Nella Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, il FdI toglie il coperchio sull’ASSI e ne mette in discussione la gestione: “Eboli e l’intero ambito hanno bisogno di responsabilità, trasparenza e continuità istituzionale”.

POLITICAdeMENTE
EBOLI – «In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, Eboli è chiamata a confrontarsi con una mancanza istituzionale che non può più essere ignorata: l’ assenza del Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità. – si legge in una nota di Fratelli d’Italia – Città di Eboli con la quale apre una falla sul Consorzio ASSI, sulla sua gestione, sulle aspettative disattese, sulla mancanza di trasparenza e sulla mancata individuazione del Garante delle Disabilità oltre che sul ricorso alla esternalizzazione dei servizi – Una figura attesa per anni, insediatasi per pochi mesi, rassegnando le dimissioni e mai sostituita. Ad oggi non esiste un provvedimento, una comunicazione ufficiale, un percorso amministrativo che chiarisca tempi, motivazioni o prospettive.
Questo vuoto non è un dettaglio burocratico, è un problema che incide sul diritto all’ascolto, sulla tutela delle famiglie e sulla qualità dei servizi.
- È dunque naturale chiedersi il perché la procedura di nomina non è stata riavviata?
- Quale cronoprogramma l’amministrazione intende adottare?
- Quali garanzie sono state previste nel frattempo per non lasciare i cittadini privi di un interlocutore istituzionale?
Inoltre un altro aspetto di rilevante importanza relativo ai bisogni delle persone è il Consorzio ASSI.
Dal piano di zona al consorzio, una trasformazione che doveva migliorare, non replicare criticità. – rileva in forma accusatorio la nota di Fratelli d’Italia – Una trasformazione annunciata come svolta amministrativa dove si annunciavano maggiore professionalizzazione, stabilità del personale, meno frammentazione, più trasparenza e servizi più strutturati per minori, anziani, famiglie e persone con disabilità.
È utile ricordare le differenze che il Piano di Zona è lo strumento di programmazione sociale territoriale, individua bisogni, priorità, servizi e coordina i Comuni.
L’Azienda Speciale Sele Inclusione, Consorzio (ASSI), è invece un ente dotato di personalità giuridica, autonomia gestionale, capacità assunzionale e governance propria (CdA, direttore, presidente e struttura interna). Nasce per garantire gestione diretta, stabilità e qualità.
A tre anni dalla trasformazione, però, le domande superano le certezze.
Il ricorso a cooperative esterne è ancora massiccio, alcune iniziative inaugurate con grande enfasi, come quella di Aprile scorso, risultano chiuse o inattive dopo poche settimane, mentre permangono proroghe, interventi tampone e criticità organizzative che hanno alimentato persino richieste di commissariamento.
- Se il modello operativo resta identico a quello precedente, quale valore aggiunto ha prodotto la nuova struttura?
- Se la governance consortile non ha ridotto la frammentazione, ma l’ha in qualche modo istituzionalizzata, che senso ha avuto investire in un nuovo contenitore formale?
Un Comune responsabile deve valutare con attenzione quando assumere la gestione diretta dei servizi e quando esternalizzarli. Internalizzare significa governare; esternalizzare richiede controllo. Internalizzare darebbe maggiore controllo pubblico, continuità del servizio, stabilizzazione del personale, riduzione dei costi nel lungo periodo, chiarezza amministrativa. Esternalizzare senza coordinamento, al contrario, può generare frammentazione, rotazione continua degli operatori, aumento dei costi, minore qualità, rischio di opacità o derive clientelari.
La nascita dell’A.S.S.I. avrebbe dovuto ridurre proprio la dipendenza dalle cooperative. Eppure il ricorso estensivo alle esternalizzazioni continua, con costi in crescita e risultati non sempre verificabili.
- Chi controlla oggi la qualità dei servizi affidati all’esterno?
- Quale è l’effettivo risparmio per il Comune?
Negli ultimi vent’anni il numero di cooperative sociali, Onlus ed enti del terzo settore è aumentato in maniera esponenziale, sostenuto da numerosi fondi statali ed europei. Ma questa espansione non ha generato un incremento proporzionale dei servizi essenziali quali assistenza domiciliare qualificata, interventi socio-educativi, percorsi per disabilità complesse, sostegni agli anziani non autosufficienti, servizi preventivi e di inclusione sociale.
- Ci domandiamo se i fondi pubblici stanno producendo valore sociale misurabile o alimentano un sistema che cresce più nelle strutture che nei risultati?
Eboli non può permettere che il terzo settore si trasformi in una mangiatoia, anziché una rete di protezione per gli ultimi.
Le politiche sociali non si esauriscono in contributi economici. Sono educazione, prevenzione, cultura, salute mentale, attività sportive e ricreative, sostegno alla genitorialità, inclusione lavorativa. Significa creare reti, servizi professionali, spazi di relazione e misurare l’impatto reale degli interventi.
La tutela dei più fragili non è un costo da contenere è l’investimento più serio che una comunità possa compiere. L’amministrazione dovrebbe rispondere ai cittadini su bilanci, risultati, confronto con il precedente Piano di Zona, modalità di affidamento dei servizi e criteri di selezione del personale.
La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità non può ridursi a una ricorrenza simbolica. È il momento di restituire dignità, ascolto e serietà alle politiche sociali della nostra città.
- Eboli vuole davvero costruire un welfare che metta al centro le persone?
- Vuole dotarsi di strumenti trasparenti e stabili?
- Vuole garantire servizi che rispondano ai bisogni reali e non alle logiche di potere?
La nostra città – Conclude la lunga nota di Fratelli d’Italia Città di Eboli – merita risposte, non silenzi. E merita soprattutto visione, responsabilità e coraggio istituzionale».
Eboli, 4 Dicembre 2025






