Maurizio Landini, Renzi, la Fiom ed il PD: Il Partito che non c’è

Il punto di svoltache ha caratterizzato la divaricazione PD-Fiom è stato la manifestazione di Roma del 25 Ottobre scorso.

Gli scontri tra la Polizia e i manifestanti della Acciaierie di Terni e l’atteggiamento impavido di Landini che si è posto come l’unico riferimento politico credibile per le politiche sociali, ha risvegliato nel centro sinistra, dissapori e  propositi di riscatto.

Renzi-Landini
Renzi-Landini

di Marco Naponiello
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

SALERNO Maurizio Landini da segretario della FIOM a leader del nuovo Partito della  Sinistra, contrapposto al Pd Renziano, non sembra configurarsi come una Utopia, ed i sondaggisti incominciano ad interessarsene,certamente esiste in questo Paese lo spazio politico per una forza antiliberista di sinistra, che va dai dissidenti Democratici ai delusi M5Stelle sino alla Cgil della “ritrovata” Camusso.

Per  comprendere la tempra di Maurizio Landini, basterebbe estrapolare questa frase che rivolse ad un dirigente aziendale di una coop rossain età adolescenziale,quando anche egli era una semplice maestranza metal meccanica: Guarda, tu sei un dirigente, e io in tasca ho la tessera del partito che hai anche tu. Però ho freddo lo stesso. Lì ho capito una cosa: il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno“. E di strada ne ha fatta l’operaio reggiano, è stato un funzionario della Federazione Impiegati Operai Metallurgici di Reggio Emilia e poi suo segretario generale. Successivamente, è stato eletto segretario generale della FIOM dell’Emilia-Romagna e di quella di Bologna. Il 30 marzo del 2005 Landini è stato eletto nella segreteria nazionale della FIOM, il sindacato dei metalmeccanici della Confederazione Generale Italiana del Lavoro(CGIL). Una carriera sempre sugli scudi, passando per molte vertenze come il caso Thyssen di Torino o l’Ilva di Taranto in avanscoperta, pronto a polemizzare con tutto e tutti,persino con la Cgil e la sua segretaria, Susanna Camusso, di cui la Fiom ne è una costola, tutto in nome della dignità dei lavoratori del suo comparto, fino quasi ad arrivare ad una rottura con il “suo mondo”, che si è arrestata,finendo al contrario per ricompattarsi il 25 Ottobre di quest’anno, alla grande manifestazione del Sindacato Fiom a Roma in difesa delle storiche Acciaierie Ternane, appartenenti ora sempre  alla teutonica Thyssen Krupp.

Landini in Piazza
Landini in Piazza

Il Fatto: Protestavano in 600 perché la ThyssenKrupp vuole licenziare 537 dipendenti delle acciaierie di Terni. Una vertenza lunga colpisce al cuore la città dell’Umbria che grazie allo  stabilimento ha vissuto finora. Dovevano sfilare pacificamente per Roma: dopo un sit in davanti all’ambasciata tedesca, si volevano dirigere sotto al ministero dello Sviluppo economico, vista dopo la promessa di impegno del presidente del Consiglio Matteo Renzi: E andata di contro, molto male per la manifestazione per i diritto sociali: “Ci hanno manganellato perché non volevano farci arrivare al ministero” raccontano gli operai di Terni. Una “carica a freddo”, secondo quanto spiegano i lavoratori ed  i sindacalisti. Il leader della Fiom Maurizio Landini si è irritato: Siamo partiti in corteo e ci hanno menato. Ero davanti a prenderle anche io. Non siamo delinquenti, non si mena chi è in piazza a difendere i lavoratori,come lavoratori sono anche i poliziotti di fronte, una guerra tra poveri”., una frase rispettosa anche verso gli operatori di Polizia che in altri tempi sarebbe stata onirica. A finire al pronto soccorso tre manifestanti che hanno subito contusioni sul corpo e sulla testa. “I poliziotti ci hanno colpito violentemente alla testa” si sentono accuse di tale genere e gravità. Tra i contusi anche due sindacalisti: Gianni Venturi, coordinatore nazionale Fiom, e Alessandro Unia del Rsu Fim Cisl. “Era un corteo pacifico, le cariche sono state immotivate” ha detto Marco Bentivogli, segretario della Fim-Cisl. Dopo di ciò si è scatenato il Putiferio, tra le prammatiche dichiarazioni istituzionali dei Ministri dell’Interno Alfano e Guidi Sviluppo economico,di concerto con quelle del Premier, che cercano di sdrammatizzare, e quelle inferocite della Triade Sindacale Cgil Cisl Uil corroborate dal partito di opposizione Sel e dalla minoranza Pd,quella galassia, fatta di Dalemiani Bersaniani, Giovani Turchi, Bindiani, che mal digeriscono il piglio decisionista ed accentratore del Capo dell’esecutivo e Segretario del Partito, intravedendo nell’accaduto una occasione di riscossa interna. Infatti dopo tale evento drammatico si sono succedute le ipotesi che vedevano il Segretario della Fiom come il nuovo “Campione” della sinistra, quella vera, per nulla rappresentata a loro dire dall’odierno Partito Democratico, ne da un movimento come Sinistra e Libertà in totale disarmo con un Leader Vendola in difficoltà interna e considerato da molti poco incisivo e troppo “filosofo”, rispetto al sanguigno e per questo meglio adatto ai tempi Landini.

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Sul tema del lavoro Jobs Act, si gioca una partita cruenta ed interessante al tempo stesso,ai primi segnali di scissione,una vecchia specialità della Sinistra Italica, spavaldo come al solito RenziScissione nel Pd? Facciano pure Landini: non ci ferma”. A seguire la conferma dello sciopero generale della Fiom e la promessa, da parte di Landini, di «non volersi impegnare in politica ma di continuare a rappresentare i lavoratori», tenendo fermo l’obiettivo di «far cambiare idea al governo». Come? «Convincendolo che noi abbiamo la maggioranza dei consensi nel Paese».Sarà che Landini nelle ospitate televisive ha davvero confermato pervicacemente  di voler continuare a dirigere il sindacato dei Metalmeccanici, E al premier non risparmia un duro giudizio: “Su Renzi ho cambiato idea quando ho capito che lui scelse le politiche di Confindustria“. -. le polemiche non si smorzano all’interno dei Democratici, Matteo Renzi dovrà vedersela con un’agguerrita pattuglia della sinistra Dem già mobilitata contro il Jobs act e che si aggrappa all’ipotesi – come fanno Cesare Damiano e Francesco Boccia – che le dichiarazioni del premier siano «datate» almeno a prima della manifestazione Cgil del 25 ottobre, in modo poter sperare in un ripensamento. In ogni caso, l’ex ministro del Lavoro si dice «assolutamente contrario a che il Jobs Act possa essere approvato così com’e, magari con un voto di fiducia», mentre il presidente della commissione Bilancio della Camera afferma che «sarebbe gravissimo se la delega sul lavoro non tenesse conto delle indicazioni approvate dalla direzione del Pd». I due Pd sono quelli della Leopolda radical-chic e quello popular di Piazza S. Giovanni, ma la divisione non conviene in un momento egemonico come questo. Nel qual caso, l’on. Boccia annuncia che non la voterebbe. Dunque il logoramento, non la scissione, è la strategia. O la speranza. Alfredo D’Attorre, colonnello lo lascia intendere, parlando con l’Huffington Post: “Noi non ce ne andiamo e non regaliamo il Pd a chi vuole introdurre una mutazione genetica, anche perché prima delle prossime elezioni, quando ci saranno, dovremmo avere nuove primarie per la scelta del leader. Renzi non è il padrone e prima del voto è ovvio che ci siano. Ricordo che una volta ha perso, un’altra ha vinto. Chissà? Ma quanto varrebbe ad oggi il Partito-Fiom, per dirla come alcuni commentatori nazionali?

Appena una settimana fa, il clamoroso sondaggio secondo il quale nella diatriba sul lavoro, gli italiani danno nettamente ragione a Maurizio Landini, leader della Fiom. Tre giorni dopo, il segretario del sindacato dei metalmeccanici, intervistato da Lucia Annunziata, chiariva per l’ennesima volta: “A noi non ci interessa fare l’opposizione. Abbiamo fatto delle proposte su tutti i temi perché bisogna fare politiche economiche e sociali diverse e aprire un confronto e un conflitto con l’Ue, far ripartire gli investimenti, combattere la precarietà. Chi è d’accordo con queste posizioni le sostenga: noi ci vogliamo battere e non vogliamo qualcuno che ci rappresenta”. Che detto in parole povere significa “Portiamo avanti una vertenza per il mondo del lavoro, non facciamo politica nei palazzi”.

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Discorso chiaro, è evidente: peccato che a sinistra del Partito democratico sempre di più siano quelli che hanno già battezzato Landini come loro nuovo leader, come testimonia un sondaggio di Ixé per la trasmissione Agorà, il quale dà al leader Fiom un 22% di fiducia degli italiani qualora domani dovesse scegliere di fare politica: sei punti percentuali in più del segretario di Sel, Nichi Vendola, fermo al 16%, ma soprattutto uno e due punti percentuali in più rispetto a chi – dentro l’opposizione al governo Renzi – il consenso se l’è costruito nel corso di molti mesi, vale a dire Matteo Salvini e Beppe Grillo, che hanno rispettivamente un gradimento del 21% e del 20%. A sinistra del Pd, per il momento, siamo allo stato gassoso. C’è un leader riconosciuto e consacrato dai sondaggi, ma che al momento è recalcitrante. Maurizio Landini, leader della Fiom che ha fatto uscire i metalmeccanici della Cgil dal ghetto antagonista, lanciandoli nell’Olimpo mediatico. Senza peraltro cambiare linea.

Condizionale obbligatorio in questo caso. Perché la storia politica recente dice che gli ex sindacalisti, o i sindacalisti che scendono in campo mentre sono in attività, non hanno mai fortuna in politica. Tantomeno se si presentano come leader. Stella polare per Landini, raccontano sindacalisti Fiom, è la vicenda di Sergio Cofferati. Due milioni di persone portate in piazza, sondaggi alle stelle, un consenso che diede alla testa alla sinistra di quegli anni (dal 2002 al 2004) tanto da interrompere il timido processo di modernizzazione dell’ex Pci. Il 70% dei militanti del partito lo voleva leader, ma la sua discesa in campo non è stata un successo. Lo ammette implicitamente anche lui quando «sconsiglia vivamente» l’ex collega «di entrare in politica perché l’Italia ha bisogno di un sindacato forte con rappresentanti come lui. Le vicende della politica non si possono risolvere in piazza». Praticamente un’autocritica. Guglielmo Epifani è stato segretario Pd, ma la sua carriera politica non si può definire di successo. Poi, passando alla Cisl, Sergio D’Antoni. Per un po’ si pensava dovesse aggregare il centro politico morente. Più tardi, la cosa bianca, che vedeva un pezzo di sindacalismo Cisl coinvolto, non è arrivata a niente. E anche Franco Marini, arrivato a fare il segretario del Ppi, ha mancato la sua partita politica più importante con il Quirinale. Ce n’è abbastanza per scoraggiare Landini

Renzi ha dunque timore del duo ritrovato Landini-Camusso,o è talmente sicuro delle sue riforme che tira avanti come un treno,certo del consenso elettorale, un bluff, una realistica sua convinzione? Si tratta allora solo di sondaggi, che si limitano a tastare il polso della situazione del Paese, più virtuale che reale, ma soprattutto nel Movimento 5 Stelle lo spauracchio Landini è reale, come evidenzia anche la campagna condotta dal blog di Grillo, che pubblica un video di un incontro tra il leader sindacale e Matteo Renzi, montando la polemica, con illazioni del tipo: “Appena le telecamere si spengono, ti rifugi fra le braccia accoglienti del Primo Ministro Matteo Renzi. Ma dove è finita la rabbia, la rivoluzione? Solo sorrisi, smorfie e fusa come un gattino! Ma come? Dove è finita la rabbia di Landini?

tavella
tavella

Nel frattempo, nei sondaggi, che vedono una continua erosione di voti da parte di Pd e Movimento 5 Stelle, mentre non si ferma l’ascesa di Lega Nord e Fratelli d’Italia, sempre più in pressing su Silvio Berlusconi, la somma dei voti di Sel e Rifondazione Comunista balza in una settimana oltre il 5%, arrivando al 5,2%. Oltre a questi voti, sembra sempre più evidente, Landini potrebbe contare nel malcontento interno al Partito democratico, soprattutto rispetto agli annunci di Renzi di voler trasformare il Pd in un Partito della Nazione. Guarda in casa il premier e parla alla minoranza del Pd: «Ho grandissimo rispetto per la piazza della Cgil e per i parlamentari che hanno partecipato a quella manifestazione. Ma io sono per il cambiamento che è nel dna della sinistra. E a casa mia la sinistra che non si trasforma si chiama destra. – Quella, aggiunge,Non era la piazza del PD, ma c’era anche gente del Pd. Se penso di perderla? È più facile perdere qualche parlamentare che qualche voto. La modifica dell’articolo 18 preoccupa più qualche dirigente e qualche parlamentare che la nostra base. Se si arrivasse a una scissione, ma non ci si arriverà, la nostra gente sarebbe la prima a chiedere: che state facendo?». Alla domanda se il fallimento del rapporto con Susanna Camusso sia anche frutto della mancanza di feeling personale, il premier risponde: «Non è una questione di feeling personale, ci mancherebbe. È un’idea del paese, della sua modernizzazione, del ruolo di governo e della rappresentanza civile, non un fatto umano o interpersonale» smorzando sul nascere ogni insinuazione di idiosincrasia verso la Segreteria Cgil, sempre meno attigua e sempre più Partito

Nella nostra Regione non si evidenziano prese di posizione ufficiali ne dei big del Partito, ne da parte della Cgil, il cui Leader, Franco Tavella lancia allarmi “professionali”, come il rischio patente a breve di ritrovarci settemila unità espunte dal mondo del lavoro, una situazione esplosiva «Se il ministero non autorizza l’Inps a pagare gli ammortizzatori sociali scenario drammatico» ed in passato il Segretario Regionale, su battibecchi tra i due Leader sindacali salomonicamente si è espresso con un: “Libera dialettica come normale che sia in un percorso democratico dove si possono avere idee diverse. Se questo attira l’attenzione significa che congressi veri così come li sta facendo la Cgil se ne fanno pochi”, dunque all’apparenza poco interessato.

Personalmente porrei l’accento su di un’altra questione, ovverosia, sul “capolavoro Renziano di aver nei fatti già creato un Partito della Nazione, o meglio un vero e proprio Partito-Stato, forse superiore per numeri anche alla DC dei bigotti anni ’50 avvezza ai governi monocolori; mi esprimo meglio, con la legge elettorale che si appresteranno nonostante le manfrine a votare quasi compatti i parlamentari, si profilerebbe un Partito egemone nei due rami del Parlamento, un Movimento politico che nella sua “pancia” contiene la “Sua maggioranza e la Sua opposizione”, esautorando strutturalmente tutta l’ala parlamentare che ad oggi può ancora definirsi col termine di Opposizione come F.I.  Sel M5S, ma anche varrebbe il discorso per partitini definibili accessori all’ Esecutivo, Ncd – Udc – Scelta Civica.

Il rischio concreto è che nelle schermaglie continue tra le due o più anime,ci si avviluppi su se stessi,estraniandosi da un mondo del vivere concreto, lontani dalla gente e certi impunemente, che la “legge”, elettoralmente parlando con i suoi “Machiavelli”finirebbe sempre per premiarli. Se cosi fosse si instaurerebbe in tal guisa una Democrazia distorta, un Leviatano del Terzo millennio, dove nella società illusoria, alla Matrix, la scelta del cittadino ed elettore sembra una applicazione virtuale, simili agli articoli tecnologici in grande uso nei tempi moderni, che l’esercizio di un naturale diritto Costituzionale, frutto di secoli di battaglie sociali, sviluppando di conseguenza una avversione di rimbalzo dell’elettorato, allontanandolo dall’interessarsi alla vita civica, e quindi privandosi del ruolo di Guardiano del Potere, a tutto vantaggio di quest’ultimo. Potrà sembrare ingenuo ma continua a pensare che, dobbiamo credere in un mondo migliore e la “politica sanificata” ci può aiutare a farlo, avendo degli ideali per i nostri sogni e rispettare ciò che ci circonda e farci rispettare; dobbiamo essere “curiosi ed accorti” e sicuramente riusciremo a crescere come persone e riusciremo a far crescere la nostra Nazione, solo una tale coscienza potrà rivelarsi l’antidoto al decadimento in corso.

Salerno, 8 novembre 2014

14 commenti su “Maurizio Landini, Renzi, la Fiom ed il PD: Il Partito che non c’è”

  1. Ritengo questo articolo tutto sommato equilibrato. Un solo appunto tra numeri che escono dai sondaggi e l’accento su questo inutile leaderismo da salvatori della patria che sa tanto di repubblica monarchica di cui abbiamo già sperimentato gli effetti di distruzione di massa degli ultimi cinquant’anni. Come attivista del MoVimento Cinque Stelle, non riconosco in Grillo e Casaleggio il naturale ruolo di leader nella vecchia accezione del termine, nel senso che essi non sono candidati, nè potrebbero, nè si candiderebbero mai. Se solo si verificasse una cosa del genere, il MoVimento Cinque Stelle scomparirebbe in un secondo. Nel M5s, ognuno è leader di sè stesso. Se siamo in grado di cambiare questa società, dobbiamo farlo senza stellette di sorta, come cittadini. Se non ne siamo capaci, significa che questa società sta bene così. Quanto alle intenzioni di voto, il M5s ha sempre votato favorevolmente quando ci sono state proposte condivisibili, indipendentemente da chi le propone. L’esempio ultimo è stato il voto favorevole nei confronti della prof.ssa Sciarra come membro della Consulta. Proposta dal PD, che ha sdegnosamente rifiutato anche di prendere in considerazione le quattro proposte provenienti dal M5S, dopo 20 inutili votazioni su Violante, che non aveva i requisiti costituzionali per far parte della Consulta, è stata accolta con entusiasmo dal M5s, semplicemente perchè compatibile con i suddetti requisiti.
    Questo metodo è quello corretto, non spartizione di poltrone in base a tessere di partito, ma meritocrazia nei ruoli pubblici che si vanno ad assumere. Se il M5s riuscirà ad introdurre questo metodo in forma istituzionale e continuativa, noi potremo tranquillamente dismettere il ruolo di “politici” (che comunque nel M5s non è e non sarà mai una professione) e tornare a dedicarci al nostro lavoro (per chi ce l’ha) e alla nostra famiglia

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    • Se prendiamo per buono Agorà, il partito di Landini rappresenta lo zoccolo duro del vecchio PC, ma la maggioranza in Italia non sarebbe nemmeno con il nuovo PD renziano, per Piepoli sarebbe quasi il contrario, ma nella maggioranza pro CGIL-FIOM sarebbe da contare anche la destra popolare, che comunque avversa in Renzi il partito filo-UE. In conclusione, idee poche e confuse.

  2. Solidarietà agli operai e a Landini ,Gente che rivendica il diritto di un lavoro onesto e faticoso.Si vergognino coloro che permettono a persone che protestano civilmente , che vengano repressi con la violenza ,le cui immagini sono innegabili.
    lo Stato con la polizia massacra di botte gli operai e con la mafia tratta. Il grande Giuseppe Di Vittorino nell’aula di Montecitorio disse NELLE MANIFESTAZIONI DEGLI OPERAI E CONTADINI, MORTI E FERITI STANNO SOLO DA UNA PARTE.

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  3. Uno dei punti del piano di rinascita democratica della P2 è quello di rendere difficile la vita a coloro che manifestano dissenso, ergo manganellate(anche mediatiche), accuse di terrorismo(vedi NOTAV), così li si manda o in ospedale o in tribunale a rischiare pene severe oppure li si ditrugge dal punto di vista mediatico, mentre i politici corrotti riformano la costituzione e fanno le leggi

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  4. Scusate, ma l’avevano detto che il diritto di sciopero deve essere limitato. Questi che fanno? Manifestano! Invece di produrre e ringraziare chi ha dato lavoro per anni, si mettono a disturbare i viaggiatori che arrivano in Italia.
    Americani, tedeschi, arrivano e invece di potersi godere le vacanze trovano questi sporchi operai a far casino. E’ forse così che riparte l’Italia? E’ forse così che trasmettiamo il “lifestyle italiano” nel mondo?

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  5. ma senza sindacati sarebbe messa molto peggio. Perché politici e imprenditori hanno largamente contribuito allo sfacelo nel Paese: se non avessero avuto la controparte sindacale sarebbero andati anche molto più in là. Che il sindacato abbia preso troppo potere negli anni ’80 (nel frattempo l’ha largamente perso) e che si sia troppo politicizzato è un conto, ma dire che i sindacati hanno rovinato l’Italia mi pare veramente eccessivo.

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  6. RITENGO CHE ERODERA’ MOLTO ALL’ELETTORATO GRILLESCO,IN MAGGIORANZA TRANSFUGHI DI RIFONDAZIONE E PDCI VERDI,DUNQUE ROGNE PER RENZI MA + X IL DUO DELLE MERAVIGLIE BEPPEMAO E CASALEGGIO!

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  7. I metalmeccanici di Landini stanno diventando il centro di attrazione per molti soggetti che avevano sperato di trovare nel Partito democratico un sostegno e un alleato. Con i tempi che corrono è da avventati fare previsioni. Ma se la confusione sotto il cielo della sinistra è alta, la situazione per il futuro partito di Landini è più che mai eccellente. Osserviamo con attenzione le mosse dell’ex ragazzo sceso dalla montagna reggiana. Le sorprese non mancheranno.

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  8. IL PD GIOCA AL GATTO ED AL TOPO,VUOLE ERIGERSI A FORZA DI MAGGIORANZA E DI OPPOSIZIONE,TAPPARE LA BOCCA AGLI AVVERSARI E FARE il cicero pro domo sua,PER UN BUON VENTENNIO,E PENSO CHE A SCANSO DI NOVITA’,AVRA’ GIOCO FACILE!

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  9. Gli anti renziani del Pd stanno alla finestra. «Se il Pd fa il Pd», sussurra Rosy Bindi, «a sinistra non ci sarà spazio. Ma se il Pd farà il post-Pd come alla Leopolda, lo spazio a sinistra si apre eccome. Quello che farà Landini? Dipende da lui». Poi, a chiunque gli chieda se lei starebbe più in un post-Pd o in un partito di sinistra, l’ex presidente dei Democratici risponde con un sorriso. «Fate i bravi…». Non dice sì, non dice no.

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  10. il problema del pd è la sua forza,il gigantismo,che lo rende allo stesso tempo fragile ed isterico,in eterna contraddizione con le sue anime molteplici.
    QUANDO DURERA’ TALE PRESA UNITARIA,IN UNA NAZIONE RISSOSA COME LA NOSTRA?

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  11. landini tituba,come montezemolo passera e mister todds,per esperienza se non prendi il vento in poppa al momento giusto,finisci nel dimenticatoio!

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