A 30 anni dal sisma, studiosi a Convegno: Terremoto ’80 Ricostruzione e sviluppo

Università di Salerno, 23-24 novembre 2010, Aula delle Lauree di Ingegneria, Via Ponte Don Melillo – Fisciano (Sa), Convegno “Terremoto ’80 Ricostruzione e sviluppo”.

Eventi, risposte, esiti, prospettive. Inizia una significativa transizione degli assetti politici, sociali ed economici, caratterizzando il passaggio degli anni ’80 e ’90 e, ma con strascichi fino ai nostri giorni.

Terremoto '80 Convegno Università di Salerno

SALERNO – Il 23 novembre è caduto il trentennale degli eventi simici del 1980 in Irpinia, che sconvolsero larga parte dei territori di Campania, Basilicata e Puglia settentrionale, provocando un gran numero di vittime e danni ingentissimi alle città, alle popolazione e ai loro beni materiali, all’apparato produttivo, all’organizzazione sociale nel suo complesso. In rapporto al precedente terremoto che nel 1976 aveva colpito il Friuli, l’area interessata risultava più estesa di quattro volte, le vittime furono molto più numerose, circa 2.700, e il danno economico incomparabilmente più elevato. Se ne parla anche con il contributo di Pasquino, De Luca, Conte, Scotti, protagonisti di allora e di oggi.

L’area epicentrale disastrata e quella riconosciuta come gravemente danneggiata, riguardava, in prevalenza, i territori più poveri delle due regioni. L’ampiezza del danno era, peraltro, da correlare all‘arretratezza del contesto sociale ed economico, espressa dalla vetustà e carente o nulla manutenzione delle abitazioni, che ne fu certamente tra le sue cause principali.

L’evento tellurico richiamò l’attenzione della pubblica opinione sui drammatici problemi delle aree del Mezzogiorno, nelle quali le devastazioni del sisma si sovrapposero a fisiologiche condizioni di crisi, dovute a carenze infrastrutturali ed al parziale fallimento dei meccanismi di sviluppo posti in essere, sin dagli anni ’50. Le complessità della struttura morfologica del territorio collinare e montano non avevano tuttavia impedito il consolidarsi di significative attività umane, ramificate in un diffuso sistema di città di piccole e piccolissime dimensioni, che veniva così investito da una profonda crisi sociale e produttiva.

La risposta dello Stato centrale fu articolata nelle sue fasi connesse non solo all’emergenza ma anche e soprattutto alla ricostruzione e allo sviluppo economico e produttivo, basato su una diffusa azione di governo del territorio, fortemente incardinato su processi di pianificazione urbanistica e territoriale, delineando un nuovo modello di intervento. I suddetti processi, di cui si registrano all’attualità, sorprendentemente, code ancora aperte e strascichi non definiti, si interfacciarono a momenti di significativa transizione degli assetti politici, sociali ed economici, che hanno caratterizzato il passaggio dagli anni ’80 agli anni ’90 e, ancora, agli anni 2000.

L‘INU ha ritenuto doveroso promuovere un convegno scientifico teso ad approfondire gli esiti di quella vicenda, in relazione alle successive fasi di ricostruzione urbanistica e sviluppo economico e sociale, che furono messe in essere ai diversi livelli di governo del territorio.

Si auspica, inoltre, che le riflessioni prodotte in tale sede possano risultare utili in una fase in cui i terremoti continuano a flagellare il territorio italiano e che coordinate politiche pluriennali di sistematica previsione e prevenzione oltre che di ricostruzione e sviluppo post-sismiche si pongano, con sempre maggiore urgenza, a indispensabile integrazione delle attività di protezione civile connesse agli aspetti emergenziali di breve e medio periodo.

L’INU ha ritenuto che la sede maggiormente emblematica per lo svolgimento del suddetto convegno dovesse essere l’Università di Salerno, che ha rappresentato in Campania, analogamente con l’Università della Basilicata, la prova tangibile di una spesa pubblica realmente efficace e produttiva di ricadute positive e durature sul territorio e la sua economia.

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Terremoto 80

Ricostruzione e sviluppo

Convegno di studi urbanistici per il trentennale
degli eventi sismici in Campania, Basilicata e Puglia

23-24 novembre 2010
Università di Salerno – Aula delle Lauree di Ingegneria
Via Ponte Don Melillo – Fisciano (Sa)

ISCRIZIONE
L’iscrizione e la partecipazione al convegno è gratuita.

ABSTRACT E RELAZIONI FINALI
Gli abstract vanno inviati via e-mail all’indirizzo segreteriapresidente@inucampania.it
e sono assoggettati ad accettazione.
Le relazioni finali dovranno essere presentate nelle forme che saranno successivamente comunicate, relativamente a un paper di max 25.000 caratteri spazi inclusi, oltre immagini, grafici e tabelle, in bianco e nero, per un numero totale di 12 pagine.

PUBBLICAZIONI
Le relazioni finali saranno pubblicate integralmente sui siti registrati dell’INU con valore di pubblicazione ISSN a tutti gli effetti.
La pubblicazione cartacea sarà realizzata a seguito di revisione anonima e sarà resa disponibile agli autori previa corresponsione di un contributo a parziale copertura dei costi di stampa.

SCADENZE
31 ottobre 2010, invio abstract (max 1.000 caratteri)
5 novembre 2010, comunicazione accettazione abstract
20 novembre 2010, invio relazioni in bozza o slides di presentazione
31 dicembre 2010, invio relazioni finali

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Istituto Nazionale di Urbanistica
Università di Salerno

Sessione I

Il governo dell’area vasta

Il legislatore affrontava, per la prima volta in modo ampio e integrato, i problemi drammatici di un’estesa area disastrosamente terremotata, per giunta economicamente depressa.

Si trattava di una normativa-quadro di ampio respiro, decisamente innovativa rispetto ad analoghe leggi di intervento post terremoto cui si era fatto ricorso nel passato, finalizzata ad un organico intervento pubblico, certamente più completo rispetto ai precedenti provvedimenti legislativi in tema di emergenza, ricostruzione e sviluppo di zone colpite da calamità naturali.

La legge 219/1981 non fu, infatti, esclusivamente finalizzata alla mera riparazione dei danni causati dall’evento sismico al patrimonio edilizio esistente, bensì venne orientata anche a favorire forme di sviluppo socio-economico connesse alle fasi di ricostruzione.

La norma fissava i criteri per promuovere la rinascita delle zone colpite dal terremoto, delineando, sulla base di un disegno organico, interventi straordinari per la ricostruzione del patrimonio abitativo, dei servizi e delle infrastrutture pubbliche, ed a sostegno di nuove attività produttive, oltre che a favore del settore industriale, artigianale e commerciale direttamente danneggiate dagli eventi sismici.

L’intervento fu concepito alla scala urbanistica e territoriale, rilanciando la pianificazione come quadro di riferimento e di coerenza del complesso delle azioni messe in essere. Si impegnava, tra l’altro, la Regione Campania nella predisposizione di un piano di assetto territoriale, cui affidare il compito di ridisegnare le linee portanti dello sviluppo del territorio regionale, necessarie per finalizzare le azioni da intraprendere per realizzare un processo di crescita economica accelerata.
(discussant Franco Rossi – coordinatore Emanuela Coppola)

Sessione II

La pianificazione urbanistica

Tutta la ricostruzione fondava su un’estesa e capillare pianificazione urbanistica, basata su adozione o revisione dei previgenti Prg e sulla redazione di piani urbanistici attuativi.

Essa prescriveva, infatti, che i comuni, per sopperire alle immediate esigenze di ricostruzione, adottassero o confermassero il piano per l’edilizia economica e popolare o piano di zona, il piano per insediamenti produttivi e il piano di recupero, anche in variante agli strumenti urbanistici vigenti o adottati o, perfino, in assenza di strumento urbanistico generale, entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore. Tale scadenza temporale fu successivamente prorogata ad libitum, perdendosi, in tal modo, la presa programmatica e la relativa contingentata tempistica ottimisticamente ipotizzata, tant’è che, ancora oggi, le leggi finanziarie dello Stato continuano a centellinare fondi per interventi di riparazione derivanti dalla legge 219/1981.

Essendo consentita l’approvazione di strumenti attuativi anche nei comuni sprovvisti di Prg, tuttavia, essi avrebbero dovuto obbligatoriamente inquadrarsi in una relazione programmatica che, per i comuni dotati di strumento urbanistico generale, vigente o adottato, illustrasse i riferimenti allo strumento stesso, mentre, per i comuni che ne fossero sprovvisti, contenesse i criteri generali di impostazione del nuovo Prg da adottare.

Ci si proponeva, evidentemente, l’obiettivo di non disancorare i piani attuativi dalle più complessive linee di assetto territoriale definite dai Prg, nel tentativo di connotare l’opera di ricostruzione della massima organicità possibile. Si prefigurava, in tal senso, un’impostazione dell’intervento urbanistico in cui si andavano ravvisando prime tracce di pianificazione strategica.

Il legislatore, inoltre, nelle more della formazione del Prg, che continuava a ritenere lo strumento fondamentale per una efficace ricostruzione, consentiva ai comuni di adottare o confermare i necessari piani attuativi, riservando ad essi una procedura accelerata, potendo essere tali piani adottati anche in variante ai Prg vigenti o solo adottati.

A tutt’oggi molti comuni della Campania continuano, ormai del tutto impropriamente, ad utilizzare ancora le procedure della legge 219/1981 per la modifica di alcuni piani attuativi, a suo tempo approvati.

Con la ricostruzione post-sisma si afferma in Campania l’utilizzo e la diffusione della pianificazione attuativa del Prg, sino ad allora limitata esclusivamente ai piani di lottizzazione convenzionati o ai piani di edilizia economica e popolare, questi ultimi diffusi, in particolare, nelle città sede di rilevanti concentrazioni produttive, attuati principalmente per iniziativa di Iacp o di cooperative di lavoratori.

Con i meccanismi della ricostruzione post-sisma, l’edilizia residenziale pubblica si apre ad un utilizzo più ampio e interclassista, quando fino ad allora era stato riservato esclusivamente ai ceti operai o economicamente disagiati.

Inizialmente assente, la pianificazione attuativa ha avuto nei comuni, a seguito della legge 219/1981, uno sviluppo notevole per circa venti anni, ritornando, alla conclusione di tale ciclo, dagli anno ’90 in poi, in una condizione generalmente asfittica: i PdiR, in Campania, si sono sostanzialmente fermati, parzialmente sostituiti dai programmi urbani complessi che, comunque, non hanno avuto che una limitatissima diffusione, mentre i soli Pip continuano ad avere una loro applicazione, anche se in misura molto più limitata.
(discussant Francesco Ventura – coordinatore Isidoro Fasolino)

Sessione III

Lo sviluppo economico e produttivo

Alle imprese industriali che avevano impianti nelle Regioni Basilicata e Campania e nei comuni coinvolti della Regione Puglia, era concesso un contributo pari al 75% della spesa necessaria alla riparazione o ricostruzione degli stabilimenti e di tutte le attrezzature e degli apparati strumentali, necessari allo svolgimento dell’attività produttiva, distrutti o danneggiati. Il contributo era esteso alle spese necessarie per il miglioramento e l’adeguamento funzionale degli stabilimenti, nonché all’acquisto del terreno nello stesso comune, qualora, per ragioni sismiche o di vincoli urbanistico- ambientali, non fosse possibile la ricostruzione in loco.

Analogo meccanismo contributivo era previsto a favore delle imprese dei settori dell’artigianato, del turismo, del commercio all’ingrosso e al minuto, della somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, delle attività ausiliarie del commercio.

Specifica menzione va fatta degli artt. 21 e 32 della legge 219/1981, finalizzati, rispettivamente, alla ricostruzione o alla rilocalizzazione delle iniziative industriali danneggiate o distrutte dal terremoto e alla creazione, per le zone interne più direttamente colpite, di un sistema di convenienze addizionali straordinarie per gli insediamenti produttivi.
Con l’art. 32, inoltre, la legge 219/1981 promuoveva lo sviluppo produttivo delle zone interne mediante la localizzazione di nuclei industriali.

L’art. 32, di indubbio carattere innovativo, era finalizzato a realizzare un vero e proprio sistema produttivo industriale nell’area epicentrale, sorretto da forme di incentivazione particolari e da un nuovo funzionale sistema di infrastrutture specifiche e sociali, calibrate sulle necessità delle singole aree. Con le provvidenze previste in attuazione della norma, si intendeva favorire una distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi orientata a privilegiare le aree interne più deboli della Campania e della Basilicata, rispetto alle aree costiere e alle altre aree più sviluppate delle due regioni.
(discussant Luigi Fusco Girard – coordinatore Pasquale De Toro)

Sessione IV

Intervento edilizio, qualità abitativa e sicurezza sociale

La ricostruzione interessò il complesso degli immobili danneggiati. Fu messo in campo, a tale scopo, un ampio e articolato sistema di contributi e finanziamenti.

Per la ricostruzione di unità immobiliari, distrutte o da demolire per effetto del terremoto, destinate ad uso di abitazione, ivi comprese quelle rurali, ai proprietari era assegnato, limitatamente ad una sola unità immobiliare, un contributo in conto capitale pari alla intera spesa necessaria per la ricostruzione.

La spesa ammissibile a contributo era determinata in base ai limiti massimi di costo vigenti per l’edilizia agevolata, con riferimento ad un alloggio di dimensione pari alla superficie utile abitabile della unità immobiliare distrutta o da demolire e fino ad un massimo di 110 mq utili abitabili.

Per le unità immobiliari appartenenti allo stesso proprietario, oltre alla prima casa, era assegnato un contributo in conto capitale pari al 30% della spesa necessaria per la ricostruzione delle stesse unità immobiliari e fino ad un massimo di 95 mq utili abitabili.

Agevolazioni finanziarie erano, inoltre, previste per alloggi di superficie non superiore a 200 mq. Il contributo poteva essere utilizzato anche dai proprietari di unità immobiliari distrutte o da demolire, che intendessero ricostruire l’unità immobiliare nel comune di residenza, ove questo fosse diverso da quello in cui era situato l’immobile, purché nella stessa regione. Con decreto del Ministro dei lavori pubblici fu successivamente definito il limite di convenienza per gli interventi di riparazione.

Laddove il costo di riparazione avesse superato il limite massimo dell’80% del costo di ricostruzione, si sarebbe dovuto procedere alla demolizione e ricostruzione dell’edificio. Qualora la superficie distrutta o da demolire risultasse insufficiente per le esigenze abitative del proprietario e del suo nucleo familiare, la superficie utile abitabile occorrente per adeguare l’alloggio era stabilita in 18 mq utili abitabili per ogni componente del relativo nucleo, con un minimo di 45 mq utili abitabili per alloggio.

Per la costruzione delle parti comuni di un edificio con più unità immobiliari, limitatamente alle quote non riferibili alle unità ammesse a contributo, era assegnato un contributo nella misura massima del 25% del costo d’intervento.

Erano, altresì, ammesse a contributo, fino al 25% del costo dell’alloggio le spese per la ricostruzione delle superfici utili per lo svolgimento delle attività di liberi professionisti e lavoratori autonomi, distrutte o demolite per effetto del sisma. Erano ammesse a contributo in conto capitale, fino all’intero ammontare, anche le opere di ricostruzione delle pertinenze agricole adibite a ricovero del bestiame, degli attrezzi e a fienile. Ai coltivatori diretti era assegnato un contributo in conto capitale pari all’intera spesa necessaria, sia per l’abitazione rurale sia per una sola unità immobiliare sita al centro abitato.

Gli aventi diritto ai contributi, inoltre, potevano delegare al comune o ad altri enti pubblici la progettazione, esecuzione e gestione dei lavori o rinunciare al contributo per la ricostruzione dell’alloggio distrutto o da demolire, utilizzando una somma di pari importo per l’acquisto di un alloggio nell’ambito della provincia. Le relative aree di sedime degli edifici erano acquisite al patrimonio del comune. Ai proprietari di edifici distrutti o da demolire, che non potevano ricostruire in sito, il comune avrebbe assegnato in proprietà, nell’ambito dei piani urbanistici comunali, l’area occorrente e anche in tal caso le aree di sedime degli edifici non ricostruibili erano acquisite al patrimonio comunale.
(discussant Aldo Aveta – coordinatore Marichela Sepe)

Sessione V

Il riscatto di Napoli e della sua area metropolitana

La ricostruzione rappresentò l’occasione per tentare di dare finalmente soluzione alle irrisolte ataviche problematiche dell’area metropolitana di Napoli.

La normativa prevedeva la costruzione di 20.000 alloggi, per circa 100.000 vani, di cui se ne realizzarono 13.000 a Napoli e 7.000 nei comuni della prima e seconda cintura. Ciò avrebbe dovuto determinare una larga dotazione di edilizia di tipo economico e popolare, corredata dalle necessarie opere di urbanizzazione, primaria e secondaria.

L’intervento di ricostruzione nella città era ispirato dal cosiddetto piano delle periferie, approvato nel 1978, che mirava alla riqualificazione delle zone urbane degradate ai margini della città.

Circa la scelta delle aree in cui localizzare i 20.000 alloggi, si contrapposero due linee di pensiero. La prima ne prevedeva l’insediamento nel medio e alto entroterra regionale, quale occasione per realizzare quel più volte evocato riequilibrio territoriale, ispirato dalla cultura meridionalista della prima metà del ‘900 e confermato dei primi tre decenni della ricostruzione post-bellica. L’altra corrente di pensiero, viceversa, riteneva necessario il suo innesto nella immediata periferia della città.

Napoli, all’epoca, era in una condizione di forte sovrappopolamento,sfiorando i 1.300.000 abitanti, e la malavita organizzata trovava il proprio nutrimento nella elevata densità di popolazione e nel groviglio edilizio-urbanistico di insediamenti storici come la Duchesca, Forcella e i Quartieri Spagnoli.

Ulteriori esiti, sempre derivanti da successive integrazioni della legge 219/1981, riguardarono l’infrastrutturazione su gomma e su ferro che portò alla realizzazione di una notevole rete stradale in ambito provinciale, a carattere autostradale, oltre al potenziamento e modernizzazione della già ricca rete di ferrovie secondarie presenti nell’area napoletana, che veniva fortemente riqualificata.

Ci si interroga sugli esiti di quell’intervento, alla luce delle modalità procedurali, urbanistico-edilizie e gestionali che furono adottate, in una prospettiva, oggi, di recupero e riqualificazione delle porzioni di tessuto urbano realizzate, anche ai fini della delineazione di nuovi e più avanzati modelli di ricostruzione urbana derivanti da eventi naturali catastrofici.
(discussant Roberto Giannì – coordinatore Cinzia Langella)

Sessione VI

Ruoli e protagonismi tecnico-professionali e politico-sociali

Il terremoto ed il lungo processo di ricostruzione e sviluppo che ne seguì determinarono nuove responsabilità a carico di amministratori e professionisti, cui si dovette fare fronte con una rinnovata capacità di affrontare problemi e le connesse procedure di natura tecnica. Gli uffici pubblici centrali, periferici e locali avviarono fasi di radicale riorganizzazione del loro funzionamento, si dovettero affinare competenze, ampliare le conoscenze.
Gli ordini professionali si impegnarono per favorire un più ampio protagonismo dei loro iscritti, migliorandone la preparazione generale e specifica.
La ricerca universitaria focalizzò meglio i temi dell’edilizia antisismica e delle nuove tecnologie realizzative. I rapporti fra i tecnici impegnati, sia nel settore privato sia nella pubblica amministrazione, si rimodularono sintonizzandosi su nuove esigenze e responsabilità.
La classe politico-amministrativa, statale, regionale e comunale, comprese il nuovo ruolo che le si prospettava e le nuove istanze degli abitanti dei territori colpiti dagli eventi calamitosi, elaborando nuove modalità di acquisizione del consenso popolare.
Tra emergenze vecchie e nuove, si materializzarono inattesi miracoli dell’agire sociale che attivarono buone pratiche che ne hanno fatto emergere, nel tempo, di nuove e più avanzate che in quegli esiti affondano le radici. (discussant Gerardo Trillo – coordinatore Ilaria Vitellio)

23 novembre 2010
ore 9.30

Saluti
Raimondo Pasquino (Rettore Università di Salerno)
Edmondo Cirielli (Presidente Provincia di Salerno) – invitato
Vincenzo De Luca (Sindaco Comune di Salerno) – invitato

Relazione introduttiva
Roberto Gerundo (Università di Salerno)

Relazioni invitate
Ugo Leone (Università di Napoli Federico II)
Raffaele Rauty (Università di Salerno)
Domenico Guida (Università di Salerno)

Sessioni parallele
Letture, analisi, valutazioni e prospettive
della ricostruzione e dello sviluppo in Campania, Basilicata e Puglia
Sessione I – Il governo dell’area vasta
Sessione II – La pianificazione urbanistica
Sessione III – Lo sviluppo economico e produttivo
Sessione IV – Intervento edilizio, qualità abitativa e sicurezza sociale
Sessione V – Il riscatto di Napoli e della sua area metropolitana
Sessione VI – Ruoli e protagonismi tecnico-professionali e politico-sociali

Dibattito conclusivo con i coordinatori e i discussant di sessione
Coordina Roberto Busi (Università di Brescia)

Registrazione ospiti ore 9.00

discussant FRANCO ROSSI
coordinatore EMANUELA COPPOLA

Ginevra Balletto, Carla Furcas – La pianificazione delle geo-risorse: uno strumento per la ricostruzione sostenibile a seguito di eventi catastrofici
Barbara Messina, Pierpaolo D’Agostino – Elaborazioni di modelli digitali per una lettura diacronica delle trasformazioni del territorio
Francesco Salomone – Le strategie per la mitigazione del rischio sismico del Ptcp di Reggio Calabria
Alessia Cerqua, Silvia Rapicetta – Disaster Management Cycle e pianificazione del territorio
Isidoro Fasolino, Roberto Gerundo, Michele Grimaldi – Il sisma e l’area vasta. I contenuti dei piani regionali in Campania prima e dopo il terremoto del 1980
Ilaria Marino, Luigi Petti, Bruno Palazzo – La mitigazione del rischio sismico delle opere infrastrutturali in area vasta
Marino de Luca – La ricostruzione ed il ridisegno della rete dei trasporti terrestri
Domenico Guida, S.I. Giano, Eva Pescatore – L’importanza degli studi geologici e geomorfologici nella pianificazione urbanistica: l’esempio del territorio comunale di Eboli
Alessandro Baratta, Ileana Corbi – Studio della sismicità locale per la pianificazione urbana

AULA A – Sessione I

Il governo dell’area vasta

discussant FRANCESCO VENTURA
coordinatore ISIDORO FASOLINO

Antonio Bertini – L’identità di Santomenna
Maurizio Tira, Claudia Confortini, Riccardo Bonotti – I piani di recupero nella ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 1980 e la loro possibile applicazione in Abruzzo
Roberto Busi – Il piano urbanistico tra passato, presente e futuro della città. La lezione della ricostruzione in Campania, Basilicata e Puglia
Americo Picariello – Tra tutela e deroghe. L’esperienza a Cava de’ Tirreni
Roberto Gerundo, Isidoro Fasolino, Carla Eboli – L’onda lunga di piani urbanistici comunali prodotti in forza della normativa di intervento post sisma in Campania
Roberto Gerundo, Isidoro Fasolino, Raffaella Petrone Gli effetti della ricostruzione nel comune di San Gregorio Magno
Salvatore Losco – La ricostruzione dei piccoli centri urbani distrutti dal terremoto del 1980 in Campania e Basilicata: laboratori di città di fondazione
Cristoforo Pacella – La pianificazione urbanistica comunale nei paesi disastrati dell’area del marmo platano: cosa è cambiato dal 1980 ad oggi?
Fulvia Pinto – Tempi della ricostruzione e modalità di sviluppo per una pianificazione urbanistica integrata
Domenico Passarelli e Nicola Tucci – Piano urbanistico e ricostruzione post-sismica. Verso nuove strategie attuative
Aniello Ciaravolo – Il “modello” Irpinia e i casi di Lioni e Laviano

AULA B – Sessione II

La pianificazione urbanistica

discussant LUIGI FUSCO GIRARD
coordinatore PASQUALE DE TORO

Fabio Converti – Discretizzare la città: le nuove forme dell’abitare contemporaneo
I. Pinzello, A. Giampino, A. Saccomanno, L. Scaduto, V. Todaro – La ricostruzione della Valle del Belice in Sicilia: una questione aperta
Giuseppe Forino, Andrea Porru – Delimitazione delle aree in stato d’emergenza post-sisma: una proposta operativa
Giuseppe Mazzeo – Pianificazione post-terremoto ed evoluzione demografica nelle aree epicentrali dell’Irpinia
Gabriele Tedesco – Individuazione di strategie ottimali per la mitigazione del rischio sismico
Marialuce Stanganelli – Sviluppo territoriale in Irpinia dopo il terremoto
C. Tiziana Scandura – L’evento sismico quale “affare ex post” per programmare sviluppi locali
Vito Cappiello – Per una “carta del progetto di fronte alle emergenze da disastri naturali in Italia”
Roberto Gerundo, Isidoro Fasolino, Alessandro Siniscalco – Tracce di sostenibilità nella normativa di intervento post sisma in Campania e Basilicata
Gianni Vigilante – Qualità o emergenza-architettura e/o edilizia? Disputa tra apocalittici e integrati dal noir “facce di pietra”

AULA C – Sessione III

Lo sviluppo economico e produttivo

discussant ALDO AVETA
coordinatore MARICHELA SEPE

Maria Bostenaru – Funzioni di urbanism e di architettura nella ricostruzione dell’Aquila nel contesto di alloggiamento sociale europeo
Domenico Costantino, Raffaella Riva Sanseverino – L’emergenza sismica del 2002 a Palermo: finanziamenti e – interventi in centro storico
Erminia d’Alessandro – In attesa dell’evento catastrofico
Georg Josef Frisch -Pianificazione d’emergenza e urbanistica nella ricostruzione
Cristina Gociman, Tiberiu Florescu, Maria Bostenaru Dan – Ristrutturazione urbana per ridurre rischio nella zona centrale protetta della città. Studio finalizzato a Bucarest
Valentina Rocca – L’urbanistica nell’emergenza: trasformabilità spazio-funzionale
Roberto Vanacore, Monica Guarino, Mauro Vincenti – Da un rudere contemporaneo una risorsa per l’abitare: la riqualificazione del quartiere Iacp Boscozzulo a Bisaccia (Av)
Pierfrancesco Fiore – Gli interventi sugli edifici di pregio architettonico, nei centri minori delle aree colpite dal sisma del 1980
Paolo Zinno – La ricostruzione post sisma 1980 a Salvitelle
Roberto Vanacore – Costruire sulla tabula rasa. Modelli urbani e città nuove nella ricostruzione post sisma 1980
Mario De Cunzo – Il ruolo della Soprintendenza nel terremoto dell’Irpinia
Paolo Mascilli Migliorini – Evoluzione e sperimentazione antisismica in Irpinia dopo il 1980

AULA D- Sessione IV

Intervento edilizio, qualità abitativa e sicurezza sociale

discussant ROBERTO GIANNÌ
coordinatore CINZIA LANGELLA

N. Chiapparo, S. Chiapparo, M. Boscarol, G. Galano, G. Masella, E.R. Ruggieri – Modelli di rigenerazione urbana tra identità e sviluppo
Bernardino Stangherlin – Il programma straordinario legge 219/81 a Napoli e la sua “rimozione”. Il caso di Scampia e della periferia nord
Enrico Sicignano, Giacomo Di Ruocco– Interventi post sisma quali occasioni di qualità progettuale. Esempi e riflessioni
Enrico Sicignano – La ri-costruzione di un edificio e di due case. Tre esperienze progettuali
Cinzia Langella – Recuperare con gli abitanti
Sergio Stenti – Trasformazioni d’emergenza
Roberto Gerundo, Francesco Di Maggio – Area flegrea: recupero edilizio e bradisismo
Roberto Gerundo, Francesco Di Maggio – Area flegrea: ricostruzione e Monterusciello
Claudia Aveta – Restauro, riqualificazione e rinnovamento del centro storico di Napoli
Alessandro Baratta, Ileana Corbi – Sulla prevenzione del rischio sismico per le aree urbane
Claudio Gambardella – Lo spazio abitato dei cortili di Ponticelli. Un’esperienza di rilievo nel dopo terremoto, dalla professione all’Università
Giovanni Dispoto– La ricostruzione: poteri straordinari e piano delle periferie

AULA E – Sessione V

Il riscatto di Napoli e della sua area metropolitana

discussant GERARDO TRILLO
coordinatore ILARIA VITELLIO

Roberta Lazzarotti – Modelli di intervento per la ricostruzione a confronto
Flavia Schiavo – Catastrofi e ricostruzioni: intenzionalità ed esiti a confronto
Andrea Porru – Topofilia e meccanismi partecipativi in uno scenario di ricostruzione post-sisma
Vittorio Quagliata Scavarelli – Congetture sulla pianificazione della contingenza
Mariano Sartore – Irpinia ’80 vs Umbria ’97. Tra continuità e discontinuità
Marichela Sepe – Rischio, identità e pianificazione
Antonella Sarlo – Verso nuovi scenari urbani nelle politiche di prevenzione
Enzo Cancellieri – La faticosa direzione dei lavori di ricostruzione di Salvitelle
Giuseppe Bruno, Emanuela Coppola – Il terremoto: un’occasione mancata per pianificare il recupero e la messa in sicurezza dei tessuti insediativi
Stefano Ventura, Giuseppe Napoli – Dall’emergenza alla pianificazione. Un’analisi storico-sociale delle scelte urbanistiche
Michele Brigante – Il tecnico verificatore dei danni post evento: un esempio di capovolgimento delle regole dell’ingegneria strutturale
Achille Flora, Claudio Luongo, Osvaldo Cammarota – Dalle emergenze al governo efficace

AULA F – Sessione VI

Ruoli e protagonismi tecnico-professionali e politico-sociali

23 novembre 2010 – 15.30
Prima sessione plenaria

Ricostruzione e sviluppo in Campania, Basilicata e Puglia nella interpretazione dei protagonisti

Introduce Raimondo Pasquino (Rettore Università di Salerno)
Modera Massimo Calenda (Tg3 Campania)

tecnici e imprenditori
Partecipano: Armando Zambrano (Ordini Ingegneri Campania), Francesca Pace (Inu Puglia),
Francesco Ventura (Università di Firenze), Francesco Peduto (Ordine Geologi Campania),
Michele Lapenna (Ordine Ingegneri Potenza), Fulvio Fraternali (Ordini Architetti Avellino),
Roberto Lo Giudice (Inu Basilicata), Gennaro Miccio (Soprintendenza BAP Salerno e Avellino),
Pasquale Caprio (Ordine Architetti Salerno), Roberto Corvigno (Ordine Ingegneri Avellino),
Riccardo Dalisi (Università di Napoli Federico II), Franco Rossi (Università della Calabria)
Antonio Lombardi (Ance Salerno), Franco D’Orilia (Fondazione MIdA)

politici
Partecipano: Andrea Geremicca, Carmelo Conte,Vincenzo De Luca, Guido D’Angelo.

Intervento conclusivo
Enzo Scotti – invitato
(Sottosegretario di Stato, già Ministro per la Protezione Civile)

24 novembre 2010, 15.30

Seconda sessione plenaria

L’esperienza degli urbanisti nel Gruppo nazionale difesa dai terremoti

Giuseppe Imbesi (Università di Roma La Sapienza)
I terremoti nel giornalismo di inchiesta
Antonello Caporale (La Repubblica)

Ricostruzioni a confronto nell’interpretazione degli urbanisti

Introduce Vito Cardone (Preside Facoltà di Ingegneria, Università di Salerno)
Modera Ottavio Lucarelli (La Repubblica, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania)
Belice – Ignazia Pinzello (Università di Palermo)
Friuli – Sandro Fabbro (Università di Udine)
Campania e Basilicata – Fancesco D. Moccia (Università di Napoli Fererico II)
– Piergiuseppe Pontrandolfi
(Università della Basilicata)
Area flegrea – Roberto Gerundo (Università di Salerno)
L’Aquila – Piero Properzi (Università dell’Aquila)

Interventi di chiusura

Federico Oliva (Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica)
Vincenzo Santochirico (Presidente I Commissione Consiliare Regione Basilicata)
Angela Barbanente (Assessore Urbanistica Regione Puglia)
Marcello Taglialatela (Assessore Urbanistica Regione Campania)

Eventi collaterali

24 novembre 2010 ore 9.30-13.30

Il grande terremoto dell’Irpinia: trenta anni dopo. Il terremoto e il territorio
a cura di Leonardo Cascini, Bruno Palazzo, Roberto Scarpa
Il terremoto nei titoli de Il Mattino
a cura di Libero de Cunzo (audiovisivo)
Immagini da Avellino
a cura di Giuseppina Guerriero (audiovisivo)
Terre in moto
documentario di M. Citoni, A. Landini, E. Siniscalchi
Le macerie invisibili
documentario di A. Caporale, G. Napoli, M. Oricchio, M. Cavalieri
Monteruscello, il sogno di Agostino Renna
documentario di Sergio Stenti, Ludovico Fusco, Ivana Greco
Due giornate di ricostruzione, Salvitelle 1988
documentario di Francesco Ventura
La polvere e il vuoto. A trent’anni dal terremoto in Irpinia
documentario di B. Daniele, A.M. Giaquinto, B. Rispoli, I. De Simone, S. Marra

Con il patrocinio di
Con la collaborazione de
Il Mattino

Regione Campania
Regione Basilicata
Regione Puglia
Unione delle Provincie Italiane
Provincia di Avellino
Provincia di Salerno
Comune di Napoli
Comune di Salerno
Università di Salerno
Ordine dei Geologi della Campania
Ordine degli Architetti della Provincia di Napoli
Ordine degli Architetti della Provincia di Benevento
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Associazione Nazionale Costruttori Edili Salerno
Direttore e responsabile scientifico
Roberto Gerundo – (Presidente Inu Campania, Università di Salerno)
Segretario Pasquale De Toro
(Segretrario Inu Campania, Università di Napoli Federico II)
Comitato tecnico-scientifico
Isidoro Fasolino (coordinamento operativo), Michele Grimaldi,
Giuseppe Mazzeo, Giuseppina Guerriero, Vincenzo Russo,
Armando Zambrano, Ilaria Vitellio, Libero de Cunzo, Marichela Sepe,
Roberto Giannì, Franco Di Maggio, Emanuela Coppola,
Cinzia Langella, Luigi Cuciniello, Roberto Corvigno, Gerardo Trillo
Comitato organizzativo
Salvatore Bruno, Giuseppe Casilli, Nello De Sena, Carla Eboli,
Antonio Iovine, Raffaella Petrone, Marcella Rebora, Alessandro Siniscalco
Redazione e comunicazione
Stefania Di Roberto (Segreteria Inu Campania)
Piera Carlomagno (Ordine Ingegneri Salerno)
Università di Salerno
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Via Ponte Don Melillo
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1 commento su “A 30 anni dal sisma, studiosi a Convegno: Terremoto ’80 Ricostruzione e sviluppo”

  1. vivo in piemonte e ho ereditato una casa terremotata con abbattimento.L’oh ricostruita a mie spese perche dicono che non residenti non hanno diritto al sonvezionamento governativo per la ricostruzione nonostante fatte tutte le pratiche ai senzi della fatto da mio padre.Io ora voglio sapere se ho delle aggevolazioni nel pagare le tasse odierne.Faccio presente che si trova in zona montana. saluti

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