I Pilastri della Rivoluzione Economica secondo un giovane ingegnere salernitano

26 novembre 2011, ore 11:00, Villa Poseidon, Salerno, Conferenza Stampa di Presentazione della “Rivoluzione Economica”.

Il Progetto è di Enrico Adinolfi, di un giovane ingegnere salernitano che propone interessanti vie di uscita dalla Crisi economica. E’ possibile? senza mettere al centro l’uomo è impossibile.

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SALERNO – Sabato 26 novembre alle ore 11:00 si terrà, nella suggestiva Villa Poseidon a Salerno, la conferenza stampa di presentazione della Rivoluzione Economica. Un progetto, che  nasce da un giovane ingegnere salernitano, Enrico Adinolfi, che vuole diffondere consapevolezza, sullo stato attuale dell’economia e della società e proporre ambiziose vie d’uscita.

Ai giovani vanno date sempre le chance, e figuriamoci se POLITICAdeMENTE che è un sito di libertà e di grande spazio democratico non poteva concederlo. Ai giovani va riconosciuto il disprezzo del pericolo, la lucida “follia” delle idee più innovative, ma va riconosciuto anche il coraggio di affrontare con incoscienza i pericoli della vita.

Problemi così complessi che riguardano l’economia mondiale, passando dalla spesa della massaia ai grandi investimenti e alle grandi speculazioni, sono ormai il menagramo di tutti gli studiosi di economia del Mondo, intenti a mettere ordine in un sistema che ci avevano sempre detto fosse il frutto di una scienza esatta, salvo a prevedere le variabili, che ormai è divenuta una non scienza, ingovernabile e che sfugge a qualsiasi controllo di qualsiasi organismo mondiale.

Quella del giovane Adinolfi è veramente una iniziativa atipica, che egli stesso dice di non aver un taglio politico, ben sapendo che invece il taglio politico ce l’ha e come, specie se si tiene conto di governare gli eventi ed evitare di dare ad ogni cosa un valore economico. E così Adinolfi si vuole esercitare ad affrontare temi multidisciplinari che spaziano dal  sistema finanziario e bancario, alle regole generali che governano società ed economia, trascurando quello che è uno dei pilastri che sostengono tutto il sistema: l’uomo e per esso il lavoro.

Trascurare l’uomo significa trascurare il pilastro fondamentale su cui si è sviluppata l’economia fino a quando ha mosso i suoi primi passi, organizzandosi per soddisfare i propri bisogni, da quelli più semplici a quelli più complessi, da quelli immateriali a quelli divenuti poi soggetto di economia e fonti di ricchezza. E così man mano che le attività economiche che producevano ricchezza e prendeva il sopravvento il sopravvento sui bisogni più semplici, il sistema economico è divenuto un mostro a mille teste che ha divorato tutti e tutto, mettendo a soqquadro un sistema semplice e naturale degli scambi tra gli uomini fino ad annullare ogni cosa, anche la dignità del singolo individuo.

Con la scusa che la società si è evoluta e cerca nuove forme, più moderne di confronto e che i mercati devono seguire le loro sorti e dettare le politiche agli stati si è calpestato ogni diritto e ogni regola, così come si è annullato ogni forma di civiltà sociale, perchè anch’esse sono il frutto di iniziative che appartengono al mercato. E così si decide che tipo di Film dobbiamo vedere, come ci dobbiamo vestire, che tipo di vacanza dobbiamo fare, come dobbimo regolare i nostri rapporti con i nostri figli, le persone che ci sono vicine e che vogliamo bene, che tipo di lavoro fare e come e dove e in che casa abitare. Fermi. Possiamo riflettere?

E’ forse queste soluzioni che si articola la Rivoluzione Economica, del giovane Adinolfi? Il giovane ingegnere, sicuramente affronterà ciascun argomento con la libertà, l’”ingenuità” ed il coraggio che solo un giovane  può avere, senza la paura di affermare “ciò che non si può dire” e intervenire su “ciò che non si può cambiare”, ma metterà al centro l’uomo e tutte le implicazioni che l’uomo comporta?

Da qui, egli anticipa che il suo studio viene da proposte di argomentate riforme, alcune frutto delle esperienze lavorative nel mondo bancario e finanziario e altre di personali approfondimenti, che hanno come obiettivo quello di segnare uno storico e marcato punto di discontinuità con il passato, e l’uomo in questi studi è solo la sommatoria di numeri, o è un essere dotato di sentimenti, di passioni, di amore, di bisogni?

Il “futuro” che le generazioni di oggi stanno costruendo non è accettabile dice Adinolfi ed è vero, ai giovani è stato inculcato il mito del successo, magari raggiungibile a tutti i costi, successo che necessariamente passa attraverso distrazioni che li allontanano dai sentimenti più genuini e li avvicinano ai numeri, quelli dei risultati che si devono necessariamente ottenere per avere e toccare quel successo che tanto si rincorre.

Il cambiamento, soprattutto per i giovani, è necessario e Adinolfi ha intenzione di affrontarlo nel suo studio “avventuroso” seguendo un’agenda che prevede uno sviluppo in due tempi: il primo, è di presentazione di quella che definisce La rivoluzione economica; il secondo riguarda l’aspetto più operativo di un tavolo tecnico per affrontare operativamente i vari temi di discussione.

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Enrico Adinolfi

La rivoluzione economica mira a mostrare le facce migliori della realtà. Si parte dallo stato attuale e si agisce con l’obiettivo di:
1. tutelare i frutti del lavoro di ciascuno: capitali, immobilizzazioni, società, etc.;
2. ridare senso di responsabilità e consapevolezza che lo Stato è un bene comune;
3. rendere centrali gli interessi della collettività: l’ambiente, la sostenibilità energetica, la qualità dei prodotti e l’efficienza dei servizi, la diffusione della conoscenza.

Il processo di cambiamento proposto è stato articolato in tre fasi distinte. La differenziazione deriva dal tempo necessario a realizzare le azioni proposte.
I pillar (pilastri) descritti nella prima fase sono di immediata applicazione; le «rivoluzioni» presentate nella seconda fase richiedono invece tempi più lunghi.
Le prime due fasi rappresentano le basi per la terza, la più affascinante, con la quale potremo avviare la vera svolta.

Nella prima fase, Misure urgenti, si affrontano le difficoltà e le disfunzioni dell’economica attuale, scongiurandone gli effetti più devastanti. Alcune delle conseguenze positive delle politiche proposte saranno infatti:

  • salvataggio di tutti gli stati a rischio default;
  • ridimensionamento del potere delle banche;
  • tutela dei risparmi e del patrimonio individuale.

Nella seconda fase, Cambiamenti, Rivoluzioni, inizia il vero cambiamento della società e dell’economia. Sono previsti:

  • l’affermazione dell’etica e della formazione come principi di base;
  • l’abbandono di uno fra gli oggetti oggi in circolazione dalle origini più antiche: la cartamoneta, sostituita interamente dalla moneta elettronica;
  • la modifica dei concetti di stato e amministrazione pubblica,  intesi non più come entità astratte e avulse dalla realtà, ma come «beni comuni» sui quali ogni singolo cittadino ha diritto alla massima trasparenza e può esercitare una forma di controllo;
  • una nuova concezione del denaro pubblico, inteso come denaro di tutti, i cui movimenti devono essere interamente tracciati e sempre visibili;
  • il ritorno delle banche alla sola funzione di intermediazione tra la domanda e l’offerta di capitali;
  • la regolamentazione del profitto derivante da attività che non generano valore aggiunto;
  • l’introduzione delle prime misure volte alla sostenibilità ambientale e all’utilizzo delle fonti rinnovabili come unica forma di generazione di energia;

l’informatizzazione dei sistemi di tassazione.

Le prime due fasi forniranno le basi, i pilastri, per rendere possibile la terza, Sviluppo Sostenibile, la più importante ed affascinante.  Le attività e le proposte si concentreranno sugli interessi centrali della collettività: tutela dell’ambiente, sostenibilità energetica, efficienza dei servizi, qualità dei prodotti.  Saranno possibili interventi in tutti i settori per sfruttare le piene potenzialità delle tecnologie e della creatività umana.

Uno degli strumenti fondamentali, comune a tutte le fasi della rivoluzione, è la più recente tra le scoperte dell’uomo: la tecnologia della comunicazione informatica. L’ICT (Information Communication Technology)  fino ad oggi ha riprodotto i processi esistenti: è arrivato il momento di utilizzarla per crearne di nuovi e applicarla alla società e all’economia.

Le fasi indicate sono linkate e conducono al sito di Adinolfi.

Fase 1 – Misure Urgenti: i 10 Pillar, divisi in 4 ambiti, applicabili nel breve periodo
Governo e Società 1.1 Politica: governare è una responsabilità ed un onore, non un privilegio
1.2 Cancellare dalla spesa pubblica gli sprechi ed i finanziamenti ad attività improduttive
1.3 Emersione del nero
1.4 Tassazione: favorire la produzione e chi lavora creando valore aggiunto
Mercari 1.5 Stabilizzazion e dei prezzi di borsa
1.6 Convergenza tra valore di mercato e valore reale dei derivati
1.7 Trasparenza del mercato
Banche ed Istituti Finanziari 1.8 Abbattere gli interessi sul debito degli Stati e superare la dipendenza dalle banche
1.9 Limitare il potere di azione di Banche ed Istituti Finanziari
Occupazione e Sviluppo 1.10 Un fondo di responsabilità per il rilancio dell’economia reale
Fase 2 – Cambiamenti, Rivoluzioni: i 10 Pillar, divisi in 4 ambiti, applicabili nel medio periodo
Governo e Società 2.1 Politica: etica, morale e formazione
2.2 Aziendalizzazione, trasparenza e meritocrazia nella pubblica amministrazione
2.3 Trasparenza e visibilità in tempo reale dell’uso del denaro pubblico
2.4 Tassazione: crescita economica ed obbligo di pareggio in bilancio
Mercati 2.5 Sistemi di Pagamento: abbandono della carta moneta come forma di denaro
2.6 Ecosostenibilità e trasparenza: costi smaltimento e recupero, storicizzazione dei prezzi
2.7 Istituzione di un’autority dei mercati
Banche ed Istututi Finanziari 2.8 Ripartizione di oneri e benefici, stop alla moneta bancaria
Occupazione e Sviluppo 2.9 Diffondere la conoscenza: portale del know-how
2.10 Garantire la qualità: formazione continua
Fase 3 – Sviluppo Sostenibile: gli obiettivi raggiungibili nel lungo periodo con la Rivoluzione Economica (Il dettaglio dei Pillar sarà reso pubblico con la seconda parte del lavoro).

Salerno, 23 novembre 2011

11 commenti su “I Pilastri della Rivoluzione Economica secondo un giovane ingegnere salernitano”

  1. Buongiorno, so che “le pratiche di comunicazione” sconsigliano di commentare direttamente un articolo nel quale si è citati, ma farò uno strappo anche a questa regola. Condivido la critica sulla centralità dell’uomo e mi piacerebbe poter aprire un dibattito sull’argomento in conferenza stampa.
    Sperando di poterla incontrare la saluto cordialmente.

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  2. Buongiorno e grazie per lo spazio concesso,
    so che “le pratiche di comunicazione” sconsigliano di commentare direttamente un articolo nel quale si è citati, ma farò uno strappo alla regola.
    Condivido la critica sulla centralità dell’uomo e mi piacerebbe poter aprire un dibattito sull’argomento in conferenza stampa.
    Sperando di poterla incontrare la saluto cordialmente.

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  3. anche se non sono un esperto mi va di intervenire
    gli economisti e i governanti hanno dimenticato concetti quali la bilancia dei pagamenti e la bilancia commerciale, forse è per questo che cresciamo meno del marocco e non solo della cina (il resto mi sembrano pippe mentali)

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  4. IL PIL NON DEVE ESSERE CONSIDERATO UN TOTEM,ALTRIMENTI SI RISCHIA CHE ESSO DEBBA CRESCERE ALL’INFINITO X MISURARE LA RICCHEZZA INTERNA DEL PAESE. MA LE RICCHEZZE SON TANTE E DI DIVERSE TIPOLOGIE,RADICARCI SOLO SU UNA CONCETTUALIZZAZIONE MATERIALE E NON UMANA,IMPOVERISCE IL SISTEMA E CI ALIENA COME MACCHINE. UN CONSIGLIO LEGGETE ,(davvero esaustivo)QUEST’ARTICOLO:http://www.asianews.it/notizie-it/%E2%80%9CIl-prodotto-interno-lordo-della-felicit%C3%A0%E2%80%9D-per-la-prima-volta-nell%E2%80%99agenda-Onu-22177.html

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  5. il tecnicismo ci ha uccisi. Ha ucciso ogni speranza. Tutto quello che non rientra nei numeri non sweve. Affrontare questi temi, con la visione twcnicistica non é altro che affrontarli allo stesso modo che cercano di fare i novelli politici, inapaci e interessati al “cucuzzaro”.
    Concordo con admin, che come al solito centra i problemi. Con i numeri non si va da essuna parte se non al fallimento.

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  6. E’ l’approccio che è sbagliato. Ha ragione il dott. Del Mese. Non si può monetizzare tutto. Con questo sistema si finisce come diceva in una sua Lezione di economia Del Mese, che poiché le persona anziane sono un peso e non sono più funzionali alla produttività, che facciamo li uccidiamo? Oppure le persone svantaggiate o i diversamente abili, poiché sono un costo per la società che facciamo li uccidiamo? admin diceva nella sua lezione e io concordo a pieno, che la società deve sapersi far carico di questi problemi, a qualsiasi costo e se é possibile ricavarne opportunità , lavoro e semmai economia.

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  7. Con rispetto per tutte le opinioni e soprattutto per quelle dell’admin, vorrei esprimere il mio pensiero riguardo ai contenuti di RivoluzioneEconomica.
    Mi sembra di capire che le soluzioni proposte dall’ing. Adinolfi mettano al primo posto l’UOMO, non solo quello di oggi, ma soprattutto quello di domani.
    L’ing. prefigura un paese dove tutti possono avere un futuro, ognuno il suo certo, ma che di sicuro non possa essere condizionato da “eventi economici astratti”. Tanto per intenderci oggi il lavoro non nobilita l’uomo, ma lo rende schiavo a vita per la sopravvivenza sua e dei suoi figli.
    In riferimento all’utilizzo di moneta elettronica e il suo rapporto con persone anziane e come si dice oggi i clochard, ritengo che se ci fosse uno Stato attento e adeguato alle problematiche sociali (tutte) questo problema può facilmente essere risolto.
    Tanto per chiudere, il problema è sempre lo stesso “il benessere di pochi e il malessere di tanti”.
    Basta ipocrisia, basta sudditanza, basta … a tutto quello che è stato e che è.
    Gli ultimi decenni, sono come le pagine ingiallite di un vecchio libro, giri e giri, solo pagine ingiallite e scritte nere. Proviamo ad inserire pagine nuove, candidamente bianche e poi le successive … a colori, i colori degli occhi di un bambino FELICE.

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  8. notizia di oggi del tg 2 la comunità peruviana che lavora in italia manda in perù 150 milioni di euro all’anno, secondo Lei, parlo all’economista che pubblica l’articolo in alto, questo incide sulla nostra economia

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  9. Buongiorno a tutti. La conferenza si è tenuta con la prestigiosa regia di Edoardo Scotti. Chi è stato presente ha appreso dettagli importanti sull’iniziativa in essere grazie ai quali, probabilmente, buona parte delle polemiche sopraindicate avrebbero trovato risposta e sarebbero cessate.

    Rispondendo a Fressola dico che qualsiasi fuga di risorse dall’Italia è un male per la nostra economica. Oltre e più degli “euro” segnalerei anche la fuga di cervelli. Quelli da te citati sono fenomeni in essere difficilmente modificabili senza svolte sistemiche. Pensa a quante risorse vengono raccolte in Italia (a debito) e girate all’estero: ad esempio tutti i prodotti made in Cina, gli incentivi per il rinnovabile che di fatto finiscono nelle tasche di ditte straniere, la delocalizzazione della produzione di molte aziende nostrane, ecc. E’ su questo che bisogna intervenire se vogliamo conservare le nostre richezze e tornare a crescere. Buona giornata
    Enrico Adinolfi

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  10. e la prima volta che leggo questo articolo che ritengo interessante e che chiaramente va tradotto nella realta, e dibattuto, come e possibile la risoluzioni di ogni argomento (strategia politica )di attuazione del programma e sviluppo nella pratica,se ogni singolo argomento trattato a bisogno di studi specifici ,peraltro in parte gia sviluppati,in numerosi studi da specialisti.e inoltre perche non definire questo programma, politico cioe di sviluppo e riappriopiazione della democrazia

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