Progetto “Resto al Sud”: Miraggio, illusioni o opportunità per i Giovani del Sud?

Progetto “Resto al Sud”: Tra miraggi e opportunità imprenditoriali per i giovani under 35, finanziati fino a 200mila€ da uno Stato “patrigno”.

Si è aperta la corsa, ma i risultati al momento sono deludenti. La Dott.ssa Anna Guida, giovane consulente ebolitana, analizza limiti e incognite dal sapore di gratifica elettorale e si chiede e chiede al Governo: “Ma quali sono i vantaggi che riservate realmente ai sogni imprenditoriali dei giovani del Sud, se ve ne ricordate solo in campagna elettorale e anche in modo maldestro?

Anna Guida-Resto al Sud
Anna Guida-Resto al Sud

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

EBOLI-Nei giorni scorsi i quotidiani e i Tg, locali, regionali e nazionali hanno riportato la notizia che vi è stato un boom di richieste a valere sulla misura Resto al Sud, lo strumento di finanza agevolata che il Mi.SE (Ministero Sviluppo Economico) ha lanciato lo scorso 15 gennaio 2018 e che concederebbe un finanziamento a tutti i giovani non occupati stabilmente sotto i 35 anni (anche 36 se compiuti dopo il 21 giugno 2017) che desiderano avviare la propria attività imprenditoriale nel Sud Italia in svariati settori, tranne quello commerciale e delle libere professioni.

Questo il prologo dell’intervento della d.ssa Anna Guida, esperta di finanziamenti e programmazione aziendale: ”Credo – ha aggiunto ancora – che i cittadini non debbano ricevere notizie fuorvianti da politici in campagna elettorale, ma sapere quale sia la verità. Sono un consulente e meno di due ore fa ho protocollato una richiesta di finanziamento a valere sulla misura Resto al Sud, per conto di alcuni clienti che mi hanno concesso regolare mandato. Le richieste protocollate attualmente, a 5 giorni di apertura dello sportello telematico, sono meno di 400, al contrario di ciò che si legge e si sente ai telegiornali.

La giovane commercialista ebolitana prosegue evidenziando alcune criticità: “A questo punto – prosegue – sento anche di dire che lo stesso Ministero dovrebbe essere deluso dal dato estrapolato, anche in considerazione del fatto che il 13 gennaio 2016 apriva lo sportello del fondo Nuovo Imprese a tasso zero, con cui si concedeva e si concede, trattandosi di un fondo ancora esistente, la possibilità ai giovani sotto i 35 anni e alle donne di tutte le età di ottenere un finanziamento pari al 75% a tasso 0, mentre il restante 25% restava e resta  A CARICO DEI PROPONENTI, senza alcuna sovvenzione a fondo perduto.

Anna Guida continua spedita le sue osservazioni, facendo denotare alcune discrasie ed al contempo ponendo impliciti quesiti: ”Orbene, nonostante quest’ultima misura sia palesemente meno vantaggiosa rispetto a Resto al Sud, al quarto giorno di apertura dello sportello e precisamente in data 16 gennaio 2016, risultavano protocollate 498 domande, ovvero circa 100 in più rispetto al quinto giorno di operatività della recentissima Misura. I media ieri nei giorni scorsi hanno parlato di oltre 2 mila domande, ma appare opportuno sottolinearne la traviante mancata verità: al momento le richieste di accesso alle fonti di finanza agevolata sono in netto calo, probabilmente a causa dell’errata gestione che i fondi pubblici hanno subito negli anni passati e anche in ragione delle speculazioni che prima i gestori (Invitalia in particolare) e poi i consulenti hanno attuato, solo ed esclusivamente a svantaggio di chi ha un sogno imprenditoriale.

La business planner ebolitana denuncia assistenzialismi passati e coincidenze cronologiche sospette, quasi da far apparire l’incentivo licenziato dal Governo Gentiloni una mancia elettorale, in aggiunta ad un danno potenziale di profilo contabile verso i consulenti: “L’assistenzialismo creato, negli anni passati, ai fini del consenso politico ha generato un effetto boomerang: oggi, è palese che non si creda più nelle opportunità che il Ministero, guarda caso, lancia solo ed esclusivamente sotto elezioni politiche. Non dimentichiamoci, infatti, di quanti miliardi di euro sono stati restituiti all’Europa e di quanti il Governo ha destinato esclusivamente alle sue casse. Non da ultimo lo stesso Decreto di Resto al Sud, n. 91 del 2017, che ha destinato ben 230 milioni a Invitalia, per la gestione delle richieste di finanziamento, su un totale disponibile di 1 miliardo 230 milioni. E’ d’obbligo, dunque, un’ulteriore considerazione: il lavoro dei consulenti che scrivono business plan per l’accesso al fondo (in cui vengono richieste previsioni economico-finanziarie a 3 anni e analisi di mercato, quasi più incisive dei progetti europei) e seguono la rendicontazione OBBLIGATORIA delle spese ammissibili, non è ammesso a finanziamento, mentre l’operato del Gestore è sempre ben pagato, nonostante sul web nascano continui gruppi di denuncia per il mancato tutoraggio offerto alle start up.

Termina con una considerazione amara la giovane e brillante commercialista, curatrice di diverse start-up: “A questo punto è d’obbligo chiedersi: ma quali sono i vantaggi che riservate realmente ai sogni imprenditoriali dei giovani del Sud, se ve ne ricordate solo in campagna elettorale e anche in modo maldestro?!

Indipendentemente dal tecnicismo della misura e dalla destinazione di fondi dedicati, è opportuno rilevare che qualsiasi somma si destini a pioggia, e che non abbia il carattere di organicità di un progetto che accompagni le imprese giovanili nel mondo produttivo non potrà mai dare ottimi risultati. E se la preoccupazione della Dott.ssa Guida è quella di catalogarne gli effetti in una “manovra elettorale” la realtà vera è che questi incentivi servono solo a mantenere in piedi agenzie che si preoccupano solo di raggiungere un risultato ma non quello di consolidarne gli interventi con altre manovre aggiuntive e collaterali finendo per essere, indipendentemente se concesse a fondo perduto o a parziale aggiunta di tassi agevolati, erogazioni assistenzialistiche, vieppiù, visto il numero di richieste e i fondi disponibili, non del tutto rispondenti alle aspettative.

Resto al Sud”! E per fare cosa? Questa è la domanda che dobbiamo porre insistentemente alla classe politica dirigente. È veramente questa una delle risposte che si deve dare alla domanda incessante e allarmante che i giovani del mezzogiorno d’Italia chiedono per realizzare il proprio sogno lavorativo e conquistare quella dignità che solo il lavoro attribuisce agli uomini e alle donne? Quante delle iniziative che saranno destinatarie di finanziamento riusciranno ad avviare e mantenere le attività imprenditoriali che hanno progettato? Quei soldi saranno il volano per garantire produttività e utili ai giovani neo-imprenditori o saranno solo l’occasione per restare irretiti da un fisco vorace e impietoso?

La verità vera è che se ognuno facesse la sua parte forse non staremmo a discutere sulla utilità o meno di queste misure. E chi sarebbero i soggetti che dovrebbero fare la loro parte? Sicuramente le Istituzioni con leggi snelle ma incisive e con progetti di investimento per realizzare le infrastrutture utili a un Paese moderno; Gli investitori pubblici e privati che che non si attendono sovvenzioni ma che mettano sul tavolo i mezzi economici per avviare qualsiasi attività; Gli imprenditori che sappiano cogliere le occasioni e mettere a disposizione le loro capacità; Il mondo del lavoro e delle professioni che devono scommettere sulle loro competenze e volontà; Le Banche, più che essere “forziere”, aprirsi al credito e alla fiducia, per modo da saper accompagnare anche i “sogni” e trasformarli in realtà perché producano ricchezza.

L’Italia che è cresciuta e si è imposta nel Mondo non è quella dell’incentivo ma quella che si è rimboccata le maniche e ha ricostruito il Paese, con sacrifici e a proprie spese, appunto scommettendo sulle proprie capacità ed investendoci su. Quell’Italia ha raggiunto grandi risultati e ha fatto emergere quella meglio gioventù, che ha avuto il privilegio di avere scommesso nel futuro e nelle loro capacità primeggiando e producendo ricchezza. Il mondo invece che ci appare oggi è quello che tarpa le ali a quella gioventù rallentandone la corsa al raggiungimento dei loro sogni e delle loro aspirazioni, e questi incentivi, proprio perché non hanno i fondamentali della chiarezza vengono percepiti come un “risarcimento” e quindi mezzo per combattere quelle iniquità che uno Stato “Patrigno” ha mostruosamente messo in campo con il malcostume, con la corruzione, con i sistemi clientelari che hanno ucciso quella spinta e azzoppato la nostra gioventù costretta a lasciare la propria terra per mettere in campo i loro talenti altrove.

Resto al Sud“? Questa volta con l’interrogativo. Per assistere a come i furbi fottono gli onesti? Per come gli arrivisti e senza regole bruciano le tappe? Per vedere come gli incapaci raggiungono obiettivi loro predestinati? Per convincere i giovani ad accettare ruoli secondari rispetto ai figli “di”, i ruffiani, le mogli, le sorelle e fratelli, le amanti, i servi e gli ubbidienti? I giovani scappano, anche i miei figli sono scappati, e scappa soprattutto chi non vuole essere “secondo”, terzo o quarto ultimo di una fila lunghissima fatta di mortificazione e rassegnazione.

Eboli, 23 gennaio 2018

1 commento su “Progetto “Resto al Sud”: Miraggio, illusioni o opportunità per i Giovani del Sud?”

  1. La Dott.ressa Anna Guida ha ragione, concordo sulla grave situazione economica e morale del sud. Al sud l’unica vera risorsa naturale è l’agricoltura. Il turismo lo potrebbe essere, ma la mancanza di infrastrutture e trasporti decenti non ne consente lo sviluppo in breve tempi.

    Per questo, salvo pochi progetti, gli altri sono a rischio fallimento, visto che i finanziamente “Resto al sud” escludono la produzione agricola. Finanziano però la trasformazione dei prodotti agricoli.

    Per lo sviluppo del sud ci vorrebe proprio l’istituzione del paradiso fiscale, anche temporaneo e non privo di regolamenti che difendano il territorio e il consumo di suolo. Dovrebbe essere limitato alle industrie dei servizi, che non hanno bisogno che di uffici e rappresentano il cuore dell’economia moderna.

    Speriamo che il nuovo governo prima o poi se ne renda conto. Per adesso hanno esteso i limiti del finanziamento Restoalsud a 10 anni di età e tuttosommato non è una cattiva cosa, qualche over 35 con idee potrà riuscire a fare qualcosa, specie se vende sul nuovo mercato globalizzato dei servizi. Ma localmente l’economia è così depressa che, ripeto, più che incentivi servono grossi investimenti esterni favoriti da detassazione. Non si potrà mai risolvere l’annosa questione meridionale in tempi rapidi senza misure forti come queste.

    Il problema è che queste misure scontenterebbero il nord e l’elettorato del nord. Ma è reazione egoistica e poco lungimirante, perché dello sviluppo del sud anche il nord beneficerebbe poi nel lungo periodo.

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