ADDIO casina di caccia dei Principi Doria

Una Società che non riesce a coniugare modernità e rispetto della storia lascerà solo macerie.

Un ripensamento non è un atto di debolezza semmai di maturità.

Villa Doria
Villa Doria

BATTIPAGLIA – Se il Colosseo fosse stato a Battipaglia, non ci sarebbe stato scampo. Via giù per una bella colata di cemento. Se a Battipaglia ci fosse stato il Palazzo degli Uffizi non ci si pensava nemmeno un attimo per buttarlo giù e fare un bel palazzone anonimo. Una città che per colpa di alcuni, seppellisce quelle poche tracce che collegano la sua storia cittadina a quella patria.

Senza nulla togliere al progresso e all’impegno finanziario che la Società dell’imprenditore battipagliese Giuseppe Pontecorvo ha assunto rilevando la Concessione della IACP Futura e degli sforzi del suo consulente privato Architetto Brunello Di Cunzolo, che avranno sicuramente tutto il diritto di realizzare i 200 appartamenti di cui alla concessione, è il caso di dire, che evidentemente non si sono fatti tutti gli sforzi per cercare una soluzione che potesse vedere, in uno, la salvaguardia di un esempio, raro per Battipaglia, di archeologia rurale e la realizzazione di un complesso abitativo moderno.

La motivazione che è alla base della decisione è semplicemente ridicola. La sicurezza e la viabilità sono solo il pretesto per arrivare alla eliminazione di quel complesso storico. La risoluzione più sbrigativa del problema è sicuramente l’abbattimento, anche perché il recupero di quegli edifici, che sarebbe la risoluzione più ottimale e più giusta, sicuramente rappresenta un notevole impegno economico e quindi con la logica “moderna” e spietata dei costi e dei ricavi non sarebbe conveniente nè per il privato nè per il Comune.

La nuova legge che ispira i Comuni, consente di tutto, soprattutto di mettere in “vendita” il territorio e con i progetti di finanza imprenditori e amministratori senza scrupoli si accordano, facendo scempio dei territori in cambio di cose che magari le comunità non ne hanno il reale bisogno, così come forse scopriremo fra una decina di anni, come è avvenuto in altre Città, che si era previsto la realizzazione di alcune opere mai realizzate o che vi è stato un mancato introito di oneri di urbanizzazione.

Quando poi si tratta di IACP FUTURA, bisogna aprire bene gli occhi e le orecchie, magari informandosi nelle vicine Bellizzi ed Eboli, senza allargare il cerchio, per sapere quello che è successo. E quello che è successo sembrerebbe un imbroglio che va tutto a scapito di chi si compra la casa, che spesso per le furbizie e le manchevolezze della società e dell’Ente vengono a costare di più (pure il doppio) perché non si è assolto ai compiti non chiari a cui i concessionari erano tenuti.

Questa IACP FUTURA, una società “similpubblica” – privata, formata dall’Istituto Case Popolari e un privato che ne tiene la maggioranza, sembra che si aggiudichi direttamente i contratti di realizzazione delle opere, e per questo aggirerebbe il sistema degli appalti, i quali senza confronto farebbero registrare una conseguente lievitazione dei costi di costruzione degli alloggi stessi.

Naturalmente l’imprenditore Pontecorvo non c’entra nulla rispetto allo IACP FUTURA se non per aver rilevato la Concessione ed ereditato tutto il precedente iter burocratico.

C’entrano invece chi ha rilasciato la concessione, chi ha firmato l’Ordinanza e chi, ignorando i rilievi storici che sono alla base della motivazione della permanenza e del relativo recupero di quelle residenze, facendo parte della Conferenza dei Servizi, ha dato corso alle operazioni che ora si cerca di evitare.

Insomma per colpa delle varie “offese” che nel corso degli anni (in questo caso 4 secoli) ha subito il territorio battipagliese, un bene di valore storico, artistico, architettonico e monumentale come le “Residenze dei Pricipi Doria” devono essere abbattute?

Una qualsiasi società moderna che non riesce ad intervenire integrando il nuovo in un contesto sociale esistente, e non riesce ad operare in tutte le sue articolazioni  in una realtà vissuta, e che  non riesce a coniugare modernità e rispetto della storia non lascerà che macerie ai posteri. Qui bisogna misurare la sensibilità di chi governa.

Affidarsi solo agli atti burocratici con la scusa di osservare le leggi e i regolamenti, anche quando si imbatte in un provvedimento che palesemente è di per se ingiusto è solo miopia. Gli inglesi per salvare la taverna di Dickens oltre a una serie di opere di ingegneria hanno deviato il Tamigi.  A Battipaglia non si può deviare una strada o non si può studiare un sistema di viabilità che comporti la realizzazione dell’intervento costruttivo (IACP FUTURA a parte), il recupero delle Casina Doria e la realizzazione di un sistema viario alternativo all’esistente?

Un ripensamento non è un atto di debolezza semmai di maturità.

8 commenti su “ADDIO casina di caccia dei Principi Doria”

  1. Adesso questo grande uomo di Santomauro, poiché si sente l’uomo della provvidenza, anziché perseguitare i dipendenti persegua l’obbiettivo di salvare il Casone rosso.

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  2. Ho visto sul Mattino una soluzione alternativa all’abbattimento. credo sia funzionale e si potrebbe prendere in considerazione, se non si fa vuol dire che ci sono altre finalità. SINDACO dai dimostrazione che hai sensibilità per la storia.

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  3. Sindaco vai avanti e fai quello che ritieni giusto perchè a questi della storia non gliene frega niente visto come hanno ridotto Battipaglia!Pensano solo a fare polemiche.Vai avanti Santomauro la gente crede in te e se si votasse oggi avresti la maggioranza assoluta.(Da una che non ti ha votato ma ora crede in te).

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  4. Condivido in pieno l’articolo. Non conosco il problema specifico, ma i principi sono giustissimi: non possiamo arrogarci il diritto di cancellare importanti tracce del passato, peraltro rarissime in un territorio come quello battipagliese, così povero di edifici storici. Magari un museo di questa breve storia, che rafforzi l’identità locale…o un’attività produttiva, che compensi i maggiori costi.

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  5. La “Gherusia dei Palazzinari” (come definisce il poeta Fulvio Caporale in una sua ode a Battipaglia) continua a dettare legge in questa città, in spregio alla sua storia e alla sua originaria vocazione agricola.

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