L'Ospedale di Eboli chiude: L'immobilismo non garantisce niente

Mobilitazione di SEL: Siamo tutti veramente convinti che l’immobilismo garantirà che l’Ospedale di Eboli non chiuda?

Parliamone, mercoledì 21 luglio alle ore 19,30, il Complesso Monumentale  San Francesco Eboli. Incontro con Sinistra e Libertà

Ospedale di Eboli M SS Addolorata

EBOLI – Avevamo già qualche anno fa capito che l’unica possibilità di garantire e migliorare i servizi sanitari attualmente presenti sul territorio e l’indotto che ne consegue era quella di spingere nella direzione della razionalizzazione e che, quindi, la scelta da sostenere era quella dell’Ospedale della Valle del Sele.

Abbiamo lavorato in Consiglio Regionale per l’approvazione della Legge Regionale 16 (piano di rientro dal deficit della Sanità). In quel piano si parlava dell’Ospedale della Valle del Sele, da costruire ex novo, in zona baricentrica fra Eboli e Battipaglia, individuato come Ospedale di Eccellenza a sud di Salerno.

Il governo Berlusconi bocciò quel piano per giustificare il commissariamento della Sanità Campana a pochi mesi dalle elezioni.

Oggi tutti, a destra e a sinistra, si sono uniti al coro che parla di Ospedale Unico. Ma intendiamo tutti la stessa cosa?

Oggi il nostro Ospedale appare già avviato a morte lenta non solo per la carenza non più sostenibile di personale, ma anche a causa di una gestione che, negli anni, ha ridotto sempre di più il ruolo di questo Ospedale che in anni passati è stato punto di riferimento per la risposta ai bisogni sanitari di Eboli e dei paesi limitrofi.

In questi anni, infatti, l’Azienda

  • ha cercato di colmare la carenza di personale infermieristico e medico con un sostanziale aumento di lavoro straordinario ed attività libero-professionale, scelta questa che, anche per le condizioni di stress del personale, non ha contribuito al miglioramento dell’accoglienza e dell’assistenza dei pazienti e che oggi ha portato ad una drastica riduzione delle prestazioni ambulatoriali di varie specialità (cardiologia, flebologia, neurologia, oculistica,…), con relativo allungamento dei tempi di attesa;
  • non è stata attenta a realizzare la prevista razionalizzazione delle risorse umane e strumentali indispensabile per creare un riferimento sanitario di eccellenza, né ha perseguito l’integrazione con le altre strutture sanitarie presenti sul territorio per dare una risposta di salute globale.

Pertanto, riferendoci anche all’attuale Dirigenza dell’Ospedale di Eboli, riteniamo:

  • che si debba alzare la voce non solo per pretendere il reperimento del personale infermieristico che manca, ma anche per evitare la fuga di altri operatori (sia infermieri che medici) i quali, preoccupati per il futuro della struttura, stanno chiedendo ed ottenendo il trasferimento da Eboli verso altri

Ospedali;

  • che non serva  accorpare reparti che poi, a causa di competenze diversificate, di fatto non garantiscono una continuità di assistenza ai pazienti che vi sono ricoverati;
  • che alla nascita e all’inaugurazione di nuovi reparti e al conferimento degli incarichi dirigenziali ai loro responsabili debba seguire, per permetterne il buon funzionamento, il relativo potenziamento del personale infermieristico.
  • che sia necessario potenziare i servizi esistenti (laboratorio analisi con relativa biologia molecolare, radiologia, …) con nuove tecnologie  (vedasi risonanza magnetica) più adeguate all’esigenza di  prestazioni specialistiche di elezione.

Riteniamo davvero che l’Ospedale di Eboli, nelle condizioni in cui versa e con i servizi attualmente garantiti, possa essere la giusta risposta ai bisogni di salute della Città e dei paesi che ricadono nel bacino di utenza di questo Presidio?

Ospedale Battipaglia

Può essere questa l’eccellenza che auspicavamo?

Siamo tutti veramente convinti che l’immobilismo garantirà che l’Ospedale di Eboli non chiuda? Parliamone.

L’attuale situazione del Presidio, insieme alla situazione di bilancio della Regione, rischia di dare un significato diverso all’Ospedale Unico: chiusura di Eboli e “ospedalicchio” per la sola emergenza a Battipaglia.

Dopo l’incontro con il Commissario Straordinario della ASL di Salerno e con il Commissario Straordinario della Regione, da parte di molti politici ci sono state dichiarazioni rassicuranti sul futuro dell’Ospedale di Eboli: Eboli non chiuderà.

Tutti hanno dato per garantiti il reperimento dei 250 milioni di euro necessari alla costruzione della nuova struttura e, nel frattempo, la garanzia del reperimento del personale infermieristico indispensabile a garantire dalla chiusura dei reparti attuali.

Fin’ora nulla di tutto quanto promesso è stato fatto.

E’ per questi motivi che, anche se fuori dal coro, continuiamo a sostenere che è urgente non stare fermi ed avanzare, invece, proposte.

Invitiamo, quindi, gli operatori del settori e tutti quanti intendono dare un loro contributo per salvaguardare e migliorare i servizi sanitari presenti sul nostro territorio a partecipare all’incontro sul tema che si terrà

mercoledì 21 luglio alle ore 19,30

presso il Complesso Monumentale di San Francesco ad Eboli.

Sarà importante che tutti insieme partecipiamo alla stesura di una proposta condivisa per chiedere al governo della regione una risposta chiara sui fondi da destinare alla costruzione dell’Ospedale della Valle del Sele ed ai dirigenti locali un’azione più incisiva per fare in modo che, nel frattempo, si reperiscano le risorse umane per evitare che l’Ospedale di Eboli chiuda per consunzione.

Sinistra Ecologia e Liberta

Circolo “La Sinistra” – Eboli

4 commenti su “L'Ospedale di Eboli chiude: L'immobilismo non garantisce niente”

  1. Dopo le rassicurazioni poco credibili,un fuggi-fuggi generale del personale interno, che evidentemente è molto scettico,e forse a ragione, sull’attualizzazione del mega-complesso ospedale del Sele.La Campania maglia nera per i cosiddetti «ricoveri inappropriati». Nel settore medico se ne contano 334,77 per 10 mila abitanti, un record in Italia. Ma anche nel settore chirurgico si registrano troppi casi di pazienti trasferiti nei reparti specialistici e poi dimessi senza essere operati. Lo segnala un’indagine promossa dal ministero della Salute. Intanto cala la scure sulla sanità. Ospedali e cliniche dovranno avere almeno 100 posti letto per essere accreditate: l’applicazione di questo criterio coinvolgerà circa il 50% delle case di cura attualmente godono di questo regime. È la novità più clamorosa contenuta nella versione definitiva del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale che il Mattino è in grado di anticipare. Complessivamente, saranno cancellati 1100 posti letto.
    Gerardo Ausiello D’ora in avanti ospedali e cliniche della Campania dovranno avere almeno 100 posti letto. È l’importante novità contenuta nella versione definitiva del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale. Un provvedimento top secret, che pubblichiamo in anteprima, consegnato dopo mesi di lavoro dal subcommissario alla sanità Giuseppe Zuccatelli al neopresidente-commissario Stefano Caldoro, il quale dovrà inviarlo al governo – ma potrà decidere di modificarlo – per ottenere lo sblocco di una parte dei fondi Fas. I paletti per ospedali e cliniche L’applicazione di tale criterio coinvolgerà «circa il 50% delle case di cura attualmente in regime di provvisorio accreditamento» e rischia di produrre un ridimensionamento con conseguenze preoccupanti sul piano occupazionale. Una scelta «finalizzata non soltanto a contenere i costi di gestione – si legge nel documento di 55 pagine – ma anche a contrastare i comportamenti opportunistici e a garantire prestazioni più appropriate». Sono invece escluse dalla riorganizzazione le case di cura private che hanno effettuato, nel 2009, un numero di parti superiore a 500. La rivoluzione coinvolgerà inoltre 9 presìdi pubblici, che verranno dismessi e riconvertiti in residenze sanitarie, poliambulatori e centri specialistici: è il caso degli ospedali di Bisaccia, Sant’Agata dei Goti, Cerreto Sannita, San Bartolomeo in Galdo, Teano e Capua nonché del Loreto Crispi di Napoli e dei nosocomi di Ravello e Agropoli. Per quanto riguarda le strutture di tipo riabilitativo e lungodegenziale il numero dei posti letto dev’essere compreso tra 80 e 200 (di cui il 60% specificamente dedicato a riabilitazione e lungodegenza). I posti letto Il punto di partenza è che sul territorio si effettuano troppi ricoveri impropri: bisognerà passare dagli attuali 831.088 (dati del 2008) a 603.259. Ciò sarà possibile riducendo i ricoveri ordinari e aumentando le prestazioni ambulatoriali e in day hospital. L’indice programmatico da raggiungere è di 3,4 posti letto ogni mille abitanti (di cui 0,7 per riabilitazione e lungodegenza). E allora sarà fondamentale la riconversione di 907 posti letto per acuti in posti per riabilitazione e lungodegenza, mentre altri 1.110 verranno soppressi. Il risparmio stimato è di 150 milioni di euro in un anno. Accorpamenti e nuove destinazioni È lungo l’elenco dei presìdi interessati dal piano. A Napoli si prevede la dismissione degli Incurabili, mentre si conferma l’accorpamento di Ascalesi, Annunziata e Loreto Mare nell’Ospedale del Mare, ancora in costruzione. Nel Casertano una novità rilevante: il plesso di Maddaloni confluirà in quello di Marcianise; quello di San Felice a Cancello avrà un indirizzo riabilitativo. A Salerno, poi, si prevede un potenziamento del Ruggi, divenuto di recente Policlinico universitario. Il Santa Maria dell’Olmo di Cava de’ Tirreni verrà accorpato nel Villa Malta di Sarno. I plessi di Eboli e Battipaglia, infine, confluiranno nel nuovo ospedale della Valle del Sele. Dipartimento delle emergenze Nasce il Dipartimento strutturale integrato delle emergenze (Die), che sarà predisposto su scala provinciale con un’organizzazione calata sul territorio. L’obiettivo è rendere più tempestivi gli interventi per salvare il maggior numero possibile di vite. Il sistema del soccorso È costituito dalla centrale operativa del 118, da un sistema territoriale e da una rete di servizi e presìdi ospedalieri. I plessi sono organizzati in tre livelli in base alle funzioni: si va dalle strutture che assicurano accertamenti diagnostici fino a quelle specializzate in cardiochirurgia, neurochirurgia, terapia intensiva neonatale. Dalla rete dell’emergenza escono 16 presìdi pubblici per un totale di 1.303 posti letto ed entrano il Policlinico della Federico II e il Monaldi.LA RETE ospedaliera potrebbe essere rivista e corretta dopo le vacanze estive.I CITTADINI DI NUOVO, PAGHERANNO IL COSTO DELLE INEFFICIENZE POLITICHE E DELLA FINANZA, COME SEMPRE DI SOCIALIZZANO LE PERDITE E SI PRIVATIZZANO I GUADAGNI…SENZA GIUSTA CAUSA!

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  2. caro marco la tua analisi , come al soliti è impeccabile, ma una riflessione è d’obbligo,”Ma anche nel settore chirurgico si registrano troppi casi di pazienti trasferiti nei reparti specialistici e poi dimessi senza essere operati” domanda, hanno capito la diagnosi???? hanno pagato la tangente???….ho sono guariti spontaneamente? chi di noi vuol essere ricoverato sè sta bene? siete mai stati al pronto soccorso di eboli? avete mai visto che mole di lavoro hanno quei pochi sanitari presenti? quanti pazienti sono in fila?
    perchè le strutture private sono sponsor di squadre blasonate , mentre al ps mancano le siringhe??? ebbene ITALIANI se siete come BRUNETTA CONTRO I LAVORATORI PUBBLICI ….. PRIVATIZZIAMO MUORE SANSONE CON TUTTI I FILISTEI!!! AVANTI IL PRIMO FILISTEO

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  3. Caro Angelo, purtroppo la cronaca giudiziaria si fonde con quella sanitaria, nel sud ancor +,tali comportamenti anti-giuridici fuse a connivenze indicibili, minano un servizio capitale x le collettività. Se poi a questo aggiungiamoci baronie e parentopoli varie a discapito dello slogan modaiolo MERITOCRAZIA (questa sconosciuta), consulenze esterne milionarie, appalti poco puliti, il danno è fatto!

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