
POLITICAdeMENTE
ROMA / SALERNO – Il Rapporto Cresme 2025 conferma una flessione strutturale nel comparto delle costruzioni italiane, delineando un quadro preoccupante per l’intero settore. L’analisi segnala un calo degli investimenti complessivi pari al -6,1% rispetto al 2024, misurato a prezzi costanti 2015, con un forte impatto in particolare sulla componente privata e sulla riqualificazione edilizia.
In dettaglio:
- La produzione complessiva si attesta a 285,4 miliardi di euro, sostenuta prevalentemente dal comparto delle opere pubbliche, grazie agli interventi del PNRR, che registrano una crescita dell’+8,5%.
- Il segmento della riqualificazione edilizia evidenzia una contrazione significativa del -11,2%, in conseguenza del rallentamento degli incentivi fiscali – in particolare del Superbonus, la cui dismissione ha lasciato un vuoto normativo e operativo.
- Il nuovo residenziale mostra un decremento del -3,4%, mentre il settore non residenziale privato subisce una contrazione ancora più marcata, pari al -8,6%.
- Regge, seppur con margini contenuti, il comparto infrastrutturale pubblico, con un incremento del +4,4%, insufficiente tuttavia a controbilanciare la crisi della domanda privata.
- Si rileva un deficit abitativo strutturale di almeno 000 unità, che evidenzia un disallineamento critico tra produzione edilizia e fabbisogno reale.
Alla luce di questi dati, Federcepicostruzioni ribadisce quanto già da tempo denunciato: la fragilità crescente del settore edilizio è il risultato di politiche discontinue, normative instabili e assenza di una visione strategica di medio-lungo termine.
«Avevamo previsto questo scenario – dichiara il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – e avevamo lanciato l’allarme con largo anticipo: la brusca interruzione del Superbonus avrebbe comportato un crollo nella riqualificazione del patrimonio edilizio con pesanti ripercussioni sull’edilizia e su tutto l’indotto collegato. Parallelamente, l’assenza di un vero Piano Casa nazionale ha esposto il Paese all’impossibilità di rispondere alla crescente domanda abitativa, in particolare nelle aree urbane. Le imprese, specie quelle di piccole e medie dimensioni, non possono sopravvivere con strumenti episodici: occorrono certezze normative, accesso al credito e una politica industriale di settore».

Le richieste di Federcepicostruzioni al Governo e al Parlamento sono precise:
- Avvio di un nuovo Piano Nazionale per la Casa, con obiettivi strutturali di edilizia residenziale e sociale.
- Introduzione di un sistema stabile di incentivi per la riqualificazione green, legato a criteri di efficienza energetica, durabilità e sostenibilità ambientale.
- Accesso facilitato al credito per le PMI dell’edilizia, in particolare per le operazioni di rigenerazione urbana.
- Riforma organica del Codice degli Appalti e della normativa urbanistica, orientata a garantire tempi certi, responsabilità definite e riduzione degli oneri burocratici.
- Istituzione di una cabina di regia nazionale per il coordinamento delle politiche edilizie, al di fuori di logiche emergenziali e contingenti.
«Le sole opere pubbliche non possono sostenere l’intera filiera edilizia – conclude il presidente Lombardi –: serve una strategia integrata che rilanci l’edilizia privata, favorisca la rigenerazione urbana e promuova una nuova stagione di costruzione abitativa. Senza interventi urgenti e mirati, rischiamo una crisi occupazionale di vasta portata e una stagnazione decennale dell’intero comparto».
Federcepicostruzioni continuerà a rappresentare le istanze delle migliaia di imprese italiane che ogni giorno costruiscono, innovano e riqualificano il patrimonio edilizio del Paese. Il tempo delle soluzioni provvisorie è terminato: è necessaria una politica industriale chiara, coraggiosa e di sistema.
Roma/Salerno, 11 luglio 2025