2011: anno del Natale povero e dell’austerità

La crisi ha reso le feste “economiche”. E’ stato un Natale magro. Produttori e consumatori allarmati per la spesa che ha raggiunto minimi storici. La “pecora” si tosa non si ammazza.

Il peggior Natale degli ultimi dieci anni. Nessuno speri sui saldi: saranno un altro flop.

Saldi Flop

ROMA – Un Natale più grigio di questo è difficile trovarlo. E’ stato proprio un Natale povero per gli italiani, per trovare qualche riferimento peggiore, per le famiglie e per la produzione e i consumi, bisogna tornare indietro di dieci anni.

Dai dati che sono stati diffusi dalle varie organizzazioni dei consumatori, Federconsumatori, Adiconsum, Codacons, per questo Natale ogni cittadino ha speso mediamente circa 50 euro in meno, rispetto agli anni precedenti, che pure non erano andati al top.

La contrazione dei consumi è stata in orizzontale, ha riguardato tutti i settori:  dai i regali, personali agli gli addobbi natalizi; dall’abbigliamento ai viaggi, per quanto riguarda poi il settore dell’abbigliamento è stata una vera e propria batosta, registrando un significativo calo del 30%.

Si è salvato solo il settore alimentare, che ha mantenuto i consumi stabili, ma facendo sempre attenzione alle cose utili e badando alle offerte e ai sottocosti. Per queste feste i consumi delle famiglie  che si erano preannunciati catastrofici, sono stati, sebbene misurati, meglio delle attese. La spesa totale si è attestata intorno ai 4 miliardi di euro, rispetto ai 4,4 stimati, valutando come spesa media per famiglia di  circa 170 euro.

La contrazione dei consumi, come si notava ha interessato tutti i settori anche quelli che tradizionalmente venivano indicati come trainanti per le festività come: l’arredamento e gli elettrodomestici, in calo del 24%; quello che fha fatto registrare un incremento sia pure lieve del 15% è stato quello dell’elettronica di consumo.

Spesa vuota

Adesso c’é solo un’altra speranza: i saldi. Ed è proprio dai saldi invernali in partenza a gennaio che parte l’allarme che di certo non sono migliori, anzi. Le previsioni sono catastrofiche e non lasciano nessuno spiraglio di ripresa, tanto che si era pensato di anticiparli per incoraggiare i consumatori alla spesa.

I SALDI saranno un flop. L’ultima manovra economica di Monti, attenta a non urtare la suscettibilità delle grandi lobbye ha finito di svuotare le tasche degli italiani e in taluni casi li ha proprio distrutti anche nelle prospettive, e se si pensa che nei primi dell’anno sono concentrati tutti i pagamenti già in programma appesantiti dalle ultime tre manovre finanziarie, fallimentari, del Gaverno Berlusconi, c’è poco da spendere. C’é poco da programmare saldi, i soldi non ci sono proprio più e per questo sia la Federconsumatori che il Codacons sono preoccupati per il calo record dei consumi  che quest’anno toccherà punte del 30/40% in meno rispetto all’anno scorso: una catastrofe.

Si dice: “La pecora si tosa non si ammazza”, almeno ti da il latte e la lana. La Confindustria l’ha capito e addirittura hanno proposto insistentemente la “Patrimoniale” preoccupati di non uccidere la “pecora”, e certo non per generosità, ma per interesse, ritenendo di perdere sia il latte che la lana.

Insomma, l’impatto della manovra del Governo Monti, sempre che finisca con questa prima quarta manovra del 2011, è calcolata  per il 2012 intorno ai 1500 euro per famiglia. Il riequilibrio dei conti è costato proprio caro agli italiani, e poichè la manovra attende ancora quella “Fase due” che dovrebbe riguardare la ripresa, senza che si indichi come, c’è da scommettere che le famiglie, quelle che pagano sempre, quelle formate da capi famiglie di impiegati, operai, pensionati e precari, quelli che hanno sempre mantenuto l’Italia, non ce la faranno più e non riusciranno che a sopravvivere mettendo conseguentemente in seria difficoltà il sistema economico-produttivo.

Una mazzata per l’economia, una lezione per le imprese e per i commercianti fino ad ora spregiudicati, avidi e in buona parte indicati come i più grandi evasori. Una lezione che non risparmia gli italiani esausti e indeboliti anno dopo anno e abituati sempre al peggio, esasperati al più non posso, aggrediti da uno Stato vorace e perseguitasti da “Equitalia“, vista sempre più come un’agenzia che “strozza” gli utenti e li rapina anche nelle forme più cruente. Una condizione che esaspera gli italiani e rende il loro futuro sempre più incerto, senza speranza, ma con la preoccupazione che l’esasperazione non armi la mano di organizzazioni estremistiche che queste distorsioni alimentano e di queste distorsioni vivono e già si sono materializzate.

Coraggio, siamo italiani, ce la faremo.

Roma, 27 dicembre 2011

3 commenti su “2011: anno del Natale povero e dell’austerità”

  1. Ma cosa dobbiamo consumare più se non i soldi necessari per mangiare. cialtroni. ladri e immorali. Siamo ridotti allo stremo delle nostre forze a nessuno di loro si é fatto toccare niente. Buffoni

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  2. MI PAR CHIARO CHE:SE SI COMPRA MENO,QUALCUNO VENDE MENO,QUALCUNO PRODUCE MENO,QUALCUNO ASSUME MENO O LICENZIA DI PIÙ.Il capitalismo senza regole è morto da oltre un decennio. Lo vogliono mantenere in vita i bancarottieri e la politica con gli unici soldi veri che sono quelli dei lavoratori e dei pensionati,e imprenditori onesti.Da ora si Compriamo solo il necessario!L’indice Istat del clima di fiducia dei consumatori diminuisce a dicembre.In base a uno studio di Federconsumatori invece la spesa totale per il Natale (quindi compresi i regali) si è attestata a 4 miliardi di euro, rispetto ai 4,4 stimati. La spesa media a famiglia è stata di 166 euro. In altre parole 400 milioni di euro meno delle previsioni. basta guardarsi in giro. fabbriche, laboratori, negozi e molte piccole attività che chiudono mentre restano in piedi la pubblica amministrazione borbonica e spendacciona e la politica gaudente che non producono nulla da dove prenderà i soldi lo stato? per quadrare i conti sarà costretto a un’altra riforma delle pensioni e a chiudere ospedali e scuole.Aumenterà il lavoro solo x le cancellerie fallimentari curatori et similia,segno di un Paese in AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA…

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