1° Festa della “Giornata della Memoria della Questione Meridionale”

1 e 2 ottobre 2014, ore 16.00, Complesso Monumentale S.Antonio, Eboli 1^ Festa della “Giornata della memoria della questione meridionale“.

L’evento, organizzato dall’Associazione “Luigi Gaeta”, nell’ambito del Concorso Nazionale “C. Levi”, nasce dalla discussione sui divari territoriali di sviluppo e di prospettive di crescita del Sud e dal fallimento del modello che ha accantonato le vocazioni del Mezzogiorno.

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da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

EBOLI – Nei giorni 1 e 2 ottobre prossimo si svolgerà a Eboli la prima manifestazione della “Giornata della memoria della questione meridionale“. L’evento è organizzato dall’Associazione “Luigi Gaeta” nell’ambito dei concorsi dedicati a Carlo Levi e in sintonia con le prerogative riconosciute da quella sussidiarietà orizzontale sancita nell’art 118 della Costituzione.

Ha ricevuto medaglie come riconoscimento da parte della Presidenza della Repubblica, della Presidenza del Senato e della Camera dei Deputati oltre al patrocinio delle regioni Campania e Basilicata e della Puglia. L’evento nasce dalla constatazione che negli ultimi anni la discussione culturale e politica sui divari territoriali di sviluppo e sulle prospettive di crescita  del Sud registrano una forte e pericolosa involuzione. Si costata una notevole caduta d’interesse nello studio e negli approfondimenti tesi a comprendere le dinamiche economiche, sociali e politiche delle regioni del Sud. Studi frutto di contributi qualificati e idonei a descrivere la realtà meridionale con le sue luci e le sue ombre.

La narrazione prevalente di tutto il Sud è sovente strumentalmente riducibile alla tragedia napoletana dei rifiuti. Economisti del pensiero unico neoclassico fortemente svalutati dal fallimento delle politiche ispirate a queste teorie (fallimento dell’austerità espansiva che ha fatto crescere di 30 punti il rapporto debito/pil in tre anni e generato una disoccupazione passata dal 6,5% del 2007 al 12,7 % del corrente anno)  ritrovano vigore e eco soprattutto su alcune testate nazionali unicamente quando argomentano  sulla necessità di ridurre in modo radicale i trasferimenti nazionali e comunitari al Sud.

Le vicende delittuose del Mo.S.E., di Expo e gli abnormi indebitamenti di comuni del nord con al primo posto il Comune di Torino in termini di debito pro capite disvelano una realtà completamente diversa. II teorema radicato nella pubblica opinione, in alcuni settori del mondo accademico e fra policy maker  è che il Sud riceve ingentissimi trasferimenti originati nel gettito fiscale delle regioni ricche e li sprecano. Noi eviteremo di ricostruire a confutazione di questo teorema attraverso una rappresentazione che parta dai fatti e non dagli stereotipi, dalle cifre e non dai pregiudizi e i sentiti dire.

Alcuni riferimenti però è doveroso farli e per tutti in questo disimpegno che origina quasi 20 anni fa ma diventa preoccupante dal 2009. Da inizio crisi  una cifra pari a 4 mld di euro di fonte Fas ha finanziato il Fondo Ammortizzatori Sociali , altri 16,4 mld il Fondo Infrastrutture e il Fondo a sostegno della economia reale e ancora  finanziamento spesa corrente società Tirrenia, Fs, Trenitalia, ricostruzione Abbruzzo, G8 Sardegna (poi svoltosi altrove), deficit comuni di Roma e Catania. Un totale di 23,6 mld di euro è stato dirottato dal Mezzogiorno ad altre finalità. Ma la giornata della memoria non vuole stimolare autocommiserazioni e pelosi pietismi ma recuperare attraverso inedita documentazione recuperata negli archivi di Stato accadimenti e letture che la storiografia ufficiale ha omesso di cercare, restituendo alla Storia del Mezzogiorno almeno l’onore di uno sforzo di oggettività che faccia perno sul principio di giustizia e interpreti i fatti con l’etica della responsabilità.

La giornata inoltre vuole suscitare una riflessione sugli indicatori economici e sociali e sul fallimento di un modello di sviluppo che ha scientemente e colpevolmente evitato di fare riferimento alle vocazioni del Mezzogiorno. In una fase socialmente tragica della storia dei paesi europei aderenti all’eurozona immersi in una crisi iniziata con i mutui sub prime , continuata con il crollo di Lehman e altre banche anglosassoni e trasferita alla intera Europa e in particolare ai paesi del Sud della  eurozona.

La i fine di questa crisi  non s’intravede e con i vincoli di finanza pubblica (Fiscal Compact, Two Pack e Six Pack) che generano effetti devastanti soprattutto nel Sud, relativamente alla Italia discutere di un modello di specializzazione  che abbia come drivers l’agroalimentare, la creazione di una filiera intorno alle tecnologie di de carbonizzazione dell’economia, la logistica legata alla creazione della catena del valore collegata ai porti e alle colpevolmente abbandonate Autostrade del mare delle reti Ten-T, la rigenerazione urbana, la diffusione dell’Ict, al  riequilibrio di fatto nelle dotazioni infrastrutturali come risulta dagli Allegati Infrastrutture agli attuali Def (DPEF di prima). Ci appare compito doveroso e impellente.

I drivers citati sono coerenti con la programmazione comunitaria e segnatamente col pacchetto Energia –Clima che l’UE ha approvato nel gennaio us e con le tendenze globali intorno al fenomeno del land grabbing. Gli strumenti operativi dovranno essere a causa dei vincoli esterni di finanza pubblica necessariamente le risorse comunitarie congiunti a semplificazioni procedurali che ne accelerino l’iter coerentemente con le emergenze sociali ed economiche del Mezzogiorno.

Eboli, 30 settembre 2014

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