Le False partita IVA: I dimenticati dal Jobs Act

Ecco i senza diritti previdenziali: Under 35, e non solo; Le partite Iva vere e “false”. I dimenticati dal Jobs Act.

Secondo la ex Ministro Elsa Fornero, una bomba previdenziale che scoppierà nei prossimi anni. Una vera e propria guerra generazionale, nessuno ne parla, ma  il pericolo è concreto.

Partite iva
Partite iva

di Marco Naponiello
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

SALERNO – Secondo dati della Cgia, sono i cosiddetti atipici dell’IVA circa, 400.000 su oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori, una zona grigia dove insistono lavoratori dipendenti mascherati da autonomi,ma che alla resa dei conti non sono ne l’uno ne l’altro.

Vi è un arcano nel “popolo delle partite Iva”, infatti dall’ inizio della crisi il loro numero è sceso di ben 400.000 unità, ma caso strano la percentuale di professionisti si è innalzata del 12%, in specie tra gli Under 35 di oltre l’ 8%, e questo è un caso che insospettisce gli analisti del settore come Istat, o meglio ancora Acta, l’associazione dei consulenti terziario avanzato. Si potrebbe ipotizzare che tra questi, in una situazione di debolezza del mercato del lavoro come quella che stiamo vivendo, ci siano anche giovani professionisti che  aprono una partita Iva perché il datore di lavoro non ha offerto nessun’altra possibilità. La partita Iva, difatti, conviene al datore di lavoro che così non deve pagare  i contributi e quindi può “assumere e licenziare” (senza rischi e in particolar modo costi. Ma non conviene neanche al dipendente mascherato, perché rispetto a un dipendente legalizzato  non ha alcuna tutela, dalla maternità alla malattia. Senza dimenticare i costi, inclusi gli acconti tributari dell’anno contabile successivo. E se i pagamenti languono, come succede spesso,  ci si può trovare anche nel paradosso di fatturare senza incassare. Per identificare i dipendenti mascherati da partite guardiamo al fenomeno sulla mono – committenza, cioè il lavoro autonomo per un solo cliente, ma anche sulle autodichiarazioni sull’esistenza di un orario di lavoro rigido. Infatti, lavoratori autonomi che lavorano per un solo cliente sono quasi 750mila , il 25% del totale;

ministro lavoro Poletti
ministro lavoro Poletti

Il fenomeno purtroppo negli ultimi anni è esploso e ha creato mal di pancia fortissimi. Lo schema è palesemente sleale. La riforma Fornero ha cercato di arginare il fenomeno, anche il Ministro Poletti, sulle orme del suo predecessore, ha dichiarato guerra alle false partite Iva. Aggiungendo un argomento con una qualche presa: avendo flessibilizzato il contratto a termine e avendolo reso agibile in modo ripetuto senza causale, ora le aziende non hanno più scusanti per non utilizzare questo strumento, con il risultato che il lavoro che transitava su questo “canale sporco” si è semplicemente ridotto senza riversarsi su canali contrattuali più virtuosi. Nel nostro paese “lavorare in proprio” è una scelta molto più diffusa che in tutti gli altri grandi paesi europei. Sta al nuovo governo, e al ministro Poletti in particolare, comprendere che si tratta di un’opportunità cruciale per il rilancio e la crescita, che va più rafforzata e sostenuta che spaventata, e che va aiutata a crescere e rafforzarsi nella sua qualità di lavoro autonomo, piuttosto che rinchiusa forzatamente nei confini del lavoro dipendente.

Ed ecco, l’identikit delle false partite Iva:, Quasi 2/3 hanno più di 40 anni e lavorano come autonomi da almeno 5 anni, non sono solo giovani, ma lavoratori con un’esperienza decennale. La maggioranza di loro ha preparazione professionale e culturale il 20% è laureato. Le false partite Iva lavorano 36 ore alla settimana minimo , e rispetto alle vere di solito si trovano alla mansione più basso del sistema produttivo. Operano in tutti i settori, ma sono raggruppati soprattutto nel settore commerciale e immobiliare. Molti sono tecnici che offrono servizi legali, marketing o informatici, ma si annidano ovunque e lavorano per chiunque.

elsa-fornero
elsa-fornero

E dal punto di vista pensionistico, i giovani “invidieranno” i vecchi? Bene in questo ambito siamo alla vigilia dello scoppio della bomba previdenziale e nessuno fa niente, ci incamminiamo verso, ma una vera guerra tra generazioni. I giovani di adesso, lavoratori pubblici e privati, atipici e precari, liberi professionisti, artigiani e commercianti avranno, per pensione, nella migliore delle ipotesi, la metà del loro ultimo salario. Una generazione sprecata, male assunta, mal pagata male assistita. E con la certezza di una pensione ridottissima. Eppure, ecco lo sconcio paradossale,  sono loro che versano i 10 miliardi allo Stato che tengono attive  le casse previdenziali (1,4 miliardi di attivo) per chi ha avuto un lavoro sicuro e ben remunerato,e adesso con una salda pensione.

I dati al riguardo: Negli ultimi 40 anni la longevità media è cresciuta di quasi dieci anni, a un ritmo impressionante. Non sarebbe stato un problema, se le persone avessero cominciato a lavorare più a lungo. Invece, lavorano di meno. Si comincia più tardi e si finisce prima. Le pensioni, allora, devono coprire molti più anni: la vita media si è allungata e in più si lavora meno a lungo.

E, ad aggiungere il carico, è il crollo delle nascite. La conseguenza è questa: il 45% del salario di chi oggi lavora viene succhiato dai pensionati, i quali, ai loro tempi, non avevano versato più del 30%. E chi alla pensione ci arriva ora, è ancora fortunato rispetto a chi ha cominciato a lavorare negli ultimi dieci anni: avrà una pensione superiore del 20 o del 30%.

Camusso-Susanna
Camusso-Susanna

Infine, la “tassa” imposta da chi è in pensione a chi lavora, non viene più pagata dai datori di lavoro. Troppo alta. E allora si creano posti con contributi previdenziali più bassi: è il fiorire dei Co.co.co e dei contratti a progetto. Risultato? Questi nuovi lavoratori rischiano di lavorare 45 anni, come i nati del ’25, e pagare, però, molto di più per i pensionati. E, alla fine, ricevere una pensione nemmeno al di sopra del livello di  mera sussistenza. Si auspica che nei prossimi anni, un governo adotti strumenti giuridici cerchino di rendere più giusto il sistema previdenziale appare non demandabile oltre il convenuto. Nessun politico o partito sembra averne il coraggio, ma la detonazione sociale è dietro l’angolo, e non colpirà pochi “sfigati” ma milioni e milioni di cittadini.

Nel famoso Jobs Act di Matteo Renzi, non vi sono provvedimenti per i lavoratori autonomi, obliati dal Governo, che si dimentica la dinamicità di questo settore del mercato del lavoro; in fondo vi era un po’ di illusione che un provvedimento normativo esaustivo per il mercato del lavoro, avesse qualche passaggio relativo al mondo degli autonomi, che già Susanna Camusso Segretaria Generale Cgil, aveva definito come degli evasori, senza comprenderne a pieno le tipologie, di un sindacato che non conosce o forse non vuole conoscere ne rappresentare un mondo cosi variegato, segno tangibile dei tempi che cambiano.

In sintesi, si ritiene che  in Italia dovremmo attuare scelte coraggiose. O trasformiamo la nostra anomalia vergognosa,nella opportunità di una  incentivazione dell’auto-imprenditorialità, in specie rivolta ai giovani e alle donne, o scegliamo di eliminare alla radice la “falsa partita IVA”, con sanzioni credibili ed attuabili in tempi brevi.  Il compromesso e la tolleranza, temporeggiare per tirare a campare” verso uno schema talmente iniquo non sia accettabile e alla lunga non giovi a nessuno

Salerno, 24 Novembre 2014

11 commenti su “Le False partita IVA: I dimenticati dal Jobs Act”

  1. Diciamo che ci sono milioni di persone che non trovano lavoro, e che non c’entra nulla la partita iva. Diciamo che ci si deve preoccupare di far ricomparire cose da fare e da produrre, e non di bighellonare per disciplinare quello che non c’e’.

    Rispondi
  2. Un sentito ringraziamento a tutta la classe politica e sindacale degli ultimo 40 anni. Nel ’94 Berlusconi aveva tentato di intervenire ma la triplice aveva portato a Roma svariate centinaia di migliaia di pensionati ed a Casini, Bossi e Fini è venuto il magone ed hanno bloccato tutto. Altro timido intervento con lo “scalone” che Prodi si è affrettato ad abolire ! Ultimo recente grazie di cuore alla Camusso e Bossi per aver bloccato la cessazione delle pensioni di anzianità. I veri politici ragionano a medio lungo termine ma questi politicastri opportunisti arrivano solamente al giorno dopo pensando solamente alle elezioni.

    Rispondi
  3. Perchè continuiamo a voler rapportare la pensione all’ultimo stipendio o alla media degli ultimi anni? La pensione deve essere legata a quanti contributi sono stati versati: questo, salvo la garanzia di un minimo vitale, può essere l’unico parametro. Non sono i giovani ad essere penalizzati: sono gli anziani ad essere stati privilegiati.

    Rispondi
  4. Dovrebbe far riflettere anche un’altra notizia, pure questa degli ultimi giorni, secondo cui in Spagna la disoccupazione è passata al 24%, dato record che supera il precedente record del 22%. Val la pena di annotare come in quel Paese siano state già da tempo abrogate norme simili a quelle del nostro art. 18 e recentemente addirittura ancor più liberalizzati i licenziamenti: e dire, che secondo l’illuminata analisi dei soliti prof economisti -vedasi ad esempio il duo massmediatico Alasina e Giavazzi, su Corriere della Sera di qualche mese fà- l’esperienza della Spagna sarebbe la prova scientifica che eliminando l’art. 18 l’occupazione cresce

    Rispondi
  5. [Esplora il significato del termine: Beh, io come “falsa PIVA” dovevo persino pagare l’IRAP… comunque si tratta nella maggior parte dei casi di lavoro dipendente sfruttato e non tutelato, ancorché di “elevata professionalità”. Ma sinceramente non si capisce perché solo nel settore veramente produttivo si abusi di questi tipi di contratti mentre negli altri settori di un’azienda, ad esempio chi lavora nell’amministazione, HR, marketing o simili è assunto a tempo indeterminato. Del resto non si tratta di “lavorare in proprio” perché i prezzi li fissa il committente, che guarda quanto gli costerebbe un contratto a tempo indeterminato e ti offre meno. E tasse e imposte le paghi tutte tu (e paghi anche il commercialista per riuscire a pagarle senza fare errori disastrosi). Il vero “lavoro in proprio” è tutta un’altra cosa.] Beh, io come “falsa PIVA” dovevo persino pagare l’IRAP… comunque si tratta nella maggior parte dei casi di lavoro dipendente sfruttato e non tutelato, ancorché di “elevata professionalità”. Ma sinceramente non si capisce perché solo nel settore veramente produttivo si abusi di questi tipi di contratti mentre negli altri settori di un’azienda, ad esempio chi lavora nell’amministazione, HR, marketing o simili è assunto a tempo indeterminato.
    Del resto non si tratta di “lavorare in proprio” perché i prezzi li fissa il committente, che guarda quanto gli costerebbe un contratto a tempo indeterminato e ti offre meno. E tasse e imposte le paghi tutte tu (e paghi anche il commercialista per riuscire a pagarle senza fare errori disastrosi).
    Il vero “lavoro in proprio” è tutta un’altra cosa.

    Rispondi
  6. Le due cose da eliminare assolutamente sono:
    – Anticipi delle imposte esagerati e soprattutto anticipo dell’IVA, significa pagare prima per poi forse incassare dopo!
    – Riduzione della gestione separata INPS. Già la quota del 27-28% attuale strozza letteralmente, neanche 10 anni fa era il 18% e soprattutto non è giusto che per alcuni sia molto più bassa e per la “separata” si arrivi a questi valori. Se consideriamo che vogliono portarla al 33%, tra IRPEF, IRAP e GESTIONE SEPARATA se ne va più del 60% dei ricavi, ma vi rendete conto di cosa significa? Considerando già il periodo di crisi, questi politici non si rendono conto che stanno ormai riducendo alla canna del gas migliaia e migliaia di posti di lavoro. Quindi per favore fate una percentuale fissa per tutti anche del 20% ma lasciatela su quel valore, se arriverà al 33% dove finiremo?

    Rispondi
  7. Anticipare le imposte è una vera ladrata da parte della stato. Fammi prima incassare] Anticipare le imposte è una vera ladrata da parte della stato. Fammi prima incassare,e poi non voglio il posto fisso,ma la dignità di vivere quella almeno,ma tranquilli le sommosse arriveranno prima delle elezioni!

    Rispondi
  8. in italia vige da sempre una sperequazione, tra chi ha ammortizzatori e chi no,tra chi è una vera partita iva,e chi è un dipendente celato in un libero professionista,pagato a progetto,ma reale schiavetto del titolare,e le caste continuano a fare i loro interessi.
    ma la bomba a breve scoppia e saranno falli al petrus

    Rispondi
  9. Bellissima analisi, che dimostra ancora una volta l’inadeguatezza della classe dirigente, che non provvede subito a rivedere un pò il sistema pensionistico. I dati sono allarmanti; chi (come me) è giovane, non solo deve sperare di avere al più presto un lavoro e tenerselo stretto, ma già iniziare a pensare ad un modo per garantirsi un reddito integrativo per il post-pensione…perchè avere la metà dell’ultimo stipendio, oggi significherebbe avere una pensione di circa 500 euro….E se non ho la fortuna di avere un BUCO di proprietà, risulterà alquanto difficile il solo nutrimento!!!!! La lega non può più opporsi, e bisogna farglielo capire che anche un piccolo imbecille come il trota, senza pensione di anzianità, avrebbe qualche problema nel futuro!

    Rispondi
  10. Il sistema pensionistico è al crollo anche perchè all’Inps sono stati demandati i pagamenti di tutti e di tutto compreso la pensione alle casalinghe che mai hanno versato, se l’Inps avesse sostenuto solo le spese vere dei reali pensionati che hanno versato i contributi di certo la situazione non sarebbe così precaria ne per coloro che sono in età di pensionamento ne per i giovani in futuro. Poi prima bisogna provvedere ad imporre alle imprese di non licenziare gli anziani per assumere i giovani a minor costo perchè spesso questi si trovano senza un lavoro a 55 anni con l’impossibilità di rientrare attivamente, quindi come fanno a vivere sino ai 65 anni senza risorse?

    Rispondi

Lascia un commento