Sassoli: Dopo l’attentato in Belgio, subito Esercito e Intelligence comune

David Sassoli sull’Huffington Post: “Subito esercito comune e intelligence europea”.

È il momento di dire basta. I cittadini europei chiedono sicurezza. E’ il momento di assumere con determinazione delle iniziative indispensabili per la vita dei cittadini europei. All’indignazione, allo sgomento e al dolore vi sia una risposta all’altezza della sfida.

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

ROMA – È il momento di dire basta. I cittadini europei chiedono sicurezza. E a caldo, cercando di non farsi travolgere dalla tragedia ma con ancora negli occhi le lacrime degli uomini e delle donne che uscivano dalla metropolitana di Maelbeck, è il momento di assumere con determinazione delle iniziative indispensabili per la vita dei cittadini europei. E soprattutto perché all’indignazione, allo sgomento e al dolore vi sia una risposta all’altezza della sfida.

L’Europa deve dotarsi subito di un meccanismo di difesa comune e di una intelligence europea. Non possiamo farne a meno. Non possiamo lasciare i cittadini europei in balia delle reti del terrore. A mani nude non si può rispondere alla ferocia e alla determinazione dimostrata dai terroristi. Non sappiamo se gli attentati di Bruxelles siano stati preparati prima o dopo il blitz di Molenbeek. Fatto sta che i terroristi ancora una volta hanno messo in mostra capacità organizzative e militari.

Possiedono armi, esplosivi, una rete logistica diffusa. Come reagire senza strumenti? Come rispondere senza apparati di difesa e di intelligence comuni? L’Europa deve dotarsi subito di apparati capaci di analisi e intervento comune. La Ue è seconda solo agli Stati Uniti per spesa militare, ma non è la seconda potenza militare.

Ventotto eserciti, aviazioni e quant’altro parcellizzano la spesa militare senza dotare l’Europa di una macchina efficiente e utile, in grado di coordinare interventi e garantire sicurezza al nostro spazio geografico. Integrare le strutture militari è la base per rendere efficiente anche il sistema di sicurezza interno. E ancora: decine di agenzie di intelligence nazionali provocano molto spesso corto circuiti, gelosie, rivalità che ostacolano reazioni tempestive, analisi accurate.

Disfunzioni che impediscono attività di prevenzione. È ora di dire basta a questa inerzia. È il momento che la Commissione europea assuma con determinazione l’iniziativa di dotare l’Europa di strumenti senza i quali la reazione sarà sempre quella del giorno dopo. Il trattato di Lisbona lo consente. Abbiamo fatto l’Euro con chi ci stava e la cooperazione rafforzata fra Stati che condividono le stesse finalità è garantita giuridicamente. Occorre partire, poi altri si assoceranno. Ma serve che la Commissione Juncker tiri la volata, che alcuni paesi spingano. È inutile e retorico continuare a dire che il terrorismo non cambierà il nostro modello di vita. In parte è già avvenuto. Se vogliamo proteggerlo abbiamo bisogno di più Europa nel campo della sicurezza. Da subito, perché il terrorismo non ci aspetta e abbiamo capito che vuole continuare a seminare terrore e morte.

Roma, 25 marzo 2016

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