L’EDUCAZIONE PARENTALE e la storia della “Famiglia del bosco” di Palmoli. Antonia Esposito Segretaria nazionale comparto scuola FISI: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire e educare i figli (art. 30 della Costituzione italiana”.

POLITICAdeMENTE
NAPOLI – Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Antonia Esposito Segretaria nazionale comparto scuola FISI e docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Pasquale Villari di Napoli. Laureata in Filosofia, e molto attiva nelle campagne sociali e dei diritti delle persone. La Esposito ha collaborato con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e pubblicato articoli su riviste specialistiche quali Scheria, Archivio di Storia della Cultura, Aquinas. Ha pubblicato anche con la casa editrice Imago Eranos una edizione per le scuole del Discorso sul metodo e del Critone, in collaborazione con Domenico Massaro. E proprio grazie al suo vissuto esperienziale e professionale Ella a nome della FISI – Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali – «…esprime il suo fermo disaccordo con le modalità di sottrazione dei minori al nucleo familiare avvenuta in Abruzzo nel caso della “famiglia del bosco“, e, in seguito ad altre simili segnalazioni, intende sottolineare e ribadire la costituzionalità della pratica di educazione parentale (detta anche homeschooling).
È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire e educare i figli (art. 30 della Costituzione italiana).
L’educazione è un diritto delle famiglie che corrisponde al diritto/dovere all’istruzione dei figli così come esplicitato dall’art. 30 della nostra Costituzione (“È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire e educare i figli …”). Tale articolo, in combinato con l’art. 31 (La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi […]”), l’art. 33 (L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione […]
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato […]”) e l’art 118 ([…] Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”), è la base di una assoluta e chiara non conflittualità tra il sistema di educazione pubblico nazionale e l’educazione parentale.
Infatti, a partire dai dettami costituzionali, i legislatori negli anni hanno dato una precisa collocazione all’educazione parentale in relazione al ciclo nazionale di istruzione, prevedendo confronti annuali tra le famiglie che scelgono l’homeschooling e la scuola statale di riferimento, e il superamento di prove d’esame pubbliche e comuni per gli studenti istruiti con questa procedura didattico-formativa: dal T.U. sulla scuola (DL 297/94, art. 111 comma 2 “I genitori dell’obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dell’obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità”), passando per il DM 489/200, il DL 76/2005, il DM 62/2017, fino al DM 5/2021 che, fornendo una definizione di istruzione parentale nell’art. 1 comma 2f (“Istruzione parentale: l’attività di istruzione svolta direttamente dai genitori ovvero dagli esercenti la responsabilità genitoriale o da persona a ciò delegata dagli stessi”), precisa nuovamente che l’istruzione parentale non implica giocoforza
il ricorso ad una scuola privata o a dei docenti, ma che può anche aver luogo in ambito familiare.

Non dobbiamo poi dimenticare che la legge 176/1991 recepisce la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza:
Articolo 18:
- […] La responsabilità di allevare il fanciullo e di provvedere al suo sviluppo incombe innanzitutto ai genitori oppure, se del caso ai suoi tutori legali, i quali devono essere guidati principalmente dall’interesse preminente del fanciullo.
- Al fine di garantire e di promuovere i diritti enunciati nella presente Convenzione, gli Stati parti accordano gli aiuti appropriati ai genitori e ai tutori legali nell’esercizio della responsabilità che incombe loro di allevare il fanciullo e provvedono alla creazione di istituzioni, istituti e servizi incaricati di vigilare sul benessere del fanciullo.
Inoltre, le famiglie che scelgono per i propri figli l’educazione parentale, sono tutelati anche dal Codice civile, precisamente negli articoli 147 (“Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni, secondo quanto previsto dall’articolo 315-bis”) e 315-bis (“Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni […]”.
Infine, da un punto di vista culturale sono almeno due i riferimenti ineludibili al ruolo centrale della famiglia nell’educazione dei figli, ilprimo chiaramente risalente al pensiero cristiano-cattolico, tema richiamato ad esempio nell’enciclica di Papa Francesco Amoris Laetitia, in cui il Papa scrive: “ […] mi sembra molto importante ricordare che l’educazione integrale dei figli è «dovere gravissimo» e allo stesso tempo «diritto primario» dei genitori. Non si tratta solamente di un’incombenza o di un peso, ma anche di un diritto essenziale e insostituibile che sono chiamati a difendere e che nessuno dovrebbe pretendere di togliere loro. Lo Stato offre un servizio educativo in maniera sussidiaria, accompagnando la funzione non delegabile dei genitori, che hanno il diritto di poter scegliere con libertà il tipo di educazione – accessibile e di qualità – che intendono dare ai figli secondo le proprie convinzioni […]”.
Il secondo riferimento è alla radice e matrice storicista-hegeliana del nostro sistema scolastico: nei paragrafi dedicati alla famiglia, nella Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Hegel afferma: “[Nella famiglia] l’eticità […] si realizza nella seconda nascita dei figli, nella nascita spirituale – ovvero nell’educazione di essi a persone autonome”.
Negare o ostacolare da parte dello Stato il diritto alle famiglie di provvedere all’educazione dei propri figli è dunque un grave errore dal punto di vista legislativo, culturale e spirituale, che la FISI ha deciso di denunciare rimanendo accanto a qualunque famiglia subisca oppressioni di tal genere».
La vicenda della “famiglia nel bosco” di Palmoli, una coppia anglo-australiana che vive in un casolare isolato con i loro tre figli, sta occupando tutti gli spazi della comunicazione ma anche tutti quelli istituzionali e legali, ha portato il Tribunale dei Minori ad allontanare i bambini, ritenendo l’abitazione priva delle condizioni igienico-sanitarie necessarie. Tuttavia il Sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, intervenendo nelle varie trasmissioni televisive, con dovizia di particolari ha raccontato passo passo tutto quello che il Comune è gli altri Enti preposti hanno fatto e anche delle soluzioni proposte rispettose delle leggi, e soprattutto salvaguardando il principio dell’educazione Parentale e tra l’altro, ha ribadito con chiarezza la posizione del Comune: «Serve un luogo sicuro per i bambini, con una casa idonea e adeguata sotto il profilo igienico-sanitario»; ricordando inoltre che il Comune aveva già offerto alla famiglia un alloggio green in paese, rifiutato dai genitori come hanno rifiutato tante altre proposte.
Una storia questa di diritti e di doveri, ma soprattutto delicata, tenuto conto che al centro di tutto ci sono tre bambini e purtroppo in casi simili sono sempre loro i più vulnerabili e la delicatezza istituzionale deve necessariamente tenerne conto salvaguardando in primis l’unità familiare, invero compromessa, obbligando ormai tutti, atteso anche la strumentalizzazione politica spregiudicata che si è fatta di questa vicenda, a operare in un campo “minato” da tutti questi “incidenti” collaterali. Tuttavia se le istituzioni sia pure con delicatezza devono fare il proprio lavoro, così come la famiglia deve fare la sua parte, tenendo conto di un principio sacrosanto: Che i figli non possono e non devono essere di “proprietà”.
“I figli non ci appartengono” diceva Gibran “……. Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi. E sebbene stiano con voi, non vi appartengono….” Quindi ognuno faccia la sua parte per il bene dei bambini ma per l’affermazione delle buone regole dettate dalla Carta Costistituzionale e dall’amore. Del resto questo sembra essere l’unico caso di assicurare istruzione e socialità, e così non è, basti pensare ai bimbi delle comunità circensi o quelli delle comunità Rom.
Napoli, 27 novembre 2025





