Il Martirio di sant'Orsola confitta dal tiranno

Il “Martirio di Sant’Orsola confitta dal Tiranno, fu rinvenuto nella Villa Doria in contrada Buccoli di Eboli nel 1954

EBOLI – Nel racconto di Mariano Pastore circa il ritrovamento nella Villa Doria di Eboli, di questo quadro del Caravaggio, fanno luce su alcune verità: sull’autenticità dell’attribuzione al Caravaggio stesso; sul restauro del Martirio di S.Orsola….; il confronto tra i due, prima e dopo il restauro.

di Mariano Pastore

Il Martirio di Sant'Orsola sconfitta dal tiranno 1610
Il Martirio di Sant'Orsola confitta dal tiranno 1610 Dopo il Restauro

NAPOLI – Il Caravaggio morì, colto da un’improvvisa malaria nel luglio del 1610, e questo quadro fu l’ultimo dipinto dal Caravaggio. Fu attribuito al Caravaggio per merito del prof. Ferdinando Bologna, che lo vide nel salone della villa Doria in contrada Buccoli ad Eboli di proprietà dei baroni Romano-Avezzana nel lontano 1954.

Il dipinto racconta in modo essenziale la leggenda di sant’Orsola, la quale davanti alle porte di Colonia fu concupita da un principe Unno e poi uccisa con una freccia.

Questo quadro è di dimensioni più grandi rispetto alla maggior parte delle storie rappresentate da Caravaggio con figure a metà ed è l’unico a non avere un tema biblico. Nella tela si nota una oscura notte profonda, che rende più oscuro anche il racconto, il guerriero dalla sfarzosa armatura occupa la parte sinistra del quadro. Egli è troppo vicino per poter rappresentare il volo della freccia dall’arco al corpo della santa, ma è anche troppo lontano per poter entrare in una di quelle rappresentazioni plastiche di un gruppo di figure per le quali Caravaggio è famoso.

In un gesto drammatico, la santa colpita al cuore guarda il punto in cui è penetrata la freccia. E’ circondata da tre soldati appena abbozzati, uno dei quali riprende i tratti del cosiddetto autoritratto del Bacio di Giuda che si trova nel museo di Dublino. Notate la mano che sembra voglia fermare la freccia tra la veste rossa della santa e il principe unno apparsa dopo il restauro fatto dalla Banca Intesa.

 Il Martirio di Sant'Orsola confitta dal Tiranno. 1610 ante restauro
Il Martirio di Sant'Orsola confitta dal Tiranno. 1610 ante restauro

di Mariano Pastore

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Il Martirio di sant’Orsola confitta dal tiranno. 1610. Banca Intesa  – Napoli – Olio su Tela cm. 154 x 178. Questo quadro fu attribuito al Caravaggio per merito del prof Ferdinando Bologna,  che lo vide nel salone della villa Doria in contrada Buccoli ad Eboli di proprietà dei Baroni Romano-Avezzana nel lontano 1954. Quest’opera fu l’ultimo dipinto di Michelangelo Merisi.

6 commenti su “Il Martirio di sant'Orsola confitta dal tiranno”

  1. Un’opera del genio lombardo che rifulge la nostra terra L’encomiabile Opera di M. Pastore sarà ricordata dai posteri, senza retorica, come una tra le poche commendevoli della nostra era languente! Di certo , la cultura non è mai stata assente nel nostro territorio, semmai era latente sotto un velo di trascuratezza, che Pastore sta dissolvendo da anni. Son certo dell’orgoglio dei suoi familiari per tanta attiva profusione, continui non calandosene d’eventuali “parrucconi ciarlieri” di professione.

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  2. Avevo già commentato quest’ottimo articolo di Mariano Pastore, persona che stimo davvero in modo sincero. Mi meraviglia che il commento sia stato tolto da qualche persona poco accorta e che ha travisato il senso di quello che avevo scritto. I miei complimenti a Mariano sull’articolo riguardante l’ultimo dipinto di Caravaggio sono sinceri e non permetto a nessuno di travisare il senso delle mie parole o di metterle in dubbio. La prego di pubblicare questo mio intervento a tutela della mia dignità di persona. Grazie. Gerardo Pecci

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    • Per Gerardo Pecci –
      Forse c’è un equivoco. Non so a quale commento ti riferisci e chi lo avrebbe tolto. Mi dispiace moltissimo se è successo qualche incomprensione.
      Leggo tutti i post e poi li approvo. E’ un’operazione che faccio solo ed esclusivamente io. Per favore se me lo puoi rimandare, anche se questo è pienamente esaustivo. Scusa del tu, ma ti invito a fare altrettanto.

  3. Riparare alle scortesie fatte certe volte non serve, in questo caso la cosa è diversa. Io appartengo per mentalità a quel genere di persone che sanno riconoscere quando sbagliano e soprattutto quando riconoscono di aver agito frettolosamente. Chiedo pubblicamente scusa a Gerardo Pecci per quello che ho scritto, l’avrei fatto anche a ragione, comunque da persone civili ci siamo sentiti telefonicamente per i chiarimenti dovuti. Riconosco che le parole dette in un certo modo e in un certo contesto fanno male, rimangono dentro alle persone sensibili ed è molto difficile farle scivolare addosso, io ho dimenticato, l’avrà fatto certamente anche il prof. Pecci.

    Tanto ti dovevo caro Gerardo ti saluto attraverso il blog e quanto prima lo farò di persona guardandoci negli occhi come fanno solamente le persone perbene.

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  4. Caro Mariano, acqua passata. Ringrazio te e Del Mese per l’ospitalità sul suo sito interessantissimo, e di cuore Vi ringrazio. E soprattutto la cosa più bella e sincera è il grande sentimento di stima che nutro per te. Magari tutti avessero la sensibilità che tu hai verso le testimonianze culturali e di arte che il nostro territorio possiede e che purtroppo non vengono sempre rispettate, conservate e tutelate. E’ nostro dovere civile diffondere la cultura, soprattutto per le giovani generazioni e tu lo stai facendo in modo egregio. Il mio invito per prendere un caffé insieme è sempre valido. Con affetto. Gerardo.

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