Dove porta il Paese l'avventura del Cavaliere

Berlusconi per come concepisce lo Stato e le sue propaggini, rappresenta una gravissima deformazione della nostra democrazia repubblicana e un continuo attacco alla Costituzione.

Le persone di buon senso trovino il coraggio di metter da parte le proprie botteghe e si assumano il carico di responsabilità che la situazione richiede.

di Eugenio Scalfari

ROMA . SI VOLEVA la prova di quale fosse la democrazia concepita da Silvio Berlusconi e dai suoi accoliti della «cricca»? Ebbene, basta aver seguito i suoi comportamenti nei confronti del presidente della Camera, reo ai suoi occhi di dissentire su alcuni temi importanti e soprattutto sulla concezione, appunto, della democrazia e delle istituzioni che dovrebbero esserne il presidio. Per Berlusconi il presidente della Camera, eletto a suo tempo dalla maggioranza parlamentare di centrodestra, è semplicemente un funzionario alle sue dipendenze che se perde la fiducia del padrone deve andarsene senza fiatare.

Questo modo di concepire lo Stato, che Berlusconi ha esteso a tutte le istituzioni nelle quali lo Stato si articola, dal presidente della Repubblica alla Corte costituzionale, alla magistratura, rappresenta una gravissima deformazione della nostra democrazia repubblicana e un continuo attacco alla Costituzione.
L’incompatibilità del premier con lo Stato di diritto era del resto nota da tempo e da tempo denunciata. La rottura con l’ala finiana del Pdl ne ha dato una conferma talmente plateale che non è più possibile ignorarla senza diventarne complici. Quell’incompatibilità costituisce una pregiudiziale che va al di là delle distinzioni tra destra, sinistra e centro. Fino a quando non sarà eliminata il rischio d’un regime autoritario incombente resta di altissimo livello e richiede decisioni dettate ormai dall’emergenza.

Non si tratta di non mettersi l’elmetto, come per tanto tempo e tuttora esortano quelli che si bendano gli occhi per non vedere e si turano le orecchie per non sentire. Si può combattere anche a testa nuda purché si sia consapevoli che il peggio è già avvenuto e non può essere arginato cedendo ulteriormente terreno. Questo hanno scritto nei giorni scorsi Ezio Mauro, Massimo Giannini, Stefano Rodotà e questo voglio anch’io ripetere perché sia chiaro il discrimine tra chi si accuccia sperando non so in quale «stellone» che ci porti in salvamento e chi invece sostiene che il peggio è già accaduto e non ci resta che combatterlo a schiena dritta con i mezzi che la democrazia repubblicana può utilizzare per recuperare la sua essenza e il popolo la sua sovranità confiscata.

Credo che Berlusconi abbia fatto un grave errore scatenando l’attacco contro il co-fondatore del Pdl. Governo e maggioranza si sono cacciati in una sorta di vicolo cieco; l’opinione pubblica che finora gli ha assicurato un largo appoggio assiste sbigottita allo sfaldamento del Pdl. I sondaggi segnalano questo stato d’animo e non sono certo incoraggianti per il Cavaliere. L’errore di Berlusconi ha comunque una causa che l’ha determinato o almeno fortemente incoraggiato. Sono stati infatti Bossi e lo stato maggiore leghista ad incitare il Cavaliere a licenziare Fini ed hanno contemporaneamente interposto una barriera contro ogni ipotesi di aggregare Casini al centrodestra.

Bossi sapeva di rischiare una posta molto alta se Fini e Casini avessero acquistato maggior peso all’interno del centrodestra. Si sarebbe acuita la pressione in favore delle Regioni e dei Comuni meridionali, il federalismo fiscale e la valutazione dei «costi standard» sarebbero diventate questioni di alta criticità; così pure tutta la politica di accoglienza dell’immigrazione. Perciò Bossi ha puntato la sua partita sulla rottura con Fini e sull’irrilevanza di Casini, accompagnando gli incitamenti con la minaccia di cercare per conto proprio altri appoggi alla sua politica. Resta ora da vedere se l’errore sia stato commesso anche da Bossi. La Lega non vuole che si parli di elezioni anticipate fino a quando i decreti attuativi del federalismo fiscale non saranno stati emanati.

Con la sua consueta eleganza Bossi ha risposto alzando il dito medio alle domande dei giornalisti su eventuali elezioni anticipate. Ma il protrarsi della situazione attuale espone l’intero schieramento di centrodestra, Lega compresa, ad un processo di continuo logoramento. Quanto potrà reggere il governo ad una cottura a fuoco lento qual è quella cui Fini e Casini possono sottoporlo graduando con sapienza l’intensità di quel bollore? Un supplizio tanto più tormentoso in quanto non prevede la morte del suppliziato ma lo sfaldamento graduale del consenso fino a limiti minimi. Potranno Berlusconi e la Lega reggere ad un processo di questo genere? Personalmente credo sia impossibile. A quel punto cercheranno la via d’uscita tornando alle urne. La risposta l’avremo non oltre la fine dell’anno.

La richiesta di scioglimento anticipato delle Camere comporta in via preliminare che il presidente della Repubblica verifichi se esiste una maggioranza favorevole al proseguimento della Legislatura. Se questa maggioranza c’è, dovrà indicare il presidente del Consiglio. Ma il capo dello Stato può anche dar vita ad un governo istituzionale che abbia la fiducia del Parlamento, se ritiene che la fine anticipata della Legislatura esponga il Paese a gravi rischi.
Nel nostro caso i gravi rischi obiettivamente esistono e sono di natura economica e soprattutto finanziaria. Scadrà a partire dall’autunno una massa di titoli pubblici dell’ordine di cento e più miliardi di euro che imporranno al Tesoro una gestione tecnica particolarmente oculata e richiederanno al tempo stesso una guida politica che abbia una sua visione degli interessi generali e della coesione sociale.

Passare attraverso una campagna elettorale estremamente accesa e dall’esito incertissimo che dovrebbe svolgersi proprio nell’arco di tempo in cui il Tesoro si troverà al centro di mercati ribollenti e fortemente speculativi significa alzare le vele in mezzo ad un tifone che potrebbe diventare uno «tsunami» catastrofico. Il presidente Napolitano credo sia perfettamente consapevole della pericolosità che la strategia d’attacco di Berlusconi ha messo in moto. Sarà perciò suo diritto-dovere esplorare tutte le soluzioni che evitino un’imprudenza di massimo rischio.

Tutte le forze politiche e sociali che abbiano consapevolezza degli interessi del Paese dovranno fornire pieno appoggio al capo dello Stato creando le condizioni che assicurino successo alle sue iniziative. La condizione numero uno è di evitare le elezioni finché durerà l’emergenza del debito pubblico. Da questo punto di vista gli inviti ripetutamente lanciati da Di Pietro e anche da Vendola alle elezioni anticipate sono – è il meno che si possa dire – irresponsabili e sconsiderati, anteponendo meschini interessi di bottega a quelli reali del Paese. Darebbero di fatto una mano all’irresponsabilità berlusconiana e aprirebbero la strada alle peggiori avventure. È perciò auspicabile che si rendano conto di quale sia la risposta necessaria per evitare un caos politico e uno «tsunami» finanziario.

Bersani propone da tempo un governo di larghe intese. Casini ha detto più volte che in caso di emergenza è disposto a partecipare ad una soluzione di questo tipo. L’emergenza c’è, è in atto e raggiungerà il suo culmine se Berlusconi chiederà lo scioglimento anticipato delle Camere. Ma è del pari evidente che le larghe intese dovrebbero essere estese anche a quei settori del centrodestra che hanno fin qui subito con disagio e frustrazione il dominio della «cricca» all’interno del Pdl. Ce ne sono più di quanto non si creda. Il nuovo movimento di «Futuro e libertà» creatosi intorno a Fini potrebbe calamitare alcuni di quei settori risvegliandoli dall’ipnosi e portandoli ad una piena consapevolezza dei propri doveri civici. Personalità come Pisanu potrebbero svolgere un compito importante di raccordo con altri settori cattolico-democratici. E la Lega?

Bossi ha la responsabilità d’aver rafforzato in Berlusconi la strategia dell’attacco contro Fini. Ma ora vede il rischio che l’errore commesso può creargli per la nascita d’un federalismo che non sia nordista e secessionista ma crei una novità utile per snellire lo Stato burocratico e sprecone di cui la Lega denuncia l’esistenza ma del quale in quindici anni di partecipazione al potere non ha saputo creare né la giusta configurazione né le giuste alleanze per costruirlo.

Anche Bossi ha privilegiato finora la sua ditta rispetto a un’idea nazionale del federalismo. Ma non è questa la strada giusta. La Lega è molto forte nel Nord ma sul piano nazionale rappresenta il 12 per cento del corpo elettorale. Il tanto irriso Partito democratico è più del doppio della Lega e se avesse la grinta e la compattezza necessaria, specie in tempi d’emergenza, potrebbe recuperare nel suo bacino elettorale una parte almeno degli elettori che si sono rifugiati nell’area dell’astensione non per odio contro la politica ma per delusione ripetutamente subita. Il bacino potenziale del Pd è valutabile intorno al 40 per cento, ma basterebbe che ritornasse al risultato raggiunto da Veltroni nelle ultime elezioni politiche, pari al 34 per cento, per dare corpo al centrosinistra e a tutta l’opposizione.

In conclusione, nei prossimi mesi (se non addirittura nei prossimi giorni) si possono verificare tre diversi scenari. 1. Il governo cerca di governare affrontando un lento ma costante logoramento, senza avere né la bussola né più la forza di attuare una politica capace di preparare le condizioni d’un rilancio economico e sociale, e continuando invece a privilegiare gli interessi del padrone e dei suoi accoliti. 2. Per uscire dall’«impasse» Berlusconi tenta l’avventura delle elezioni anticipate. Se riesce nel suo intento il rischio è uno «tsunami» del debito pubblico con i titoli italiani al centro della speculazione mondiale. 3. L’avventurosa iniziativa elettorale viene bloccata e si dà luogo ad un governo d’emergenza con caratteristiche accentuatamente istituzionali che ricordino il governo Ciampi nominato dal presidente Scalfaro nel 1992.

Le persone di buon senso e di sollecitudine nazionale ed europea sanno benissimo in quale direzione muoversi purché trovino il coraggio di metter da parte le proprie botteghe e si assumano il carico di responsabilità che la situazione richiede.

Dalla Repubblica del 1 agosto

10 commenti su “Dove porta il Paese l'avventura del Cavaliere”

  1. Il momento è difficilissimo: e’ il momento degli uomini che si fanno carico di “responsabilità” nazionale. Il contributo più grosso deve essere dato dagli uomini migliori di quello che resta dei partiti, personalità della cultura, dell’economia. Non intervenire adesso o temporeggiare per interessi personali è tradimento alla Nazione

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  2. La crisi “cui prodest”?? Le elezioni sarebbero un salto nel buio per tutti, specialmente se TRIPOLARI,rischieremmo di ritrovarci senza una maggioranza al senato! Il Cav. come potrebbe giustificare la caduta di un governo con la maggioranza parlamentare più ampia di sempre, del resto Futuro & Libertà è come se fosse di già un altro partito all’interno della coalizione, e sull’altro versante, il PD come potrebbe e con chi governare?. La “patata bollente” della crisi,non conviene a nessuna forza dell’opposizione, e ci RENDEREBBE OGGETTO ALLE SPECULAZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI,rendendo i Bond statali meno appetibili (con conseguente innalzamento degli interessi), con possibili declassamenti del rating, delle tanto DECLASSATE agenzie (vedi Mody’s et similia),il tutto innestato su una ripresa che non c’è, senza obliare di possedere il 3° debito pubblico. al mondo.Il Parlamento serve appunto per “parlamentare2 e ritrovare situazioni condivise per l’interesse del Sistema Italia. Difficile però pensare che si possano stemperare i toni dopo mesi di accuse reciproche, dopo campagne stampa – tuttora in corso – e rivelazioni contro Fini e i suoi deputati, l’ultima quella de «Il Giornale» contro il sottosegretario all’Ambiente, il triestino Roberto Menia, accusato di aver ricevuto in eredità un appartamento che secondo alcuni sarebbe stato invece destinato al partito.Berlusconi è netto e prima di chiudere la telefonata vuole mostrare ancora una volta di aver cambiato panni, vestendo quelli della colomba che cerca la pacificazione: «Basta con attacchi folli, Menia è una persona serissima che fa parte del mio governo». Soltanto un patto di legislatura può salvare l’attuale assetto bipolare, il governo e la maggioranza, quindi “Berlusconi deve riflettere bene prima di fare la prossima mossa, soprattutto dopo aver sbagliato i conti sulla consistenza delle truppe del presidente della Camera”. Dal fronte finiano parte l’offerta di un patto di legislatura. Sugli scenari futuri, Cesa è tornato a sottolineare la necessità di un governo di responsabilità nazionale. “Noi ci appelliamo alla responsabilità di tutti”, ha detto, “perché se non c’è la volontà di farlo, da parte soprattutto di chi ha vinto le elezioni, sarà difficile”. Berlusconi non ha nessuna intenzione insomma di farsi più logorare, come ha spiegato ai suoi dopo il voto alla Camera. Nella assoluta convinzione di aver fatto il proprio dovere e nonostante i numeri potrebbero far cadere l’esecutivo il cavaliere non molla, ma il futuro è per noi mortali un territorio inesplorabile…

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  3. Tranquilli, prima di Marzo 2011 non si vota. I parlamentari nominati devono andare a casa con la certezza di portarsi a casa la legittimamente maturata pensione. Poi faranno la gara a fare i bravi per farsi nuovamente nominare dal padrone. Fini col suo 1% dovrà fare uno sforzo immane (e quasi inutile) per non fare la fine di Rifondazione (chi di legge elettorale ferisce di legge elettorale perisce). Il PD col suo scarso 27% continuerà la sua timida opposizione ben consapevole che il suo futuro (e della sua classe veterodirigente) è legata a filo triplo alla sopravvivenza di Silvio. E l’agenda politica sarà dettata ancora una volta da Silvio e dalle sue televisioni e giornali. Ad Aprile si vota, con questa legge elettorale il PdL si porterà a casa il 55% dei parlamentari e finalmente Silvio potrà avere la strada spianata verso il Quirinale, con applausi ed abbracci da parte di tutto l’arco parlamentare. La Lega continuerà sapientemente a fare il tira e molla sulla musichetta hitparade del momento, ossia il federalismo, ben sapendo che non l’otterrà mai, ma ben sapendo anche che la speranza della secessione continuerà a tenere legati a sè quegli elettori che votano con la propria pancia senza sapere manco chi è la trota o quel personaggio che si è diplomato alla scuola radio elettra e va girando col dito medio alzato. Resta a sparigliare le carte il Movimento Cinque Stelle, che continuerà ad essere del tutto ignorato dai media, trovando la sua forza esclusivamente nella rete tra i “giovani” tra i 35 ed i 50 anni, quei pochi che in Italia che sanno usare internet e, tra quei pochi, quelli che lo usano addirittura anche per informarsi. Secondo gli ultimi sondaggi questo vale forse quel minimo percentuale necessario per mettere i piedi nel parlamento della repubblica ed iniziare una azione da cane da guardia la cui funzione è oggi ricoperta, anche se molto male, dall’IdV. Secondo me questo è lo scenario più probabile vista la situazione degradata del nostro paese (abbiamo toccato il fondo ma possiamo ancora scavare parecchio).

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  4. Chi si ricorda quando il Cavaliere fondò Forza Italia.? Disse che era un Partito fuori dagli schemi, che sarebbe stato un Partito Azienda. Appunto. Il padrone sono io e voi siete nessuno.
    Credo che nel corso dell’anno non arriveremo alle elezioni anticipate, anche perchè sia Fini che Casini hanno tutto l’interesse di far “cuocere” il Cavaliere. Ma la cosa preuccupante è l’immobilismo del PD, sui temi che realmente interessano la gente: il lavoro, le pensioni, la legalità. Nel PD non c’è un leader, non c’è una linea politica univoca, ma siccome sono cocciuto, voglio credere che alla fine si metteranno d’accordo e una soluzione la troveranno. Personalmente sono per Cofferati e tanta ma tanta pulizia.

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  5. pensiero politico
    VIVA LA LIBERTA’
    ABBASSA BERLUSCONI;Dalema,giovanardi,Bossi e tutti i Bossiani
    Tramonti.
    VIVA DI PIETRO e VENDOLA
    CReate la sinistra che non c’è,
    Il comunismo nonc’è mai stato in ITALIA anche quando c’era Berlinguer ha trasformato cosa non il mio comunismo,quello sovietico in comunismo occidentale,tutte stronzate.
    Per Battere berlusconi bisogna essere come Fini avere il coraggio di rinnegare le origini del fascismo,andare contro la mussolini e storage,dimenticando il suo insegnantepolitico Armirante.
    Sono antifascista per,motivi subiti,ma credo che l’unico politico rinnovato è Fini moderato concreto nel difendere la democrazia cosa che non sa fare ancora la cosidetta sinistra.
    visto che la sinistra non rispetta le tradizioni dovrebbe rinnovarsi per essere credibile.
    u

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  6. Molti di noi hanno firmato on line la campagna contro la legge “bavaglio”
    Ce l’abbiamo fatta: la “legge bavaglio è per ora affossata! Insieme abbiamo messo alle strette Berlusconi e la sua politica fondata sull’interesse privato. Ora dobbiamo cogliere l’occasione di questa vittoria per moltiplicare i nostri sforzi: leggi contro la corruzione, libertà di stampa, riforma per una giustizia giusta.
    Ce l’abbiamo fatta: la “legge bavaglio” per ora è stata affossata, e alcuni osservatori dicono che sia stata definitivamente stralciata!
    Abbiamo assistito a una sbalorditiva inversione di marcia: solo 2 settimane fa sembrava inevitabile che questa legge liberticida passasse, aggiungendosi ai tanti oltraggi alla democrazia del regime di Berlusconi. Ma dopo una mobilitazione mai vista prima di oltre 340.000 cittadini on-line e tanti altri nelle piazze, il vento politico ha cominciato a soffiare dalla parte opposta, e Berlusconi si è dovuto arrendere ( convinto dai sondaggi).
    Si tratta di una vittoria storica per il potere delle persone in Italia: è la prima volta che la mobilitazione popolare è riuscita a cambiare l’agenda parlamentare. Il Prof. Stefano Rodotà ha detto che “tra la politica e le persone è stato aperto un canale, una distanza che pareva incolmabile per un momento è stata colmata”.
    Insieme siamo riusciti a mettere alle strette Berlusconi e la sua politica fondata sull’interesse privato. Ora dobbiamo cogliere l’occasione di questa vittoria per moltiplicare i nostri sforzi: pretendere leggi efficaci per debellare la corruzione, far venire alla luce le forze oscure che tramano nell’ombra per controllare lo stato, difendere la libertà di stampa e assicurarsi che vengano finalmente adottate le riforme per una giustizia giusta e non asservita all’interesse di pochi.
    Le minacce elettorali, di oggi?
    Io credo che non si andrà a votare in tempi brevi, perchè QUESTA LEGGE ELETTORALE basata sulla NOMINA dei CAPI, non sulla possibilità di scelta dell’elettore ( resto affezzionato alle “preferenze”) non garantisce la ricanditatura agli attuali deputati e senatori. Credo che bisogna prendere atto del fallimento del BIPARTITISMO( almeno tentato da Berlusconi e Veltroni). Cioè di solo DUE grandi raggruppamenti ( o partiti) che hanno fatto diventare extra-parlamentari molti Partiti storici). Il BIPOLARISMO invece è un’ottima ipotesi politica che dovrebbe costringere i partiti a decidere PRIMA delle elezioni se schierarsi da una PARTE o dall’ALTRA e vincolarli per tutta la legislazione al rispetto di questa scelta politica.
    Io spero “ancora” in una “nuova” legge elettorale.

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  7. io penso che si voterà prestissimo, il pdl non vede l’ora di spazzare via gli ultimi vigliacchi. Metteremo con le spalle al muro i finiani calendarizzando riforme legislative già a settembre. Al primo sbaglio, via alle elezioni e Berlusconi trionferà. Ci sono cmq anche altri articoli su altre testate anti repubblica, perchè non si pubblicano anche quelli? Per una maggiore abiettività e imparzialità anche se conosciamo le simpatie dell’autore blog. E’ proprio difficile trovare un giornalista veramente imparziale, pazienza e saluti

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