Adriano Celentano, l’abbattimento dei platani di Milano e i Pini di Eboli

EBOLI – Si propone questo articolo che Adriano Celentano ha affidato al  Corriere della Sera, perché ha una maledetta analogia con la vicenda dell’abbattimento dei Pini Mediterranei di Eboli. La differenza è che, anziché essere Pini si tratta di Platani e che sono stati abbattuti in pieno centro a Milano, vicino alla Stazione Centrale, mentre i nostri Pini erano in un’area periferica e ancora verde. Le altre differenze sono che si tratta di Celentano nazionale e di Giuliano Pisapia piuttosto che i protagonisti ebolitani.

Perché la pubblicazione di questo articolo? per dire, ormai il dado è tratto, non si può tornare indietro, ma ci aspettiamo dal Sindaco Martino Melchionda in testa, per finire agli Assessori Carmine Magliano e Vincenzo Consalvo che si “nasconde”, fino ad arrivare all’Ufficio Tecnico, perché qualsiasi progetto si dovesse realizzare in quell’area, sia esso realizzato dal Comune o da privati, tenga conto che per ristoro si debba “lastricarlo del verde più bello e rigoglioso che ci possa essere“. Un impegno morale, politico e amministrativo, che si deve prendere in Consiglio Comunale, facendone esplicito voto, così come si deve intervenire in quell’area adiacente l’abbattimento per ristabilire i principi di liceità amministrativo-urbanistici, oltre che di decoro di quello spazio abbandonato, nonché la conseguente realizzazione del marciappiede.

Adriano parla di “sveglia” rivolgendosi a Pisapia, e anche qui c’è un’analogia con noi e con l’orologio messo e tolto in tutta fretta. Anche in questo caso si spera che nel futuro si faccia più attenzione.

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Gli alberi perduti nel silenzio di Milano

Ho letto dei platani abbattuti vicino alla Stazione e mi chiedo: Giuliano, sei stato tu?. Hai un solo modo per rimediare: rivestire di verde la strada con un giardino dorato.

Adriano-Celentano-platani-abbattuti-a-Milano

di ADRIANO CELENTANO

Ho letto una segnalazione sconcertante attraverso la rubrica curata da Isabella Bossi Fedrigotti sull’inserto milanese del Corriere della Sera da parte di Francesco Rossi, un ragazzo che trovandosi casualmente a passare nei pressi della Stazione Centrale, ha assistito all’ennesimo SCEMPIO milanese. «Mi soffermo – racconta il ragazzo – e vedo oltre una recinzione di cantiere, una fila sterminata di tronchi di ALBERI segati di netto alla base. Alcuni di questi secolari, il cui tronco misura oltre un metro di diametro. Non ho potuto fare a meno di fotografare l’orribile gesto, quasi come per chiedere aiuto almeno all’immagine di ciò che la mia macchina stava impressionando. Oltre a non realizzare nuovo verde come si dovrebbe» – dice amareggiato il ragazzo – «si continua a distruggere l’esistente con più di 100 anni di vita. Mi domando – insiste il ragazzo – chi ha autorizzato questa distruzione sotto gli occhi di tutti quei milanesi che come degli “IGNAVI” hanno fatto finta di non vedere una simile violenza».

Platani-abbattuti-Scempio-alla-Stazione-Centrale-Milano

Vedo le foto che ha scattato quel ragazzo e non posso crederci. Non posso credere che quel Sindaco con la faccia da bambino abbia potuto dare un ordine del genere. Anzi non ci credo. Giuliano sei stato tu?… No, dimmelo se sei stato tu, perché hai solo un modo per rimediare. Certo la SVISTA è madornale, se veramente è stata una svista, e comunque i milanesi sarebbero pronti a perdonarti se tu, nel luogo dove è avvenuto lo SCEMPIO, mettessi in atto ciò che nessun Sindaco ha mai avuto il coraggio di fare e che diventerebbe il più bel messaggio contro la CEMENTIFICAZIONE ARMATA. La cosa da fare nella zona martoriata, bada bene, non solo nello spazio dove c’è stata la strage dei Platani (la vendetta contro l’involontario peccato di promiscuità) richiede qualcosa in più.

Pini abbattuti-Via-Giarletta-invasa dal resto degli abbattimenti

Qualcosa che a questo punto coinvolga per intero la strada incriminata, ove per tutta la sua larghezza, dal muro della stazione a quello del palazzo di fronte e quindi per tutta la sua lunghezza, sia rivestita di VERDE, dove né i pullman né le macchine potranno avere accesso. Con una pista ciclabile di colore arancione dai bordi viola chiaro, che per la gioia dei passanti diventerebbe il «Giardino dorato» dei bambini. Quei bambini a cui la città del cemento proibisce di giocare.

Mi rendo conto di ciò che ti chiedo, lo so non è facile. E forse anche in questo caso, come si usa dire, non tutti i mali vengono per nuocere. Il sacrificio di quei Platani potrebbe diventare il grande richiamo di una svolta importante che solo un Sindaco può fare. Un Sindaco che non ha paura anche se rischia di essere cacciato. La confusione nella quale si trova non soltanto l’Italia, ma l’intero pianeta, è tale che non possiamo più aspettare caro Giuliano. Un pensiero che ormai coltivo da tempo e che stranamente sembra essere certificato da una stupenda frase che avevo letto su un libro di cui ora non ricordo il titolo, ma che mi colpì a tal punto che la imparai a memoria: «Nulla, eccetto il cuore egoistico dell’uomo, vive solo per sé. Né l’uccello che fende l’aria né l’animale che si muove sul terreno: tutti si rendono utili ad altre vite. Non vi è foglia della foresta o umile filo d’erba che non svolga il suo compito. Ogni albero, arbusto o foglia elabora e trasmette quegli elementi di vita senza i quali non potrebbero sussistere né uomini né animali» .

alberi-segati-alla-base-stazione-centrale-milano

Ecco una cosa per la quale l’uomo moderno ha smarrito la strada. Il senso della bellezza. Quella bellezza che ci tiene in vita solo se ci rendiamo utili ad altre vite. Caro Giuliano, a chiederti questo piccolo sacrificio colorato di verde non sono soltanto io e neanche le tante vite che abitano a Milano, forse ancora non ti sei accorto, ma è l’intero paese che da tempo attende che qualcuno da qualche parte dell’Italia abbia la Beata sfrontatezza di metterci la faccia su un gesto che potrebbe sigillare l’INIZIO del cambiamento.

Quel cambiamento che ci distoglie dal cancro del cemento utilizzato solo per fare soldi. Quel cambiamento che ci accomuna nella BELLEZZA dei paesaggi dove persino l’economia, in funzione di ESSA, può rifiorire. Poveri illusi quei governatori e politici che credono nel miracolo economico. Le cose andranno sempre peggio perché nessuno ha il coraggio di rivoltare le tasche e scuotere la polvere che ha corrotto l’intero vestito. I discorsi ormai si accavallano in preda a uno stato confusionale in un turbinio di nomi e nomignoli che sembrano aver perso il senso del loro significato. Politica, Spread, Antipolitica, Rimborso, Finanziamento. Ognuno si accalora per avere il primato di chi ce lo spiega PEGGIO.

Pini-abbattuti-Ex-Scuola-Lauria-Eboli

Mentre invece basterebbe fermarsi. Anche se questo, da principio, ci può costare in sacrifici e perdite di denaro. Che non sono certo quei sacrifici che ci impone il Governo Monti quando commette il grave errore di aumentare l’unica cosa che invece dovrebbe essere drasticamente abbassata. Le tasse. «Ma aumenta il debito pubblico» dice lui, può darsi. Ma forse è arrivato il momento di fregarsene. Nel senso che bisogna pensare una cosa alla volta. Il costo attuale delle tasse blocca gli investimenti delle piccole e medie imprese, impedisce al cittadino di spendere, di consumare e la famosa crescita tanto invocata anche dalle formiche non potrà che recedere. Certo, abbassando le tasse il debito pubblico aumenta, in quanto lo Stato si scontra non solo con i problemi che comportano una minore entrata nelle casse dello Stato, ma soprattutto si scontra con quell’arco di TEMPO necessario affinché gli italiani, tutti insieme, raggiungano le condizioni di normale regime per tornare a spendere e consumare. A quel punto il debito pubblico non può che diminuire. Perché se si spende di più significa che si guadagna di più: e se si guadagna di più anche lo Stato incasserà di più.

Ciao Giuliano, hai l’opportunità di mettere la sveglia dove l’ora ancora non è in ritardo. Lo stesso gesto fatto fra qualche tempo, potrebbe non avere la stessa forza.

Adriano Celentano

Milano, 21 aprile 2012 | 10:31

3 commenti su “Adriano Celentano, l’abbattimento dei platani di Milano e i Pini di Eboli”

  1. Gli alberi:le creature viventi più indifese…un uomo aggredito può difendersi,un bambino può piangere,un cane può mordere…l’albero no!Se ne sta là,a svolgere un compito prezioso per la vita del pianeta e,quando quel rumore stridulo e infernale di un motosega si avvicina,non può opporre nessuna resistenza…bella soddisfazione deve provare chi massacra un albero innocente…E il mio pensiero va a quella sera di qualche anno fa quando,attraversando un sentiero di montagna,illuminato da migliaia di lucciole,mi portarono al cospetto dei primi alberi abbattuti per ampliare la discarica di Macchia Soprana a Serre.Ne ricevetti una sensazione così forte che cominciai a piangere come se lì per terra ci fossero uomini uccisi…In nome della sicurezza e dell’igiene si stanno compiendo efferati delitti ambientali,non mi sembra però che viviamo in un momdo più sicuro e più igienico…Il sacrificio…oltre al danno anche la beffa in quanto questi sono sacrifici inutili…SVEGLIA,per il Popolo,perchè ritorni ad essere Sovrano,perchè pretenda che chi lo amministra tuteli il Bene Comune.Perchè si applichi una vera Democrazia partecipata e che non ci venissero a prendere in giro con i tavoli delle consulte.Riprendiamoci il nostro territorio…oggi non è più tempo di azioni ma di reazioni e applicando un principio della fisica ad ogni reazione corrisponde una reazione uguale e contraria e,se le nostre reazioni saranno eccessive vorrà solo dire che qualcuno da qualche parte ha svolto an’azione eccessiva!

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  2. Molti alberi, a Milano, i platani soprattutto, sono ammalati. Il guaio è che quando muoiono, come è successo recentemente in piazza Sant’Agostino, anziché venire sostituiti vengono cancellati… una bella colata di catrame e oplà! ecco che i posti- macchina e i posti per le bancarelle del mercato, su una delle rare piazze di Milano aumentano. Ma perché non si proteggono gli alberi, a Milano? Perché non si abbelliscono gli spazi comuni? La funzione clorofilliana è utile a tutti noi, non dimentichiamolo! Guardare gli alberi rigenera; abbracciarli, prendersene cura, ancora di più.
    Grazie Adriano.

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