IN MORTE DI UMBERTO ECO

In nome di Umberto Eco, perchè non si perda la “eco” della sua mente luminosa.

Umberto Eco “raccontato” da Vincenzo Cicalese in un incontro “grazioso”, di una “mezzora” sembrato interminabile. Un dialogo a tutto campo tra i costumi, la storia, la politica, la società.

Umberto Eco
Umberto Eco

di Vincenzo Cicalese
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

ROMA – Si è spento ieri sera a tarda ora il corpo di Umberto Eco ma non la sua anima che ha raggiunto il paradiso dei poeti e dei giusti.

Lo conobbi a Milano alla presentazione del romanzo “La misteriosa fiamma della Regina Loana“. Era l’estate del  2005 e volle regalarmi mezz’ora del suo tempo prezioso seduti in un delizioso bar di via del Giambellino. Altrettanto delizioso fu il colloquio mentre sorseggiavamo un caffè alla nocciola che non ho avuto mai più il piacere di assaporare.

«Umberto – diss’io – ho capito perfettamente che Yambo, protagonista del tuo ultimo romanzo, sei tu stessoEh si – rispose lui con un sorriso complice – alla fine, gli scrittori  non fanno altro che parlare sempre di se stessi! – Poi feci scivolare il discorso sul Meridione e accusai tutti i Piemontesi, come lui nato ad Alessandria, di averci colonizzato con l’Unità d’italia, grazie a Cavour gran ciambellano dei regnanti gaglioffi di casa Savoia. –

Vincenzo Cicalese
Vincenzo Cicalese

Ma no Vincenzo ti sbagli – mi rispose – vedi che non tutti noi Piemontesi condividiamo l’azione di Cavour che, pure ha avuto il grande merito di riunificare l’Italia. Ma conosco bene l’inestimabile prezzo di sacrifici e di sangue che il Sud pagò e continua a pagare in nome di quella Unità. Anzi ti dico di più. Per me fare un viaggio nel meridione è come rivivere l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, è come riandare sulle tracce di Ulisse, di Polifemo, di Achille, di Agamennone, di Menelao …e poi di Enea, di Didone, di Anchise, di Ascanio. E considero fortunati voi meridionali che nelle vene avete gocce di sangue greco, lucano, sannita, cartaginese… . Bella soddisfazione –  pensai dentro di me, ma non volli contraddirlo e tesi bene l’orecchio per ascoltare meglio ed imparare tanto dal mio scrittore italiano più amato.

Mi parlò ancora di Yambo che, dopo un incidente aveva perduto la memoria. Non quella “semantica” perché ricordava tutto di Giulio Cesare, di Dante Alighieri, di Giosuè Carducci e di Luigi Pirandello e sapeva recitare a memoria i sonetti di Foscolo e le poesie di Leopardi.  Ma aveva perso tutta la memoria “autobiografica” e non ricordava più il proprio nome e non riconosceva la moglie e le figlie, non ricordava nulla dei suoi genitori e della sua infanzia.  Poi piano piano, rileggendo i giornalini letti da ragazzo, i quaderni di scuola elementare, ascoltando le musiche di allora, tipo Giovinezza e Pippo non lo sa, tra Mussolini e Salgari, tra “Flash Gordon” e “Tex”, tra De Gasperi e ”Il Grande Blak Macigno”, tra Togliatti e ”Il Monello” …riacquista piano piano la memoria  e ricorda quando era un piccolo balilla.

il-nome-della-rosa
il-nome-della-rosa

Ma si arresta di fronte a due vuoti ancora nebbiosi, le tracce forse di un’esperienza atroce vissuta negli anni della resistenza e l’immagine vaga di una ragazza amata a sedici anni e poi perduta. Interviene un secondo incidente, Yambo è ora in coma, ma rivive a spirale, tra folate di nebbia intermittente, ogni momento degli anni tra infanzia e adolescenza, sino a quando, in una sotta di Apocalisse benevola, tra il  XXXIII canto del Paradiso e il VI e X dell’Inferno nonché tra la tromba di Louis Armstrong, tra don Bosco e le famose scale di Wanda Osiris…e poi il corpo scultoreo della Venere Anita Ekberg emergente dalle acque in “007 Licenza di Uccidere” sta per avere la visione rivelatrice. – «Ma –  disse Umberto Eco – non ti racconterò il finale altrimenti non leggerai più il mio romanzo…».

Questo era Eco. Tra il sacro e il profano. Tra il serio e il faceto. Ti introduceva in mondi sconosciuti e paralleli. Ti indirizzava allo studio della semiologia senza farsene accorgere e disconosceva addirittura il suo primo e più famoso romanzo IL NOME DELLA ROSA, premio Strega nel 1981, da cui fu tratto il famosissimo film noto in tutto il mondo. Infatti, ebbe a dire in una intervista rilasciata nel 2011 «Odio quel libro. Ne ho scritto altri cinque e mi sono venuti tutti molto meglio ma, i critici e i lettori non li hanno apprezzati!»

A dimostrazione che, i gusti degli autori e dei lettori qualche volta  non combaciano. Ma molto più spesso i critici letterari ed artistici, compresi molti giornalisti, prendono grosse cantonate oppure  seguono le mode imposte dai propri editori o vengono prezzolati per “adeguare” i lettori a determinati generi letterari e televisivi. Oggi quasi  tutte le casalinghe e molti giovani sono stregati dalle “Marie De Filippi” televisive dai giovani e vecchi dai tronisti, dalle poste per te, dai  masterchef,  dai pacchi televisivi dai tabloid CHI et similia, dai fotografi  eroi di cartone per cui sbavano gli adolescenti del terzo millenio. Ad essi viene presentato  un mondo in cui il facile successo si può raggiungere senza lo studio e senza il sacrificio. Ed è anche per questo che oggi per la prima volta in Italia i figli stanno peggio dei padri da un punto di vista economico-finanziario. Peggio ancora poi il fenomeno del “giovanilismo” compagno stretto del “renzismo”: Noto in giro tanti nuovi giovani politicizzati che, ispirati da furbetti del quartierino politico vorrebbero rottamare tutti noialtri che abbiamo superato la sessantina…ma non sarà facile!

Eppure Umberto Eco analizzò anche questi aspetti giovanil-televisivi nel famoso libello “Fenomenologia di Mike Bongiorno”. E, le sue considerazioni nell’ultima bustina di minerva pubblicata il 28 gennaio scorso sul settimanale L’Espresso appaiono di una lucidità e modernità impressionante rivelando tutto il genio di uno dei più grandi autori tra novecento e duemila.   A proposito di una mostra milanese dedicata al pittore romantico lombardo Francesco Hayez, la cui popolarizzazione è dovuta soprattutto alle illustrazioni sulle  scatole dei famosi Baci Perugina, Egli afferma che il tanto decantato Hayez non è un vero pittore, come vorrebbero far credere gli allestitori della mostra. Bensì, come già aveva inutilmente scritto lo stesso Eco nel 1984 in occasione di un’altra mostra sempre dedicata al “pittore” in questione, si tratta di un puro e semplice illustratore che richiama molto le fantasie pseudo medievali dei leghisti lombardo-veneti.

Umberto Eco mette in guardia i tanti docenti che accompagneranno gli alunni a visitare la mostra: «le ricostruzioni storiche di Hayez hanno molto delle fantasie pseudo medievali di tanti film e telefilm e i visitatori si troveranno quasi a casa propria come se vedessero  e leggessero qualcosa di già visto e già letto. Hayez è stato solo un buon ritrattista paragonabile a tanti illustratori o vignettisti moderni che non intendono essere Raffaello. La sua è una cattiva pittura che non fa nascere ed  apparire i corpi e le scene in uno spazio definito per contrasti di luci e di colori bensì li costringe nell’armatura di un contorno, di un format già predefinito. Forse si potrebbe dire che Hayez, senza saperlo, era post-moderno, e cioè vivesse di citazioni extrapittoriche. In questo senso andarlo a rivedere può forse riservare qualche piacere raffinato. Ma non lo consiglierei come modello estetico alle scolaresche».

Quante verità e quante connessioni con il mondo di plastica in cui “Il Grande Fratello” orwelliano sta tentando di rinchiuderci. Ma noi dobbiamo “Resistere, Resistere, Resistere“. Anche in nome e per conto di Umberto Eco.

Roma, 21 febbraio 2016

5 commenti su “IN MORTE DI UMBERTO ECO”

  1. Di questo articolo mi è piaciuto sopratutto quel passaggio sul nuovo giovanilismo.
    Infatti oggi non si tratta del solito conflitto tra nuove e vecchie generazioni ma di un tentativo, tutto di matrice renziana, di voler sostituire i vecchi con i giovani a prescindere dalle qualità di quest’ultimi.
    Siamo al paradosso: con le quote rosa e le quote giovanili, gli uomini maturi dovrebbero essere tutti rottamati.
    Per fortuna non sarà così.
    Umberto Eco a 84 anni era molto più giovane di tanti ventenni già vecchi dentro che pensano di poter sostituire con superficialità,pressapochismo e incultura quei vecchierelli maturi,colti,esperti e lungimiranti ancora,fortunatamente,in circolazione.

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  2. Un grande scrittore e un unomo intelligente. Un altro pezzo di Italia che se ne va lasciando altri pezzi che non piacciono a nessuno e nessuno ci si riconosce.
    Buon viaggio Umberto.

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  3. Uno scorcio umano del grande intellettuale, un dropout fuori dagli schemi, che univa la cultura aulica, la semplicità e i nuovi mezzi di comunicazione:oggi perdiamo uno dei più grandi italiani di sempre.
    Grazie al prof Cicalese per il ritratto che ha voluto regalarci

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  4. Tutti i segni accumulatesi durante i delitti
    vengono indagati e messi in relazione da questo
    frate-detective.Dei vari delitti Guglielmo sco.
    pre alla fine la verità.
    Aristotele ha avuto effetti distruttori dei
    principi di autorità e di sacralità dei dogmi
    religiosi.Nel “Il nome della rosa” la “macchina”
    del giallo e la vittoria di Guglielmo si caricano
    di significati:razionale conoscenza della realtà,
    aperta alla tolleranza e all’ironia. Sotto l’appa-
    renza del giallo si nasconde un importante romanzo
    italiano: Guglielmo dovrà adoperare tutta la sua
    dottrina ,ricostruendo la storia e la topografia
    segreta della Biblioteca-Labirinto.
    Cronaca medioevale, romanzo poliziesco,racconto
    ideologico a chiave allegorica: l’autore stesso
    rifiuta di rivelare che cosa il libro voglia dire.
    Ormai padrone di un metodo conoscitivo dei vari
    segni con cui si manifesta l’azione,Frate
    Guglielmo indaga e si impegna a ridurre la realtà
    storica alla misura della comunicazione di massa-
    La filosofia assurge, nella figura del monaco cieco
    Jorge da Burgos (ispirato alla figura dello scrit-
    tore argentino Jorge Luis Borges) l’apriprista
    della venuta dell’Anticristo. Ma l’Anticristo,
    filosoficamente parlando, già si è manifestato
    con la “morte di Dio”.Tant’è che il grande filo-
    sofo tedesco HEGEL scrive la “Fenomenologia dello
    Spirito “per dare esistenza filosofica al dolore
    del mondo per la morte di Dio.
    Dice HEGEL: nel necessario cammino filosofico del
    mondo si attua e si compie il Venerdi’ Santo specu-
    lativo ;solo il Calvario dello Spirito conduce
    al sapere assoluto.
    Umberto Eco ha costruito ,nel mercato,il suo per-
    corso per le vie della letteratura.

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  5. Tutti i segni accumulatesi durante i delitti
    vengono indagati e messi in relazione da parte
    del frate-detective.Dei vari delitti Guglielmo
    scopre alla fine la verità.
    Aristotele ha avuto effetti distruttori dei
    principi di autorità e di sacralità dei dogmi
    religiosi.Nel “Il nome della rosa” la “macchina”
    del giallo e la vittoria di Guglielmo si caricano
    di significato:razionale conoscenza della realtà,
    aperta alla tolleranza e all’ironia.
    Sotto l’apparenza del giallo si nasconde un
    importante romanzo italiano.Guglielmo dovrà adope-
    rare tutta la sua dottrina per ricostruire la
    storia e la topografia della Biblioteca -Labirinto.
    Cronaca medioevale ,romanzo poliziesco,racconto
    ideologico a chiave allegorica: l’autore stesso
    rifiuta di rivelare che cosa il libro voglia dire.
    Ormai padrone di un metodo conoscitivo dei vari
    segni con cui si manifesta l’azione ,frate
    Guglielmo indaga e si impegna a ridurre la realtà
    storica alla misura della comunicazione di massa.
    La filosofia assurge nella figura del monaco cieco
    Jorge da Burgos (ispirato alla figura dello scrit-
    tor argentino Jorge Luis Borges)all’apripista
    della venuta dell’Anticristo.
    Ma l’Anticristo,filosoficamente parlando, già si era
    manifestato con la “morte di Dio”.Tant’e che il
    grande filosofo tedesco Hegel scrive la “Fenome-
    nologia dello Spirito “per dare esistenza filoso-
    fica al dolore del mondo per la morte di Dio.
    Dice Hegel:”nel necessario cammino filosofico del
    mondo si
    attua e si compie il Venerdi’ Santo speculativo;
    solo il Calvario dello Spirito conduce al sapere
    assoluto.
    Umberto Eco ha costruito,nel mercato,il suo per-
    corso per le vie della letteratura-
    22 febbraio 2016 ore 00,10 peppe leso

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