Parte “CITTA’ APERTA”: Il progetto di futuro per una Città di tutti

Parte l’esperimento “Città aperta: progetto di futuro per una Eboli di tutti” che POLITICAdeMENTE offre come “Piazza virtuale”.

Il Forum civico lanciato dall’intervento di Luigi Manzione è lo spunto su cui confluirà il dibattito che si svilupperà e che sarà raccolto da una sorta di rete di intelligenza collettiva per costruire un progetto di futuro di una Città moderna e di tutti.

eboli

EBOLI – 20 ottobre 2012 – Dopo il contributo di agosto scorso sul PUA, quello di settembre sul PUA Fontanelle, che Luigi Manzione ha voluto affidare a POLITICAdeMENTE, si è messo in moto in qualche modo un dibattito abbastanza interessante sulla opportunità di confrontarsi e ragionare su un progetto di “Città” che vorremmo: di Città futura, come titola lo stesso Manzione. Man mano che il dibattito diveniva interessante nacque anche l’idea di un forum civico, una sorta di rete di “intelligenza collettiva“, e senza nessuna pretesa, cercare di dare un contributo plurale a quella esigenza di discutere e di dire la propria opinione, ma anche di avanzare delle proposte, di partecipare insomma a questa piazza virtuale per allargarne la partecipazione a quante più persone è possibile, e sebbene POLITICAdeMENTE non può rappresentare la totalità dei cittadini, per la sua diffusione comunque diventa un buon lancio di prova, per incominciare a scuotere le coscienze di quanti vorrebbero e non possono, tralasciandone i motivi, parteciparvi con interesse e assiduità.

Una precisazione in ogni caso va fatta, spesso mi si chiede che la partecipazione non è molto sentita, perché si fa l’errorte di pensare che la partecipazione sia misurabile in base al numero di commenti a margine di un articolo, ignorando, che a fronte di chi scrive ce ne sono centinaia e in molti casi migliaia che leggono solamente, quindi quella “Piazza” virtuale dove andranno formulate le discussioni è anche la vetrina per una maggioranza silenziosa che legge, e poi evidentemente trae delle sue considerazioni, di quì la capacità di saper comunicare e di volta in volta sperare vi siano quante più persone possibili che si avvicinano a questo esperimento-virtual-politico che si propone.

Quindi ognuno dia il suo contributo, nel mentre cercheremo di studiare le forme di partecipazione, magari dedicando un apposito spazio, sul quale ci si possa registrare, ma fornendo le proprie generalità e nel contempo chi volesse continuare a scrivere con nick name può continuare a farlo sicuro di non rivelare la sua identità fino a quando non ne avrà voglia. Identità della quale il Sito sarà garante, ma che se dovesse sfociare poi in un incontro si dovrebbe necessariamente fare.

L’iniziativa, ed è importante sottolinearlo come egli stesso ci tiene a precisare, non è affatto partita da Luigi Manzione, ma dall’esigenza raccolta da parte di tante persone tra cui Vincenzo Cicalese, Lucas, Compaesano, Sueva Manzione, Lioi…... e tanti altri, che nel corso del tempo hanno espreesso la loro disponibilità a partecipare ad “incontri” sul web, per scambiarsi idee, iniziative, progetti. Poi da come si svilupperà la discussione si comprenderà se è il caso di impegnarsi ulteriormente ed andare oltre.

E’ allo studio la forma tecnica di partecipazione da inserire nel sito, intanto buona discussione.

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Città aperta: progetto di futuro per una Eboli di tutti

co-inventare il futuro della città

Luigi Manzione

È una crisi gravissima quella che affligge Eboli. Una crisi non solo economica e politica, ma morale e culturale. Da lungo tempo, Eboli ha perduto l’identità civica che permette ai cittadini di riconoscersi come comunità. Inoltre è sotto gli occhi di tutti che il governo della città degli ultimi anni non ha prodotto alcun risultato di rilievo. La cattiva amministrazione ha dato anzi il colpo finale ad una crisi strutturale, verso la quale i partiti tradizionali stanno dimostrando una straordinaria incapacità di trovare risposte, una evidente inadeguatezza ad operare per il bene comune, e non solo per il tornaconto privato o di casta.

Contro questa visione autoreferenziale e personalistica della politica che appartiene ormai al passato, occorre oggi impegnarsi in prima persona per formare una rete di intelligenza collettiva. Un movimento civico, non aggregato né subordinato ad alcun partito classicamente inteso, che mobiliti idee e persone; che ragioni sui processi e sui problemi reali; che individui obiettivi concreti e condivisi; che dialoghi con le persone, i giovani e gli anziani, le associazioni, l’imprenditoria, le professioni, gli studenti, le persone alla ricerca di occupazione, etc. Una aggregazione civica, costituita e radicata nel tessuto locale, capace di ricomporre i pezzi di una città in frantumi e di disegnare in prospettiva un progetto per Eboli, intercettando le esigenze dei cittadini e sintonizzandosi sull’immaginario collettivo che dà forma alla nostra identità civica in un mondo sempre più globalizzato.

Su questo crediamo si debba lavorare e riflettere insieme, seriamente e responsabilmente. Eboli ha una grande tradizione di vivacità culturale e di elaborazione politica, spesso in controtendenza rispetto agli schemi dominanti: occorre disseppellirla, riscoprirla e rilanciarla. Co-inventare il futuro della città, cominciare dal basso per cambiare le cose: questa è l’idea ispiratrice di città aperta. La condivisione è l’unica strada per risalire la china, ricostruendo le modalità democratiche di partecipazione reale ed effettuale alle scelte e riannodando il dialogo tra i cittadini e le istituzioni. Come vorremmo la città di domani: questa è la sfida da raccogliere, con la guida di alcune parole-chiave: onestà, trasparenza, intelligenza, lungimiranza, creatività, progettualità, sviluppo, innovazione, sostenibilità, bene comune, civiltà, cittadinanza, sicurezza, giustizia, condivisione, coerenza, cultura, merito, tolleranza, inclusione, memoria, dignità. Queste parole incarnano una prospettiva della politica e del governo della città tutta da rifondare, profondamente diversa da quella che negli ultimi anni, a Eboli, ha dato prova di assoluta inconsistenza e mediocrità.

Amministrare la res publica in concreto è cosa ben diversa da enunciare principi e costruire idee. Tuttavia, l’azione amministrativa, quando dimentica o mette volontariamente da parte le idee e i principi, è destinata a fallire miseramente. Discutere e dare forza alle parole – alle idee e alle azioni – più necessarie, convincenti e consensuali, non è un esercizio di retorica, ma il momento preliminare per definire una piattaforma comune da cui partire. Occorre impegnarsi per far sì che ai cittadini sia restituita la presa di parola, senza distinzioni o esclusioni. Anche se si deve far fronte ad un rifiuto della politica sempre più generalizzato, occorre ascoltare le attese delle persone; percorrere la città per osservare e riflettere su come intervenire per migliorarla; confrontarsi sulle scelte più opportune e utili per la comunità (che sono quasi sempre le più evidenti).

Per mettere in piedi un’impresa di questa portata, c’è bisogno del contributo di tutti coloro che hanno a cuore le sorti di Eboli e che credono sia ancora possibile concretizzare un’idea della politica come servizio per la comunità e come progetto di futuro per la città. Città aperta è una rete di intelligenza collettiva in formazione: essa si attiverà nelle prossime settimane con la costituzione di un forum civico per ragionare, discutere, progettare la città futura. Per avere informazioni, dare suggerimenti, proporre adesioni, formulare critiche o anche solo per stabilire un primo contatto con noi, scriveteci all’indirizzo citta-aperta@hotmail.it

Restate connessi…

Eboli, 20 ottobre 2012

44 commenti su “Parte “CITTA’ APERTA”: Il progetto di futuro per una Città di tutti”

  1. Ottima iniziativa,finalmente un progetto serio!
    Negli ultimi tempi Eboli (a testimonianza della sua retrocessione socio-culturale) era divenuta terra di fondazione solo di pseudo-comitati politici a gestione condominiale ed associazioni civiche nate puntualmente con la promessa di ‘cambiare insieme’ il corso delle cose ma conclusasi puntualmente dopo un paio di mesi con qualche forum ed un paio di birre al pub..
    In bocca a lupo!!

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  2. Le premesse di massimo del mese e quanto successivamente espresso nella sua bella esposizione in merito a città futura da luigi manzione rispecchia esattamente il mio pensiero per cui non posso che aderire con entusiasmo,fiducia e speranza a questa iniziativa tesa soprattutto a consegnare ai figli una città migliore cercando,per quanto possibile, di porre le basi per consentire al maggior numero di persone possibile di non cercare altrove il futuro che oggi qui gli è negato. L’impresa è titanica ma la storia dell’umanità insegna che proprio quando non sembra più esserci speranza succede qualcosa che fa volgere le cose al meglio e chissà che proprio in questo piccolo paesello di provincia non avvenga il miracolo e con il contributo di tutti non si riesca a restituire un pò fiducia a tutti quelli,specie ai giovani, che l’hanno persa non per eccesso di pessimismo ma per l’evidenza dei fatti. Eboli città di tutti e prima di tutto dei GIOVANI che hanno il diritto di essere i protagonisti del proprio futuro,delle DONNE che devono contare di più perchè ai problemi drammatici sono abituate da sempre e sono le più brave a risolverli, del MONDO DEL VOLONTARIATO e DELL’ASSOCIAZIONISMO che gratis et amore Dei si fanno spesso e volentieri carico dei problemi della politica e dei suoi politicanti in ben altre faccende affaccendati. Ma Eboli non parte da zero, se partiamo con questa consapevolezza partiamo con lo spirito giusto.Niente processi sommari dunque perchè di certa politica che condanniamo nel migliore dei casi siamo stati corresponsabili passivi e in ogni caso non è la finalità di città futura per cui ben vengano TUTTI e diano serenamente il proprio contributo perchè ormai TUTTI sanno riconoscere chi vuole lavorare per il bene comune da chi vuole fare i propri esclusivi “interessi personali”.
    Questo e SOLO QUESTO potrà essere argomento e motivo di esclusione da questa nobile e lodevole iniziativa.
    Compaesano.

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  3. In bocca al lupo,ragazzi. O in culo alla balena.
    O più evangelicamente: Dio vi benedica !!!

    Da domani si balla coi ” lupi ” .

    buona domenica a tutti

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  4. Caro Luigi, non posso che complimentarmi per le tue analisi e per l’iniziativa che hai lanciato. La piazza virtuale è un buon metodo per potersi confrontare e lanciare delle idee che possano permettere, al comune di eboli e all’intero territorio, di risollevarsi e divenire forza economica attraente per un’economia sana e sostenibile, la quale abbia come fine il benessere della collettività e non di singoli o pochi. Devo, tuttavia, fare una riflessione non perfettamente in linea con i pensieri innanzi espressi: reputo che le forme partitiche siano, purtroppo, le uniche forme che permettano di governare i processi e le persone, pertanto, la piazza virtuale prima o poi deve trovare una sorta di aggregazione reale (partito e/o associazione ????); si parla tanto di giovani e di donne (sono un giovane), ma spesso, vedi renzi,santachè, molti amministartori di eboli, sono peggio dei vecchi, anzi, ci sono tanti anziani che per anni hanno ammnistrato e lo hanno fatto in modo lodevole e capace senza approfittare della cosa pubblica( vedi il prof. Guiseppe Manzione papà di luigi).
    Cordilamente
    un anonimo

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  5. Caro anonimo condividole tue considerazioni ma citavo in particolare quelle tre categorie proprio per la scarsa considerazione in cui le ha sempre tenute questa politica fallimentare e ciò che tu hai eccepito mi sembrava ovvio. Le tue considerazioni però solo all’apparenza sono banali in quanto nascondono una certa “continuità” del vecchio modo di far politica, ferocemente discriminante proprio verso queste categorie che invece sono le risorse più importanti che vengono “sistematicamente” sprecate in questo paese e valorizzati al massimo dai paesi cosiddetti “virtuosi”, quelli che adesso siamo costretti a rincorrere a costo di lacrime e sangue dei soliti contribuenti e della povera gente. Rompere con la politica dei partiti significa anche sfatare anche certi ridicoli e controproducenti tabù. I partiti sono quelli che ci hanno raccontato fandonie del tipo ” la politica ha bisogno del denaro pubblico altrimenti si favoriscono i potenti”. Non era vero!!! …Il denaro pubblico ha solo favorito il malaffare e ingrossato le fila dei corrotti, ha contaminato tutti i partiti e allontanato dalla politica i cittadini onesti facendoli sentire inutili e la loro partecipazione un impiccio per chi era deputato…a decidere! ora basta,siano ipartiti a venire incontro ai cittadini e al cambiamento e non viceversa perchè siamo stanchi delle loro fandonie.
    Qualche giorno fa passavo in macchina per la piazza mentre c’era un comizio di Rosania e ho sentito distintamente(non da lui,la sua voce la conosco) dire che “senza i partiti non c’e’ democrazia”.
    A questa persona avrei voluto chiedere: “ma perchè oggi siamo in democrazia?”. L’attuale governo sta cambiando le regole del mondo del lavoro e la costituzione. Monti lo “sostengono” i partiti ma non mi risulta che sia stato “democraticamente” eletto. Questa, caro oratore, sarà la tua democrazia,sarà la democrazia dei partiti, ma la vera democrazia, quella che intendo io,quella che è stata conquistata col sangue di chi vi riempite la bocca, è un’altra cosa. In quanto a Renzi mi sto convincendo che è pericoloso proprio perchè non ha mai parlato di voler rottamare anche i partiti.Ha ragione qualcuno: qui gatta ci cova…sono vent’anni che con questi partiti al peggio non c’e’ mai fine.

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  6. Ringrazio Massimo Del Mese per l’adesione al progetto “città aperta” e per il generoso contributo a farlo partire concretamente su questo sito, nella forma che riterrà più opportuna. Ringrazio gli amici che sono intervenuti e che interverranno, spero, portando il loro contributo per far nascere questo esperimento di intelligenza collettiva.
    L’obiettivo di “città aperta” dovrebbe essere anzitutto di non replicare quelli che giustamente Berniero definisce “pseudo-comitati politici a gestione condominiale”, più o meno nobilitati da denominazioni associazionistiche o movimentistiche. Né si dovrebbe limitare a proporre una piazza virtuale, senza esiti reali. E qui concordo in pieno con Anonimo riguardo alla necessità di dar vita ad un’aggregazione reale, con un’identità politicamente definita, che dialoghi con le altre associazioni e con i partiti, senza pregiudizi o preclusioni. Non credo infatti che questo movimento di “intelligenza collettiva” debba limitarsi ad agire sul web o a proporre progetti in regime di volontariato. Sarebbe un errore, credo, confinarsi in un ambito “dilettantistico”, nel senso di chi si diletta ad immaginare il futuro, ma poi delega altri a realizzarlo, visto che le capacità realizzative dei cosiddetti “professionisti” (o semi tali) della politica hanno condotto all’attuale “grado zero”. Sono i cittadini, cioè noi, a dover essere chiamati a decidere del loro futuro, in primo luogo i giovani, sui quali tutti dovremmo puntare. Tutto questo ovviamente si realizza attraverso le forme e le modalità istituzionali o comunque legittimate a creare ed esercitare consenso.
    Penso però che questo debba essere un esito e non una premessa. Debba essere qualcosa che, se saremo capaci di farla avverare, dovrà avvenire al termine di un processo e non all’inizio dello stesso, sulla base di contenuti (idee, progetti, soluzioni) e non di condizioni poste a priori.
    In questo senso, condivido integralmente il ragionamento di Compaesano (e l’augurio di Alberto) proprio perché si misura con un’impresa tutt’altro che facile, che rimette in questione, in maniera radicale, un intero paradigma di governo della città, sul cui fallimento credo non ci siano dubbi.
    Fare processi non spetta a noi: saranno le regole che ci daremo a stabilire i criteri di adesione al progetto. Io credo che dovremmo dialogare con tutti coloro che accettano queste regole, senza dimenticare che nessuno può chiamarsi fuori dalla responsabilità della deriva attuale, anche solo per non averla impedita (pur con tutte le valide ragioni che ciascuno possa aver avuto). Dovremmo invece pensare, da ora, a dare un contributo alla costruzione di una città migliore, aperta e plurale, intesa come insieme di luoghi e di spazi del bene comune e dei cittadini tutti. Ciascuno con le sue competenze, e con la consapevolezza dei propri limiti che reputo disposizione altrettanto essenziale per la riuscita del progetto.

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  7. Condivido l’iniziativa. Condivido anche la peoccupazione espressa da qualcuno verso una sottile “vena” anti-partitica. I Partiti ( non i partiti) sono il veicolo della democrazia. Dovremo passare però a proposte concrete. In questa prima fase, come fa bene L.Manzione,è utile una analisi serena e possibilmente lucida scevra da influenze ed esperienze personali, insomma proviamo a “studiare” il problema..
    Per questo mi permetto di suggerire la lettura di questo articolo di :Tikkun Fenix Political Journal
    “La politica è l’unica professione senza una specifica formazione. I risultati sono di conseguenza.”Partiti Politici: L’Anomalia Italiana.“Cos’è un partito politico?” Immaginate di essere seduti alla cattedra, di fronte al professore di diritto, durante un esame. Supponiamo che questa sia la domanda a cui siete chiamati a rispondere: “Cos’è un partito politico in Italia? Come lo si definisce e quali sono le sue caratteristiche principali? Quali sono i vincoli legali che è chiamato a rispettare e quale la sua copertura legislativa?” Sapreste rispondere a questa semplice domanda?
    Proviamo a cimentarci nell’esperimento. Partiamo, ovviamente, dalla legge fondamentale del nostro Stato.

    La Costituzione Italiana non fornisce una definizione puntuale di cosa si debba intendere per “Partito politico”, ma nomina comunque queste entità all’articolo 49, quando dichiara che:

    ■“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“.
    La stessa Costituzione, all’articolo 17 dettava:

    ■“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”.
    Dunque, la Costituzione Italiana si limita a riconoscere l’esistenza dei partiti politici ed a prescrivere un ordinamento competitivo, all’interno del quale essi possano concorrere per ottenere la possibilità di governare. Il “metodo democratico” dell’art 49 è stato interpretato, nel tempo, come semplice divieto ad adoperare tecniche violente per ottenere il potere e non come obbligo, per ogni partito, di dotarsi di una struttura interna democratica, che garantisse a tutti gli associati una uguale partecipazione alla sua attività. In nessuno degli articoli costituzionali è previsto che i partiti abbiano personalità giuridica. Essi sono quindi considerati semplici associazioni di fatto.

    La regolamentazione delle associazioni non riconosciute è demandata, in Italia, al Codice di Procedura Civile che, all’art 36, prevede:

    ■“L’ordinamento interno e l’amministrazione delle associazioni non riconosciute come persone giuridiche sono regolati dagli accordi degli associati. Le dette associazioni possono stare in giudizio nella persona di coloro ai quali, secondo questi accordi, è conferita la presidenza o la direzione.”
    Saranno, quindi, necessari semplici “accordi tra associati” per determinare l’ordinamento interno del partito con l’unico limite di non perseguire finalità contrarie ai dettami costituzionali (cioè finalità illegali, come razzismo, discriminazione, ricostituzione del dissolto partito fascista). Inoltre, la perseguibilità penale non riguarderà l’associazione tutta ma solamente il proprio presidente.

    La situazione ci sorprende: come può un partito, chiamato a delineare l’indirizzo politico del nostro Paese, essere trattato alla stessa stregua di un’associazione di quartiere? Molti sono state, negli anni, le occasioni di dibattito circa la necessità di colmare questa lacuna. Citiamo, in particolare, l’On. Moro, che dichiarò: “il riconoscimento della funzione costituzionale dei partiti presuppone la soluzione del problema della personalità giuridica che ad essi non è stata ancora riconosciuta, ma mai è stato posto un rimedio ad una situazione forse troppo conveniente ai partiti stessi per pensare ad una soluzione” o l’On. Dossetti, secondo cui: “La prima Sottocommissione ritiene necessario che la Costituzione affermi il principio del riconoscimento giuridico dei partiti politici e delle attribuzione ad essi di compiti costituzionali”). Ma mai si è giunti ad una soluzione definitiva. Perché? Davvero la situazione è “troppo conveniente” ai partiti per potersi auspicare che proprio loro la risolvano?

    Proviamo a rispondere alla supposizione dell’On. Moro. In Italia, un’associazione con personalità giuridica è tenuta, tra le altre cose, a:

    ■Regolamentare e rendere pubblico ogni rapporto di collaborazione con soggetti terzi, stipulando con essi regolari contratti
    ■Realizzare un bilancio annuale pubblico e completo, nel quale sia dichiarata ogni attività svolta ed il conseguente corrispettivo
    ■Essere soggetta a studi di settore, norme circa la sua istituzione, dissoluzione ed eventuale fallimento
    ■Essere perseguibile penalmente
    Le semplici associazioni di fatto, invece:

    ■non hanno l’obbligo di redigere un bilancio, né di stipulare contratti di lavoro. E’ infatti possibile demandare queste mansioni agli associati, che agiscano in regime di volontariato.
    ■Possono essere fondati e dissolti partiti in totale libertà, senza che ciò preveda di seguire alcun protocollo.
    ■La perseguibilità penale di un’associazione non riconosciuta è circoscritta alla persona del Presidente. I partiti Italiani non sono perseguibili penalmente.
    Lasciamo alla vostra intelligenza il difficile compito di trarre le conclusioni circa l’effettiva convenienza, per i partiti italiani, al mantenimento dello status quo.

    Ma c’è un aspetto ancora più sconvolgente riguardo la regolamentazione dei partiti italiani e cioè la sua totale anomalia nel panorama continentale. Quasi tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e l’Unione stessa, infatti, inquadrano i partiti politici come soggetti possessori di personalità giuridica.

    ■Nel Regno Unito, il Political Parties, Elections and Referendums Act del 2000 prevede, tra le altre cose, che i partiti debbano essere registrati, avere strutture contabili e possano essere incriminati per fallimento.
    ■In Spagna, la Ley Organica 6/2002 prevede che la fondazione del partito sia formalizzata attraverso un atto costitutivo pubblico che deve contenere i dati dei componenti, gli organi direttivi, la denominazione e lo statuto del partito. L’iscrizione dell’atto di fondazione e degli statuti nel Registro dei partiti politici istituito presso il Ministero dell’interno conferisce al partito personalità giuridica. (Los partidos políticos adquieren personalidad jurídica por la inscripción en el Registro de Partidos Políticos)
    ■Il Parlamento Europeo, prevede la personalità giuridica quale conditio sine qua non perché un partito sia considerato tale a livello comunitario e possa ricevere finanziamenti dal Parlamento (“Per ricevere il finanziamento dal Parlamento, un partito deve soddisfare determinate condizioni: 1) il partito deve avere personalità giuridica nello Stato membro ove ha la sua sede [..]”)
    La disciplina dei partiti politici rappresenta, dunque, l’ennesima anomalia italiana, figlia della mancanza di responsabilità della classe dirigente, chiamata più volte a risolvere il problema, ma mai realmente intenzionata ad abbandonare i benefici che la situazione attuale prevede. Ad oggi, ogni partito ha la possibilità di gestire le risorse finanziarie di cui dispone in totale libertà, senza dover rendere pubblico il proprio bilancio. Non è perseguibile penalmente e può permettersi di mantenere gran parte dei propri collaboratori in regime di lavoro sommerso. Perché cambiare?

    Mentre l’Europa vira in direzione di una sempre maggiore trasparenza nel rapporto tra i rappresentanti politici e l’elettorato, la classe politica italiana si conferma incapace di abbandonare la propria atavica miopia, scegliendo per il mantenimento di uno status quo sempre più incompatibile con le richieste di pubblicità e trasparenza espresse a più riprese dall’Unione Europea. (citiamo, a proposito, il documento “Linee Guida Sulla Regolamentazione dei Partiti”, redatto da OCSE/Odhir e Commissione di Venezia e firmato dall’Italia, nel quale si legge “Legislation should provide specific details on the relevant rights and responsibilities that accompany the obtainment of legal status as a political party” e anche “As a result of having privileges not granted to other associations, it is appropriate to place certain obligations on political parties due to their acquired legal status. This may take the form of imposing reporting requirements or transparency in financial arrangements.”). Scegliendo di mantenere in vita l’ennesima anomalia italiana.

    MA LA RISPOSTA NON PUO’ ESSERE QUELLA GRILLINA O RENZIANA, COME NON LO E’ STATA QUELLA DI GIANNINI ( anni 40-50). La soluzione non può essere il movimentismo, ma – forse – nel ritornare a credere nelle idee fondanti la nostra Costituzione. !! Leggerò con attenzione i contributi a seguire.

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  8. La prima cosa da fare è cercare in tutti i modi di evitare infiltrazioni e inquinamenti da parte di chi per forma mentis è abituato a comportarsi in questo modo. Mi riferisco alle condotte di chi , per aumentare il proprio peso relativo politico, tende a minare ogni iniziativa che tenda all’aggregazione. Costoro ci vogliono divisi e in ordine sparso in modo che i loro voti abbiano un peso maggiore.
    Questa inizativa pur se allo stadio embrionale è sicuramente oggetto di attenzione da parte di costoro ed essi sono già al lavoro per cercare di trovare un sistema per sminuire e marginalizzare quanto sta accadendo.
    Saremo , a vario titolo, tacciati di qualunquismo , populismo, demagogia e lesa maestà e dobbiamo prepararci a condurre una specie di resistenza partigiana contro i poteri forti.
    Una parte di quella che storicamente si definisce sinistra controlla ancora grossi bacini elettorali e chi si contrapone a costoro deve mettere in conto di partire in svantaggio ma se riusciamo a creare un entusiasmo tale da sopperire a questo handicap , e non è semplice, riusciremo a scalzarli definitivamente dai bunkers dentro i quali essi sono trincerati. Io dico che provare non costa nulla anche perchè nella situazione drammatica in cui siamo abbiamo tutto da guadagnare e quasi nulla da perdere.
    Cominciamo a verificare se questo progetto è effettivamente in grado di aggregare intelligenze e cerchiamo di essere consapoveli che quanto si sta facendo è qualcosa di POLITICO ( nel senso più nobile e pregnante del termine). Mi auguro che ci sia adesione anche da parte di quelle associazioni e movimenti che non fanno riferimento a vecchie volpi della politica, escludendo quelle che sono manifestamente ed artatamente create per dare visibilità a qualcuno o per permettere a qualcuno di riciclarsi o, dopo un’energica azione centrifuga, di ripulirsi.
    Voglio ancora rimarcare che stiamo intraprendendo un percorso molto complicato e tortuoso e non sarà semplice andare ad intaccare i poteri consolidati ma proviamoci e , organizzando questa struttura in modo esemplare ( con regole veramente lineari e trasparenti e senza rivendicare nessun titolo di leadership che non sia acquisito sul campo) diamo un segnale di cambiamento veramente forte e radicale.
    E’ preferibile valere x piutttosto che x+y se quella y deve significare una contaminazione dell’idea che sta alla base del progetto.

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  9. @ compaesano,
    Caro copmapesano sono un quarantenne e dalle scuole e dall’università prima e dalla vita lavorativa poi, che sto contro. Sono acora precario e ho visto tanti giovani e donne che nel nome della loro passione politica (molti di sinistra e pochi di destra in verità) hanno vinto un concorso pubblico. Ad Eboli abbiamo gioavni docenti universitari e presidenti che grazie alla fede e l’impegno politico si sono laureati. Questi sono giovani meritevoli o giovani machiavellici e ambigui??? Vogliamo parlare dei giovani che siedono in consiglio comunale, cvhe per una fella di trippa venderebbero la madre!!!!. Ciò che occorrono sono : REGOLE, REGOLE,REGOLEEEE!!!!! E INTERDIZIONE E CARCERE!! non scopro nulla, semplicemente le regole che si applicano altrove.

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  10. Caro anonimo non so se c’e’ bisogno di nuove regole ma è certo che se affidiamo il nostro futuro ai protagonisti giovani di questa politica stiamo proprio messi male come possiamo(amaramente) constatare dal vomitevole scambio di convenevoli attualmente in corso, proprio in questo blog, tra un navigato “giovane” consigliere comunale e un “virgulto” della politica già bravissimo a tenere un piede in almeno due o tre scarpe nel mentre giustifica il “nulla” del suo operato politico rimanendo totalmente prono ai “benevoli” ammonimenti del suo mentore travestito da autorità costituita.Questo solo per rassicurarti che quando parlo di giovani intendo I MIGLIORI non certo quelli “macchiavellici e ambigui” che sono peggio degli altri della “fella di trippa” già in consiglio comunale.
    Tra questi per fortuna ce ne sono tanti(uno per tutti marco genovese) che già orbitano a vario titolo intorno a “questa” politica quasi sempre emarginati invece di essere valorizzati insieme a tanti altri distanti, perchè scoraggiati e delusi. A questi ci rivolgiamo: forza,tutti insieme proviamo a cambiare le cose in meglio.
    P.S. tra i promotori di questa iniziativa c’è Vincenzo Cicalese,certamente maggiore di me:dov’è?

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  11. Ho pensato di postare la traduzione in italiano ( sperando di non aver commesso errori) della frase in inglese del mio precedente post.
    …..”Legislazione (che)dovrebbe fornire dettagli specifici sui diritti e le responsabilità che accompagnano l’ottenimento dello status giuridico come partito politico”e anche”come risultato di avere privilegi non concessi alle altre associazioni, è opportuno inserire alcuni obblighi sui partiti politici, a causa del loro status giuridico acquisito. Questo può assumere la forma di imporre requisiti di segnalazione o la trasparenza nel regime finanziario”.

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  12. La domanda posta da Antonio Lioi (“cos’è un partito politico”?), e il rilievo circa la “totale anomalia nel panorama continentale” della forma-partito italiana mi sembra un tema importante su cui riflettere, anche in relazione alla terminologia e all’identità formale di un’aggregazione che si vuole costruire. Spero che faremo uno sforzo per capire meglio il senso delle parole che utilizziamo, tanto più che la parola “partito” appare oggi al limite del discredito, nell’ondata imperante di rigetto e di antipolitica.
    La domanda che però vorrei porre è: nella crisi evidente dei partiti tradizionali, ha ancora senso parlare di “partiti”? Di fronte alla incapacità da questi mostrata di seguire criticamente e autonomamente le dinamiche (vedi la supina accettazione al governo mondiale del capitale finanziario, assunto come totem) e di proporre soluzioni e scenari alternativi a tale egemonia, ritenuta inamovibile, che cos’è un partito?
    Qual è la legittimità dei partiti quando essi si dichiarano di fatto sconfitti, cedendo al totale abbraccio, per riconosciuta incapacità politica, al “governo dei tecnici” (in quel momento, è vero, l’unica soluzione transitoria plausibile)?
    Sono domande semplici, forse anche ingenue, che mi pongo e che tante persone si pongono. Il problema quindi non è solo terminologico o normativo, altrimenti basterebbe sostituire la denominazione o la ragione sociale con altra diversa per risolverlo. Il problema è sostanziale: a me sembra che occorra andare verso una maggiore responsabilizzazione e autonoma “intraprendenza” dei partiti stessi, abolendo tutti i privilegi (a cominciare dal finanziamento pubblico e da una drastica riduzione dei costi della politica, come ha già fatto Hollande in Francia e come già avviene da anni nei Paesi “civili” dell’Europa del nord).
    Privilegi che consentono a chi occupa posizioni di potere (nei partiti e nell’amministrazione della cosa pubblica) di usare le strutture di partito e le prerogative del governo locale per finalità molto lontane da quelle legittime.
    Ancora, banalmente, non è pensabile che ci siano politici o amministratori che percepiscono dai cittadini compensi mensili pari a 10-20-30 salari o pensioni di persone al limite o al di sotto della soglia di sussistenza.
    La trasparenza mi sembra una condizione imprescindibile, ma occorre anche interrogarsi sulla sostanza di un partito politico, sulle ragioni della sua esistenza nell’epoca della crisi globale che ci attraversa.
    La soluzione non è l’antipolitica che potrebbe portare il colpo finale della seconda Repubblica, preparandone una terza ancora più disastrosa. In questo contesto, capisco l’importanza della personalità giuridica, ma ho l’impressione che sia una questione subordinata alla principale: quali sono, se ci sono, le ragioni dei partiti tradizionalmente intesi nell’epoca della personalizzazione, della spettacolarizzazione e della eterodirezione della politica? Naturalmente, le risposte che cercheremo di dare saranno risposte locali e specifiche…

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  13. Le norme di carattere generale che disciplinano l’organizzazione e il funzionamento dei partiti( e dei soggetti di diritto pubblico più in generale) e il loro status giuridico sono tutte astrattamente valide così come lo sono i sistemi elettorali.
    Bisogna capire se si vuole discutere di politica o di filosofia della politica.
    I problemi sorgono nell’applicazione concreta e , quasi sempre, vengono distorte da chi è chiamato ad attuarle quelle norme.
    La cosa essenziale è una maggiore trasparenza nei bilanci. Fare in modo da diminuire, quanto più possibile, il margine di discrezionalità nell’applicazione concreta.
    La soluzione è , per quanto possibile, cercare di ripartire dai territori perchè è lì la ricchezza reale , e non finanziaria, del nostro paese.
    Sull’equità dico che è ovviamente e assolutamente condivisibile la previsione di un tetto alle pensioni d’oro e le risorse reperite dovrebbero essere riversate tutte a favore di chi percepisce pensioni indegne.

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  14. Io ho detto , leggendo meglio l’intervento dell’architetto Manzione ritengo di doverlo precisare, che bisogna fare qualcosa di POLITICO ma non mi riferivo affatto ad un’aggregazione di tipo partitico ( anche se una struttura bisogna fisiologicamente darsela).

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  15. Ho letto più volte l’ultimo post dell’arch.to L.Manzione. Lo ringrazio per aver ritenuto itteressante il mio quesito.Apprezzo molto i suoi interventi ma qualche perplessità e dubbio su alcuni spunti del suo discorso li stò ancora “digerendo”. Pertanto “non replico affatto”. Mi auguro invece che sul quesito di fondo che ho postato ci siano uletriori contributi per “capirci” qualcosa di più. Per mia formazione politica, per lo strumento di analisi filo-marxista che mi porto dentro,NON MI PIACCIONO I MOVIMENTI E NOVELLI DEMAGOGHI che, la storia insegna, di solito “si fanno male”…….e fanno male agli altri !!!!

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  16. A lukas: precisazione opportuna, anche se leggendo il tuo intervento avevo inteso politico non nel senso di partitico.
    Però la riflessione di Antonio Lioi sul tema mi sembra interessante da riprendere e da sviluppare, nel senso sostanziale prima che formale. Almeno, io vorrei farmi un quadro della questione…
    Condivido in pieno la necessità di ripartire dal territorio, in un’ottica di “progetto locale”, nella consapevolezza che, in una logica di sviluppo locale, tutti i territori, nel bene e nel male, sono comunque punti di una rete globale.
    Su questo lato non c’è bisogno di ragionare di filosofia politica (dove almeno io sarei piuttosto svantaggiato), ma di cominciare ad analizzare quanto è accaduto a Eboli negli ultimi anni.
    In prima approssimazione, la mia chiave di lettura è riassumibile in una parola: “anomalia”. Mi riferisco, in tempi più recenti, in particolare all’anomalia del PD (e parallelamente alla insussistenza qualitativa e quantitativa del centrodestra, se non in seguito a rinforzi di sinistra-destra).
    Per non farla troppo lunga, la proliferazione delle ultime ore dei comitati pro-Renzi mi sembra l’ulteriore conferma di questa condizione. A Eboli, Renzi diviene lo strumento inconsapevole di posizionamenti e di conteggi delle truppe, operazioni a cui ci aveva abituato la vecchia politica.
    Insomma, il rinnovamento qui è difficile da comprendere con le armi del buon senso, se non ricorrendo alla celebre frase di Marx secondo cui “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Difficilmente si ripete però per la terza volta…

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  17. La replica del dott. Lioi, che ringrazio per il contributo stimolante alla riflessione, è da me particolarmente apprezzata perché mi consente di precisare che, metodologicamente, non mi discosto molto dalle sue posizioni, ma cerco di trasporre i miei piccoli ragionamenti su un terreno il più possibile libero da ideologismi, anche a rischio di dire qualche banalità. Spero quindi che l’espressione “novelli demagoghi” non sia riferita a chi, come me, metodologicamente rifugge dalla demagogia.
    Colgo anche l’occasione per ritornare a quanto espresso sopra da Lukas sul pericolo che i promotori di questa iniziativa in embrione correrebbero di essere “tacciati di qualunquismo, populismo, demagogia e lesa maestà”. Onestamente, mi farebbe un certo effetto essere accusato di tanti peccati in una sola volta (devo dire, però, che l’effetto varierebbe a seconda di chi potrebbero essere gli accusatori). Credo che sarebbe l’occasione, salutare per noi, per riflettere e fare eventualmente autocritica preventiva, su queste posture che ritengo l’esatto opposto di quanto dovremmo proporci come aggregazione civica.

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  18. Il proliferare dei comitati pro Renzi mi dice che alla fine avevo visto giusto tanto è vero che subito dopo l’apertura del primo comitato ho scritto alla segreteria di Renzi dicendo a chiare lettere che se questo è il suo progetto di cambiamento della classe dirigente del Paese, ha già fallito. Ha già fallito perchè sarà pur vero come dice Alex Vocca che adesso deve prendere voti poi si vedrà ma, caro Alex i voti che prende oggi batteranno cassa domani e ho detto tutto. Ecco perchè,tornando a noi e a quanto stiamo cercando di costruire, è fondamentale ripartire dalla gente, c’è bisogno di far procedere in modo quasi parallelelo, secondo me,da una parte le idee e dall’altra la loro applicazione sul territorio. Forse sono troppo precipitosa ma sono donna e come tale tra le mie peculiarità c’è il darsi da fare, significa che oltre ad incontrarci qui dobbiamo necessariamente trovare un luogo fisico per guardarci in faccia perchè ogni cosa allo stato nascente ha bisogno di sguardi sorrisi incoraggiamenti discussioni e confronti,io ho bisogno di riconoscermi con ognuno di voi, perchè tolto Luigi, Antonio Lioi e Massimo Del Mese,nonchè Vincenzo Cicalese che spero non abbiamo perso per strada, per me siete delle belle menti ma senza un volto. Detto questo aggiungo anche che condivido molte delle cose espresse nei post precedenti e fatico però un pò a discutere di teoria, non perchè non sia necessaria ma perchè se troppo “alta” ci fa perdere il senso delle cose che dobbiamo dire e fare. ognuno di noi ha una sua storia,le sue esperienze, ha le sue letture, ha la sua cultura ma oggi dobbiamo ragionare e trovare un terreno comune su cui agire per far sì che le migliori energie della città, siano esse giovani o meno giovani, trovino un sogno comune per cui lavorare e mi pare che il bene comune e il bene di Eboli sia proprio un bel sogno da coltivare.Condivido i timori di Lukas ecco perchè ho fatto la premessa su Renzi. I nostri politici ci hanno abituati a grandi acrobazie in quanto a collocazioni e colori ed io ne so qualcosa e proprio per questo dico che non possiamo perderci troppo nei post. Credo sia di fondamentale importanza darsi degli step così come è importante darsi delle regole anche se sono convinta che le regole non bastano se non ci sono le persone che le rispettano. Il nostro Bel Paese è pieno di leggi e regole che vengono quotidianamente disattese ed è sotto gli occhi di tutti.Voglio ricordare a me stessa soprattutto, un pezzo dell’intervento di Luigi Manzione semplicemente perchè sento il dovere, non solo civico ma etico e morale di fare qualcosa e per farlo occorre tornare anche sul territorio, per i quartieri, tra la gente.
    “Su questo crediamo si debba lavorare e riflettere insieme, seriamente e responsabilmente. Eboli ha una grande tradizione di vivacità culturale e di elaborazione politica, spesso in controtendenza rispetto agli schemi dominanti: occorre disseppellirla, riscoprirla e rilanciarla. Co-inventare il futuro della città, cominciare dal basso per cambiare le cose: questa è l’idea ispiratrice di città aperta. La condivisione è l’unica strada per risalire la china, ricostruendo le modalità democratiche di partecipazione reale ed effettuale alle scelte e riannodando il dialogo tra i cittadini e le istituzioni. Come vorremmo la città di domani: questa è la sfida da raccogliere, con la guida di alcune parole-chiave: onestà, trasparenza, intelligenza, lungimiranza, creatività, progettualità, sviluppo, innovazione, sostenibilità, bene comune, civiltà, cittadinanza, sicurezza, giustizia, condivisione, coerenza, cultura, merito, tolleranza, inclusione, memoria, dignità. Queste parole incarnano una prospettiva della politica e del governo della città tutta da rifondare, profondamente diversa da quella che negli ultimi anni, a Eboli, ha dato prova di assoluta inconsistenza e mediocrità.”
    Ringrazio Massimo Del Mese per essere veicolo di un’informazione libera e corretta e soprattutto per aver compreso e appoggiato l’iniziativa che tutti noi stiamo cercando di realizzare.

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  19. Ho dimenticato di aggiungere che se vogliamo dire cose più specifiche e dettagliate possiamo farlo come suggeriva Luigi Manzione sulla posta elettronica che lui ha postato sotto “il manifesto di idee” e che ora però non nello più a video. Forse Lukas, questo è un primo modo per evitare quello che dicevi tu.

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  20. Ringrazio Maria Sueva per aver scritto esattamente quello che volevo scrivere io e mi seccava farlo. 🙂
    I miei interventi sono stati sostanzialmente adesivi delle tesi espresse nell’articolo.
    Ritengo sia necessaria più concretezza.
    Gli scritti spesso danno luogo a fraintendimenti che nella realtà non si verificherebbero.

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    • Per tutti,
      e’ allo studio un’area riservata per costruire un Forum. Riservata solo a chi si scrive e quindi chi aderirà dovrà farlo con le proprie generalità, ripeto, generalità che saranno visibili solo ai partecipanti del Forum stesso, cercherò di farlo quanto prima, tempo permettendo. Intanto buon dibattito.
      Massimo Del Mese

  21. I tecnicismi li lascio agli altri a me interessa solo il cambiamento,forte e radicale, per “capirci” la sostanza.Il mio modestissimo contributo è tutto nel mio primo intervento, lo scambio di battute con “anonimo” è stata l’occasione per chiarire in modo crudo,chiaro ed inequivocabile(spero)di quali giovani parlo quando auspico una loro massiccia partecipazione alla politica anche perchè ho avuto la sensazione che quella che io ritengo,da ben prima che anche in Italia diventasse una moda,una condizione imprescindibile per un cambiamento serio delle cose la si scambi per una fissazione o con il solito refrain.
    Per chiudere con cose meno importanti vorrei tranquillizzare l’arch.Manzione che Lioi non si riferiva a Lui quando parlava di “novelli demagoghi” ma a me oppure a me e Lukas, da qui non si scappa.
    Non penso di essere un demagogo,un populista,un qualunquista anche se oggi questi termini fanno comodo a chi viene da certa scuola come ieri faceva comodo definire fascista chiunque uscisse poco poco fuori dal coro. Non mi sono mai piaciuti i filo marxisti e non mi piacciono le velate minacce. Per formazione, ragiono in maniera diversa, ho altre radici.Non sono mai andato a scuola di politica,il politichese lo capisco bene ma non lo so parlare.Parlo solo chiaro e questo non mi risulta abbia mai fatto male a nessuno. Sono d’accordo però sul fatto che,come la storia insegna, la verità nuda e cruda fa sempre male e chi la dice ha tutto da perdere ma il mio contributo a questo forum, gradito o no, sarà solo e sempre questo. E’ un lusso che mi posso permettere perchè non ho nessunn tipo di velleità, che lascio volentieri ad altri.
    E con questo,con il dovuto rispetto,chiudo definitivamente la polemica e se ho peccato di presunzione e il dott. Lioi non si riferiva a me e Lukas ma a Renzi e Grillo o magari a Hitler e Mussolini sono felicissimo di essermi sbagliato.

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  22. @ Compaesano
    Purtroppo o per fortuna non sempre ho tempo di collegarmi al blog ma leggo sempre con molta attenzione quanto viene scritto da ognuno e mi capita anche di andare a rileggere per esser certa di aver compreso fino in fondo il messaggio di chi scrive.
    Vorrei dirti compaesano che il tuo primo intervento è chiarissimo e mi trova completamente daccordo; Che l’impresa sia titanica è fuor di dubbio ma è per questo che mi stimola ancor di più, per quanto riguarda gli interlocutori ben vengano tutti, donne e uomini di buona volontà la qual cosa, mi richiama alla mente associazionismo e volontariato. Da francescana condivido i valori della vicinanza della solidarietà della pace e del rispetto non solo dell’altro ma del creato, per non parlare dei giovani ai quali ho dedicato molta parte della mia vita cercando di dare loro degli insegnamenti e ricevendo in cambio molte lezioni di vita.
    Vorrei però aggiungere che il tuo contributo come quello di ognuno di noi è prezioso ma c’è bisogno anche dei tecnicismi e se questo significa anche un tuo impegno in questo senso, beh, spero e credo che non ti tirerai indietro.
    E’ un invito che faccio a tutti, non trinceriamoci, cerchiamo di dare noi stessi in senso compiuto il chè significa mettere a disposizione degli altri le nostre capacità intellettive piuttosto che umane piuttosto che pratiche e specialistiche.
    La tua non è demagogia nè ritengo che tu sia un qualunquista, penso che Lioi non si riferisse a Luigi,nè a te e Lukas ma ai livelli nazionali, se così non fosse lo inviterei ad essere più esplicito e a parlarci con minore dovizia di particolari tecnici e molta più umana semplicità. Quindi compaesano, crediamoci tutti in questa possibilità perchè sta a noi renderla reale e concreta. Buona giornata

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  23. @Luigi Manzione,
    trova la sua riflessione sui Comitati Renzi ad Eboli molto superficiale e ciò mi meraviglia non poco avendo avuto modo di seguire i suoi ragionamenti sempre approfonditi, da cui traggo elementi di critica e di vivo interesse.
    Mi rendo conto che occorre la sintesi su un blog, ma le chiedo come si è formato il suo giudizio, se conosce i componenti dei comitati Renzi cui allude, le loro radici culturali e politiche, gli intenti espressi nelle riunioni, le motivazioni di adesione, i principi che si intende sostenere con le primarie, il paese che si vuole riscostruire, l’ansia del cambiamento.
    Non mi dica che saranno tutti strumentalizzati, non mi dica che crede al teorema del ‘grande vecchio’.
    E’ proprio certo che le primarie saranno “lo strumento inconsapevole di posizionamenti e di conteggi delle truppe, operazioni a cui ci aveva abituato la vecchia politica”. E da cosa lo deduce? Da un cognome, da un’informazione riferita, da un manifesto pubblicato, da un’analisi altrui.
    Lo deduce dalla ‘anomalia PD’, di cui parla? Ebbene il PD ha avuto una conta congressuale, un tesseramento gonfiato, livelli di scontro molto sopra le righe. Ma non voglio pensare che lei non abbia colto anche la sostanza che c’è dietro, le posizioni politiche, le divergenze amministrative, un altro modo di concepire il governo della res pubblica. Ho sostenuto le mie posizioni nel PD, di cui sono stato coordinatore mai sfiduciato, ma commissariato da una federazione provinciale prezzolata, con convinzione e non per spirito di parte o sete di potere (al potere abbiamo rinunciato, ai ruoli, agli incarichi, altri sono alla porta del Sindaco con le mani tese, non noi), e con me tanti altri.
    Anche alla primarie alla fine i voti si conteranno, qualcuno prevarrà, ci saranno forzature che dovremmo sforzarci di evitare, ma non faccia di tutta l’erba un fascio e colga il senso vero del confronto che si aprirà.
    Il rinnovamento non è prerogativa di alcuni che se lo intestano come fosse cosa propria; credo che chi aspira a dare un pubblico contributo, come lei cerca di fare con mio apprezzamento, debba evitare semplificazioni.
    Conosco una certa sinistra ebolitana che spesso è caduta nella sua ‘sinteticità’ ai danni di un’altra sinistra che ha avuto ed ha dignità, meriti e responsabilità.
    Solo che negli ultimi vent’anni la prima ha prevalso largamente nella rappresentanza politica a tutti i livelli, non senza aver cavalcato un’onda moralista e giustizialista che ha prodotto i guasti di oggi. Se è mancata e manca una moderna socialdemocrazia in Italia chi ne porta le responsabilità? Aver scelto le vie brevi per la conquista del potere, perché di questo si è trattato, ad Eboli come a Roma, criminalizzando, ghettizzando, generalizzando, è servito allo scopo ma a danno della collettività i cui bisogni, a parole, nei comizi, si dice di voler rappresentare. Ci lasciano dopo vent’anni un paese stremato, una città in declino, più poveri, più ingiusitizie, più debiti, meno libertà, meno speranza.
    Forse allude a costoro quando fa riferimento alle operazioni cui ci aveva abituato la vecchia politica? O è anche lei vittima della sindrome del “passato che non passa”?
    Io guardo al futuro, voglio il cambiamento e metto nel conto che i cittadini mi possano giudicare e criticare, ma stando ai fatti e non alle supposizioni.
    Per me cambiare significa, ad esempio, seguire con interesse i suoi ragionamenti e coglierne il meglio per progettare una città diversa (un intento comune a molti), non mi fermo ad un cognome, alle amicizie, alle parentele, al vissuto.
    Lasci le semplificazioni a chi non ha gli strumenti per leggere la realtà, non si abbandoni al pregiudizio.
    Con stima.
    Salvatore Marisei

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  24. Vedo che il dibattito va prendendo quota ed è questo che mi auguravo. Ho più volte ribadito che il “format” dei partiti tradizionali è ormai al tramonto, se non già morto, e che non si riconoscono più in essi la maggior parte degli elettori italiani.
    Bisogna mettere da parte tutti i pregiudizi,tutti gli infingimenti,tutte le demagogie,per cercare di costruire qualcosa di nuovo.
    E’ normale che ciascuno di noi si porta dentro la propria storia e le proprie radici.
    Teniamo sempre presente,però,che governare ed amministrare è la cosa più difficile da farsi,ma quando alla base c’è onestà,passione ed abnegazione niente è impossibile.

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  25. @Salvatore Marisei
    La ringrazio delle osservazioni circostanziate e ritorno volentieri su quel passaggio che, non a torto, ha definito superficiale, se intendiamo per tale ciò che non è approfondito e articolato. La mia affermazione prescindeva comunque dalle persone coinvolte nelle iniziative pro-Renzi, così come da una valutazione specifica della presenza dell’avv. Carmelo Conte (il “grande vecchio” da lei ricordato è un’assenza, quindi non è il caso di evocarlo qui). Lo spazio sul blog è limitato e io stesso cerco di contenere la lunghezza dei miei interventi per non tediare i lettori e, spero, i futuri partecipanti all’iniziativa che stiamo cercando di mettere in piedi. Per discutere in maniera più distesa, la invito pertanto al dialogo sul forum che Massimo Del Mese è in procinto di allestire.
    Tornando a noi – e mi scuso con tutti per la prolissità –, premetto che non credo né ai teoremi, né alle strumentalizzazioni. Cerco di osservare la realtà; di non smarrire la memoria di quanto è accaduto a Eboli negli anni scorsi (anche quando ne sono stato geograficamente e mentalmente lontano); soprattutto cerco di ragionare senza schemi precostituiti. Non ho partecipato alla fase costituente, se fase costituente c’è stata, del comitato pro-Renzi del quale lei è tra i promotori, quindi ha ragione a pormi le domande che mi ha posto relativamente a Eboli, anche se conosce già le risposte.
    Non mi interessa ora praticare argomenti di dialettica eristica, ma cercare di discutere lealmente. Le faccio una domanda, della quale non conosco la (sua) risposta: le sembra che il rinnovamento – da Renzi mediaticamente e, direi, piuttosto rozzamente denominato “rottamazione” – possa essere concepito e perseguito da chi, qui e altrove, si è cimentato nell’esercizio della politica e del potere nel passato, più o meno recente, con esiti poco entusiasmanti, se non talvolta disastrosi? Ci tengo a precisare che tra questi non annovero lei, a cui va peraltro la mia stima.
    Glielo chiedo perché, come lei sa, Renzi ha dichiarato qualche giorno fa di aver chiuso il capitolo “rottamazione” e di voler aprire il capitolo “programma”. Quindi mi sembra di capire che i comitati in suo sostegno si siano costituiti finora sul presupposto della rottamazione, piuttosto che su quello di un programma ancora molto embrionale, per non dire inesistente. Capisco la sua probabile obiezione di fronte alla reiterata sommarietà dell’affermazione, e le anticipo che le analisi dettagliate di tali esiti costituiranno materia di riflessione del forum, spero in modo interlocutorio, se questo prenderà corpo.
    Io sono interessato ai programmi e non alle dichiarazioni incendiarie, meno ancora al giustizialismo e al moralismo (preferisco giustizia e morale, anzi etica). Nonostante lo sforzo, non ho ancora capito qual è il programma a cui Renzi fa riferimento per il Paese. E sarò molto attento al programma che i sostenitori di Renzi a Eboli delineeranno per la città. Anzi, se ho peccato di distrazione, le sarei realmente grato se volesse citarmi le fonti a cui attingere fin d’ora.
    In attesa, non posso non ritenere superficiale e pregiudiziale da parte sua credere che le mie fonti possano essere “un’informazione riferita”, “un manifesto pubblicato”, “un’analisi altrui”. Le mie opinioni possono essere banali ma, le assicuro, la loro banalità è di prima mano.
    La chiave, frettolosamente da me indicata nella parola “anomalia” per tematizzare la condizione del PD locale, merita di essere approfondita, e mi piacerebbe che ciò avvenisse in maniera dialogica. Da che cosa deduco che il sostegno a Renzi sarà probabilmente ad Eboli l’occasione di un censimento e, contestualmente, di un posizionamento più o meno strategico, il quale succederebbe peraltro ad una conta congressuale già in passato verificatasi, come lei ha opportunamente ricordato? Oltre che da quanto sopra osservato riguardo alla “rottamazione” come presupposto essenziale di un’adesione a Renzi, da una osservazione banale (ma spesso l’ordinarietà si rivela una prospettiva di analisi non troppo fallace): dalla proliferazione dei comitati, dalla pluralità delle voci implicate, dalle appartenenze troppo scopertamente diverse che convergono a sostenere un candidato, ma che evitano accuratamente di dialogare tra loro. Lo deduco, meglio lo ipotizzo, dal fatto che, se l’obiettivo era creare consenso “incondizionato” in favore del sindaco di Firenze, ci sarebbe ragionevolmente stato un dialogo preliminare tra queste aggregazioni e una qualche convergenza. E’ legittimo creare diversi comitati locali: a me ciò appare, qui, un indizio di debolezza e di scontro, più che di pluralismo. Se mi sbaglio, dovrò ammettere la mia cattiva comprensione del “linguaggio” politico. In questo caso, sarei però preoccupato meno per me, che per i locutori in questione. L’anomalia a Eboli – e lei lo ha implicitamente sottolineato parlando della “via breve per la conquista del potere” – consiste nel fatto che le “parole” non corrispondono alle “cose”; che la retorica dei “fatti” si limita ad essere appunto una retorica, evitando accuratamente di transitare nella pratica (o, quando tenta di riuscirvi, lo fa con risultati deludenti: mi riferisco, ad esempio, alla pianificazione urbanistica comunale, alla (s)vendita del patrimonio, alla progressiva ritrazione della città nell’alveo della incultura e dell’approssimazione, e potrei continuare).
    Il problema che lei giustamente rileva, e che costituisce materia di questa ”anomalia”, risiede nella molteplicità di posizioni (e di opposizioni) che, dalla nascita del PD, si sono manifestate a Eboli, le quali certamente creano disorientamento e confusione, prim’ancora di suscitare indebita generalizzazione e sommarietà di giudizio. Lo dico sapendo di essere di nuovo generico: a Eboli, può accadere che chi è tendenzialmente vicino alle posizioni politiche del PD, esprima localmente un’appartenenza diversa, proprio perché consapevole, con disagio, di tutto ciò. Di chi è la responsabilità? A chi dobbiamo attribuire la responsabilità di aver frantumato e, temo dissolto, non solo il PD, ma l’intero centro-sinistra?
    Io non ho alcun dubbio sulla sua convinzione e passione politica. Ho apprezzato alcune azioni di opposizione esercitate dal suo gruppo, ma ho l’impressione che queste si siano concentrate prevalentemente su aspetti su cui era possibile evidenziare in modo puntuale il contrasto, quasi sempre feroce, con l’attuale maggioranza, a prescindere dalla rilevanza effettiva delle questioni in gioco. Sui temi portanti dell’azione amministrativa, laddove cioè si disegnano le linee di un progetto per la città, non ho ancora avuto modo di capire quali sono le proposte del suo gruppo, se si eccettuano alcuni episodi come il PUA Fontanelle e il progetto di housing sociale, pur sempre da voi espresse, a mio modo di vedere, nella prospettiva sopra indicata.
    In materia di “governo del territorio” (espressione imprecisa che la legislazione regionale ha acriticamente recepito), quali sono gli scenari futuri che proponete per la città, in accordo o in opposizione a quelli dell’attuale amministrazione, scenari questi ultimi pressocché inesistenti, come ho cercato di mostrare in altri interventi su questo blog? Siete consapevoli che, di qui a meno di un anno, se non sarà approvato il nuovo piano urbanistico comunale, Eboli subirà una ulteriore degradazione-retrocessione, un passo avanti verso il declino?
    Voglio sperare che le mie domande siano retoriche, altrimenti mi risulta difficile comprendere a quale nozione di rinnovamento vi richiamate. Per formazione culturale e, prim’ancora per personale biografia, io sono irrimediabilmente attratto dal futuro, ma con lo sguardo rivolto anche alle macerie del passato, per usare la nota metafora di Walter Benjamin. Se fossi vittima della sindrome del “passato che non passa”, non solo non sarei qui a discutere con lei: non sarei proprio, ab imis. Se cerco di dare il mio modesto contributo è perché, come tantissime persone, sono stanco di tutto ciò che lei ha nitidamente fotografato: “un paese stremato, una città in declino, più poveri, più ingiusitizie, più debiti, meno libertà, meno speranza.” Solo che da lei, che ha avuto in passato la possibilità di partecipare al governo della res publica, mi aspetterei di sentire in che cosa, concretamente, ritiene di aver contribuito in maniera (pro)positiva e, perché no, dove invece riconosce di aver svolto un’azione meno incisiva o negativa.
    Per me, la vecchia politica è esattamente quella che ci ha condotti al declino da lei lamentato, quella che non sa riconoscere gli errori commessi, quella che non sa fare a meno del pregiudizio e del calcolo. Lealmente, anche se ciò presuppone un radicale ribaltamento di paradigma. Anche io seguirò con interesse i suoi ragionamenti – che intesto solo ed esclusivamente a lei – nella prospettiva di promuovere un “futuro” della città degno di questo nome, soprattutto se vi ravviserò un netto segnale di discontinuità rispetto ad un paradigma ormai del tutto consumato.

    Un cordiale saluto
    Luigi Manzione

    PS: mi scuso di nuovo con tutti per aver abusato oltre ogni misura dello spazio e della pazienza. Per rimediare, non interverrò nei prossimi due giorni… 

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  26. @M.S.Manzione. Carissima tu mi conosci e anche se non condividi sai che ( forse snagliando) per passate amare esperienze su questo blog, non intervengo su post anonimi ( anche su quelli che condivido e ce ne sono molti).Mi hai chiesto di essere più chiaro. Ebbene ovviamente io mi riferivo ai “pifferai magici” o presunti tali nazionali e perchè no locali. Dietro la loro voglia di “avere consensi facili”, la storia – maestra di vita- è stata purtroppo tragica ( a livello mondiale, nazionale e anche nella nostra tormentata città). In particolare non mi piace lo sviluppo che sta avendo la questione “Renzi”. Da novello pifferaio è partito male e prosegue peggio, e non sempre per colpa sua (Primo errore esserisi recato ad Arcore e non nella sede istituzionale del Premier a Palazzo Chigi), ma per colpa di chi pensa di poter salire “su un treno veloce”, come in passato è avvenuto anche ad Eboli, molti “che ritenevano di avere la verità” salirono sul treno socialista, seguendo e credendo nelle parole di un Grande Rottamtore locale le cui parole d’ordine erano ( sintetizzo) contro le vecchie “famiglie” che governavano allora il PSI (Vignola-Petraglia) e secondo lui, anche la DC , ed il PCI e furono sostitute ” le vecchie famiglie” con una “nuova” ben più forte e numerosa.Quanti “volti nuovi” ho visto e poi scomparsi, ebbene cosa è rimasto oggi di tutto ciò ? Ancora la rincorsa di una spazio ( vale per tutti i comitati Renzi compreso quello del mio amico Enzo C.) che altri negano loro.
    Mi dispiace, ma questa rincorsa al “nuovismo” non mi piace per questo sottoscrivo e firmo per intero l’ultimo intervento di L.Manzione perchè ( così credo)leggo la sofferenza del fallimento delle strutture “partitiche”, ma non ho letto nelle sue parole la “rottamazione” delle idee che hanno contribuito a formare la sua idea di ETICA DELLA POLITICA. Per questo ho aderito con interesse alla sua “provocazione”,perchè anche io non RINNEGO e ROTTAMO la “scuola politica” che ha formato la mia coscienza.Mi auguro che dopo un giusto tempo di “meditazione collettiva” si possa passare a proposte concrete per un futuro migliore, senza buttare l’acqua sporca con il bambino e la “concolina”.

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  27. …e sarebbe un peccato caro Luigi perchè i tuoi interventi hanno una forza rigenerante che risveglia passioni sopite per troppo tempo…Salvatore Marisei è uno di quei giovani ( non che siamo anagraficamente tanto distanti ma comunque nell’ottica di questa nostra Italia è forse ancora giovane) che ho avuto modo di apprezzare in alcuni passaggi della prima amministrazione Melchionda ma temo che la sua azione lungo la strada sia stata fagocitata nonostante le buone intenzioni, da un sistema che stritola e che, secondo Renzi va abbattuto, e qui mi fermo sulla questione Renzi perchè vorrei invece tornare a ciò che mi sta veramente a cuore. La rinascita sociale di Eboli dalla quale come te, in passato, sono stata a lungo lontana ma che ovunque andassi e ovunque vada è nel mio cuore e nei miei pensieri. Ieri ho incontrato un’amica del Nord con la quale si è intrapreso un discorso su un progetto accattivante direi che, spero in futuro, possa essere condiviso con tutti voi e, nel corso della discussione, sono venuta a conoscenza di una realtà bellissima in Calabria che già da tempo percorre un sentiero fatto di quelle cose che andiamo ripetendo da qualche mese a questa parte, ridare sostanza e speranza ad un territorio costruendo le condizioni affinchè i suoi figli, le sue energie vitali, le sue intelligenze maltrattate non siano costretti ad andar via. La mission di questa associazione che movimenta il mondo del volontariato, associazionistico, culturale, imprenditorile è per molti versi simile alla nostra ed io dico che non è un caso.Siamo tutti figli del Sud, di quel Sud così tanto martoriato e abbiamo a cuore la stessa cosa.IL BENE COMUNE.E’ per questo che ancora una volta ribadisco che occorre scendere tra la gente, nei quartieri, coinvolgendo i cittadini nella risoluzione delle problematiche comuni: dalla tutela del verde urbano e dell’assetto del territorio alla mobiltazione sui grandi temi; dalla difesa del diritto alla salute pubblica alla valorizzazione dello sport e della cultura per giungere ad una ricostruita e ritorvata identità di cittadini consapevoli e partecipi.Come più volte è stato detto, CITTA’ APERTA nasce senza pregiudizi ma certo è che chi vorrà aderire al progetto dovrà inanzitutto sentire dentro di sè i valori che andrà a condividere con ognuno di noi, avere la forza e la volontà di essere parte di una rete in grado di catalizzare e agreggare. Tutto questo perchè il maggior danno che la classe politica italiana ha inflitto ai cittadini, a tutti noi, non è solo quello economico bensì, quello sociale. Un danno verso le persone e verso i territori che ci ha resi incapaci di essere società sana in grado di apprezzare e far brillare le eccellenze e di diventare massa critica davanti ai grandi problemi che oggi più che mai ci attanagliano. Ripeto,correndo il rischio di tediare e prendendo ancora a prestito lo slogan “SE NON ORA QUANDO”, crediamoci

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  28. x Antonio Lioi
    Mi rendo conto di aver capito male e fatto una polemica inutile. Ringrazio il dott. Lioi per il chiarimento indiretto, me ne scuso.
    Ora bisogna pensare in positivo per cercare di fare qualcosa per questo nostro meraviglioso Paese accomunati dalle parole-chiave che ha citato Luigi Manzione e che riscrivo per tenerle sempre a mente:
    onestà, trasparenza, intelligenza, lungimiranza, creatività, progettualità, sviluppo, innovazione, sostenibilità, bene comune, civiltà, cittadinanza, sicurezza, giustizia, condivisione, coerenza, cultura, merito, tolleranza, inclusione, memoria, dignità.
    Se si condividono questi ideali e ci si stringe attorno ad essi tutto il resto diventa un insignificante dettaglio.
    Avrei qualche altra entusiastica considerazione da fare ma io in quanto a prolissità l’arch. Manzione non lo vedo proprio per cui, per ora, qui mi fermo.
    P.S.: ringrazio di cuore, senz’altro aggiungere,Maria Sueva Manzione.

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  29. @Luigi Manzione,
    la ringrazio per la sua risposta e gli attestati di stima e saluto l’amico Massimo che da par suo ci ospita gentilmente.
    Accetto il suo invito alla partecipazione al forum che state allestendo e per l’occasione, avendo in procinto l’avvio di una‘discussione on line’ analoga nelle finalità, ma non identica nelle modalità, sono certo che vorrà ricambiare la cortesia. Invito aperto a tutti, in specie ai più critici. Per facilità di lettura ho richiamato collegamenti a link e documenti di approfondimento, offerti alla libera consultazione. Sono tutti visionabili al seguente indirizzo https://plus.google.com/u/0/?tab=jX#117373520501434018877/posts (da copiare ed incollare nella barra degli indirizzi internet).
    Non avevo e non ho alcun dubbio sul suo approccio libero alla discussione, di qui la mia iniziale meraviglia. Accolgo perciò con favore l’attenzione annunciata alle nostre iniziative e – seppur nel ribadito scetticismo – verso il programma di Renzi. Vengo subito alle mie considerazioni sulle sue domande e riflessioni che raggruppo in pochi punti, parafrasando un celebre film di Francesco Nuti per dare una nota di colore.

    1. Matteo Renzi.
    Per alcuni è un giovane inesperto, un guascone, non all’altezza di guidare un Governo in una fase così complicata per il Paese. Per altri non è affatto ‘nuovo’, è scaltro, forse l’apripista di gruppi di interesse più o meno legittimi. C’è sempre qualcosa che non torna quando qualcuno viene tacciato di essere una cosa ed il suo contrario. Chi è Matteo Renzi? Concordo che è difficile dare un’esatta definizione di cosa rappresenti. Di qui le legittime perplessità, ma stando a ciò che dice e scrive, all’accelerazione impressa ad una necessaria fase di rinnovamento della sinistra italiana, è per noi degno di considerazione. Circoscrivere una sua valutazione alla ‘rottamazione’, significa non voler andare oltre un espediente di marketing politico che ha prodotto un enorme risultato. Avesse detto ‘rinnovamento’ o anche ‘rivoluzione’, nel circo mediatico italiano nessuno ci avrebbe fatto caso.
    A questo dovremmo abituarci, perché in futuro sarà sempre più così. Il programma di Renzi è visibile sul suo sito http://www.matteorenzi.it/images/pdf/Programma.pdf. Non è un programma di 230 cartelle, sono pochi punti qualificanti, peraltro oggetto di un partecipato approfondimento in corso d’opera, certo sintetici, a volte generici, ma visto come poi è andata a finire l’esperienza del Governo Prodi, le minuzie ed i dettagli non danno alcuna garanzia. Nel suo ultimo discorso a Torino, (http://matteorenzi.sgpitalia.com/contenuto_beta.asp?parametri=%A7%A7%A7%A7%A7%A7vedi_video%A7%A7%A71%A7%A7%A70) ha delineato la ‘sua’ sinistra. Alcune cose già sentite nel PD (ed è normale considerato che si tratta di uno dei suoi esponenti), altre innovative. Tra quest’ultime un rinnovato concetto di merito applicato alla disastrosa condizione sociale italiana – siamo tra i paesi più immobili e disuguali nelle democrazie moderne – frutto di una erronea interpretazione del principio di uguaglianza che una sinistra massimalista ha imposto al Paese. Credo si sia ispirato a “Meritocrazia” di Roger Abravanel, che espone tesi poi riprese in “Mal di merito” dell’ottimo giornalista Giovanni Floris. In materia di mercato del lavoro ha dichiarato di voler valorizzare le intuizioni del giuslavorista on. Pietro Ichino. Chi lo conosce e l’apprezza sa quanto riformismo c’è nelle sue idee. E’ molto, è poco? E’ qualcosa al cui confronto Bersani sembra Breznev. La dicotomia insider/outsider non può non essere affrontata da una sinistra moderna. Il sistema di tutele dei ‘garantiti’, al cospetto delle difficoltà dei giovani, del debito che grava sulle loro spalle, del precariato presente e dell’incertezza sul futuro pensionistico, è qualcosa di intollerabile per chi non ha smesso di volere una società più libera e più giusta. Potrei continuare negli esempi (donne, scuola, finanza, etc.) ma mi fermo qui perché sul sito c’è tutto. Nel merito potremmo non essere d’accordo, ma questa è la democrazia. Provi ora a fare un esperimento, prendendo a prestito una sua locuzione, di intelligenza emotiva: chiuda gli occhi per tre secondi e pensi a tre proposte programmatiche di Bersani. Provi anche con Vendola, Casini, Fini, Alfano. Risultato?

    2. Noi.
    Per mia fortuna ho sempre avuto l’occasione di riunirmi con gli amici che condividono le mie idee ed elaborare insieme analisi e proposte per Eboli. Una ‘scuola politica’ dicono molti, a ragione, il cui risalto, come una sineddoche, ha finito per caratterizzare un intera comunità politica per lungo tempo. Un laboratorio di idee che non ha cessato di esser tale neanche dopo la più grande, ed ingiusta, aggressione che una classe politica abbia subito a Salerno e ad Eboli. Dalle sue difficoltà, in parte anche legate alla fine di un ciclo che non si seppe ravvivare, ha tratto vantaggio, immeritatamente perché sempre sconfitta sul campo, un nuovo gruppo dirigente, prevalentemente espressione della sinistra radicale che ha assunto ruoli di primo piano e rappresentanza a tutti i livelli istituzionali, incontrastato per circa vent’anni. Mi chiedo se siano loro il rinnovamento.
    Scendo nel particolare, ma mi creda, ai più non interesserà molto e credo del tutto ragionevolmente. L’ansia di futuro, non solo per i nativi digitali, è più che legittima ed io voglio davvero guardare avanti (consiglio vivamente di saltare quanto segue portandosi alla fine del punto 2 a “cosa proponiamo per il futuro”).
    Nei pochi mesi di amministrazione Melchionda, primo mandato, dopo circa 13 anni di opposizione fattiva, abbiamo ottenuto risultati lusinghieri. Alcuni esempi dell’impegno profuso dal 2008 al 2010 : la pianificazione del ciclo integrato dei rifiuti – che ha consentito l’avvio della differenziata, dell’impianto di compostaggio, del biodigestore anerobico – un innovativo, ed economicamente vantaggioso, sistema di gestione della pubblica illuminazione, un nuovo modello di locazione in conto vendita dei locali commerciali nel centro storico, a mio avviso unico esperimento di sviluppo locale ad Eboli frutto della collaborazione virtuosa tra pubblico e privato. Da allora ad oggi è trascorso un secolo: se i servizi ora sono scadenti bisogna chiedere il conto a chi ne porta le responsabilità attuative. Per di più, abbiamo assolto al nostro ruolo giocando in un campo di calcio dai confini ben precisi, senza mai aver avuto dirette responsabilità attuative in Giunta su queste deleghe. Il PRG, l’area PIP, il PUAD, il SIAD sono importanti strumenti di pianificazione urbanistica e settoriale figli di una stagione a noi estranea. Per ognuno di questi abbiamo avanzato proposte correttive, in linea con l’opposizione svolta al tempo del loro varo. Mi soffermo sulla vicenda del PRG e della sua attuazione con poche riflessioni, ben sapendo, sempre in metafora, che lei gioca in casa.
    Indicammo la via dell’aggiornamento del piano per migliorarne le evidenti difficoltà attuative, non intervenendo sui principi, su tutti la salvaguardia del suolo agricolo. Forse sbagliammo, occorreva insistere su un modello rafforzato di direzione e coordinamento dell’Ufficio Urbanistico per tentare di darne corso alle previsioni. Ma tant’è, la variante normativa, poi adottata, poteva essere più incisiva: sostenni, ad esempio, che nell’occasione era necessario rivedere tutto l’impianto regolamentare dello sviluppo della fascia costiera. Qualcuno ricorderà le nostre proposte sul concorso internazionale di idee e sulla portualità turistica, tradotti in precisi impegni della relazione previsionale e programmatica allegata al bilancio 2006, ma rimasti lettera morta con la nostra fuoriuscita dalla maggioranza (vi rientrammo nel gennaio 2008). In argomento ripresi, anni dopo, da ottobre e dicembre 2009, il tema dello sviluppo della marina, su mandato politico dell’Amministrazione, integrando le proposte del 2006, con l’Accordo di Reciprocità ‘Sele – Paestum, di cui allego un brevissimo comunicato esplicativo (All.1), un piano/progetto di sviluppo turistico della costa e delle aree interne ancora oggi validissimo, a mio modesto parere.
    L’incarico al Prof. Gerundo per il nuovo Piano urbanistico comunale (PUC) fu dato quando eravamo all’opposizione, con la nostra ferma contrarietà; la fase di ascolto, concordo con lei assolutamente deludente, condotta nella stessa condizione. In corso d’opera – del piano strategico (PS), intendendosi per tale il documento di indirizzi prodotto dall’Università e non i piani realizzati in molte città europee a partire da Bilbao e Barcellona che sono cosa profondamente diversa – abbiamo dato un contributo, penso positivo, spingendo verso un piano snello, spesso confermativo del vigente, dicemmo di ‘riammaglio’ tra centro antico, storico, moderno, piana, mare, incentrando le nostre proposte sulla conferma del disegno dei PUA, ma con regole più snelle ed indici economicamente sostenibili, ed una nuova disciplina insediativa lungo gli assi viari perpendicolari al mare, contrastando una tendenza di sviluppo a nastro da taluni sostenuta, anche in incontri privati, per scongiurare l’effetto conurbazione casertana o agro-nocerino-sarnese. Qualcuno ricorderà la vexata questio tra Area PIP e Poli produttivi diffusi. Noi sostenevamo la seconda tesi (del PIP discuterei, magari in un’altra occasione, ma sotto il profilo del rapporto tra politica industriale, dimensione dell’area e tipologia di insediamenti). Non soddisfatto del complesso, a titolo personale ed in contrasto con il mio capogruppo di allora, presentai alcune Osservazioni al Piano strategico (All.2) vertente, tra l’altro, su alcuni elementi principali: innovazione del sistema agricolo, rigenerazione urbana, localizzazione del polo ospedaliero. La richiamo perché ancora attuale. Il resto del Piano? Aria fritta o poco più. La proposta di PUC (che non credo sia un preliminare di piano, ma verificherò quanto prima), in attuazione del PS, mi dicono sia stata consegnata in primavera, ben tre mesi prima dell’adozione delle varianti ex Macello e Housing sociale che non dovrebbe contenere. Perché ad oggi non sia stata, non dico approvata in Giunta, ma neanche discussa restando al chiuso nei cassetti lo dovrebbe spiegare Melchionda. Quando lo sarà, verificheremo se e quanto sia adeguata alla città del domani e in che misura sia rispettosa degli indirizzi, scarni, del PS. La sua preoccupazione sullo scadere dei vincoli del PRG è anche la nostra. E per restare al binomio ‘fatti’/’retorica’ sull’Housing allego la nostra formale Opposizione presentata in Conferenza dei Servizi (All.3) che ancora attende risposta.
    Terremo un convengo a brevissimo in cui discuteremo di urbanistica e sviluppo. Venga, per noi sarebbe un piacere.
    Da ultimo, dopo le scorse elezioni, ho cercato, nella mia breve esperienza di coordinatore del PD in rappresentanza di una maggioranza congressuale ben più ampia del mio gruppo, di continuare con la buona pratica di incontri e discussioni, non sul sesso degli angeli, ma su indirizzi precisi per l’Amministrazione, in un clima di crescenti difficoltà e contrasti, spesso dovuti a malafede ed interesse, a volte per invidie e gelosie, senz’altro anche con miei errori e responsabilità (non saper galleggiare a volte è un difetto). Per approfondimento sui risultati di questa esperienza, chi volesse potrà leggere “Resoconto di un anno di lavoro” a cura dei componenti della Segreteria del Circolo PD di Eboli (All.4). Vi troverà una campagna di ascolto nelle periferie, il tentativo di riallacciare i legami con le altre forze del centro-sinistra, lo sforzo di alcuni, l’avversione di tanti. Lo dico perché è la verità: il Sindaco, in buona compagnia, ha versato meno di 4 euro al mese al partito. La migliore conferma della volontà di azzerare il Circolo PD in città è data dal fatto che, commissariato da Dicembre 2011, ad oggi è ancora inesistente, con un sindaco, sei assessori, dieci consiglieri comunali. Noi? Abbiamo continuato per la nostra strada, con coerenza, sapendo che il PD o sarà altro o non sarà, almeno ad Eboli. Un comitato elettorale, disse sempre il Sindaco alla presenza mia e di testimoni, questo deve essere il partito, ed io aggiungo questo è e questo sarà sino alle prossime elezioni, salvo Renzi. Per inciso: della pervicace volontà del Sindaco di ostacolare il partito, oltre che del pessimo viatico amministrativo, informai il Segretario Nazionale, Regionale, Provinciale, tutti gli onorevoli regionali e nazionali. Nessuno ha mosso un dito, salvo l’on. Andria.
    Legga ora la Mozione di sfiducia alla mia Segreteria (All.5), apparentemente siglata da 16 componenti del Direttivo e mai approvata per mancanza dei voti richiesti dallo Statuto (cioè sedici). Vi troverà molte accuse pretestuose che oggi potrei a pieno titolo rivolgere ad altri e su cui alcuni firmatari dovrebbe con lealtà e sincerità riflettere. Se il mio PD era tutto ciò che sostennero, e tanta era la voglia di far meglio, cosa ne è dopo un anno circa di commissariamento? Chi o cosa ha impedito ai firmatari di passare dalle parole ai fatti?
    Cosa proponiamo per il futuro: ciò che conserva attualità e che ho cercato di rendere noto in questo intervento. La mia Mozione congressuale dei Liberi e Riformisti (All.6), integrata dalle riflessioni svolte in molte occasioni pubbliche (sulla crisi economica, sullo sviluppo di Eboli, sulla sanità sull’agricoltura) e dal lavoro svolto in consiglio comunale, come la proposta di Ospedali Riuniti della Valle del Sele (All.7).
    Sono patrimonio acquisito le Proposte programmatiche e di risanamento dei conti (All.8), a firma dei Consiglieri Petrone e Cicalese, su agevolazioni fiscali e società partecipate, gli Indirizzi di gestione dei beni pubblici con finalità sociali (All.9), di tutela delle aree agricole (siamo stati i primi a parlare di fattorie sociali) e salvaguardia dell’ambiente.
    Per la sua rilevanza in termini di traduzione operativa di una ‘battaglia’ politica,come punto di partenza in argomento per una nuova disciplina, il Regolamento per l’inserimento in aree agricola di impianti energetici da fonti rinnovabili (All.10) – in grassetto leggerà i nostri ulteriori emendamenti al testo approvati – che abbiamo posto all’attenzione del Consiglio Comunale, poi approvato, all’indomani dello scempio del fotovoltaico sui Monti di Eboli per limitare fortemente l’aggressione al territorio. Che poi non lo si applichi, come nel caso dell’impianto di biomassa in località ‘Femmina morta’, è questione che attiene ancora una volta all’onestà dell’Amministrazione comunale ed alla debolezza della Presidenza del Consiglio Comunale.
    Dello stesso tenore, come esempio di leva fiscale da utilizzare anche in futuro, l’emendamento aggiuntivo al Regolamento IMU allegato al bilancio 2012 (All.11), approvato dal Consiglio, per non applicare agevolazioni fiscali a centri commerciali ed impianti energetici da fonti rinnovabili in aree agricole.
    Per la sua disapplicazione non ascrivibile al nostro ruolo, menziono anche la Proposta di delibera consiliare per garantire la sicurezza dei cittadini (All.12), poi fusa con un testo dell’Amministrazione ed approvata dal Consiglio, in conseguenza della nostra richiesta di riunione dell’assise, accompagnata da oltre 400 firme dei cittadini delle contrade periferiche, e vertente sul censimento delle presenze non registrate sul nostro territorio di comunitari ed extracomunitari. Bisogna dare corso a quanto in essa previsto.
    Per rilevanza politica e vicinanza al comune sentire, e non per gli effetti che produrrà, segnalo infine la Mozione consiliare per la modifica della legge elettorale (All.13), proposta insieme con il Consigliere Polito ed approvata all’unanimità dal Consiglio.
    Consapevoli che il rapido declino dell’economia cittadina richiede con ogni probabilità una strategia più aggressiva, come anticipavo in apertura della mia riflessione, aggiorneremo, arricchiremo e renderemo organico, con il supporto delle nuove tecnologie, quanto già disponibile e quanto verrà segnalato dalla comunità locale. Per nostra fortuna non partiamo da zero, di altri – e non mi riferisco alla vostra iniziativa cui guardo con interesse – vorrei, ma non saprei, dire.

    3. Noi e Renzi.
    Matteo Renzi ha posto il tema del rinnovamento del partito sin dall’inizio – ricordate il ‘big bang’ della Stazione Leopolda nel 2011 – ma esso sarà tale solo se riguarderà ogni terreno di coltura della vecchia politica. Eboli lo è, a pieno titolo, non anagraficamente, ma sistemicamente. Valgano tutte le nostre critiche al modo di amministrare ed intendere il partito del Sindaco – prendo lui come riferimento a sintesi di tutta la corte che lo circonda – che, si tenga presente, è anche dirigente provinciale del PD, sodale dalla Federazione salernitana. Ma il nostro non è un sostegno a Renzi contro qualcuno, ma per cambiare qualcosa che non ci piace.
    Il PD di Bersani non può essere il partito dei feudatari, di pochi oligarchi provenienti dalla FGC, essi si riciclati, che ingannando la storia non han saputo darsi ragione concreta di esistenza, se non in contrapposizione a qualcuno. Caduto Berlusconi, per molti iscritti e simpatizzanti ora l’avversario è Renzi. Non è colpa loro, sia ben chiaro. Il PD non è un partito socialista, non è una socialdemocrazia europea, non è il Labur inglese, non è il Democrat USA. Non è, appunto, anzi, con sommo sforzo potremmo dire che è somma delle Fondazioni gemmate da PDS e Margherita – che neanche possono dirsi ‘correnti’, che sono state una cosa seria, al di là delle degenerazioni – una per ogni capobastone. In ciò è il fallimento di Bersani, nella sua scarsa capacità di dare un disegno compiuto del PD, di imporre una visione condivisa di Paese futuro, di richiamare ogni angolo d’Italia al rispetto di poche regole dello stare insieme. In questo disegno sbiadito annegano anche le buone proposte, i bravi dirigenti, i giovani che ha cercato generosamente di valorizzare. Un Renzi poteva nascer anche tra di loro, con un po’ più di coraggio. Per gli amanti del genere ‘politica a 360 gradi’, a sostegno di questa mia tesi, consiglio di approfondire le proposte del ‘movimento t/q’ (trentenni/quarantenni) che dibatte, senza far rumore, all’ombra del leader.
    Considerato questo nostro sentire, pensiamo di aver pieno titolo a proporre una campagna di rinnovamento del partito e del Paese. Quanto alla sua affermazione circa “l’esercizio della politica e del potere nel passato, più o meno recente, con esiti poco entusiasmanti, se non talvolta disastrosi”, penso di aver già risposto. Ma ripeto: i principali responsabili delle politiche di sviluppo degli ultimi vent’anni sono da ricercare tra coloro che hanno ricoperto importanti cariche pubbliche e di rappresentanza istituzionale. I nomi sono noti e noi non siamo tra questi. Poi si potrebbe mettere a confronto, volendo spaccare il capello in quattro, la Eboli degli anni dal ’70 al ‘90 con quella dell’ultimo ventennio, per verificare l’efficacia di politiche diverse, ma occorrerebbe un supporto scientifico, un sistema di misurazione condiviso. Chi ha vissuto entrambi i periodi già lo sa, chi non li ha vissuti quegl’anni poco si interesserebbe. Meglio guardare avanti, ognuno facendo tesoro dei propri errori e cercando di non ripeterne di uguali o peggiori. Una cosa però vorrei evidenziare del passato, prendendo spunto da un post sul blog che non condivido: in passato abbiamo rotto alcuni equilibri cittadini ed un sistema più o meno chiuso, non abbiamo rottamato nessuno ma con molta più democrazia di oggi operato un rinnovamento e portato ai vertici amministrativi ceti emergenti fino ad allora esclusi. Mi limito ad alcuni nomi, facendo torto a molti che non citerò e che pure generosamente si spesero in quell’avventura, per sottolineare che non erano ‘figli d’arte’, come Silenzio, Di Domenico, Guercio, Presutto. Buoni o cattivi, non è questo il punto.
    Tornando a Renzi, pubblicheremo un manifesto, per tradurre in pochi concetti le ragioni del nostro sostegno ed chiedere di votarlo alle primarie. Siamo un collettivo e come tale agiamo. La condivisione e la partecipazione richiedono il rispetto di tempi. Appena pronti, tra pochi giorni, lo offriremo alla pubblica discussione.

    4. Noi, Renzi e gli altri.
    Eboli non è una città piccola, ma il centro urbano si. Che alcuni intendessero sostenere Renzi era noto. Non avendo mosso per primi non saprei dirle perché non siamo stati coinvolti in queste aggregazioni. Posso immaginarlo, ma vorrei stare ai fatti. Non nutriamo alcuna preclusione verso gli altri comitati, non chiediamo alcuna conta, non cerchiamo posizionamenti. Chiunque abbia un minimo di esperienza politica sa quanto sia poco opportuno esporsi in un quadro in profonda evoluzione come quello attuale (quali saranno i poli in campo, con quale legge si voterà, chi sono i candidati, etc.). Il calcolo suggeriva di stare alla finestra e attendere che salisse il prezzo, ma chi conosce i socialisti sa quanto siano poco avvezzi alla prudenza e sempre pronti ad esporsi. Resta attuale ciò che disse Rino Formica della politica, che per pudore non ripeto. Il sostegno a Renzi, come si intuisce da questo mio ragionamento, può avere molte ragioni politiche, tutte legittime a mio avviso. Certo che ci sembra una presa in giro che si accrediti come rinnovatore chi ha fatto il saltimbanco, anche tra le nostre file, per conservare un posto di Assessore per circa otto anni consecutivamente, ma le ‘conversioni’, anche le più strabilianti, sono proprie degli uomini, per cui ‘mai dire mai’. La sua deduzione, però, continua ad apparirmi improvvida. Non sarei affatto stupito, visti i sostenitori di Renzi, salvo rarissime eccezioni, se tra i comitati si andasse d’amore e d’accordo. D’altra parte, risponde ad una ben precisa strategia di marketing la scelta di Renzi di lasciare al territorio piena libertà di istituire anche più di un comitato, anche sol nei luoghi di lavoro. Noi vorremmo istituirne un secondo, pensi lei, col quale di sicuro andremmo d’accordo. Il confronto sarà acceso, e forse anche di più, con i sostenitori di Bersani e Vendola, su questo pochi dubbi, ma è importante chiarirne il senso come ho cercato di fare. Che poi alla fine vi saranno vincitori e vinti è di tutta evidenza, che qualcuno ne uscirà rafforzato perché avrà visto l’affermazione della propria visione è altresì scontato, come lo è che chiunque vinca dovrà in ogni caso tener conto delle aspettative di milioni di cittadini, ma non è forse anche questo il sale della democrazia, del libero confronto sociale, prima ancora che politico, e dov’è lo scandalo?
    Una postilla: il confronto deve essere pulito, o quanto meno occorrerà impegnarsi per evitare colpi bassi e degenerazioni grossolane. È utile tutto questo per i cittadini? Credo fermamente che lo sia, oltre ogni dubbio, proprio perché ne va del futuro della città e degli ebolitani che invito a partecipare. Una loro convinta adesione renderebbe inutile ogni tentativo di organizzare il voto a favore dell’uno o dell’altro candidato. La democrazia ha in grembo i migliori antidoti.
    La saluto cordialmente facendo mie le parole di Matteo Renzi <>.

    Salvatore Marisei

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  30. La saluto cordialmente facendo mie le parole di Matteo Renzi “vi chiedo di vivere questo mese con la libertà, la leggerezza, la sobrietà e il sorriso di chi sa che in questo momento non sta combattendo una battaglia personale, ma di chi sa che sta provando a restituire bellezza alla politica”.

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  31. “‘La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro.’

    Che bella espressione, disse Pereira, frequentare il futuro, che bella espressione, non mi sarebbe mai venuta in mente.” (Antonio Tabucchi – Sostiene Pereira)

    Nel 2011 (1 anno fa) l’Associazione Matteo Ripa organizzò un convegno sul futuro della Città di Eboli. In quel convegno provarono a “frequentare il futuro” quelli che nel bene o nel male erano stati i responsabili delle scelte e delle occasioni mancate degli ultimi 20 anni. Ci fu anche l’intuizione di tentare di mettere in collegamento una vecchia generazione di amministratori con una nuova (insieme a me c’era il mio amico nonchè consigliere comunale Antonio Petrone) ma la densità pendeva eccessivamente a favore dei primi.

    In questo Eboli è perfettamente in linea con la situazione italiana ad ogni livello. Non c’è la cultura del “passare la mano”, non c’è l’attitudine ad accettare errori e sconfitte elettorali, non c’è stile nell’uscita di scena. L’idea, per la maggior parte dei politici, di tornare ad essere normali cittadini viene vista come offesa, oltraggio, mancanza di rispetto. E quindi c’è una classe politica piena di “politici politicanti”, di personaggi che vivono di politica, che mangiano grazie alla politica e che, conseguentemente, non sono liberi nelle scelte.

    Senza scomodare Obama, ma un “hope” e un “change” è possibile in Italia, è possibile ad Eboli ?

    La classe politica che ha amministrato Eboli negli ultimi 20 anni non ha vinto per oscure manovre di palazzo ma perchè era quello che gli ebolitani volevano. Ha governato nell’assenza totale di un’opposizione degna di questo nome ed addirittura alle ultime amministrative ha presentato 3 candidati portandone 2 al ballottaggio. E dopo le elezioni ha addirittura “ceduto” uno dei suoi uomini agli avversari dove subito è diventato “leader”.

    A proposito di “change” nelle ultime 3 tornate amministrative ad Eboli ci sono state novità interessanti, movimenti che hanno provato a rompere gli schemi precostituiti, ed andare “oltre” a disegnare, progettare e frequentare il futuro ? Semmai anche rottamando, presentando immagini di sè pulite, nuove, di successo, utilizzando un linguaggio comunicativo fresco, sintetico, accattivante ?

    L’unico esperimento di questo tipo, al di là dei giudizi di merito, è stata la candidatura di Massimo Cariello. Sostenuto da una coalizione che andava oltre i vecchi schemi, dichiaratamente ostile al potere precostituito e all’asse che aveva governato Eboli nei 14 anni precedenti (tralasciando il “piccolo” conflitto di interessi di rottamando e rottamato in quota parte che non è funzionale al ragionamento). C’era entusiasmo, c’erano tanti giovani, tanti volti nuovi forse con poca esperienza e tanta ingenuità ma con la speranza di cambiare il mondo. C’era la comunicazione fresca, giovane, dinamica, c’erano gli effetti speciali, c’era il programma a fasi. Fase 1) mandiamo a casa (ovvero rottamiamo) questa classe dirigente. Il motto era “e tu sei pronto a cambiare ?” Fase 2) “tocca a noi” e programmi pieni di tanti buoni propositi.

    Può anche sembrare una forzatura ma trovo molte analogie con il messaggio di Cariello e dei suoi sostenitori dell’epoca con il messaggio di Renzi e dei suoi attuali sostenitori.

    Adesso, come allora, tra di loro c’è tantissima voglia di partecipazione, c’è tanto coinvolgimento ma c’è anche tanta “fede” (nell’accezione di Kierkegaard ovvero “illogica fiducia nel verificarsi dell’improbabile”). E questa “fede” è riversata incondizionatamente sul leader che è uomo solo al comando. E non a caso appare sul palco sempre da solo.

    Il messaggio della “rottamazione” è forte perchè è universale (addirittura il concetto viene fatto proprio oggi da chi era oggetto di rottamazione ieri). Risponde alla pancia e alla testa. Quasi geniale. Ma è subdolo. Improduttivo, anzi la rottamazione per definizione in economia è distruzione di ricchezza (invece di riutilizzare una risorsa ancora funzionante la si distrugge in cambio del nuovo). In politica certo il riciclo non è una pratica considerata positiva ma “rottamare” implicitamente porta con se la “distruzione” dell’esistente. Le parole sono importanti. Non è stato scelto “Cambiamento”, “Speranza”, proprio “Rottamazione”. La “Rottamazione” non è a “saldo invariato”. Ha dei costi sociali, politici, economici. L’ultima grande “rottamazione” è stata fatta per via giudiziaria. Era tangentopoli. 20 anni dopo è opinione comune che l’intelligenza ed il valore politico medio della classe politica “rottamata” era di gran lunga superiore al valore politico medio della classe politica “rottamanda” o che ha usufruito della rottamazione (tralascio la mini rottamazione veltroniana dove solo in Campania ha visto decapitare l’ancor lucido De Mita per ritrovarsi l’inconsistente Picierno e qui e lì cugini, nipoti, segretarie e mogli)

    Del resto parlando di Sinistra mi permetto di scomodare Gramsci come supporto argomentativo

    “Una generazione può essere giudicata dallo stesso giudizio che essa dà della generazione precedente, un periodo storico dal suo stesso modo di considerare il periodo da cui è stato preceduto.
    Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa, anche se assume pose gladiatorie e smania per la grandezza. È il solito rapporto tra il grande uomo e il cameriere. Fare il deserto per emergere e distinguersi.
    Una generazione vitale e forte, che si propone di lavorare e di affermarsi, tende invece a sopravalutare la generazione precedente perché la propria energia le dà la sicurezza che andrà anche più oltre; semplicemente vegetare è già superamento di ciò che è dipinto come morto.
    Si rimprovera al passato di non aver compiuto il compito del presente: come sarebbe più comodo se i genitori avessero già fatto il lavoro dei figli. Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente: chissà cosa avremmo fatto noi se i nostri genitori avessero fatto questo e quest’altro… ma essi non l’hanno fatto e, quindi, noi non abbiamo fatto nulla di più.
    Una soffitta su un pianterreno è meno soffitta di quella sul decimo o trentesimo piano? Una generazione che sa far solo soffitte si lamenta che i predecessori non abbiano già costruito palazzi di dieci o trenta piani. Dite di esser capaci di costruire cattedrali, ma non siete capaci che di costruire soffitte.”

    Ecco. “Fare il deserto per emergere e distinguersi”. Ecco “Dite di essere capaci di costruire cattedrali, ma non siete capaci che di costruire soffitte”.

    Questo non significa che bisogna accettare supinamente lo “status quo” ma bisogna dimostrare di essere in grado di costruire cattedrali senza lamentarci di quello che non c’è stato e che per definizione poichè non è stato ed è passato non tornerà e non ci sarà mai più. Diciamo che la generazione che ha amministrato Eboli negli ultimi 20 anni è riuscita a fare quello che era in grado di fare. Nè più nè meno, inutile recriminare. (“Anche se a una mucca dai da bere del cacao non ne mungerai cioccolata.” Jerzy Lec)

    Ma gli italiani in generale, e gli ebolitani in particolare vogliono costruire soffitte o cattedrali ?

    Scriveva Romano Prodi sul messaggero la scorsa settimana:

    “Tutte queste misure, seppure necessarie, non sono tuttavia sufficienti se non sono accompagnate da una riforma della mentalità, della cultura e del costume, proprio come ha sottolineato il presidente Napolitano ad Assisi. A cui io aggiungo la necessità che la politica sia interpretata come una funzione che può essere esercitata in un periodo più o meno lungo dalla propria vita e non un mestiere senza il quale non si riesce a campare. Per questo motivo ripeto pedantemente a tutti i giovani desiderosi di entrare in politica che si costruiscano prima una professione. Se non possiedono un mestiere, essi saranno fatalmente obbligati ad accettare qualsiasi compromesso che permetta loro di vivere.

    Si tratta quindi di rovesciare la cultura e l’etica pubblica che hanno dominato negli ultimi anni, corrodendo la vita civile: il mito del successo facile, il ricorso alle scorciatoie per fare carriera, l’idea che con il denaro si possa comprare tutto, tutti e tutte. Un veleno per le nuove generazioni, nelle quali si è installata l’illusione che non sia necessario studiare, applicarsi e sacrificarsi.

    Riguardo a tutti questi problemi, senza volere indulgere a processi sommari, si dovrà prima o poi tracciare un bilancio delle responsabilità che fanno capo anche alle agenzie educative che avrebbero dovuto reagire con più energia di fronte a un degrado morale di cui erano da tempo ben chiare le manifestazioni. Per non parlare delle responsabilità di tutti noi che, come cittadini elettori, ci siamo troppo spesso voltati dall’altra parte, facendo finta che la politica non abbia nulla a che fare con la morale.”

    Ecco, i giovani. Se i giovani entrano in politica senza “arte” ma intravedendo nella politica una possibilità di “collocamento” e di “lavoro” questa riforma della mentalità è impossibile. Ed è ciò che purtroppo sta accadendo e che toglie “speranza” al futuro.

    Romano Prodi, inoltre, spiega meglio di quanto potrei fare la sensazione che si provo come “cittadino elettore” rispetto al degrado morale e come “osservatore politico” rispetto all'”azzardo morale” della classe politica.

    Il degrado del cittadino è strettamente correlato al degrado della classe politica. L’azzardo morale indica appunto il comportamento di chi, dopo aver sottoscritto un contratto, modifica il proprio comportamento confidando sul fatto che la controparte non sia in grado di verificare la presenza di dolo o negligenza.

    Il cittadino elettorale troppo spesso si “volta dall’altra parte”, e si sdegna solo per difendere il proprio orticello. E questo genera un cortocircuito che fa decadere la qualità della democrazia. I politici amministrano per nome e per conto degli elettori. Troppo spesso lo dimentichiamo. Come le banche, le assicurazioni, i fondi previdenza fanno con i nostri soldi. Con la stessa perversa spirale. Privatizzano gli utili e socializzano le perdite.

    Città Aperta può essere un modo per “risvegliare le coscienze” ed in questo senso ho letto accorati e puntuali interventi che ho anche ripreso o integrato. La democrazia è in crisi perchè continuiamo a voltarci dall’altra parte e non controlliamo ciò che viene fatto per nome e per conto nostro.

    L’augurio è di riuscirci e concludo ricordando una frase per me significativa di Angelo Amoroso d’Aragona, regista pugliese che ho avuto il piacere di incrociare qualche tempo fa: “perché le idee – per produrre visioni – hanno bisogno di una lente che le distorca e doni loro prospettiva”. Città Aperta può essere questa lente, gli interventi di tutti noi possono essere le idee che condivise e distorte dalla lente possono donare prospettive illuminanti.

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  32. Ho letto con piacere gli interventi di S. Marisei e di
    G.Del Mese. Dico la verità: sono argomentazioni interessantissime e devo rileggerle con calma. Devo però dire a Salvatore: condivido e sottoscrivo “a pelle” le tue considerazioni. SE FOSSERO ARGOMENTI DI TESI POLITICHE PER UN CONGRESSO DI PARTITO ( SIA PD CHE PSI) sarei fra i firmatari. Ma perchè porre a base di una ipotesi di trasformazione di un Partito ( PD) argomentazioni congressuali nelle PRIMARIE DI COALIZIONE ?. Al sottoscritto non interessano le vicende interne del PD, a cui tu e tanti miei amici e compagni siete affezzionati, mi interessa una FORTE coalizione di centrosinistra capace di cambiare il Paese ( rottamere ???) dopo un “secondo” ventennio. Per questo motivo mi espongo, e dico: considerato che i documenti e le regole fin qui prodotte, sono il frutto di rappresentanti del PD, PSI e SEL,io sono per quelle e non per le “idee” della ex stazione ferroviaria fiorentina in cui non viene mai fatto un riferimeto al ” SOCIALISMO” che a differenza del comunismo non è stato sconfitto dalla storia.

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  33. @Gabriele.
    Grazie Gabriele,
    sei la conferma che i giovani costituiscono quel QUID in più per il futuro di una società, si chiami essa Eboli o Italia.
    E’ vero, anch’io sono pienamente convinta che Città Aperta sia la strada giusta e non dimentico mai la frase che ha accompagnato una larga parte delle mie scelte personali e pubbliche “I HAVE A DREAM”. Per me la strada è quella, del sogno inteso non come una utopia irrealizzabile ma come qualcosa che raccoglie in sè un vissuto e un da vivere, quel qualcosa che riporta luce negli occhi e speranza nei cuori. Sono queste le cose a cui dobbiamo tornare a dare voce, basta col RISIKO, quello lo giocavo da bambina e mi divertiva molto perchè metteva in gioco capacità impensabili. Oggi come ieri il mio obiettivo è la persona nelle sue fragilità e nelle sue ricchezze.
    Hai citato Assisi, ecco,è lì che io trovo la sintesi di quello che intendo FUTURO.
    Civiltà, tolleranza, pace, sviluppo, turismo, arte, fede e quant’altro.
    Non vado oltre e ti lascio una buona giornata.

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  34. I socialisti , perchè li ritengono ancora tali a prescindere dall’attuale denominazione, fanno opposizione molto meglio di chi dovrebbe farla istituzionalmente a seguito dei risultati elettorali.
    Questo è il portato, però, di una patologia del sistema.
    Avete le vostre idee e legittimamente le esprimete si può essere o meno d’accordo.
    Attenderò il forum perchè non ho altro da dire , per ora , sull’argomento.
    Saluti.

    Rispondi
  35. La qualità degli interventi di manzione, marisei, che più mi sorprende per la non comune capacità di argomentare e articolare perfettamente e puntigliosamente le proprie ragioni in replica a quelle di manzione e che più che a un giovane lo fanno sembrare(e questo è un sincero complimento)a un vecchio della politica, e l’intervento del giovane del mese mi offrono lo spunto,senza entrare nel merito delle loro lucide considerazioni , per ribadire, se ce ne ne fosse ancora bisogno,che la chiave per cambiare in meglio l’Italia, compreso il nostro bel paesello, sta proprio nelle sue migliori risorse finora colpevolmente ignorate o imbrigliate e di cui oggi non possiamo più fare a meno per poterci giocare la nostre ultime chance di salvezza. Cambiare,non rottamare,come già egregiamente spiegato nel suo fantastico intervento da Del mese jr. ma questo è possibile non solo cambiando il modo di intendere la politica nel senso più nobile del termine, Politica ” di servizio” e non “al servizio”, come oggi intesa e praticata a livelli talmente bassi e sempre più indecenti, da porre il nostro paese al centro dell’attenzione mondiale come possibile soluzione ai problemi dell’attuale crisi di “questa” finanza ancora più indecente. L’Italia,anche se molti ancora non se ne sono accorti,è oggi al centro di un feroce tentativo della finanza “globalizzata” di spoliazione di tutte le sue ricchezze per ripianare i buchi prodotti dalle folli speculazioni dell’economia virtuale e delle più recenti cosiddette “bolle immobiliari”.
    Da quest’aggressione, di cui gli italiani non hanno ancora molta coscienza ( quelli che vivono all’estero invece molto di più), ci si può salvare solo cambiando le regole di “questa politica” e cioè il mazzo di carte truccate con cui ci stiamo giocando questa partita con gli speculatori della finanza mondiale.
    La posta in gioco è più alta di quanto lontanamente immaginiamo e non riguarda solo le presenti generazioni, che seppur nel desolante e inesorabile declino che li attende potranno forse anche “cavicchiarsela”,ma soprattutto per quelle future che,pur incolpevoli, non avrebbero nessuna speranza perchè li attende un destino da schiavi.
    Per vincere questa partita, per come si sono messe le cose,ormai non basta più compattarsi intorno a quelle ideali parole-chiave individuate dal nostro bravissimo manzione. Per poterci salvare, in extremis, c’e’ bisogno di giocatori di grandissimo livello e professionalità. Noi questi giocatori ce li abbiamo,ne sono sempre stato convinto e questo forum,anche, ne è la dimostrazione lampante e di sicuro non sono gli attuali protagonisti di “questa politica” che ancora sponsorizzano “questi partiti” su cui purtroppo, a mio modestissimo avviso, non possiamo troppo contare per vincere la partita della vita.
    Cordiali saluti a tutti.

    P.S. : a proposito di parole-chiave: “inclusione” la prendo per buona ma sinceramente non ho capito che vuol dire.

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  36. Ho letto con molto interesse gli interventi precedenti. Antonio Lioi ha ben colto che alla base delle opinioni da me espresse c’è una sofferenza per il disfacimento della struttura-partito che ha segnato, nel bene e nel male, la prima e la seconda Repubblica. Mi ritrovo con Vincenzo Cicalese quando dice che, nel cercare di contribuire al cambiamento, “ciascuno di noi si porta dentro la propria storia e le proprie radici”, e la nostra storia non può essere ritenuta estranea a tutto ciò. Mi piace anche pensare che la nostra prospettiva debba essere quella di un’”etica (rinnovata) della politica”, poiché senza etica non solo non c’è politica, ma non c’è futuro; così come senza ricambio generazionale non c’è rinnovamento delle idee, che non significa appunto rottamazione pura e semplice.
    Sarebbe interessante condividere le esperienze di altre associazioni, come quella citata da Maria Sueva, per capire come si muovono gli altri che hanno le nostre stesse preoccupazioni di “cittadini consapevoli e partecipi”, i quali cercano di riparare, o quanto meno di non accentuare i danni che, sui territori e più ancora sulle persone, sono stati prodotti da un personale politico spesso ottuso e incapace.
    Per costruire ciò, sono d’accordo con Compaesano che non ci si può limitare ad abbracciare la prospettiva di una serie di parole-chiave, ma credo che riflettere su quelle parole possa essere la strada per individuare temi, problemi e strategie per un’azione futura. A proposito di “inclusione”, io intendo l’esatto contrario della “esclusione” che è atteggiamento proprio di chi marca il proprio “territorio”: emarginando chi la pensa diversamente, chi potrebbe mettere in dubbio certezze spesso illusorie e rendite di posizione spesso indebitamente accumulate. Credo perciò che dovremmo ragionare in termini di “e-e”, invece di “o/o” – invece di “o noi, o loro”, pensare in termini di “noi e loro”, se sapremo darci delle regole su cui fare realmente affidamento. In questo senso, sono rimasto sorpreso quando ho visto che la campagna per le primarie di Vendola, a cui pure guardo con interesse per certi aspetti, sia stata intitolata “Oppure Vendola”, riproponendo una differenza (antropologica?) e, indirettamente, un principio di esclusione che non credo abbia senso in una aggregazione politica, se non per continuare a “farsi del male” e a permettere a qualcuno di continuare a giocare al risiko, come dice Sueva, sulla pelle dei cittadini.
    E’ vero che i riformisti a Eboli svolgono, come ha sottolineato Lukas, una opposizione decisa, pur con le osservazioni che ho ritenuto di fare nella prima risposta all’intervento di Salvatore Marisei. Se ciò appare una “patologia”, lo dobbiamo forse alla anomalia del PD locale (quello pragmaticamente egemone) che ragiona in una logica di esclusione, che propone un’idea utilitaristica di politica come occupazione del potere e attrazione centripeta di forze che possano garantire una valenza quantitativa (della qualità, poi, se ne può anche fare a meno se non è direttamente funzionale allo scopo…).
    L’intervento di Gabriele Del Mese, con le sue riflessioni sul futuro, offre secondo me più di uno spunto per ragionare, in particolare, su cosa possa e debba essere “Città aperta”. Riconoscere che il valore medio della classe politica mandata in pensione con la seconda repubblica era superiore rispetto a quello della classe che oggi si vuole rottamare è un’affermazione che considero vera, ma anche la dimostrazione del fatto che il concetto di “nuovo” e di valore in politica spesso prescinde dal certificato anagrafico. Se almeno i politici di “seconda generazione” avessero saputo trarre vantaggio dalla loro posizione di “nani sulle spalle di giganti”, forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma giustamente la storia, per farsi, non aspetta i “se”…
    Sono del tutto d’accordo quando Del Mese ricorda che la crisi della democrazia è anche nella nostra indifferenza, nel nostro girare lo sguardo per non vedere, per non verificare come viene esercitato di fatto il mandato di rappresentanza che abbiamo conferito. Un esperimento di “intelligenza collettiva” dovrebbe mirare a recuperare la capacità critica e le concrete modalità di esercizio di quel controllo, a cui per troppo tempo abbiamo rinunciato. In questo senso, trovo del tutto pertinente l’osservazione che “le idee – per produrre visioni – hanno bisogno di una lente che le distorca e doni loro prospettiva”. Senza sottoporre le certezze consolidate alla prova dell’analisi, alla osservazione per mezzo di uno “sguardo” privo di pregiudizi e, appunto, capace di decostruire e ricomporre le cose, è difficile uscire dall’impasse attuale. Di fronte alla micidiale miscela di inconsistenza e “latinorum” che ci viene somministrata da certa parte della classe politica oggi in funzione, così come di fronte alla ottusa violenza dell’antipolitica che su quel terreno trova agevole sviluppo, l’esperimento che ci proponiamo dovrebbe porsi anzitutto l’obiettivo di guardare la realtà attraverso una lente capace, insieme, di distorcere e di rimettere a fuoco ciò che finora è stato osservato e interpretato secondo il filtro di categorie e di strumenti inadeguati a creare una prospettiva, a farci vedere oltre l’immediato, a permetterci di costruire una “visione”.

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  37. @ Salvatore Marisei

    La ringrazio dell’intervento circostanziato e di aver accettato l’invito a discutere sul forum in allestimento. Ricambierò con piacere, partecipando alla discussione on line che avvierete. Apprezzo inoltre la “buona pratica” di allegare i documenti, così che tutti siano messi in condizione di sapere con esattezza di cosa si discute. Proporrei di dedicare una sezione del nostro forum ai documenti – nostri e di chi interverrà dall’esterno, in forma di link o come testi archiviati, se lo spazio lo consente – sezione divisa magari per temi, soggetti proponenti, autori. Oltre che interessante, il campo delle riflessioni e dei richiami da lei aperto è talmente vasto che richiederà, spero, interventi specifici nella discussione che faremo sul forum. Rimandando quindi a quella sede, e nei tempi propri della elaborazione collettiva, mi limito qui a proporre alcune osservazioni in ordine sparso in reazione al suo intervento.
    In primo luogo, vorrei dire che il suo approccio alla discussione – al di là delle posizioni e dei contenuti – si inserisce coerentemente nell’idea di “intelligenza collettiva” che abbiamo in mente. Io credo che siano maturi i tempi per cercare di ragionare in maniera dialogica, e non più di comunicare verticalmente i propri discorsi e le proprie pratiche secondo una maniera tipica di una classe politica poco avvezza al confronto e alla critica. Per intenderci, preferisco la discussione critica, anche informale, alla autocelebrazione da conferenza stampa o da pseudo convegno – non mi riferisco a quello che state organizzando, dove cercherò di essere presente per ascoltare le vostre idee – occasioni, queste, in cui lo stato antecedente delle conoscenze degli ascoltatori è, di solito, lo stesso di quello successivo. Inviterei, quindi, tutti coloro che sono interessati a mettersi in gioco, nella prospettiva sopra indicata, a contribuire alla discussione sul forum.
    Sono d’accordo sul fatto che Renzi abbia in un certo senso cortocircuitato il PD sulla questione essenziale del rinnovamento del personale politico. Mi lascia ancora perplesso invece l’idea che occorra tradurre l’espressione “ricambio generazionale” con “rottamazione”: credo infatti che in politica, dopo un ventennio di Berlusconi, le operazioni di marketing debbano essere ridotte, invece che aumentate, visti i risultati disastrosi sia del marketing per la politica, sia della politica per il marketing (la notizia di ieri ne è la conferma). Credo anche che, dopo Renzi, il PD che suppongo resterà a guida bersaniana se non altro per una innata inerzia verso il ricambio generazionale e le “complicazioni inutili”, dovrà necessariamente pensare in maniera seria questo ricambio, ponendolo come la questione principale del suo rilancio. Nel passato ho apprezzato i ragionamenti di Civati da questo punto di vista.
    Anche se lei consiglia di sorvolare su gran parte della sezione 2. delle sue riflessioni, io la ritengo importante per avviare, in cognizione di causa, una discussione sui risultati del governo della città nell’ultimo decennio. Anzi sarebbe utile che anche le altre parti politiche, di maggioranza e di opposizione, contribuissero ad un bilancio, se possibile sostenuto da documenti, delle loro proposte e posizioni per avere un quadro completo. Ho qualche dubbio che ciò accadrà, ma sarebbe un segnale interessante di apertura alla discussione, come quello che ha lanciato lei. Su tali questioni mi limito qui a raccogliere, retrospettivamente, qualche indicazione e proporre qualche pista sul tema del governo del territorio, rimandando alle discussioni tematiche che potremmo fare sul forum.
    La mia conoscenza dall’interno della vicenda della revisione degli indirizzi di pianificazione a Eboli si conclude alla fine del 2005, quando lasciai l’incarico di consulente del Comune. Ricordo che consegnai al sindaco neo eletto un parere sulla variante al PRG, in risposta soprattutto ai rilievi formulati all’epoca, se non sbaglio, dai riformisti. Tenendone in mente le questioni, rimasi sconcertato quando, dopo qualche mese, appresi che l’indirizzo dell’amministrazione coincideva con l’elaborazione di un nuovo strumento urbanistico comunale. Ora, leggendo la sua memoria sull’argomento, ho l’occasione di rimettere a fuoco e di ricollocare le posizioni di un passato che sembra ormai molto lontano. Trovo, ad esempio, del tutto ragionevole e in linea con le mie convinzioni di allora, l’idea di aggiornare il PRG, rendendone realmente agevole l’applicazione e, per me in maniera contestuale, anche di potenziare l’ufficio di piano, mettendolo in condizione di lavorare seriamente e senza dispersione (ossia senza affidare alle persone lì impegnate una miriade di incombenze che non avevano nulla a che fare con la pianificazione e, soprattutto, porre a guida della struttura una figura realmente qualificata e capace di conseguire l’obiettivo del confezionamento dei piani attuativi, conciliando qualità e rispetto dei tempi).
    Per restare sul generico, per me le “correzioni” del PRG avrebbero dovuto in primo luogo colmare il deficit di “costruzione sociale”, di reale condivisione, da cui quel piano era affetto. Ciò avrebbe potuto innescare una discussione, critica e diffusa, ossia non dogmatica e partecipata, che avrebbe potuto coinvolgere la gran parte dei temi da lei indicati ed altri ancora, individuando anche le modalità di snellimento (procedurale e normativo) del piano stesso. A questo proposito, aggiungerei che la legislazione regionale a partire dal 2004 non ha affatto prodotto la semplificazione auspicata in materia di pianificazione, anzi ha reso maggiormente farraginosa sia l’elaborazione, sia l’attuazione dei piani. Se l’intento della revisione del PRG consisteva, da un lato, nel renderne possibile l’attuazione (con le opportune modifiche di indici, parametri e procedure, non di principi), dall’altro nell’assicurarne la coerenza rispetto al “nuovo” strumento di PUC introdotto dalla legge regionale del 2004, ebbene sarebbe stato sufficiente – anche nell’ottica di perseguire da subito un’idea di “progetto locale” – il lavoro di un attrezzato (tecnicamente e soprattutto culturalmente) ufficio di piano. Ciò avrebbe anche evitato costi aggiuntivi – e per me del tutto ingiustificati nel caso in questione – per la comunità al fine di compensare un incarico di consulenza, ma di fatto di redazione, con l’università di Salerno, la cui legittimità è ancora da dimostrare. Come saprà, l’ordine degli architetti della provincia di Salerno ha promosso un procedimento al riguardo e, peraltro, il comune di Olevano si è già attivato per “correggere” un problema analogo. Non vorrei che il PUC di Eboli sia “giacente” in qualche cassetto anche per questa ragione…
    Oggi, comunque, le condizioni sono profondamente cambiate rispetto all’epoca in cui venne elaborato il PRG e anche in cui venne sottoposto a revisione, non appena insediata la prima giunta Melchionda. Temo pertanto che il PUC in embrione sia già in parte superato prima di uscire dai cassetti, ma di ciò avremo occasione di riparlarne quando lo avremo tra le mani… Ancora attuale, credo, è la necessità di individuare regole chiare, condivise (il che non significa solo negoziate, ma accettate in quanto ritenute da tutti necessarie per il bene comune, nostro e dei posteri, anche se comprimono in una certa misura qualche diritto che si considera in prima istanza acquisito), non eludibili, ma realistiche e soprattutto snelle.
    In questo senso, il principio della limitazione del consumo di suolo, per non restare un enunciato senza conseguenza, dovrebbe porsi esattamente in relazione a ciò che voi avete definito “riammaglio”, ossia creazione/ristabilimento di relazioni tra le diverse parti del territorio urbano per cercare di convertire in potenzialità quelle che adesso appaiono criticità. Senza portare qui il ragionamento troppo in avanti, direi che, a proposito della disciplina degli insediamenti lungo gli assi verso il mare, occorre riconoscere un paradosso: se si percorrono quelle zone, ci si può rendere conto dello stato ormai avanzato della diffusione insediativa lungo i nastri, secondo modalità che riproducono le dinamiche largamente abusive delle conurbazioni di fatto da lei citate, e che sono le dinamiche proprie dell’”anticittà” (secondo l’espressione di Stefano Boeri) o, come preferisco dire, della non-città.
    Come è potuto accadere, visto che il PRG era così rigido? Proprio perché – questa è la mia opinione – le sue regole in quel dominio erano rigorose ma non realistiche, quindi facilmente aggirabili, se è vero che molte costruzioni (in ampliamento o ex novo), per prime o seconde case, sono state fatte passare per manufatti funzionali all’agricoltura senza che nessuno si sia preoccupato di verificare le modalità di questo inaspettato rilancio della piccola agricoltura; se è vero che si sono richiesti enciclopedici piani aziendali che, di fatto, non dimostravano nulla, se non la loro mera presenza negli elaborati, di per sé convalidante. Credo che converrà con me che “regole più snelle” significa regole più ragionevoli, ma pur sempre sostenute da una prospettiva d’insieme, sia di sviluppo che di salvaguardia del territorio, poiché le due strategie sono contraddittorie solo in un approccio dogmatico che non si sforza di ragionare sulle situazioni specifiche. Ora, se questa prospettiva d’insieme, in zona agricola, è limitare il consumo di suolo, occore trovare altre modalità efficaci per conseguirla, al di là dei tot mq di superficie, dei piani aziendali-passaporto, etc.
    Mi fermo qui, ma leggerò con attenzione i documenti da lei allegati, sia sul tema del governo del territorio sia sugli altri temi, sperando di poter riprendere la discussione sul forum. Ritornando, brevemente, sui ragionamenti che facevamo sulle questioni più direttamente politiche, devo osservare in conclusione che l’idea da lei riportata di un partito come “comitato elettorale” io non la trovo particolarmente sorprendente nel contesto in cui ci troviamo. Essa ha il merito indiscutibile della chiarezza, oltre che essere, seppure in maniera anedottica, brillante esemplificazione della crisi forse irreversibile della forma-partito. E devo dire che, da questo punto di vista, Eboli è stata abbastanza pioneristica, e le sue osservazioni me lo confermano. Ovviamente, dico questo con la sofferenza – giustamente rilevata da Antonio Lioi – di chi ha visto i partiti caratterizzare la vita della Repubblica (la prima e la seconda), anche quando questi hanno cercato di ricostruire le proprie identità o di reinventarsele. A partire dal PD che ha dovuto percorrere, fin dalla costituzione, la più difficile strada della ricostruzione, e che oggi lo attraversa profondamente.
    In quanto tale, proprio nello sforzo di far convivere le diverse anime che lo hanno generato, il PD soffre delle due connotazioni originarie: “partito dei feudatari” (ma non solo ex-comunisti) e sommatoria di precedenti formazioni politiche. Il tentativo si sta rivelando acrobatico, se non impossibile, di tenere insieme segmenti più o meno consistenti dei due partiti maggiori della prima Repubblica (DC e PCI), raccogliendo poi schegge (non impazzite) della deflagrazione del PSI, nonché altri pezzi che non trovavano altre collocazioni e che sono in seguito fuoriuscite (per occupare parte di un terzo spazio politico). In questa chiave, quello che lei indica come il fallimento di Bersani io lo vedrei piuttosto come il fallimento del PD o, almeno, della forma e della identità che ha voluto darsi. La “scarsa capacità di dare un disegno compiuto del PD”, la considero abbastanza connessa al fatto che, fino alla formazione del governo Monti, l’argomento principale del PD non era il futuro del Paese e, se vogliamo, neppure il suo governo, quanto Berlusconi. Su quel campo, ho paura che il PD sia stato battuto non dico dall’antipolitica ma da chi, come il movimento di Grillo, ha saputo tradurre opportunisticamente l’antipolitica a proprio uso e consumo, facendo leva proprio sulle dinamiche di marketing a cui lei si riferiva in apertura delle sue riflessioni a proposito di Renzi. Dovremmo ragionare anche su questo, che non ritengo essere una provocazione…

    In attesa di riprendere il filo sul forum, le invio un saluto cordiale.
    Luigi Manzione

    PS: spero di non essere bandito dal blog per eccessivo consumo di banda… 🙂

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  38. La proposta di Luigi Manzione porta una ventata di novità nel dibattito morto della città Eboli. Condivido in pieno il superamento della ormai discreditata forma partito a favore dei movimenti: “va pensiero sull’ali dorate” mi verrebbe da dire. Spero però che la piazza virtuale non sia una vetrinetta ripiegata su se stessa. Ho dato una occhiata ai commenti che hanno preceduto il mio. Non si illudano certi vecchi arnesi (che nemmeno litri di svitol basterebbero a snodare): un progetto del genere non può includerli. Attenti dunque a non trasformare la cosa in un complesso rituale ononistico e feticista. Alcuni commenti troppo lunghi e formali, infatti, mi fanno pensare ad intense pratiche masturbatorie davanti ad un feticcio, se non ad un cadavere : in questo caso il feticismo si trasformerebbe in necrofilia, forma patologica ben più grave. L’idea è buona anche se la denominazione “eboli città aperta” mi ricorda un noto film di Rossellini. In bocca al lupo a Luigi Manzione, che è una speranza per la città. Ad alcuni vecchi tromboni dico : ” Grazie, avete già dato!”

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  39. Come immaginavo, il progetto tanto nobile di Città aperta resterà tale e sulla carta se alle belle parole degli interventi così tanto ricchi di spunti, non si dà una scossa pratica. Che voglio dire? Che l’ultimo intervento su questa iniziativa risale al 27 e non credo sia accettabile con tutto quello che succede quotidianamente in Italia.
    Da ultimo le elezioni in Sicilia!
    Credo che dobbiamo buttare lo sguardo oltre così come un atto di coraggio merita il cuore oltre l’ostacolo.
    Possiamo fare sport stando in poltrona? Non credo e allora rinnovo l’invito a prodeguire con ulteriori passi questa voglia di cambiamento altrimenti ancora una volta delegheremo le nostre battaglie, le nostre aspettative e le nostre idee ad altri che poi puntualmente non riteniamo all’altezza. Nella vita sia pubblica che privata bisogna mettersi in gioco, ne sono convinta.
    Ritengo che chi ha voglia, chi ha ide, chi ha progetti, chi vuole un riscatto per sè e un futuro per i propri giovani debba sentire il fiato sul collo e accelerare questa sorta di rivoluzione sociale che grida da ogni angolo del nostro Paese.
    Pensateci su e fatemi sapere, mi rivolgo a Vincenzo, a Lukas, a Compaesano, a Gabriele, a Luigi ad Alex ad Antonio e a tutti gli altri che avvertono la necessità ineluttabile di un cambiamento, la realtà ci sovrasta ed è molto più veloce di quanto immaginiamo, ogni momento perso è tempo sottratto al futuro. Un abbraccio a voi tutti, spero di ritrovarvi di nuovo qui più carichi e numerosi di prima, io posso solo dirvi che continua le mie piccole battaglie quotidiane per chi in qualunque modo è offeso o vilipeso. PACE E BENE

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  40. Io ho già ribadito molte volte la mia disponibilità ma l’unico che può fare il lavoro di raccordo pernso sia admin, che conosce gli indirizzi di tutti noi.
    I miei commenti li spalmo un pò qui e un pò lì perchè sono di natura estemporaneo e quando mi viene l’ispirazione scrivo e molto spesso tocco argomenti che vanno al di là della natura e dell’ambito dell’articolo. Diciamo che spesso divago e vado fuori tema :). Mi sono beccato qualche critica ma sono fermamente convinto della necessità del cambiamento e, nel mio piccolo, anche nella vita reale cerco di tradurre in azione il mio pensiero. E’ un lavoro enorme ma ritengo che se ognuno di noi nella vita quotidiana riesce a fare qualcosa di tangibile per ottenere questo scopo siamo già un passo avanti.
    Non v’è chi non veda la necessità di impegnarsi concretamente per cambiare lo status quo e , a parte lo slogan, continuo a pensare che questo è il momento giusto per cominciare a cambiare davvero e dal basso (ho sempre sostenuto) cioè a partire dai territori. Proviamo perchè se non ora quando?

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  41. Cari amici,
    più passano i giorni e più mi convinco che la strada giusta è quella che ci stiamo prefiggendo di seguire: “Città aperta: progetto di futuro per una Eboli di tutti”.
    Voglio ancora sollecitare le tante energie pulite, le persone che hanno dei talenti e che possono metterli a disposizione della comunità di farsi avanti. Non necessariamente sul blog come è stato già detto sia da Massimo Del Mese che da Luigi Manzione. Spero che ci ritroveremo intorno ad un tavolo a discutere, anche a piccoli passi, di un futuro vero e solidale.

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  42. A tutti gli amici che sono intervenuti e che intendono contribuire all’iniziativa:

    Città aperta ha attivato un forum per cominciare a discutere sul futuro di Eboli “città di tutti”. Vi invitiamo ad iscrivervi e a dialogare con noi su opentown.altervista.org

    Siamo in attesa anche di uno spazio su Politicademente, come promesso da Massimo Del Mese. Questo spazio non sarà un duplicato del forum suddetto, ma permetterà ad un maggior numero di persone di avvicinarsi e partecipare alla riflessione e alle iniziative di Città aperta.

    La discussione sul forum – speriamo sui forum – e gli incontri reali che organizzeremo saranno i momenti principali della nostra attività, ma potete seguirci anche su facebook http://www.facebook.com/citta.aperta.1

    Un cordiale saluto a tutti.

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