Con un balzo di 50 posizioni, il Politecnico di Torino tra le prime 20 Università al mondo. L’ateneo scala il ranking del Times Higher Education Interdisciplinary Science Rankings 2026 piazzandosi al 16º posto mondiale e 4º in Europa.

POLITICAdeMENTE
TORINO – Il Politecnico di Torino conquista un risultato storico nel panorama accademico internazionale. Nella classifica THE Interdisciplinary Science Rankings 2026, pubblicata oggi 20 novembre, l’ateneo torinese sale dalla 68ª posizione dello scorso anno alla 16ª, guadagnando 50 posizioni e consolidando la sua posizione tra i vertici europei con il quarto posto nel continente. Una crescita che non è meramente numerica: è la più significativa in Europa e tra le migliori al mondo secondo i criteri di valutazione del Times Higher Education, agenzia che dal 2004 redige i ranking universitari più influenti a livello globale.
La classifica, realizzata in associazione con Schmidt Science Fellows, valuta 911 atenei provenienti da 94 paesi — il 22% in più rispetto all’edizione precedente — misurando il contributo e l’impegno delle università nella ricerca interdisciplinare, quella capacità di unire forze e competenze da diverse aree scientifiche per affrontare le sfide globali contemporanee.
Un riconoscimento per il Piemonte
«Con questa classifica il Politecnico si conferma un grande patrimonio di Torino e del nostro Piemonte», dichiara il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio commentando il risultato. La visione regionale è ampia: non si tratta soltanto del successo di un’istituzione, ma del valore che essa aggiunge all’intero ecosistema territoriale.
«Grazie alla sua capacità di unire qualità accademica e formativa, ricerca, innovazione e capacità di fare rete con il territorio, e allo stesso tempo di guardare al mondo intero con una grande vocazione internazionale», – prosegue Cirio, – il Politecnico rappresenta quella rara combinazione di radicamento locale e proiezione globale che caratterizza le migliori realtà accademiche europee.
La collaborazione tra la Regione e l’ateneo negli ultimi anni ha consolidato questa sinergia. «Anche grazie alla collaborazione che come Regione abbiamo voluto consolidare in questi anni e grazie al grande lavoro del rettore Stefano Corgnati, il Politecnico è oggi parte integrante del sistema Piemonte sia per quanto riguarda le strategie locali di sviluppo e crescita del nostro territorio sia quando si tratta di presentarci a livello internazionale».
Il messaggio è chiaramente politico in senso nobile: il Politecnico non è un’isola, ma un nodo cruciale di una rete più ampia. E il suo posizionamento fra le migliori università mondiali ha ricadute concrete sulla capacità del Piemonte di attrarre talenti e investimenti. «Avere qui il Politecnico, oggi al 16 posto tra gli atenei migliori del mondo, significa garantire altissima qualità a chi sceglie di studiare e investire nel nostro Piemonte», conclude Cirio.

Perché serve l’interdisciplinarità
Se fino a pochi decenni fa le discipline univoche rappresentavano l’eccellenza accademica, oggi il panorama è cambiato radicalmente. I grandi problemi del nostro tempo — il cambio climatico, le pandemie, la transizione energetica, l’intelligenza artificiale — non si risolvono confinando ingegneri, biologi, economisti e filologi dentro i loro rispettivi silos.
Richiedono conversazioni fra campi, contaminazioni costruttive, la capacità di parlare lingue diverse pur restando rigorosi. Il Politecnico di Torino ha costruito questo approccio non solo come dichiarazione di intenti, ma come struttura organizzativa concreta. Secondo il rapporto THE, i progressi più significativi sono stati registrati proprio nell’integrazione dell’interdisciplinarità nei criteri di valutazione delle carriere accademiche e nel rafforzamento del coordinamento amministrativo.
Numeri e criteri di valutazione
L’inclusione nel THE Interdisciplinary Science Rankings non è automatica. Per essere valutati, gli atenei devono soddisfare criteri rigorosi: partecipare al THE World University Ranking generale, aver prodotto almeno 100 pubblicazioni interdisciplinari nel quinquennio 2020–2024, contare su un minimo di 50 unità di personale accademico e di ricerca distribuito fra diversi settori scientifici, e essere valutati positivamente in almeno 9 delle 11 metriche previste.
La metodologia combina i dati già forniti per il THE World University Ranking (specificamente dai settori Arts & Humanities e Engineering & Technology), li integra con i risultati di un’indagine dedicata alla ricerca interdisciplinare e aggiunge le analisi bibliometriche di Elsevier, uno dei principali aggregatori di dati scientifici mondiali. Questo mix di fonti riduce il rischio di distorsioni e rende il ranking fra i più affidabili nel settore.
Il significato del 16º posto
Piazzarsi fra le prime 20 università mondiali in un ranking specializzato non è un dato che si consuma in un comunicato. È uno specchio di come sia percepita la qualità della ricerca torinese a livello globale, soprattutto in ambiti dove la contaminazione fra discipline è il valore aggiunto.
Per un politecnico — un’istituzione cioè nata dalla fusione fra competenze tecniche e scientifiche — il riconoscimento è particolarmente significativo: conferma che la sua vocazione originaria trova oggi una nuova forma di espressione in un contesto di ricerca sempre più complesso e interconnesso.
Le parole del rettore Corgnati
«La performance straordinaria nel ranking pubblicato da THE, tra i più significativi al mondo, è fonte di grande soddisfazione», commenta il rettore Stefano Corgnati. Nelle sue parole emerge una consapevolezza: il risultato non è un punto di arrivo, ma una conferma di direzione.
«La nostra promozione di un ambiente interdisciplinare sia da rafforzare sempre più» — afferma — suggerisce che il Politecnico intende accelerare ulteriormente su questa strada, non riposarsi sugli allori.
Corgnati sottolinea un elemento strategico che risuona con la visione di Cirio: «Puntare sulla capacità di coniugare approcci e competenze diverse ma complementari, insieme alle connessioni operative con imprese, istituzioni e realtà del territorio in una duplice ottica di sviluppo locale e internazionale, si conferma la strada corretta per vincere insieme le nuove sfide globali».
Un segnale per l’università italiana
Il risultato del Politecnico arriva in un momento in cui le università italiane faticano complessivamente nei ranking internazionali, spesso penalizzate da finanziamenti pubblici insufficienti e da una percezione internazionale ancora legata a stereotipi di eccellenza concentrata nel passato.
Che un’istituzione italiana non solo entri fra le prime 20 mondiali, ma lo faccia con una crescita di 50 posizioni in un anno, rappresenta una boccata d’aria fresca e un segnale che, dove le condizioni organizzative e strategiche sono favorevoli, è possibile competere ai massimi livelli globali.
Una scelta di visione e metodo
Questo risultato non cancella le sfide strutturali dell’università italiana. Ma dimostra che quando un’istituzione decide di investire sulla ricerca contemporanea — quella che sa parlare a più discipline contemporaneamente — il riconoscimento internazionale arriva.
Per il Politecnico di Torino, è la conferma di una scelta: non essere solo una scuola di ingegneri, ma un luogo dove diverse forme di sapere imparano a dialogare per risolvere i problemi del mondo reale. E dove il radicamento nel territorio non indebolisce la vocazione globale, ma la rafforza.
Torino, 21 novembre 2025 (da La Stampa)






