intrusione ma genera un senso di grande forza e vitalità, pronta a manifestarsi nei tempi. Spesso, un segno blu oltremare solca le sue opere rendendole ancor più aliene.

Il napoletano Luigi Masecchia ha un approccio più ludico, riusa tappi corona, oggetti di consumo, per creare dei mosaici, che riproducono immagini pubblicitarie, oggetti e ritratti di icone moderne. Questo approccio, che proviene anche dal suo passato pubblicitario, fa si che il mondo in cui l’artista si muove sia anche un ripensamento sul mondo della pubblicità, della comunicazione, della notizia a tutti i costi e così, forse inconsapevolmente, come chi gioca, ottiene l’effetto contrario, mostrando la ferocia della pubblicità e della comunicazione contemporanea in tutta la sua indifferenza e vacuità. Giocare è una scoperta continua. Sperimentatore a tutto tondo, Lello Ronca, si muove tra tele, legni, tufo, sabbia e plastiche. Come un camaleonte è capace di cambiare pelle a seconda della situazione in cui si trova e di studiarne le condizioni ambientali. Quelli di ReStArt sono lavori realizzati con polimeri, provenienti da Spagna e Germania, li lavora con il fuoco e li fa interagire con l’ambiente. Il pubblico e i riflessi prodotti dalla luce naturale, creano spirali, luci, vortici e filamenti, che avvolgono il luogo, ricreando un mondo di grande suggestione, un ritorno all’antico o un nuovo mondo avveniristico. Sacro, profano, antico, moderno, tutto si fonde in Ronca, con una vitalità che avvolge, come le spire di un serpente, letale nel suo pensiero sinuoso.

Adele Ruggiero ha una doppia anima, quella dell’artista e della restauratrice, che coincidono nelle sue opere. Sui cartoni c’è il colore, la combustione, l’oro, l’antico ed il moderno. L’antico è nei colori rinascimentali, il celeste ed il rosso del Pontormo, i cieli del Raffaello, gli stessi, riportati in chiave geometrica, sembrano pezzi staccati dai quadri da restaurare, dagli affreschi da recuperare, che l’artista trasferisce su supporti di cartone per una nuova genesi, un nuovo rinascimento. Il moderno è nell’uso della combustione, che ricorda un maestro come Burri. Tutto in Adele coincide in una strada tra antico e moderno, che altro non è che un identico percorso di ricerca e vita, ottenuto attraverso la minuziosità del lavoro, intesa come ricerca, e non come pignoleria.

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