Il PdL e il “Vento” di libertà nella Battipaglia di oggi

Noi italiani ci lasciamo scandalizzare da affermazioni, comportamenti, azioni che  ci riconducono ad inevitabili rigurgiti del passato, ben sapendo che non sono più riproponibili.

Pagano: “Lasciateci parlare alla città, non interrompete la nostra intenzione di costruire un popolo moderato battipagliese, fatto di modelli culturali tra noi condivisi, che non sono quelli razzisti ovviamente”.

Carmine Pagano

BATTIPAGLIA – Riceviamo dal Coordinatore cittadino del Popolo delle Libertà Carmine Pagano e dal suo vice Antonio Sagarese la nota che segue, circa il dibattito che si è sviluppato sul web, con alcune dichiarazioni di Mariella Liguori circa la “razza” e la “cultura”, e a seguito delle proteste di Forza Nuoca, circa le proteste per la realizzazione di un centro Polivalente per immigrati, che in ogni caso coinvolge, volente o nolente, culture, identità, posizioni politiche e sociali.

Dichiarazioni, che hanno rievocato sentimenti razzisti che sembravano lontani da noi e che invece, oggi giorno sono trasversali alla società, “sentimenti” che toccando un pò tutti, preoccupati come siamo di perdere qualche privilegio, o peggio ancora di dover arretrare rispetto alle invasioni politiche, culturali e religiose degli immigrati.

In effetti POLITICAdeMENTE, non ha voluto aggiungersi a quanti hanno riportato notizie e alimentato polemiche, ritenendo, che ogni parola in più sull’argomento, fosse stata come buttare acqua sul fuoco, nel senso che certi argomenti si possono trattare scientificamente, socialmente, non sull’onda del sentimento popolare del momento e inseguendo semplificazioni o giudizi improvvisati, affrettati e privi di riferimenti documentabili, offerti in pasto alla piazza e poi pretendere che si inseriscano in valutazioni di merito sociologicamente corrette.

Il problema dei problemi dell’Italia e che molto spesso per liberarci di posizioni scomode del passato, si è operato semplificazioni storiche e non si è mai fatta una vera autocritica, mentre per contro la stratificazione storica tendeva solo a coprire senza essere collegata agli eventi e alle circostanze che invece meritavano di essere analizzate, condannate o approvate.

E’ successo così agli albori del novecento quando trascinati in guerre non sentite ma necessarie all’assetto o riassetto politico-geografico dei potenti di allora e delle potenze di allora, è successo per il Fascismo, è successo per il Comunismo, per la Prima Repubblica.

Negli ultimi 100 si è avuto la necessità, per noi italiani, di stratificare “coprendo” e non analizzando fino in fondo alcuni momenti storici, per comodità, per “carità di patria”, in quel famoso adagio che ci contraddistingue del “volemose bene”, ma purtroppo questo atteggiamento non ci ha portato ad essere obbiettivi disaminatori dei processi storici, e abbiamo fatto prevalere l’attualità alla conoscenza storica, portandoci appresso tutto il nostro bagaglio di odi e di rancori, spesso alimentati senza ricordarne più le origini ma portati avanti solo perchè ereditati.

E oggi ci troviamo ancora a discutere e a puntare il dito e tutte le volte ci lasciamo scandalizzare da affermazioni, comportamenti, azioni che riconducono ad inevitabili rigurgiti del passato.

Il razzismo moderno non è più identificabile, confinabile, etichettabile, attraversa tutti e si manifesta in diversi modi in questa società distratta, violenta, spietata e senza regole se non quelle del profitto dal punto di vista del modello economico, o del prevalere sugli altri dal punto di vista sociologico-politico e del potere, distratta rispetto ai bisogni, superficiale rispetto ai valori, spietata rispetto ai rapporti intersociali.

E allora cosa si vuole più criminalizzare? Come possiamo più pensare di stare dalla parte giusta? chi ci da il diritto di frenare o accelerare ritenendoci talvolta depositari di verità e di principi assoluti?

In una Città qualsiasi o come Battipaglia, attiva, giovane, spregiudicata ma anche piena di voglia di recuperare una sua storia, una sua identità, non sia più preoccupante attardarsi su chi intestare una strada? su chi pensa quale sia la “italianità”? Che sia giusto essere governati da una classe dirigente autonominata e autoreferenziata? Che sia condannabile o meno il comportamento del nostro Premier?

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O invece dedicarsi a risolvere il problema dei bambini che non hanno una palestra a scuola o che le loro aule stanno ancora in un palazzo? Non è giusto pretendere che le strade siano attrezzate, con illuminazione, fogne, parcheggi? Sarebbe il caso di pensare agli anziani e accompagnarli nel loro ultimo cammino assistendoli e curandoli? Sarebbe forse giusto dedicare più spazi aperti ed attrezzati piuttosto che consentire la nascita di palazzoni o favorire speculazioni edilizie dei soliti furbi, che siedono anche  e soprattutto in Consiglio Comunale? Non sarebbe giusto favorire il processo di integrazione degli immigrati ritenendola forza nuova nei nostri processi produttivi? Sarebbe il caso di favorire i giovani ed accompagnarli allo studio o al lavoro fornendo loro assistenza economica e fiducia oltre la “buffonata” dell’ex Sviluppo Italia che invece li indebita ancor prima di avviarli al lavoro?

Si potrebbe continuare ancora, ma sarebbe un lungo elenco di cose che finirebbero di mortificarci ancora di più, anzichè incoraggiare la classe politica-dirigente a fare meglio e di più, accettando con modestia suggerimenti e critiche.

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Vento di libertà nella Battipaglia di oggi.

di Carmine Pagano e Antonio Sagarese

Per non consegnare un pretesto per fare polemica ai nostri “democratici”, voglio precisare che in questa sede non ci riguarda analizzare se sono più o meno sbagliate le posizioni su Giorgio Almirante, o sul concetto di “razza” espresse su facebook da una persona membro del coordinamento cittadino del Pdl. Ogni membro del Partitolo delle Libertà, se non è delegato a parlare dal coordinamento, quando interviene parla e scrive a titolo strettamente personale e dunque le sue affermazioni non vanno attribuite a tutto il popolo moderato rappresentato dal Pdl cittadino.

Ognuno è libero di avere le proprie convinzioni, le proprie idee ed è libero di esprimerle come più gli piace. Come d’altronde siamo convinti che altri possono rivendicare il diritto di dire che non sono d’accordo. Ma questo stillicidio di polemiche, accentuate e dilatate nei toni, che non generano un dibattito politico fisiologico ma un clima da rissa, che negli ultimi giorni si stanno verificando contro idee ed opinioni espresse all’interno del popolo moderato battipagliese, non ci piacciono e non ci interessano.

Giorgio Almirante

A noi interessa cominciare a liberare il dibattito da queste sterili contrapposizioni. Le polemiche dei nostrani “finti democratici” sono rissose, pretestuose ed inutili. Non è possibile che si scatenano attacchi personali e raduni contro alcuni di noi che, ad esempio, decidono di raccogliere firme per intitolare una strada a Giorgio Almirante, o contro una di noi che decide “autonomamente” di pubblicare su facebook alcune considerazioni personali sull’incompiuta identità nazionale degli Italiani, tradizionalmente accusati di avere scarso senso dello Stato e di non avere assimilato a fondo il valore dell’unità italiana.

Noi siamo convinti che quelle quattro parole scritte su cui è sorta la polemica (bisogna tenere conto che il linguaggio, su questi social network ha particolari modalità espressive, quello dell’improvvisazione e della limitatezza) non sono di carattere razzista e denigratorio; ma se mai lo fossero, è ovvio che noi ne prenderemmo le distanze.

Vogliamo anche dire però che non può nascere una polemica sui giornali, facendo nome e cognome della persona che “presumibilmente” le ha pubblicate sul web. L’anonimato e la possibilità di falsificare profili e identità ci deve spingere tutti a lasciare la dimensione della polemica solo all’interno dei social network.

Ribadisco dunque che, al di là di questi episodi che sono state affermazioni individuali o iniziative  esclusive di un’associazione culturale moderata, ci dovete lasciare ricomporre un’alternativa culturale, sociale e politica a questo governo cittadino, composto da persone mescolate senza ordine alcuno. Lasciateci parlare tra di noi e alla città, non interrompete ogni volta la nostra intenzione di costruire un vero popolo moderato battipagliese, fatto di modelli culturali tra noi condivisi, che non sono quelli razzisti ovviamente.

Battipaglia, 1 novembre 2010

Il Coordinatore Carmine Pagano                                          Il Vice Coordinatore Antonio Sagarese

4 commenti su “Il PdL e il “Vento” di libertà nella Battipaglia di oggi”

  1. Una volta c’erano i Giorgio Almirante, i Romualdi, I Mele……..oggi ci sono i Gasparri, i La Russa e le Marielle Liguori. Un motivo ci sarà, no!?!? Mi chiedo cosa abbiamo fatto per meritarci tanto!!!

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  2. Non c’è cosa peggiore del razzismo, in nome di esso si sono compiuti i peggiori crimini contro l’umanità. Si fa spesso confusione tra il rispetto delle regole nelle comunità e delle leggi che determinano la civile convivenza e l’odio per il “diverso”, che spesso viene trasformato in terrore. Terrore che è la morte dell’intelligenza umana, in virtù del quale si governano i popoli. Non bisogna dimenticare che la Lega ha sposato questo principio e su questo (difesa della propria razza ariana e terrore per il diverso) si è imposta sulla cittadinanza ignorante.
    Queste discussioni mi fanno ritornare alla mente il peggiore esempio di razzismo che abbiamo avuto in questi mesi, ossia quello esercitato sui bambini della mensa di Adro, estromessi da un sindaco particolarmente fanatico e razzista con la scusa di non potersi pagare la retta mensile.
    Occorre rileggersi la lettera pubblica inviata dall’imprenditore di Adro che ha pagato diecimila euro per quei bambini. E’ una lettera piena di contenuti che apre la mente alle possibili conseguenze di questo terrore per il diverso (ma diverso da che?), e non bisognererebbe mai dimenticare: eccone uno stralcio, il testo completo è leggibile qui:
    http://www.corriere.it/Media/Foto/2010/04/13/letteracittadinoadro.pdf

    «Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi, ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità, inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. È per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica».
    Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.
    I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.
    Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Che non vi vengano a portare considerazioni «miserevoli». Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino).
    Vorrei sentire i miei preti «urlare», scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il «commercio».
    Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare «partito dell’amore». Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia.
    I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso.
    Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione. In tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010. Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico.
    Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varrà la spesa. Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del «grande fratello».
    Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.

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    • Per Giuseppe –
      Bravo, hai fatto bene a postare questa lettera hai dato un senso al mio intervento. Grazie. Massimo Del Mese

  3. Concordo in pieno con lo spirito del suo intervento. La cosa che più mi rattrista è che questa faccenda, accanto ad una simile rerlativa al centro immigrati in progetto a Battipaglia, sta avendo ampio risalto sui quotidiani locali mentre le notizie su iniziative maggiormente serie e concrete restano confinate alla rete.

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