Gambetta: La campagna elettorale a Eboli si è imbarbarita

Troppi personalismi caratterizzano il grado di imbarbarimento di questa campagna elettorale vuota di proposte.

“Non c’é una sola Lista di Partito, esistono solo ed esclusivamente manifesti personali, tante, tantissime, troppe facce sorridenti per esaltare il proprio “io” con il nome del candidato Sindaco che appena si legge.

Vincenzo Gambetta
Vincenzo Gambetta

da (POLITICAdeMENTE) il Blog di Massimo Del Mese

EBOLI – Riceviamo e volentieri pubblichiamo la breve lettera che ci ha inviato Vincenzo Gambetta, funzionario INPS presso la sede di Battipaglia e già consigliere comunale della Città di Eboli. Gambetta, come la maggior parte dei cittadini, zebolitani, se si vuole restare in questo ambito territoriale, o come qulasiasi altro di una qualsiasi altra cittadina se si vuole allargare al resto della nostra penisola, non riesce a trovare una modalità che gli consenta di poter esprimere le sue opinioni e semmai di poter partecipare alle varie discussioni e conseguentemente ai processi decisori. Una difficoltà che gli impedisce, anche in questa fase elettorale, di potersi confrontare sui vari temi, che ahinoi sono veeeramente storici non avendo trovato nessuna risoluzione in un quarantennio politico.

Vincenzo Gambetta individua, tra le tante cose, quello che lui ritiene sia un “imbarbarimento” della Campagna elettorale, e non esclude appunto ne quello che accade in Città e ne quello che accade nel resto della provincia di Salerno e nel resto del Paese. Egli osservando l’andamento di questa fase pre elettorale evidenzia come vi sia un eccessivo personalismo e una tendenza all’egocentrismo. Prova ne è, per l’osservatore Gambetta, la presenza invadente della propaganda personale, che copre tutti gli spazi elettorali, e non solo, e copre le mura della Città di manifesti personali senza un minimo di riguardo, e così tutte quelle belle faccione sorridenti comunicano agli elettori, che non apprezzano affatto, che sono candidati e che ovviamente con una serie di frasi fatte o ad effetto, chiedono il voto.

Dice Gambetta ed è vero, tra quei manifesti non ce n’é uno solo di Lista o recante tutti i nomi dei candidati al Consiglio Comunale. Insomma i Partiti si sforzano di esistere, sopraffatti da tutt’altre mifestazioni aggregative senza identità precisa che spudoratamente gli fanno concorrenza, e devono soccombere di fronte all’apertura di decine e decine di “Punti politici” tipo franchising, destinati a vivere solo nel corso della Campagna elettorale, per poi lasciare il vuoto e ovviamente deludere ancora un’altra volta gli elettori, che per poter esternare il loro pensiero, lo devono fare attraverso i vari social network e in maniera interattiva sprattutto attraverso POLITICAdeMENTE.

Di qui lo sfogo di Vincenzo Gambetta.

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Caro Massimo,

sicuramente ad un occhio attento come il tuo, non sarà sfuggito l’imbarbarimento di questa campagna elettorale, sia a livello locale che a livello regionale.

Questa è una campagna elettorale dove impera ed esiste solo l’essere “io”, sicuramente non ti sarà sfuggito che sulle mura della Città, dentro o fuori gli spazi, non esiste un solo manifesto di una, e dico, una lista di Partito. Esistono solo ed esclusivamente manifesti personali, tante, tantissime, troppe facce sorridenti per esaltare il proprio “io” con il nome del candidato Sindaco che appena si legge, come se ciò fosse un dettaglio trascurabile, quasi un peso tanto “chi se ne frega chi sarà il Sindaco” l’importante che io sia eletto.

Troppi personalismi che sicuramente, a prescindere di chi sarà eletto Sindaco di Eboli, renderanno la vita amministrativa di questa Città, ancora una volta difficoltosa.

Questa è una Politica che non mi piace, che non appassiona, che allontana la gente dai Partiti.

Eboli, 20 maggio 2015

2 commenti su “Gambetta: La campagna elettorale a Eboli si è imbarbarita”

  1. A questa bella riflessione del dott. gambetta, vorrei fare il paio, con quella di un grande del nostro giornalismo, Eugenio Scalfari su L’Espresso

    Con la verità 
non si governa
    La democrazia si basa sul confronto di convinzioni diverse, anche opposte. Prevale quella della maggioranza. L’alternativa è la teocrazia, dove si mette in pratica un credo assoluto. Oppure l’anarchia 
e il caos sociale

    Ho riletto in questi giorni un mio vecchio libro. L’ho scritto nel 1998, sono passati diciassette anni da allora e tante cose sono cambiate. Non dentro di me, ma intorno a me. Non è un saggio, questo libro, ma un romanzo ed è intitolato “Il labirinto”. Lo ricordo qui perché nel corso del racconto uno dei personaggi pone al suo interlocutore una domanda: «Che cos’è la verità?» e l’altro gli risponde: «La verità non esiste. Ciascuno di noi ha una sua verità e crede che sia quella la verità assoluta, ma sbaglia di grosso, è soltanto la sua».

    Io ho sempre pensato questo e molte volte l’ho scritto, come nel “Labirinto”. Oggi dall’inesistenza della verità assoluta traggo un’altra domanda e un’altra risposta: se ciascuno ha una sua verità, allora il falso non esiste. Ciò che è falso per te può essere il vero per me. Ma come può reggere una società, una nazione e addirittura una società globale di tutto il mondo se verità e falsità sono la stessa cosa? Come può esistere qualcuno che decide per tutti imponendo agli altri la sua verità-falsità?

    Qui nasce il pensiero dell’anarchia: gli anarchici proclamano appunto che la mia verità è soltanto mia e non tua e riescono a stare insieme proprio perché sono accomunati dalla stessa convinzione. Ma questa aggregazione di diversi potrebbe governare una città, una regione, una nazione o addirittura l’intero mondo? No, non potrebbe se nessuno può decidere per tutti.

    Quindi l’anarchia è un’associazione di pochi che non dirigono nessuno. Subiscono le decisioni prese da altri. In taluni casi si sono ribellati anche con la violenza delle armi, ma sono stati sterminati. Da parte loro hanno anche compiuto atti di terrorismo, rispettando di solito donne e bambini e attaccando soltanto qualche potente: un re, un dittatore, un ministro importante. Il re d’Italia Umberto I fu ucciso da un anarchico.

    L’esperienza ci insegna dunque che deve essere accettata da tutti una verità sulla base della quale qualcuno, scelto dalla maggioranza di quei tutti, prende decisioni. Chi le accetta le mette in pratica, chi non le accetta deve però farlo sulla base di un’altra verità comune a tutta la minoranza e questa è la democrazia, cioè il popolo (demos) che elegge una classe dirigente incaricata di decidere e di comandare. Oppure una dittatura, voluta dal popolo o imposta con la forza contro la sovranità popolare.

    Il significato del ragionamento fin qui esposto (che non è certo una mia scoperta perché fu fatto da Aristotele più di duemila anni fa e poi ripetuto centinaia di volte) è che la classe dirigente decide e fa approvare dalla plebe le sorti di una nazione sulla base di una verità-falsità e così e solo così può essere governato il mondo.

    Mi si può obiettare che anche questa mia affermazione può essere falsa e che ci sono altri modi di governare. Ma quali? Risposta: credendo che la verità assoluta esiste ed è quella voluta da Dio.
    Certo, chi ha fede in Dio la verità assoluta ce l’ha in tasca perché chi comanda è un essere superiore, eterno, onnipotente, onnisciente, onnipresente che detta agli uomini le regole della convivenza.

    Quelle regole che emanano da Dio sono tuttavia indicate da uomini in carne ed ossa che rappresentano Dio sulla terra. Sono cioè altri uomini in tutto simili a noi, che agiscono in nome della fede in Dio ma non parlano con Dio, sostengono che sono loro a interpretare la sua volontà.

    Questi uomini, questi religiosi, governano indirettamente i popoli o addirittura direttamente nei Paesi che affidano ai religiosi o alle persone da loro scelte il governo della comunità. Si chiamano teocrazie, vigenti soprattutto in Paesi di religione musulmana.

    Per finire: le classi dirigenti governano sulla base d’una religione o sulla base d’un popolo che ha accettato una verità comune sapendo oppure non sapendo che quella verità comune non ha alcuna base di verità, ma è però indispensabile per non precipitare nell’anarchia, cioè nel caos sociale.
    Siate contenti di questa soluzione perché altre non ce ne sono.

    13 febbraio 2015

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