Il Museo dell’olocausto di Washington cancella Palatucci: Lo “Schindler italiano”

“Era un collaboratore nazista” e il Museo dell’olocausto di Washington sfratta Giovanni Palatucci, lo “Schindler italiano”.

Rivisto il ruolo giocato dall’“ultimo questore” di Fiume, Giovanni Palatucci. Sfrattato dall’esposizione sul ventennale dell’istituzione.

Giovanni Palatucci

da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

EBOLI – Ci viene segnalata questa notizia veramente eccezionale, e poiché tocca Giovanni Palatucci, quello che fino a questa rivelazione, per la Città di Campagna, per noi conterranei e per tutti gli italiani, era un eroe, ci sorprende ma ci incuriosisce anche, attendendo che si analizzi lo studio che ha condotto il Museo dell’Olocausto di Washington, al punto tale da toglierlo dall’esposizione, nel ventennale dell’istituzione museale.

Come sempre, la storia la scrivono i vincitori, e spesso la scrivono per occultare tutte le brutture, le violenze, i soprusi, che una guerra necessariamente produce, e così ricordiamoci delle migliaia di morti che ci sono stati in Italia nell’ultimo conflitto mondiale, morti “fortunatamente” sotto il “fuoco amico” di quelle gragnuole di bombe che furono sganciate dagli aerei alleati, bombe che, proprio per la loro natura “amica” si preoccupavano di essere vicine alla profumazione, alleviando le sofferenze per migliaia e migliaia di sfollati che si allontanavano dalle grandi Città proprio per evitare di essere uccisi.

Lo stesso “fuoco amico” che nei vari ultimi conflitti hanno decimato le popolazioni civili, tra cui donne, anziani e bambini, nelle varie aree geoigrafiche del mondo interessate agli appetiti mondiali, o perché considerate strategiche o perché detentrici di ricchezze che assicurano potere al potere, o in quelle guerre dimenticate, o le vittime siriane e quelle della striscia di Gaza, sterminata dal quel fuoco che ormai non si capisce più se è “amico” oppure no, e per questo le popolazioni lo accettano con rassegnazione, anche perché non possono fare nulla.

Ed è prooprio così, la storia la scivono i vincitori, e in nome della “libertà” si sono sterminate le popolazioni indigene delle americhe o dell’Australia, e dopo che la “Storia“, quella scritta da chi vince, si è preoccupata attraverso migliaia e migliaia di film di trasmetterci la crudeltà di quei popoli che venivano eliminati perché avevano solo una colpa: Quella di non uniformarsi a quella “civiltà” bigotta che imponeva la sua “cultura“. La stessa storia che fu scritta dai piemontesi, prima con la scusa patriottica di unire l’Italia, obiettivo sicuramente interessante e storicamente perseguibile, e poi giustificando le prepotenze e le rapine di tutte quelle ricchezze che il mezzogiorno d’Italia possedeva, ebbene per giustificarne l”eccidio” in quel caso “amico” e politicamente “patriottico” commissionarono anche uno studio al tale Cesare Lombroso, che addirittura inventò una scienza, l’Antropologia criminale, individuando l’uomo delinquente attraverso i suoi caratteri somatici, del chè tutti i meridionali venivano inquadrati come delinquenti sol perché avevano il loro volto solcato dalle rughe e bruciato dal sole per tutto il lavoro e le sofferenze che avevano patito.

Eppure quella è passata e nello steso tempo il tempo ha alimentato l’ormone della “dimenticanza” e oggi viviamo in una grande comunità, in pace, sebbene per via di quelle scelte e degli errori della nostra classe politica, il nostro meridione soffre di ritardi che si possono colmare solo se si tiene conto di tutte quei mancati e volutamente mancati appuntamenti che l’hanno portato sempre più giù.

E così proprio perché la storia la scrive chi vince, oggi si riscrive quella di Palatucci e si scopre che era un funzionario fascista, ci si dica chi non fosse stato un funzionario in quel tempo se avesse potuto esprimere o muoversi in assoluta libertà e se proprio attraverso quel ruolo non potesse , magari anche in misura minima contribuire a quella che che è risultata una follia che prese il mondo in quel tempo e che si manifestò con il nazifascismo e tutte le dolorosissime conseguenze. Anche Schindler fece delle, e allora? Che si dovrebbe fare, sputtanarlo ora per allora per non aver potuto salvare tutti gli altri? O perché le scelte che fece avessero potuto escludere altri che successivamente sono morti?

Non lo sapremo mai, ma se incaricheremo qualcuno come il Lombroso, sicuramente nelle pieghe e nei documenti riuscirebbe a sputtanare anche  Schindler, a noi non farebbe certo piacere, così come non ci piacciono le bombe amiche e non ci piace esportare la Pace con la guerra.

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WASHINTNGTON – Era noto come lo “Schindler italiano”, per aver salvato 5.000 ebrei dallo sterminio nazista, tanto da essere riconosciuto come un Giusto da Israele e da essere stato dichiarato martire da Papa Giovanni Paolo II. In realtà, lo studio condotto su circa 700 documenti ha fatto emergere che Giovanni Palatucci era invece un collaboratore nazista, tanto da partecipare alla deportazione degli ebrei nel campo di Auschwitz. Per questo motivo, scrive oggi il New York Times, il Museo dell’Olocausto di Washington ha deciso la scorsa settimana di rimuovere il suo nome da una mostra, mentre lo Yad Vashem di Gerusalemme e il Vaticano hanno iniziato a esaminare i documenti.

La verità sullo Schindler italiano è emersa dopo che i ricercatori del Centro Primo Levi hanno avuto accesso a documenti italiani e tedeschi, nell’ambito di una ricerca sul ruolo di Fiume come terreno fertile per il fascismo, città dove Palatucci lavorò come funzionario di polizia dal 1940 al 1944. Stando alla versione accreditata finora, quando i nazisti occuparono la città, nel 1943, Palatucci distrusse i documenti per scongiurare che i tedeschi spedissero gli ebrei di Fiume nei campi di concentramento. La sua stessa morte nel campo di Dachau, a 35 anni, avvalorò poi la tesi.

Ma Natalia Indrimi, direttore del Centro Primo Levi, ha invece dichiarato che gli storici sono stati in grado di consultare questi stessi documenti, da cui è emerso che nel 1943 Fiume contava solo 500 ebrei, la maggior parte dei quali, 412, pari all’80%, finì proprio ad Auschwitz. La ricerca ha poi fatto emergere che piuttosto che ricoprire la carica di capo di polizia, Palatucci era vice commissario aggiunto responsabile dell’applicazione delle leggi razziali fasciste. Nella lettera inviata questo mese al Museo di Washington, Indrini ha quindi scritto che l’uomo era “un pieno esecutore delle leggi razziali e, dopo aver prestato giuramento alla Repubblica sociale di Mussolini, collaborò con i nazisti”.

La sua stessa deportazione a Dachau, nel 1944, non fu determinata dalle sue gesta per salvare gli ebrei, piuttosto dalle accuse tedesche di appropriazione indebita e tradimento, per aver passato ai britannici i piani per l’indipendenza di Fiume nel dopoguerra.

Indrimi ha precisato che “il mito” di Palatucci iniziò nel 1952, quando lo zio vescovo Giuseppe Maria Palatucci raccontò questa storia per garantire una pensione ai parenti dell’uomo. “Giovanni Palatucci non rappresenta altro che l’omertà, l’arroganza e la condiscendenza di molti giovani funzionari italiani che seguirono con entusiasmo Mussolini nei suoi ultimi disastrosi passi”, ha concluso Indrimi nella lettera inviata al Museo di Washington.

Washington, 28 luglio 2014

8 commenti su “Il Museo dell’olocausto di Washington cancella Palatucci: Lo “Schindler italiano””

  1. L’amico giornalista Oreste Mottola mi segnala che di questa cosa se ne parla già da tempo e che gli amici di Campagna hanno fornito prove inoppugnabili che suffragano il ruolo determinante di Palatucci nel salvare centinaia di ebrei.
    Sarebbe interessante, solo per mera conoscenza, averne dettaglio così da evitare che si getti fango su chi, se dimostrato, ha salvato delle vite umane dall’orrore dei forni crematori(a prescindere dall’appartenenza religiosa).

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    • Per Armando,
      l’aver fornito prove, non esclude il tentativo e le motivazioni, che a mio avviso sono fondamentali per inquadrare i “revisionismi” che a volte sono molto interessati e poco scientifici e naturali. Ma non cancella affatto il giudizio rispetto alle guerre, alla pace, e a tutte le altre che ho esplicitato nel mio breve commento introduttivo.
      Massimo Del Mese

  2. Caro Massimo
    sinceramente non ho capito bene il senso del tuo articolo. D’accordo con te(e chi non potrebbe esserlo)sulle considerazioni circa il “fuoco amico”, la pace e la guerra, l’ormone della dimenticanza ecc. ecc…ma, paragonare Natalia Indrimi a Cesare Lombroso mi pare davvero eccessivo!
    La Indrimi, oltre ad essere direttrice del Centro Primo Levi, è una famosa ricercatrice(storica) di fama mondiale, lontana mille miglia dall’inventore dell’antropologia criminale il cui non-pensiero è racchiuso nell’affermazione che: «…il criminale è un essere atavistico che riproduce sulla propria persona i feroci istinti dell’umanità primitiva e degli animali inferiori» (da Wikipedia).
    Comprendo il tuo sforzo di voler difendere ad tutti i costi “l’eroe” Giovanni Palatucci, per vicinanza campagnese, ma di fronte ad affermazioni così perentorie e scientificamente documentate ci andrei con i piedi di piombo. Altrimenti si corre il rischio di banalizzare la ricerca scientifica, storica, archeologica ecc… nonchè ridurre il tutto a semplicistiche analisi sui “massimi sistemi” per finire di dare la colpa ai soliti americani!

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    • Per Vincenzo Cicalese,
      in verità non ho fatto nessuna considerazione e nessun accostamento delle valutazioni che il Museo ha addotto a prova della esclusione di Palatucci dal ventennale dell’esposizione museale, la Indrimi, mìca ha scoperto l’acqua calda, ricordando in una sua lettera il ruolo del Palatucci ma Vice Commissario con un suo specifico compito, è vero, era un funzionario come tutti i funzionari dello Stato che a quell’epoca era governato dal regime fascista, tuttavia è proprio nell’esercitare il suo ruolo che si sarebbe distinto, e sorprende nella maniera più assoluta come si possa ora per allora modificare un giudizio, che tra l’altro mette profondamente in discussione tutto quanto si è prodotto in quell’immediato dopoguerra alla ricerca della verità o delle verità.
      Cosa si vorrebbe dire oggi che a quel tempo non si sono ben valutate le pochissime documentazioni e le testimonianze dirette delle singole persone che tra l’altro, soprattutto da Campagna si è provveduto a smentire con testimonianze concrete quello studio, che sulla base di un ulteriore valutazione di documenti italiani e tedeschi sarebbero emersi e che la Indrini avrebbe inviato al museo, smentendo anche le valutazioni di Israele che avrebbe riconosciuto Palatucci tra i Giusti?
      Gli israeliani possono essere condannabili per tante cose ma sono efficientissimi in tutto e specie nelle ricerche che hanno condotto per perseguire ed assicurare alla giustizia coloro i quali si sono macchiati di quegli efferati crimini, che faremmo bene a non dimenticare mai e soprattutto faremmo bene a non andare mai a rovistare negli scarti, perché negli scarti si potrebe trovare di tutto anche di omicidi fatti per “giuste” cause, come le guerre fatte per portare la pace e ci potremmo indignare.
      Quelle carte erano state distrutte oppure no? Palatucci è un eroe oppure no? Se successivamente è stato deportato nel Campo di Dachau, fino a morirne, è stato per la sua azione oppure per aver fatto la Spia con le truppe alleate (nella fattispecie gli inglesi)?
      Se non è zuppa e pan bagnato, si dice dalle nostre parti, fatto sta che palatucci è stato deportato ed è morto in un campo di concentramento, ma questo te la dice lunga come si possono scrivere le storie e come si può revisionare la storia.
      I giudizi espressi sul Palatucci sono generici e attribuibili ad una intera classe di uomini che a quel tempo terrorizzarono e portarono alla rovina il nostro Paese,, si tratta solo di vedere con la lente giusta le azioni che in quel tempo furono consumate.
      E’ ovvio che anche le mie considerazioni rispetto a Lombroso sono loro una lente di ingrandimento sul comportameto dei vincitori e di come i vinti possono essere etichettati.
      Se le documentazioni di Palatucci non sono state bben esaminbate allora è stato un atto di gravissima superficialità, se al contrario dall’esame di documenti che solo oggi appaiono e quindi mai consultati e che sarebbe opportuno pubblicarli e leggerli attentamente e verificarne anche le fonti, allora cambia lo scenario e Palatucci è uno che ha passato informazioni agli alleati, cioé a quelli che poi ci hanno riempiti di bombe per salvarci e quindi sarebbe un eroe, magari per caso, ma un eroe, per tutta un’altra motivazione e i giudizi generici sull’etica-comportamentale del funzionario Palatucci o qualsiasi altro, sono del tutto fuori luogo.
      La verità è che io non credo agli “scrittori” delle gesta dei vincitori e non credo chi vuole imporre nuove verità “riscrivendo la storia” ribaltandone fatti e giudizi e poiché le tesi sono così sconvolgentemente discostanti non producono nessun effetto se non affermare le proprie idee o lavori.
      Massimo Del Mese

  3. @ admin –
    mi dispiace davvero per la tua non-risposta e ancora di più quel voler mischiare il miglio col grano!
    Qua non si tratta affatto di revisionismo storico e/o voler giustificare le “guerre sante”.
    Io intendevo solo invitarti ad una riflessione più pacata sull’affare Palatucci, senza scomodare il Mossad , la CIA, il KGB, lo sbarco degli alleati, la seconda guerra mondiale ecc. ecc…
    Tutti sappiamo che, purtroppo, la storia la scrivono sempre i vincitori mentre i perdenti diventano responsabili di tutto, compresi gli atroci misfatti compiuti dai primi. Ma questo teorema non ci deve sviare dalla ricerca della verità perchè, in qualche caso, anche i vincitori hanno avuto ragione!
    E’ pur vero che gli alleati ci hanno riempito di bombe per salvarci. Ma, purtroppo senza questi maledetti “effetti collaterali” forse oggi noi non staremmo qui a discutere democraticamente sui massimi sistemi o sul sesso degli angeli.
    Forse se non fossero morti centinaia di migliaia di soldati “alleati”, soprattutto americani ed inglesi, sui campi di battaglia, oggi staremmo ancora sotto il giogo nazifascista.
    E che dire delle mille Stalingrado, delle cento Marzabotto e delle dieci Fosse Ardeatine?
    Per non parlare della “meglio gioventù” che andò a combattere e morire sui diecimila altipiani piemontesi d’Europa per “resistere” contro gli eserciti tedeschi. In Italia, in Grecia, in Francia, in Olanda, in Belgio, in Polonia…
    Ma, tornando a bomba, l’affare Palatucci ci deve far riflettere vieppiu’ a noi italiani che fummo tutti fascisti sotto Mussolini e tutti democristiani dopo la guerra. E tanti intellettuali, poi divenuti di sinistra, furono iscritti al GUF in gioventù tranne poi ravvedersi subito prima o subito dopo la sconfitta imminente.
    Forse il solo Giorgio Albertazzi oggi ha il coraggio di non rinnegare i suoi trascorsi repubblichini. E per testimonianza diretta di mio zio Vincenzo Iula, partigiano in val d’Ossola dopo l’8 settembre 1943, in molte famiglie piemontesi i fratelli si trovarono a dover combattere su fronti avversi. Partigiani contro Repubblichini. Ma questa è un’altra storia che ci porterebbe molto lontano.
    Poi ci fu il ruolo importantissimo che ebbe la Chiesa durante il conflitto mondiale. E, quando la Indrimi precisa che lo zio vescovo Giuseppe Maria Palatucci raccontò la vicenda del nipote per garantire una pensione ai parenti, vi si scorge dentro una storia tutta italiana fatta di omertà, arroganza e nepotismo e vigliaccherie.
    Mi piacerebbe tanto che i fatti e le documentazioni smentissero la “versione Natalia Indimi”.
    Nella mia, tua, nostra memoria storica Egli continuerà a rimanere un eroe morto nel campo di sterminio di Dachau. Così come nella memoria storica dei Lagonegresi, Monna Lisa del Giocondo continua ad essere sepolta sul Castello dei Caiafa nonostante qualche mese fa, eminenti scienziati confrontando il DNA ne abbiano scoperto il corpo in una chiesa fiorentina.
    Ma qui entriamo nel campo dei miti e delle leggende e corriamo il rischio di diventare come quegli scrittori che tu giustamente condanni e che vorrebbero “riscrivere la storia a loro gradimento”.

    Infine vorrei concludere questo mio lungo intervento ricordando una frase del grande drammaturgo tedesco Berthold Brecht: BEATI I POPOLI CHE NON HANNO BISOGNO DI EROI.

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    • Per Vincenzo Cicalese,
      quando la storia si sporca di sangue è sempre difficile individuarne le tracce, quando poi c’é chi vuole pulire le tracce a distanza di anni per scoprire le orme di chi quel sague ha versato, allora fosse anche il lavoro del più grande degli studiosi, non si può che non condividere sul piano etico e morale e non si può approvare sul piano scentifico, specie quando a parlare sono i documenti, che in quel caso buona parte di essi sono stati o andati distrutti, del che se dovesse costruirsi un percorso sarebbe sicuramente un percoso parziale e quindi incompleto, come incerte sarebbero le risoluzioni.
      Le rivelazioni etico-sociali e parziali del funzionario o meglio di una sulla categoria di funzionari nella quale vi era anche Platucci, tendenti ad allontanare il personagio Palatucci dalla tribuna degli eroi, sono già un giudizio di condanna e solo questo giudizio ne condizionerebbe per intero l’esito di quelle rivelazioni. Ma riguardo a questo spiacevole fatto, le circostanze addotte, sono state smentite nei mesi scorsi, e sono state smentite proprio da testimonianze dirette provenienti dalla comunità campagnese, e quelle, fino a prova contraria, non afferiscono a giudizi personali o comportamentali ma a fatti e circostanze ben riconducibili a quel tempo.
      Inoltre al Palatucci, funzionario dello Stato fascista, come fascisti erano tutti gli italiani un pò per convinzione e molto per paura, perché si9 vorrebbe dare una etichetta diversa? Qualsiasi operazione ad excludendum non renderebbe giustizia ai nostri tanti eroi, quelli che ricordiamo o meno, che in quel tempo svolgendo una “funzione”, e riconoscendo che nell’esercizio del ruolo, abbiano compiendo piccoli atti in contrasto con i comandi o le leggi di allora, e abbiano cambiato le sorti di uomini e cose, compiendo piccoli o grandi atti di coraggio, perché mai si dovrebbe fare la differenza e sbiadire ricordi e valori dei quei quelle gesta?
      Forse al Palatucci e ai suoi parenti come i parenti di migliaia e migliaia di italiani che hanno vissuto storie simili, meno importanti, meno conosciute non sarebbe dovuto spettare niente, nemmeno se sono morti nei campi di concentramento?
      In questo se c’é una buona dose di furbesca italianità che ci riconduce a Mons Palatucci, purtroppo quella dose di furbesca italianità, si intravede a distanza di tanti anni anche nelle rivelazioni della Ingrimi, e purtroppo, naturalmente ed è solo un mio giudizio personale, se non si fosse sicuri della sua elevata professionalità e del suo valore, sembrerebbe si trattasse di una bella dose di “vendetta storica”, quella che spesso porta ad utilizzare la lente di ingrandimento su alcune righe e magari fa macchiare accidentalmente con l’inchiostro altre righe non rendendole leggibili.
      Naturalemnte il mio giudizio e generico e va ad aggiungersi a tante genericità rispetto a tutti i periodi di guerra e post bellici ma che sottolineano tante e tante di quelle angherie che purtroppo non hanno fatto giustizia dei nostri morti siano essi civili, militanti, partigiani, eroi o eroi per caso.
      Infine, aggiungerei alla frase di Berthold Brecht anche: BEATI QUEI POPOLI CHE NON HANNO CIALTRONI.
      Con affetto, Massimo

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