Quote rosa: Etica attacca Santomauro

Dopo il “rimpastone” con la fuoriuscita della Calenda nessuna donna più in giunta.

Per Etica con la “misoginia” del Sindaco, ora chi presiederà la Commissione Pari Opportunità: Santomauro con il rossetto, tacchi a spillo e mini gonna?

Marika Calenda

BATTIPAGLIA – Con l’uscita di Marika Calenda dalla Giunta, ormai le donne non sono più presenti, e conseguentemente anche la Commissione Pari Opportunità, temporaneamente presieduta dal Sindaco Giovanni Santomauro, non potrà avere come presidente una donna che avesse anche un ruolo amministrativo importante.

In effetti la Calenda ha dovuto fare spazio a Vito Lucia indicato da IdV, dopo una serie di tira e molla e una serie di incontri con i vertici locali e Provinciali del Partito di Di Pietro, qualche giorno prima che questi venissero commissariati.

E l’uscita della Calenda, unica donna in Giunta, è l’occasione per Etica per il Buon Governo, il Movimento Politico fondato da Cecilia Francese, per attaccare il Sindaco e la sua maggioranza e per evidenziare una sorta di “maschilismo” imperante, che prende l’Amministrazione Santomauro, spinta come sostiene Etica, dal Sindaco “misogino”, che al contrario di quanto ha fatto Pisapia a Milano formando una giunta con una partecipazione del 50% di donne, ha estromesso l’unica che c’era.

Cecilia Francese

E così Etica ritiene: che questa maggioranza comunale,”civico” in testa, fosse caratterizzata da una grettezza culturale senza pari verso le donne, e’ cosa che, in totale solitudine, abbiamo sostenuto in questi mesi alla luce delle scelte del sindaco rispetto alla commissioni per le pari opportunita’, delle battute “maschiliste”, dell’atteggiamento verso le donne che caratterizza questa amministrazione, (ovviamente nel silenzio assordante ed imbarazzante del PD e di quelle forze di maggioranza che, dicono, di rifarsi a culture della sinistra!).

Ora questa impostazione culturale e mentale ha trovato la sua drammatica conferma nella composizione della giunta comunale dopo il “rimpastone”.

Quale è stato il vero dato politico del lungo travaglio che ha caratterizzato questa maggioranza, –  si pone come domanda Etica – oltre alla “grande abbuffata” dell’UDC ed alla espulsione dei problemi della città dalla agenda politica di chi amministra battipaglia (neanche uno straccio di documento politico-programmatico, dal quale si capisse il perchè del “mal-di-pancia” di cui hanno sofferto il “civico” (Santomauro) ed i suoi sodali per 4 mesi, e su quali progetti, priorità, obiettivi si ricompattasse l’armata brancaleone)?

La risposta sta sotto gli occhi di tutti: nessuna donna in giunta comunale.

Giratela come volete, – continua nelle sue critiche il Movimento di Cecilia Francese – ma il fatto che non si sia trovato neanche uno spazio per una donna nella “Santomauro Ter” (anzi, pardon: Santomauro “quater”) e’ un atto di una gravita’ politica unica, che precipita Battipaglia nel medioevo politico e ci colloca fra il peggio delle amministrazioni comunali d’Italia di comuni della nostra dimensione.

Lo venga a spiegare il PD, che si definisce di sinistra (sbagliamo o Pisapia a Milano, proprio negli stessi giorni ha varato la sua giunta: 50% donne, 50% uomini e ne ha parlato con toni entusiastici la stampa di tutt’Italia?)

Lo vengano a spiegare altre forze politiche che si definiscono aperte alle tematiche femminili, ma soprattutto lo venga a spiegare il “civico”.

Lo statuto della Citta’ è esplicito: “la presenza o meno di ambo i sessi nella giunta, è rimessa alla determinazione del sindaco”.

Se le donne non sono più in Giunta comunale a Battipaglia e’ innanzitutto responsabilità di questo Sindaco che, evidentemente non ha ritenuto quello della presenza di genere nell’esecutivo comunale, una priorità politica.

Non c’è che dire: bravi!

Tutti presi dalla spartenza delle “tozze”, hanno dimenticato la città coi suoi problemi, e anche la differenza di genere.

Con un solo atto politico, – continuano le critiche di Etica – questi signori hanno dato conferma a ciò che etica per il buongoverno da tempo sostiene a proposito del modo di intendere le donne da parte di questa maggioranza: “incapaci di auto-organizzarsi ed auto-gestirsi, inaffidabili e quindi da mettere sotto tutela, buone come “accessorio” per qualche maschio detentore di potere, in definitiva “buone solo per una cosa”.

La fobia per le donne, l’incapacità di fare i conti con un altro modo di vedere le cose del mondo, e quindi anche la politica si e’ manifestata in tutta la sua evidenza. – Sono evidentemente le motivazioni psicologiche e sociologiche, secondo Etica, che muovono determinati comportamenti che inevitabilmente portano poi a scelte che vanno verso la separazione o addirittura alla esclusione. –

Ora c’e’ un solo quesito cui attendiamo risposta – concludono Etica e Cecilia Francese visto che presenteremo in merito opportuna interrogazione consiliare: adesso la presidenza della “commissione pari opportunità”, che il sindaco ha avocato a se, con straordinaria arroganza, con la scusa che avrebbe delegato l’unica assessora donna all’epoca in giunta, ora la svolgerà il sindaco stesso, semmai indossando i tacchi a spillo e la minigonna? Non crediamo che sia un bel-vedere.

Una cosa e’ certa – ribadiscono con forza – la “misoginia” di questo sindaco, stavolta lo ha portato ad un atto di una gravita’ incredibile, di cui noi riteniamo le donne, e non solo, di Battipaglia dovrebbero chiedergli conto. Etica promette di farlo pubblicamente.

Battipaglia, 6 luglio 2011

4 commenti su “Quote rosa: Etica attacca Santomauro”

  1. Che barba questa storia delle quote rosa!! Saremo un Paese davvero evoluto quando giudicheremo i nostri amministratori per quello che hanno effettivamente fatto e non solo su se hanno il pene o la vagina. Basta! Siamo nel 2011!!

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  2. Senti,cosiddetto mbizzicuso, oltre ad essere una persona volgare(e mi meraviglio ancora una volta che M.Del Mese consenta ad anonimi frasi simili) non hai ancora capito che,purtroppo, in Italia,come a Battipaglia, a Eboli, ecc. ecc. si è costretti a parlare di “QUOTE ROSA” perchè le grandi e piccole caste politiche che ancora ci ritroviamo,non consentono l’ingresso nelle stanze del potere alle donne come ai giovani,alla società civile come alle persone semplici. Anche io penso che gli amministratori vanno giudicati in base alle capacità, ma così come è congegnato il sistema politico italiano, per consentire alle donne e ai giovani capaci di cimentarsi in politica,abbiamo ancora bisogno delle quote
    “rose”,”giovani” o come diavolo le vuoi chiamare.

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  3. Soliti luoghi comuni triti e ritriti, conditi con l’attacco personale per fare un pò di effetto in più. Carissimo, per accedere alla politica basta candidarsi e prendere i voti. Farsi candidare in una lista in un comune è una delle cose più semplici che esista al mondo. Prendere i voti…. beh quello è più complicato.
    Basta guardare con obiettività l’economia e la politica per vedere che esistono settori dove c’è una prevalenza di donne, altri in cui c’è la prevalenza di uomini.
    Si faccia un giro all’università e conti la percentuale di donne in corsi di Laurea come Ingegneria o in Informatica oppure vada a contare gli uomini che seguono i corsi di Scienze della Formazione o in generale delle materie umanistiche. E questo non perchè ci siano delle “caste” ma perchè ci sono campi che vengono preferiti essenzialmente da uomini, altri che sono preferiti dalle donne.
    Di donne in politica ce ne sono poche (anche se in continuo aumento senza bisogno di leggine dementi ad hoc) perchè se ne occupano poco. Tutto qui.
    Se poi parliamo di giovani, beh lì bisogna definire cosa intendiamo, qual è la soglia. Se per giovani intendiamo gli under 40, ne troviamo tanti nei consigli comunali e negli assessorati intorno a noi e anche in parlamento (addirittura il sindaco di una città importante come Firenze). Se invece la soglia l’abbassiamo di molto, allora sfociamo nella demagogia. Governare richiede esperienza di vita, di lavoro e politica, bisogna saper attendere. Candidare un 20 enne a sindaco di Milano come ha fatto Grillo non è un’ opportunità per i giovani … è solo una buffonata.
    Admin se ritiene volgare e offensivo il mio primo post lo cancelli pure, non voglio disturbare nessuno.

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    • Per Mbizzicuso e Vincenzo Cicalese. –
      Non sono affatto d’accordo riguardo alla presenza delle donne stabilita da una legge.
      Questa è una battaglia culturale che muove i primi passi allorquando la società perse le sue caratteristiche rurali e si aprì a nuovi orizzonti e, rispetto al resto dell’Europa, in Italia ha preso più corpo perché le donne avevano un ruolo molto più marginale nella società. Da qui una cosa è aiutare le donne a liberarsi da condizioni di subalternità, l’altra è “imporre” la loro partecipazione nei vari settori della società in politica, nei ruoli elettivi e in quelli di rappresentanza e più in generale nelle istituzioni, e come recentemente si è fatto anche per le partecipazioni societarie.
      Accade che in un CDA di un’Azienda, sarà indispensabile la presenza di donne; per la nomina di una Giunta (Comunale, Provinciale, Regionale) è obbligatorio inserire delle Donne; e così via passando per tutte le promanazioni che la società si è man mano dotata per sviluppare le sue relazioni occorrerà per legge inserire delle donne.
      L’equazione donne-partecipazione non può essere solo considerata rispetto al genere, semmai è importante promuovere azioni civili e un quadro normativo che garantisca equità di giudizio e imparzialità nelle scelte se non guardando solo ed esclusivamente alla capacità e alle opportunità che tutti indipendentemente dalla loro razza, dal loro credo religioso, dalla loro appartenenza politica, dal loro sesso, dalla loro età e dalle loro abitudini, devono avere rispetto alla legge.
      Questa sarebbe la vera rivoluzione culturale. Questa sarebbe la vera battaglia che si dovrebbe tenere ed una volta per tutte definire, rispetto alle discriminazioni.
      L’obbligo del “genere”, a mio avviso è il primo discrimine è come se i miei genitori avessero fatto una legge per obbligare una squadra a farmi giocare nel ruolo del centravanti solo perché ho gli occhi azzurri e i capelli biondi, per cercare in qualche modo di “pareggiare” i colori.
      Non lo avrei mai accettato.
      Ma nello stesso tempo come si deve fare per una società, specie quella italiana, dove nell’ultimo quindicennio si è pensato più all’apparire che all’essere, facendo diventare un metodo di selezione di ministri e rappresentanti politici solo un paio di gambe, un bel seno, un bellissimo volto, o tutto insieme, e non il loro valore, indipendentemente se poi, magari entrando nei ruoli abbiano anche fatto cose egregie? E’ stato comunque un rischio. Ma ironia della sorte, riguardo a certe risposte, il collegio giudicante per il caso Ruby del primo sostenitore della premialità della bellezza femminile Silvio Berlusconi, è composto da 5 donne. Ironia della sorte.
      Ritornando alla presenza e alla partecipazione delle donne, è da tenere conto delle particolari inclinazioni che ognuna di esse può avere e magari prevalere in alcuni campi specifici, ma vivaddio è sempre il confronto con gli altri a definirne ruoli, competenze, capacità, partecipazione. La storia è piena di donne eccezionali, che hanno svolto ruoli delicati e appropriati, così come quella politica che ha avuto donne alle quali nessuno ha fatto nessun regalo e nonostante tutto hanno occupato ruoli eccezionali, penso a Nilde Iotti, Tina Anselmi, Rosa Russo Iervolino, Emma Bonino e la stessa Rosy Bindi. Tutto si può dire di loro tranne che hanno conquistato quei ruoli per il loro corpo o perché qualcuno le abbia spinte o sponsorizzate. Donne straordinarie nel campo della scienza, dell’industria della letteratura di ogni campo.
      Non è forse meglio conquistare piazze in una sana competizione dove i meriti e le capacità non debbano essere condizionati per legge?
      Massimo Del Mese

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