Il valore dei giusti “Riflessioni sociali e urbanistiche”

Il tema urbanistico non   come riscontro puntuale ad una azione, bensì come filosofia del modo di pensare l’urbanistica in una città già costruita.

L’urbanistica, non è solo PUA o “espansione”  è, viceversa anche ed ancor più riqualificazione del costruito.

Francesco Guida

EBOLI – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Francesco Guida che parla di urbanistica, riferendosi ad una Città, o alle Città, che hanno subito azioni  che hanno modificato nel tempo dimensioni e caratteristiche, piuttosto che incidere come concetto filosofico avvicendando all’ esistente, il costruito e pensando di intervenire armonizzando e riqualificando in uno sviluppo armonico, la Città come luogo di tradizione e di prospettive in funzione dell’uomo.

Non è la prima volta che Guida si rivolge a POLITICAdeMENTE per veicolare il suo pensiero, offrendo  le sue riflessioni alla critica e cercando di aprire un dibattito sull’Urbanistica, e con questo intervento anche alla civiltà e ai comportamenti sociali, non pensando solo ad aree da costruire e magari individuando in azioni, momenti speculativi e semmai anche momenti di scontro politici tra varie fazioni, ma ad azioni pensate per migliorare l’approccio verso la Città, segnalando che per trovare delle novità bisogna, per assurdo, guardare al passato.

Francesco Guida è ebolitano, è un Architetto, e svolge il suo lavoro come funzionario presso la l’Amministrazione Provinciale di Salerno, dirige come funzionario del dipartimento della Protezione Civile.

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di Francesco Guida

EBOLI – Sono trascorsi  centocinquanta anni dall’Unità d’Italia, molte cose sono state fatte e molto tempo è passato d’allora. Il ricordo storico-politico ritorna e caratterizza, in ognuno di noi, un pensiero semmai nazionalistico. Io avverto ciò. Sento come una necessità di trasferire un pensiero, un ricordo scolastico, magari quello sui garibaldini. Sento forte di enfatizzarne il mito, per renderlo vivo e ne parlo con mio figlio, interessato com’è ai fatti storici.

Mi viene da dire che quella fase storica, cosi come tante altre, ad esempio quella che ha visto Roma dominare il mondo, quella del medioevo..  e tante altre, sono il frutto, il risultato dell’azione di uomini che, attraverso il loro sacrificio, hanno portato il nostro paese a raggiungere livelli di interesse e sviluppo nei settori economico, sociale, culturale, architettonico…, senza eguali.

Convengo con me stesso che il passato ha sicuramente saputo caratterizzare e far crescere un valore poi trasferito alle generazioni future fino ad arrivare a noi.

L’eredità storica ricevuta ha, dunque, segnato, ha  marcato i contorni di un paese, di una penisola conosciuta, da tutti, come il “bel paese”, l’Italia, appunto. Quel paese di poeti, naviganti, pittori etc. è stato incorniciato, grazie al sacrificio di costoro, in un quadro che il tempo non ha scolorito.

Mi inorgoglisco al solo pensiero che vi sono state persone che hanno saputo proteggere il valore, la dignità, le cose, da eventi particolari, da periodi bui della storia italiana, europea e mondiale. Hanno saputo difendere i valori e trasferirli a noi anche quando erano le guerre, assurde, a segnare il destino degli uomini.

Quegli uomini, oggi ricordati più che dalla lettura di testi scolastici, dalle  rappresentazioni nelle varie fiction, hanno dato lustro alla nazione; sono coloro che senza essere stati particolarmente dotati e quindi senza immaginare di poter essere eroi, hanno contribuito a rendere  piacevole il vivere nel nostro paese offrendo, a noi, uno scorcio di vita di valore inestimabile. Sono quelli che, per comprenderli tutti, si possono definire come: “i giusti”, ossia semplicemente persone normali che di fronte all’ingiustizia hanno reagito, di fronte alle guerre hanno combattuto, di fronte agli ideali hanno creduto.

Riaffiorano allora alla mia mente condottieri, pittori, scultori, poeti ma anche uomini politici e, perchè no, anche illustri architetti. Poi.., mi lascio coinvolgere, anzi travolgere e, come sempre mi accade, mi soffermo ancora su Eboli. Provo a ricordare quali e quanti siano stati gli uomini illustri che hanno, al pari, trasferito valori, ancora oggi visibili. La mente va a Umberto Nobile, a Matteo Ripa e a tanti altri.  Ma è su Gaetano Genovese (architetto della real casa borbonica) che mi soffermo.

Di lui ricordo il progetto urbano, realizzato a valle del centro storico, che ancora oggi caratterizza l’impianto della città, di quella parte al di sotto della attuale Piazza della Repubblica, per intenderci. Poi, sono assalito da una sensazione strana che mi pervade il corpo perchè avverto: il vuoto. Supero velocemente la sensazione di smarrimento, il  tema “architettonico” mi pervade.   Rivedo  la pianificazione urbana degli anni ‘70, “il piano Fuccella” per così dire  e la parentesi di modifica posta in essere attraverso un esperimento, soffocato sul nascere, di ridisegno della città con il “progetto Capobianco” (mio prof. e maestro all’università’). Poi non associo null’altro che, legato alla attuale pianificazione, possa farmi pensare ad un lavoro di trasformazione urbana, significativo. Provo allora a ricordare (se vi sono stati, nel passato, interventi di riqualificazione  significativi) e  lo faccio attraverso una ricerca che il mio cervello svolge al pari di un computer (quelli di vecchissima generazione), associando per intervento… e non trovo nulla; per nome… l’elaborazione dà esito negativo. Provo allora  ad interfacciare  tra  loro azione e nome, uguale effetto. Non mi viene alla mente nulla ad eccezione del tentativo “Borgo”, che seppure lodevole, è stato stroncato sul nascere.

Delle due l’una: o è un inizio di Alzheimer (?) (Chissa’…), o nel corso di questi anni “moderni “ non è stato fatto nulla di veramente significativo per la nostra città.

Insomma, non mi e’ facile riportare alla mente esperienze “progettuali” rilevanti (tranne quelle che sono dibattute da sempre, come: l’area Pezzullo) ovvero quelle che, realizzate nel paese, hanno potuto segnare una emozione o trasferito benessere.

E’, allora, probabile che gli episodi di vita collettiva, quelli che hanno segnato la vita cittadina sono talmente pochi che non affiorano alla mente.

Tuttavia, se dimenticare cose che per noi hanno uno scarso valore affettivo è molto frequente, a volte addirittura auspicabile, non deve essere così per le cose che hanno grande valore, che suscitano grande interesse o intense emozioni. La città, per sua natura, deve essere tutto cio’ in quanto essa è luogo del vivere. Deve poter rappresentare, per chi la abita, contemporaneamente il luogo del pensiero e dello spazio fisico; il luogo della continuità, della memoria (Ground Zero rappresenta un esempio significativo di tale concetto) e della tradizione;  il luogo della  individuazione e rappresentazione dei valori civili e di ogni personale interesse. Deve essere cioè capace di garantire una visione di progetto di architettura e intessere legami profondi tra citta’, storia e modernita’. Deve  poter essere il mezzo che spinge gli stessi abitanti a viverla ed amarla con enfasi, e con il quale spostare, in avanti, una eredità da trasferire alle generazioni future come bene da amare.

Centrale appaiono tali questioni nel pensiero dei maestri moderni dell’ architettura. Richard Rogers, ad esempio sostiene che “Un’epoca senza memoria e’ effimera in se’ e condanna a produrre oggetti effimeri“. Rilevante appare, a mio avviso, anche il pensiero di  Aldo Rossi quando sostiene chel’ osservazione delle cose e’ la piu’ importante educazione formale, per tramutarla nella memoria delle cose.

Se non fosse così non avremmo potuto conoscere molto del nostro passato, ne’ averlo potuto vivere fino a noi. L’emozione di ammirare oggi una bella città deriva da una considerazione simile. Il partecipare al progresso del proprio paese e’ dunque una sensazione che non può essere abbandonata dalla mente; bisogna esercitarla e farla vivere insieme alla città.

L’assenza di interventi progettuali sulla città richiede una capacità di introspezione e riflessione e quindi il problema deve essere affrontato da coloro che, come me, “conoscono” la materia, ma anche dai singoli cittadini. La riflessione sugli interventi progettuali è una “risorsa” su cui lavorare per  riappropriarsi del giusto valore, dei giusti rapporti  tra spazio costruito e spazio fruibile, tra integrazione e riqualificazione sociale.

Riflettere dovrebbe risultare un esercizio quotidiano sulle cose che sono state fatte e su quelle ancora da fare. La riflessione non dovrebbe mai affievolirsi, men che mai accettare di essere soffocata. Viceversa dovrebbe essere il mezzo per manifestare stati d’animo quotidiani e, possibilmente, positivi, in quanto il disamore  per le cose produce, in senso opposto, un profondo disagio interiore e contribuisce a creare, come è accaduto di recente a Napoli con l’immondizia, una grande sofferenza. Gli episodi di Napoli (quelli che hanno portato i cittadini a rovesciare i bidoni dell’immondizia per le strade), comunicano un disagio, non rappresentano, viceversa,  un gesto che deriva da incultura, bensì un gesto che  migra da qualcos’altro.

Non basta più allora aspettare, non basta desiderare, il “vorrei che qualcun’altro…”. Occorre  agire prima che un siffatto comportamento possa racchiudere componenti motivazionali di cambiamento che si dirigono non verso un obiettivo prefissato, bensì verso l’abbandono della città, la nostra.

E’ dunque utile richiamare in campo le azioni necessarie, i valori, quelli che appartengono ai “giusti”, per provare a raggiungere, in un percorso partecipato, uno stato di benessere collettivo, senza  aspettare, apaticamente, che la unicità del singolo risolva il  malessere di cui è afflitta la città.

Eboli, 27 settembre 2011

22 commenti su “Il valore dei giusti “Riflessioni sociali e urbanistiche””

  1. Bravo arch. Guida, in questi tempi di grande mediocrità e di grandi fratelli occorre più che mai volare alto e invitare tutti i comuni cittadini a farlo, ognuno per le proprie capacità e competenze. Ad majora

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  2. Concordo con Gerarda Albano, specificando però che se, dopo aver tanto riflettuto, quei luoghi non siamo sicuri di migliorarli, sarebbe meglio lasciarli così come sono.
    A Eboli esiste un monumento all’orrore architettonico che è la facciata dell’ex municipio. E nessun pensiero filosofoco astratto per quanto alto riuscirà mai a convincermi che quella schifezza non sia null’altro che il frutto di una mente malata. In proposito, proprio di fronte all’ex municipio, il compianto avv. Romano Cesareo ebbe a dire testualmente che “la rinascita di Eboli non sarà più solo una speranza quando gli Ebolitani avranno il coraggio di abbattere quel muro e ricostruirne la facciata”.
    Questo intervento intervento accende i riflettori su un argomento terribilmente serio perchè gli ebolitani dal lontano settembre del 1943 quasi mai hanno visto un intervento migliorativo dell’assetto architettonico e urbanistico di questo paese. E se i disastri provocati da guerre e terremoti possono trovare una qualche giustificazione, quelli provocati dagli uomini sono difficili da digerire, e ancor più lo sono quelli provocati da illustri scienziati in materia che paghiamo pure. L”intervento dell’arch. Guida ,ripeto, nelle intenzioni è lodevole ma pure,in qualche passaggio, alquanto inquietante, come ad esempio quando accenna a un “tentativo” Borgo stroncato sul nascere (dagli Ebolitani). Noi non sappiamo quale sarebbe stato il risultato del lodevole tentativo Borgo, ma sappiamo tutti come è finito il “tentativo” Ermice purtroppo solo “strozzato” (sempre dai soliti comuni cittadini Ebolitani) e quello è ancora lì, sotto gli occhi di tutti. Quello che voglio dire è che non è la sindrome di Alzheimer che ci attanaglia quando qualche studioso ci propone un intervento di natura urbanistico-architettonico ma, forse, semplicemente la paura di un’altra “sola” . E ancor più siamo restii se gli interventi proposti sono in sintonia con quegli altri cervelloni dei nostri amministratori.
    Per quanto riguarda la riflessione come esercizio quotidiano, come persona che riflette abbastanza sono un poco preoccupato perchè se il tanto riflettere dovesse portarmi a trovare una qualche giustificazione ai napoletani che rovesciano la spazzatura per strada e poi magari trovarne anche qualcuna per la monnezza che ci lasciano quando frequentano la nostra pineta durante le scorribande estive, forse è meglio che aumenti un poco di più la frequenza dei miei intervalli di pausa.

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  3. Compaesanooooooooooo l’hai detta grossa, quella schifezza di facciata e’ opera dell’architetto Guida! E piu’ non profferir! E’ una vita che a Eboli ” ‘o furmaggio sotto e i maccarun’ ‘ncoppa”! Quella di cui hai parlato, non proprio in toni lusinghieri, e’ l’ultima opera, “in eburina terra”, dell’architetto Francesco Guida, che poi “riparo’ ” in quel di Salerno, sponsorizzato da un ex alto funzionario del comune di Eboli, che poi fini’ direttore generale alla Provincia di Salerno, e da un politico che “si e’ fatto tutti i partiti dell’arco costituzionale”, il buon Totonno ‘o Bindiano per intenderci, che e’ ancora in Servizio Permanente Effettivo, col grado di deputato.

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    • Quella facciata è opera della Sopraintendenza. Il progetto di ristrutturazione e ricostruzione originariamente fu redatto dall’ing. Antonio D’Aniello, e fu un esempio di ristrutturazione pedissequa sia delle facciate che degli interni. Le varie amministrazioni poi lo fecero dormire pur avendo avuto un finanziamento, in vero ridicolo, parliamo di 150 milioni di vecchie lire, successivamente fu ripreso, ma le BAAS pretesero la cura e lorro e solo loro sono responsabili di quella schifezza di facciatra, che sembra una latrina e dei quell’obbrobrio di imitazione di finestra bizantina.

  4. @ Julius Evola concordo pienamente con te . Non e’ l’unica opera dell l’arch. guida , prova ad attraversare il viale amendola (altra sua opera) quando piove da un lato all’altro ti renderai conto che l’acqua invade tutta la carreggiata , non aveva ancora capito che andava convogliata nei tombini .

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  5. julius E…. Non ci posso credere, non lo sapevo e spero non sia vero! Comunque è quello che penso, ma la mia critica era rivolta al muro non alla persona.

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  6. x admin
    God bless you!… E grazie per l’informazione. Ma come mai il Sindaco dell’epoca dopo aver visionato il progetto non è svenuto? E come mai non l’ha bocciato e rimandato indietro con una fotografia della facciata originale?

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  7. Gentilissimi sigg. Compaesano Julius Evola e Comunista,
    comprendo l’amarezza di chi avrebbe voluto veder esaudito un proprio desiderio, ma non posso comprenderne il livore. Non lo accetto. Non accetto chi si esprime con “la macchina del fango” senza cognizione di causa, senza realizzare un ragionamento che seppure dissimile sia condotto con pacatezza e professionalità. Chi mi conosce veramente, sa l’autenticità il valore e l’impegno delle cose che sono state realizzate ma , soprattutto, ricorderà la fase storica (Era tangentopoli) in cui quelle opere si determinarono e conclusero.

    Ad ogni modo e solo per chiarire riferisco in ordine alle non poche illazioni (frutto di un ragionamento nostalgico e dunque non tecnico), fatte sulla “Facciata” dell’ex convento di San Francesco (oggi ne ricorre l’onomastico).

    Riesumare l’unità originale, sviluppare la figuratività implicita dell’unità perduta (eventi bellici) su un edificio, ormai quasi allo stato di rudere (tale era la sua forma prima dei lavori), attraverso un intervento interpretativo della facciata, era operazione possibile solo per gli elegiaci e come tale non in linea con gli orientamenti e le convenzioni internazionali (ONU – UNESCO) in materia di restauro, su edificio monumentale.

    Senza dilungarmi, ma per approfondire il pensiero e renderlo aperto, dirò ancora che, ad es. Cesare Brandi, (per i non addetti storico d’arte e dunque conoscitore profondo della Teoria del restauro – N.B. il termine Restauro può essere utilizzato per San Francesco, non per gli interventi eseguiti nel Centro storico/antico (!!?), di Eboli, di cui nessuno proferisce ), sosteneva che il momento metodologico, che precede l’intervento dell’opera d’arte, in vista della sua trasmissione nel futuro”, passa attraverso il riconoscimento della consistenza fisica dell’opera. Vale a dire che, in mancanza di questo riconoscimento, l’intervento è inteso come qualsiasi azione che abbia come fine il semplice ripristino della funzionalità ( se si comprende ciò è anche spiegata la motivazione del restauro di san Francesco, edificio Storico Monumentale e della sua facciata). Diversamente, dunque, non può parlarsi di Restauro che, come spiegato, è ben altra cosa.

    Il prodotto del restauro, viceversa, passa attraverso l’ attività dell’intelletto umano che, in materia, è definibile dalla individuazione dall’ istanza estetica e dall’ i stanza storica. Sebbene complesso e, per i più, noiosa questa trattazione come questa replica, concludo affermando per formazione tecnico-culturale ed in linea con il pensiero di studiosi della materia, che l’accostamento, la saldatura tra antico e nuovo, rappresenta una realtà positiva da non negare né rifiutare a priori.

    Altresì resto convinto che ogni architetto debba essere colto e paziente ogni qualvolta riflette sulle critiche, vieppiù se provengono dalla “macchina del fango” o semplicemente perché fatte da persone non tecniche, ma anche sensibile e consapevole allorquando interviene su testimonianze passate, evitando di lasciarsi trasportare in eccessi di ricomposizione nostalgica sull’ unitarietà stilistica che ormai cancellata, conferirebbe all’edificio stesso uno stato di integrità irripetibile.

    colgo l’occasione per ringraziare il direttore e quanti hanno voluto dedicarmi lusinghieri apprezzamenti.

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  8. Caro Architetto dopo di Lei il vuoto, le poche ed uniche cose che hanno dato un senso ed un tocco alla nostra città sono partite dalla sua penna, ma non voglio difenderla dalle banali critiche, a quelle gia ci ha pensato Lei egregiamente, voglio invece seguire il suo input e fare una mia riflessione… quello che si è fatto dopo di Lei ad Eboli è stato fatto tutto al servizio delle auto e del traffico, mi riferisco alle rotatorie, agli spartitraffico, alle nuove strade, bretelle, incroci, ed ora parcheggi sotterranei, box pertinenziali, anche il viale da lei arredato vent’anni fa è stato vituperato da tavolini gazebo e ombrelloni. Il risultato è stato un invito ad usare l’ auto pensando di agevolare il traffico ed uno a paralizzare le passeggiate. Eboli non è un paese di mare, non è un paese costeggiato da un fiume, non è un paese di montagna, non ha un parco, non ha verde, l’unica cosa che aveva ed era famoso era il passeggio e la folla in piazza. Allora riportiamo via le macchine e il traffico lontani almeno dal centro e godiamoci un salotto tranquillo per le nostre nostalgiche passeggiate.

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  9. Gent.mo Architetto,
    non conosco quali lavori ha fatto in questo paese, non mi interessa saperlo e, mi creda, non mi è mai passato per la testa il pensiero che potesse essere stato Lei l’autore di quello schifo.
    Alla luce di queste precisazioni, l’invito a rileggere quanto da me precedentemente scritto certamente con poca professionalità (non sono architetto) e pacatezza (per l’ argomento che mi travolge e indigna) ma sicuramente con cognizione di causa e senza l’intenzione di infangare nessuno.
    Ciò premesso e tornando alla parte propositiva della Sua risposta, potrei replicare con quanto già scritto nelle prime due righe del mio precedente intervento rivolte a Gerarda Albano.
    Aggiungerei che il nostro edificio durante gli eventi bellici ha subito la stessa sorte dell’Abbazia di Montecassino che però fu ricostruita sull’idea di un’altra corrente di pensiero, e cioè rigorosamente “come era,dove era” come PRETESE l’Abate I.Rea (Dio l’abbia in gloria), forse perché il Prof. Brandi non aveva ancora fatto scuola.
    Mi rendo conto che abbiamo idee diverse in merito e la sua certamente ha un peso maggiore,come è giusto che sia, ma rimane il fatto che al cospetto dell’Abbazia di Montecassino a nessuno verrebbero in mente parole come obbrobrio,schifezza o latrina e converrà con me che la Facciata dell’ex Municipio, edificio simbolo della nostra città, meritava miglior fortuna.
    Chissà…se il nostro Sindaco avesse fatto come l’abate Rea o se i cittadini avessero viglitato di più come nell’occasione del “tentativo” Ermice il cuore del Centro storico avrebbe avuto di nuovo la sua perla architettonica senza “traccia” di intervento sacrilego . Ma Lei sembra avere piu’ comprensione per la sofferenza dei napoletani quando protestano e rovesciano limmondizia in strada che per le proteste degli Ebolitani quando subiscono certi scempi.
    Senza dilungarmi oltre concludo, con spirito positivo, con le Sue stesse parole, richiamandomi ai “valori che appartengono ai giusti, per provare a raggiungere, in un percorso partecipato, uno stato di benessere collettivo, senza aspettare, apaticamente, che la unicità del singolo risolva il malessere di cui è afflitta la città”.
    Se questa frase non è solo un’ infilata di parole, siamo sulla buona strada.
    La saluto e buon onomastico per ieri.

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  10. Arch. Guida mi scusi se mi permetto, Lei nn deve dare spiegazioni a nessuno sul vostro operato, ( che x chi sa come sono andati gli eventi, è sicuramente sotto gli occhi di tutti i cittadini ebolitani che hanno un minimo di coscenza). Se Lei è un raccomandato come dice uno dei + illustri cittadini ebolitani ( Julius Evola) ben venga sono contento e ritornerei nel territorio ebolitono nell’immediatezza, e se così fosse, PREFERISCO RACCOMANDATI COME LEI. Però purtroppo x me so ke nn è così………….
    Ci vogliono spiegare gli ILLUSTRI cittadini EBOLITANI ( IN PRIMIS JULIUS EVOLA) quale architetto ebolitano ATTUALE, è capace ? Sicuramente potrà essere raccomandato, visti gli attuali Senatori, Deputati etc. etc. che risiedono nel territorio ebolitano ? Cmq nn voglio fare delle inutili polemiche che nn servono a nulla, voglio con forza esprimere il mio pensiero : CONDIVIDO IN TOTO IL VOSTRO OPERATO……………..

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  11. XCarmelo conte di Sacco e Valle degli Angeli.
    Figlio mio di che stai blaterando? Faccio veramente fatica ad entrare nei meandri del tuo “non pensiero”, vuoi spiegarmi di cosa balbetti? Io non sono cittadino illustre di Eboli, io sono un “paria’ , sono un intoccabile, un cittadino che pur possedendo capacita’ indubbie, per colpa del Contismo imperante, in questo paese, soprattutto in un certo periodo storico, si e’ visto, continuamente, scavalcare da personaggi, senza arte ne’ parte, che similmente a una sostanza colloidale occuparono tutti gli spazi liberi, riempendo tutti i buchi, causando “l’incollamento” della nostra societa’ e il conseguente esilio mio e di tantissimi altri giovani dell’epoca.
    Quando leggo le cose che scrivete tu, Presutto, Lioi, l’arch. Guida, etc.etc.mi fate piangere per la rabbia, perche’ voi siete stati e forse continuate
    ad essere produttori, rappresentanti e commercianti di quella “colla” da cui Eboli non e’ riuscita ancora a liberarsi: il contismo!
    Qualcuno mi dira’ …ma Melchionda, Cuomo, Cardiello, Rosania, Cariello? Tutti figli di Carmelo e se non figli : creature! Tu invece condividi l’operato dell’arch. perche’ preferisci “raccomandati” come lui, de gustibus non est disputandum, ma toglimi una curiosita’… ma tu non facevi il facchino fuori Eboli? Che ne sai di architettura? Ma vuoi vedere che” l’industriale della colla” ha pensato anche a te e ti ha procurato una bella laurea ? Conosco uno che si e’ laureato alla Guglielmo Marconi (chissa’ che sara’) e si e’ candidato a sindaco di Eboli. !

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  12. Caro Massimo pensavo tu facessi il giornalista ed il tuo blog era un mezzo di informazione nn solo politica. Però forse mi sbagliavo :).
    Alcuni credono invece che tu sia un’ ANALISTA ( e nn finanziario), e fanno in modo che il tuo blog sia una sorta di LETTINO.
    Gente frustrata che sfoga tutte le sue sconfitte sociali e nn solo, contro TUTTO e TUTTI, esempio lampante JULIUS EVOLA.
    Si può sapere cosa nn gli hanno dato all’epoca i socialisti….. ????????????????Forse te lo sai.
    Xkè dice che un umile fakkino come me nn può parlare di architettura ?
    E’ pure razzista…………..mi dispiace.
    Cmq io sto bene dove sto, so ke nn sono stato e nn sono un prete, xò ho capito che devo lavorare, e lo faccio. L’illustre JULIUS lo fà ? Od almeno l’ho fatto capire ai suoi figli ( se ne ha) oppure a qualke suo familiare o simpatizzante ? Boh…..
    Io cmq ribadisco :
    Ciccio Guida secondo me è un valido professionista, mi è simpatico e nn aggiungo altro. Questa è una mia convinzione personale, forse dettata dalla mia grande e profonda IGNORANZA.
    P.S. Admin cerca di dare una mano a JULIUS………. per cortesia 🙂

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  13. I Greci la chiamavano “pathos”, i Latini “patior”, Noi semplicemente “passione”.Passione può significare amore,sofferenza (vedi Cristo), trasporto totale per un’idea, un’opinione.”Essa” è il motore del mondo”!In una società totalmente in decadenza,la sua abile e “passionale” penna caro Arch. Guida mi regala solo e tanta speranza……….

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  14. E chi e’ chist’at’? Sit’ scappat’ tutt’ assieme….e nfermier’ rurmivan’? E chist’ assumiglia a mons. Lefebvre! Chill’at’ se sent’ architett’, chill’at’ ancora l’architetto l’ha fatt’ na vota sola .. sul’ pe arruina’ ‘a facciata ‘e San Francisc’ e pe fa’ ‘o Viale Amendola… e se nun me sbaglio pure miezz’ Liceo Scientifico… ma sul’ miezz’… se scurdaie d”a palestra e l’hanno fatta chist’ann!

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