Eboli – Italia dei Valori proporrà un suo Sindaco ed una sua lista

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota politica della responsabile sezionale di Eboli di Italia dei Valori Assunta Nigro, che chiarisce senza equivoci la posizione del suo Partito in vista delle prossime elezioni amministrative. Anche IdV ha intenzione di presentare un proprio candidato a Sindaco. E’ evidente che questa ulteriore posizione mette in evidenza, per chi non ne fosse ancora certo, la frammentazione politica del Centro-sinistra.

Anche IDV dopo Sinistra e Libertà e Rifondazione, sfiducia di fatto il Sindaco Uscente Martino Melchionda. Una ulteriore bocciatura ed una ulteriore candidatura, che si affianca a quella di Massimo Cariello e Gerardo Rosania che complica u n quadro politico già notevolmente compromesso.

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COMUNICATO

L’Italia dei Valori di Eboli proporrà un proprio sindaco ed una propria lista.

Assunta Nigro IdV
Assunta Nigro IdV

EBOLI – Nel clima in pieno fermento della politica ebolitana, l’Italia dei Valori sta lavorando in silenzio ma molto efficacemente nel coinvolgere la gente e nel costruire un programma valido per un cambio netto della politica locale rivolta a tutta la popolazione con un occhio particolare alla sicurezza, ai giovani, alle tematiche del lavoro ed alla rivalutazione del territorio. Si è cominciato con la costruzione di una nuova classe dirigente nata sull’onda della rivoluzione culturale imposta da Antonio di Pietro e rappresentata nelle sue espressioni massime dai neoeletti deputati europarlamentari Luigi De Magistris e Sonia Alfano con il supporto dello staff provinciale e regionale.

L’Italia dei Valori di Eboli ha quindi deciso di voltare pagina, di aprire agli esponenti della società civile con caratteristiche di capacità, credibilità e con la fedina penale limpida e di proporsi agli elettori da soli senza scendere a compromessi con quei partiti che al momento non hanno dato chiari segnali di cambiamento e di rinnovamento.

La segretaria dell’IDV di Eboli, Assunta Nigro forte del sostegno di un gran numero di ebolitani, ha sintetizzato il volere degli uomini e delle donne del partito nel dichiarare con orgoglio e fierezza: “L’Italia dei Valori di Eboli attenta ai desideri della popolazione, consapevole della necessità di un rinnovamento della classe dirigente ed in linea con le idee ed il programma del partito a livello provinciale, regionale e nazionale ha deciso di assumersi le proprie responsabilità e di proporsi come partito di governo anche nella nostra cittadina e di non accettare compromessi con gli altri partiti dividendosi i posti di potere nell’amministrazione locale ma volendo dialogare costruttivamente su un programma chiaro e netto da proporre agli elettori per il bene comune.

Sentita la base, ha deciso di affrontare la prossima campagna elettorale e di proporre un proprio candidato sindaco ed una propria squadra composta da persone altamente qualificate, provenienti da settori diversi con esperienza e capacità e con la caratteristica di avere come fondamento la passione ed i valori della legalità, della giustizia, del rispetto e della solidarietà con la fedina penale limpida. Naturalmente i particolari del programma ed i nomi da noi scelti, con accuratezza e decisione collettiva, saranno presentati successivamente in apposita conferenza stampa.

Ma di certo posso promettere agli ebolitani che riusciremo a stupirli con la semplicità e la convinzione di chi crede nelle proprie idee ed ha deciso di scendere in campo in prima persona non per avidità di potere o egoismo personale ma perché stufa di quello che è stato fatto e in alcune circostanza non fatto dalle precedenti amministrazioni, crede fortemente che si possa cambiare la città in meglio con la consapevolezza che vogliamo lasciare un paese migliore ed una speranza ai nostri figli.

Il lavoro sarà duro e lungo ma noi non abbiamo paura di nulla convinti che le nostre scelte saranno premiate alle urne. Noi rappresentiamo il “nuovo” e ci apriamo al dialogo con tutti quelli che vogliono un reale cambiamento culturale e di mentalità oltre che di nomi e programmi.”

Assunta Nigro

9 commenti su “Eboli – Italia dei Valori proporrà un suo Sindaco ed una sua lista”

  1. si e chi sarebbe il candidato sindaco? Rappresentate il nuovo con Morena che negli ultimi anni ha cambiato tre o quattro partiti? Beh non direi, cmq auguri? Una cosa buona la fate, non fate l’alleanza con l’attuale maggioranza, almeno questa è buona, speriamo che resistete, chissà forse no, staremo a vedere

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  2. E voi siete quelli con la fedina penale pulita? Ricordo, Di Pietro indagato, lui con tutta la famiglia, De Magistris cacciato dalla procura, per non parlare di come ha condotto la Campagna Elettorale il buon Morena minacciando i negozianti di verbali e chiusure dato il suo ruolo nell’asl, che dire gli altri non saranno santi ma chi è davvero limpido scagli la prima pietra. Voi di certo non avete nemmeno il diritto di tenere in mano la prima pietra

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  3. MORENA NON VALE QUESTA PENA!!! SAREBBE D’ALTRONDE TRAGICOMICO ORA CHE STA TERMINANDO L’ERA DI UN PIAGGINESE TROVARSENE UN’ALTRO, MA TANT’E’!!!

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  4. Al Partito dei Forcaioli.
    On. Di Pietro,
    i vecchi proverbi della nostra terra (Abruzzo) sono sempre attuali, come quello che dice: “Fai del bene e scordalo, fai del male e sempre pensaci ”, “Chi di coltello ferisce, di coltello perisce”. Lei ha lanciato la sfida, credendo ancora di essere l’Angelo del Bene e s’accorge, solo ora, che è stato l’Angelo della Morte.
    Per le Sue colpe, gli sciacalli par Suoi, si sono avventati sul suo Giovane fglio, sicuramente nobile di animo, perbene e lontano dalle accuse rimossegli, facendo ribellare la mia coscienza oppressa da quello che impunemente hanno commesso ai miei figli e nipoti.
    Da buon Cristiano, anche se peccatore (chi non ha peccato scagli la prima pietra), auguro a Lei e famiglia Sante Feste ed un 2009 pieno di tranquillità e felicità (non politica).
    Per colpa dei suoi ex Colleghi di Salerno, i miei Natali sono solo Santi e gli anni trascorrono nell’atroce dolore di vedere i miei cari sempre più poveri ed infelici.
    Un tempo ero ricco, felice, onesto e pieno di bontà verso gli uomini. Mi hanno trascinato nel fango e nella miseria più nera.
    Non si crucci, solo Dio saprà punire gli avvoltoi che tanto male hanno fatto e fanno ancora.
    Scrivo sempre contro di Lei, quale simbolo del Patibolo su cui sono stati trucidati moltissimi cittadini innocenti.
    Le allego alcune mie riflessioni, Le legga e non si offenda, sono solo un grido di dolore di un Padre che vede i figli soffrire, per colpe non commesse.
    Che Dio ci perdoni per tutto il male che noi uomini procuriamo ai nostri fratelli più deboli.
    Il Socialista “Morto Vivente”

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  5. Al Partito dei Forcaioli.
    ON. Dott. Antonio Di Pietro,
    Lei crede veramente in quel che dice? Non penso, senza meriti politici, cavalcando e sfruttando “Tangentopoli”, di cui fu la “Testa di Ariete” (testa dura da sfondamento), fu candidato, dai suo amico, il “Giustizialista Rosso” (nd D’Alema), in una “Fortezza Rosso viva”, giungendo, così, al Parlamento Italiano. La Sua azione(?) politica(?), fallimentare, è stata mirata solo al “Posto di Comando”, continuando a cavalcare, senza stile e con rozzezza, la strada indicatagli dai Suoi amici “Pubblici Giustizialisti”, che continuano ad essere i Suoi Registi, spronandola a lottare (?) per imporre, in modo strisciante, la loro politica “Forcaiola” e “NaziFascista”. I Suoi comportamenti, simili al peggiore “Mussolini”, tradiscono chiaramente le Sue idee e lo scopo cui mira. Lei si tradisce facilmente, anche in Parlamento, mettendo in evidenza lo scopo della Sua missione(?), tanto da essere smentito dal Presidente Fini, in occasione della richiesta di messa sotto accusa Penale di alcuni “Veri Parlamentari”. Lei va dove spira il vento del “Potere Giustizialista”, senza esitazione, senza umanità, come per la legge sugli “Immigrati” e, quando, si tenta di salvare dal baratro, con la Legge sulle intercettazioni telefoniche la vera “Giustizia”. La libertà d’intercettare, senza limiti e senza alcun controllo, non può essere concessa ad uomini assetati di “Potere Politico” e di “Protagonismo”. Si ricordi che gli uomini, nessuno escluso, sono portati a sbagliare: 1) Involontariamente; 2) Volontariamente, per motivi personali; 3) Costrettovi da: “Lobbie”, “Logge”, “Associazioni di Categoria”, “Associazioni Delinquenziali”, cui hanno aderito. Ritornando alle intercettazioni telefoniche. Le racconto un episodio della mia travagliata vita di “Perseguitato Politico”.
    Negli anni 92/93, il mio telefono fu messo sotto controllo dalla Magistratura Salernitana, senza raccogliere un cavolo. Furono impegnate diecine di Guardie della Finanza, con viaggi, a coppie, in tutta Italia, al solo scopo di incastrarmi, per la mia incisiva attività politica. Fu setacciata la mia abitazione, il mio garage, la mia auto e quella di mia figlia, il mio ufficio, le sedi dove avevo amministrato Enti Pubblici e Privati, le sedi di moltissime Industrie Chimiche e Ditte di prodotti chimici. La sede ed il capannone dell’Azienda familiare, furono messe sotto controllo spinto, per tre mesi, da tre Marescialli di Finanza, il solito quotidiano “Il Mattino”, pilotato dal sospetto(?) amico dei “Camorristi Napoletani”, residente in un bellissimo paesino dell’Avellinese, mi onorò(?) di un bellissimo articolo ( L’Impero Chimico di Ludwig) ed il “ROMA” inneggiò, come se stessero indagando sul “Capo della Camorra” . Furono interrogati diverse diecine di personaggi, furono tormentati i miei cari FIGLI, NIPOTI, FRATELLI, GENERI, DISCENTENTI E COLLATERALI, innocenti, ricchi di educazione esemplare, nobili di animo e di azioni, come i suoi FIGLI, MOGLIE e PARENTI. Dopo aver speso milioni e milioni di lire, per intercettazioni telefoniche ( allora i miei telefoni, con numeri non variabili e non variati, erano continuamente in attività, sia per lavoro e sia per la politica), l’impiego di uomini delle varie Forze Pubbliche (si salvò solo l’Esercito Militare), di viaggi costosissimi, l’impegno di Impiegati dello Stato (Magistrati , Cancellieri, Segretari, Dattilografi, uscieri) e del Comune di Eboli, il
    “RISULTATO”
    fu: L’Arresto domiciliare di Ludwig (vedi “Il Mattino”, “Il Roma”, con foto della mia abitazione e giornalisti che chiedevano di affacciarmi alla finestra di casa ), il “Reina di Eboli”, per una telefonata, intercorsa con un suo amico, il Prof E.B., dalla quale, leggendola, non si evinceva alcuna attinenza con i motivi dell’ arresto, anzi sbugiardava gli
    “ Ematofagi”.
    Il processo, stranamente, fu accantonato per decorrenza dei termini, cosa che accettai, solo su pressione del mio Legale di Fiducia, che era pagato dallo Stato (altre spese), per la mia estrema povertà, cui mi avevano portato, per dare sfogo alle loro incapacità ed irresponsabilità.
    “Che Figuraccia”
    Cosa ha pagato il Suo ex collega, “Pubblico Giustizialista”? La promozione, da parte dei “Capi Loggia”, ad una carica superiore, pur di sbarazzarsi della sua ingombrante presenza, perché era stato sbugiardato dai fatti?
    Ed ancora, cosa ha ottenuto il Suo ex collega di Potenza, dopo aver sconvolto il “Mondo dello spettacolo” e del “Calcio”, con notevolissime spese, a carico dello Stato e di moltissimi cittadini?
    “NULLA”
    Solo il rinvio a Giudizio di un bellimbusto che non arrecava, forse, danno ad alcuno, se non a se stesso.
    Ludwig
    Trasmessa il 08/06/08

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  6. BEL DELIRIO LUDWIG, COMPLIMENTI,NON SAI COSA DIRENULLA DI CONCRETO E VAI X LUOGHI COMUNI DI STAMPO MEDIASET-P2- NAR- MAGLIANA-COSA NOSTRA! LA CONSISTENZA DELLE TUE AFFERMAZIONI E’ COME QUELLA DELL’ELIO ALL’APERTO.MANI PULITE SI E’ SOSTITUITA AD UNA POLITICA CORROTTA ED UN ECONOMIA ANCOR + INQUINATA, ED IN ALCUNI CASI, VEDI IL MERIDIONE NON VI E’ ALCUNA DIFFEREZA TRA LE TRE! SIETE I CONSAPEVOLI FIANCHEGGIATORI DI TUTTO QUESTO,CON LA VOSTRA ETICA DA STRAPAZZO:Mafia e corruzione: il mosaico nero
    Berlusconi, Previti, Dell’Utri
    di Marco Travaglio
    E così, nel giro di sedici ore, l’Italia apprende che Silvio Berlusconi è un corruttore, impunito e impunibile, di magistrati. Come il suo braccio destro Cesare Previti, già condannato a sedici anni in primo grado. In compenso, il suo braccio sinistro (in tutti i sensi) Marcello Dell’Utri, oltre a essere un pregiudicato per frode fiscale e false fatture, è pure un mafioso. Per almeno trent’anni, dal 1974 a oggi, secondo il Tribunale di Palermo ha protetto e rafforzato la mafia delle stragi e degli omicidi politici concorrendo dall’esterno nel reato di associazione mafiosa nella sua veste prima di segretario di Berlusconi, poi di numero tre del gruppo Fininvest, infine di fondatore, deputato, eurodeputato e senatore di Forza Italia. Cioè del partito di maggioranza relativa che governa l’Italia da tre anni e mezzo, dopo averlo governato per sette mesi nel 1994.

    Con le sentenze dei Tribunali di Milano e Palermo sulla Santissima Trinità Berlusconi-Previti-Dell’Utri, le parole «mafia» e «corruzione» – non a caso impronunciabili sulle tv di regime (tutte) – si stampano a caratteri cubitali sulla bandiera di chi ci governa, come molti – basandosi sui fatti e anticipando i giudici – avevano detto e scritto per anni, tacciati di «demonizzatori», inseguitori di teoremi, disturbatori della quiete pubblica.

    Mosaico nero

    Le due sentenze, insieme a quelle emesse lo scorso anno nei processi a Previti, Squillante, Metta e Pacifico per la Mondadori e l’Imi-Sir, ricompongono le tessere di quel nero mosaico che è la carriera imprenditoriale e poi politica di Silvio Berlusconi. Spiegano come è nata e cresciuta la Fininvest, come Berlusconi si è impossessato di tutta l’informazione che conta, come – e soprattutto perché – nel 1993 ha realizzato un partito vincente in pochi mesi. Ma spiegano anche lo straordinario potere di condizionamento che due personaggi come Previti e Dell’Utri hanno avuto, hanno e ancora avranno sul Cavaliere, sul suo partito, sulla sua coalizione e sul Parlamento tutto.

    Si parte dal 1974, quando Previti assiste la giovane orfana Anna Maria Casati Stampa che «decide» di vendere a poco prezzo la villa di famiglia a Berlusconi, di cui lo stesso Previti è amico e socio. In quella villa di Arcore, pochi mesi dopo, Dell’Utri infila un giovane e promettente mafioso, Vittorio Mangano, il famoso «stalliere» che chiamava «cavalli» le partite di droga (come Paolo Borsellino ricorderà nella famosa intervista a due giornalisti francesi, poco prima di morire ammazzato come Falcone).

    Poi arriva la P2, l’unica avventura affrontata dal Cavaliere solitario, senza lo strascico di Cesare e Marcello. Poi la conquista delle tv, con i soldi freschi a palate che Dell’Utri procura grazie a Publitalia e, forse, anche agli amici siciliani. Poi arriva Craxi, che il Cavaliere è costretto a servire perché – come confessa in una telefonata del 1983 al condirettore del Giornale – «è quello che deve farmi la legge sulle televisioni». Invece della legge, Craxi gli fa subito due decreti, per neutralizzare le ordinanze dei pretori che hanno bloccato le trasmissioni illegali delle sue tv sul territorio nazionale. Nel 1985 Silvio si sdebita con Bettino ostacolando, su ordine di quest’ultimo, il suo nemico acerrimo Carlo Debenedetti nell’acquisto della Sme dall’Iri, anche perché il secondo decreto salva-tv deve essere ancora convertito in legge.

    Anche a Roma nel 1984 c’è un’inchiesta per antenne abusive sulla Fininvest. Ma lì non c’è problema. Se ne occupa il giudice Renato Squillante che interroga Berlusconi assistito da Previti e poi lo proscioglie a tempo di record. È lo stesso Squillante che la sentenza Sme dell’anno scorso ha condannato a sei anni e definito «stabilmente a libro paga della Fininvest». Poi, con calma, arriva la legge sulle tv. La famigerata Mammì, nel 1990. Ancora una volta è Craxi a imporla con la forza, complici Forlani e Andreotti (che rimpiazza in una sola notte i cinque ministri della sinistra dc, dimissionari per protesta). Anche Bettino avrà la sua bella convenienza. Fra il 1991 e il 1992 riceverà dalla All Iberian (Fininvest) 22 miliardi sui suoi conti personali in Svizzera.

    Nel 1990 succede tutto, anche il passaggio di proprietà della prima casa editrice italiana, la Mondadori, che pubblica Espresso, Panorama, Epoca, Repubblica e quindici giornali locali. Ha il torto di dare fastidio a Craxi, dunque a Berlusconi. Niente paura. Il Cavaliere dà la scalata, complice il voltafaccia degli eredi Mondadori. Debenedetti, l’azionista di maggioranza, resiste. Si va all’arbitrato. Che dà ragione all’Ingegnere. Ma c’è la Corte d’appello di Roma, ci pensa l’amico Vittorio Metta. Annulla il lodo, scrive 270 pagine di motivazioni in una notte (o almeno così dice: in realtà la sentenza l’hanno scritta, prima, i legali di Berlusconi) e alla fine incassa 400 milioni in contanti da Pacifico.

    Milioni che, tramite Previti, arrivano dai soliti conti esteri della Fininvest. Questo dice la sentenza del Tribunale di Milano che il 29 aprile 2003 ha condannato Previti a tredici anni di reclusione, insieme a Pacifico e ai giudici Metta e Squillante (anche per la compravendita di un’altra sentenza, quella che condannò l’Imi, cioè lo Stato italiano, a pagare un risarcimento non dovuto alla Sir di Nino Rovelli: mille miliardi, in cambio di una mazzetta di 67, o forse di 100, a giudici e avvocati, palesi e occulti). Soltanto l’intervento di Andreotti, allarmato dallo strapotere mediatico di Berlusconi (e quindi di Craxi) lo costringe a restituire parte del maltolto (Repubblica ed Espresso) al legittimo proprietario Debenedetti.

    Il groviglio di poteri

    Quel groviglio di poteri, quell’impasto di arroganza e impunità è immortalato, con l’autoscatto, nell’album di Stefania Ariosto: politici e faccendieri, avvocati e magistrati, tutti insieme appassionatamente in feste e spedizioni transoceaniche al seguito di Cesare e Bettino, tutti futuri clienti di procure e tribunali. Ma la migliore polaroid di quei rapporti illeciti è nelle contabili bancarie che giungono dalla Svizzera e dimostrano, nella sola primavera del ’91 tre decisivi versamenti. Il 14 febbraio 1991 Previti paga 425 milioni al giudice Metta tramite Pacifico. Il 6 marzo 1991 bonifica 500 milioni a Squillante. Il 16 aprile 1991, ancora tramite Pacifico, dirotta 500 milioni sul conto del giudice Verde (poi assolto). Sempre con denaro della Fininvest e del patrimonio personale di Silvio Berlusconi.

    Nel 1992-1993 i nodi, con Mani Pulite, vengono al pettine. I vecchi padrini si dividono fra tribunali e latitanze. Anche Cosa Nostra perde i vecchi referenti politici così indeboliti da non garantirla più nei processi. Occorre un partito nuovo, ma anche vecchio. Dell’Utri, che mai si è occupato di politica in vita sua, si getta a capo fitto nell’impresa. Ingaggia un consulente ad hoc, Ezio Cartotto, sin dal maggio-giugno 1992. Che comincia a lavorare in segreto. In pochi mesi, grazie alle strutture e ai miliardi di Publitalia, il gioco è fatto.

    Il Cavaliere, abbandonato dagli amici, indebitato fino al collo e terrorizzato dai giudici, confessa a Cartotto: «Di questo passo mi accuseranno di tutto, anche di essere mafioso. Ogni tanto, mi scopro a piangere da solo nella doccia». E poi, a Montanelli e a Biagi: «Se non entro in politica, mi mettono in galera». Ma provvede Marcello, l’amico siciliano. Le televisioni e i giornali fanno il miracolo. Il nuovo miracolo italiano. Forza Italia. SPERO TU CAMBI X IL TUO BENE INNANZITUTTO! “PROSIT TIBI IN …

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  7. Carissimi Ludwig e Blazer 67, ritengo che voi partiate entrambi da posizioni “estremizzate”,l’Italia come ha detto per certi versi bene il Primo e’ stata fatta oggetto di indagini talvolta cosi’ approssimative e sensazionalistiche che han reso poca giustizia alla collettivita’ e dolore a coloro che erano caduti nelle maglie (leggi Kafka,il Processo) bibbliche processuali; di avverso il Secondo forse teme una facile “scolpevolarizzazione” dei soliti furbi, con la solfa del giustizialismo militante,in questo caso si arriverebbe all’apogeo (leggi Stella, la Deriva) del malaffare generalizzato! La lotta tra guelfi e ghibellini deve terminare! un paese spezzato in due tronconi invisi l’uno all’altro hanno prodotto dal 1994, la MORTE della politica e di conseguenza tutto il resto.A voi dunque,per quel che vi concerne dare il buon esempio.Buoni Auspici

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