Eboli. Lavoratori ex Esculapio senza stipendi e il Sindaco è muto

Tra contenziosi, accuse reciproche e sospetti di resa dei conti politici, 18 lavoratori da 5 anni non hanno quel che gli spetta. Lavoratori della coop Esculapio, impegnati nei servizi dell’ex PdZ di Eboli, attendono spettanze maturate tra ottobre 2020 e marzo 2021. Una vicenda che, oltre agli aspetti giuridici, pone interrogativi politici, sociali e morali: perché non sono stati ingaggiato da loro? Perché non si è mai cercata una soluzione rapida e transattiva, nonostante buste paga valide e un rischio crescente di danno erariale?

Piano di Zona Eboli-Coop Esculapio

da POLITICAdeMENTE il Blog di Massimo Del Mese

EBOLI – Cinque Natali senza stipendio. È un’espressione che pesa più di qualsiasi tecnicismo e che fotografa, meglio di ogni altra, la condizione di 18 ex lavoratori della coop Esculapio, impegnati nei servizi dell’ex Piano di Zona di Eboli, con il Comune capofila, dal 16 giugno 2020 al 31 marzo 2021. Le mensilità non corrisposte riguardano il periodo che va da ottobre 2020 a marzo 2021. Lavoro svolto, buste paga emesse, diritti maturati. Poi il tempo si è fermato.

Cinque anni dopo, la vicenda è ancora lì, sospesa tra carte, rimpalli e silenzi istituzionali. Sotto il profilo strettamente giuridico, è noto che i lavoratori non possono agire direttamente contro il Comune, ma nei confronti della cooperativa che aveva vinto l’appalto. È altrettanto noto, però, che l’ordinamento consente, in determinate ipotesi, di escutere il debitore del debitore (debitor debitoris). Un passaggio che qui interessa poco sul piano tecnico, ma che chiarisce un punto essenziale: le strade per una composizione esistono.

Nel frattempo, due anni e mezzo fa è stato costituito il nuovo Piano di Zona, oggi ente istituzionale dotato di personalità giuridica, non più una semplice convenzione come in passato. Eppure, questo nuovo assetto continua a portarsi dietro, almeno moralmente, il lascito debitorio della gestione precedente. Un’eredità che, piaccia o meno, si staglia ancora sul Comune capofila, che lo era ieri in forma convenzionale e lo è oggi in forma istituzionale. Nel tempo si è consumato uno scambio di accuse tra cooperativa e Comune, spesso apparso più strumentale che risolutivo, fatto di volontà litigiosa nel proseguire la causa e mancate risposte. Un conflitto che si è irrigidito fino a diventare un paradosso kafkiano politico e giuridico: si attende la “cosa giudicata” quando non si è neppure arrivati alla definizione del primo grado pendente nell’ufficio della d.ssa Valiante, e vieppiù dopo tutto questo tempo, si ipotizzano appelli/ricorsi futuri eventualmente il Comune eburino dovesse soccombere in giudizio nel foro di competenza? Il tutto mentre persone reali attendono stipendi già certificati da documenti contabili aventi piena valenza giuridica.

In città, inoltre, circola – in forma dubitativa e mai accertata – l’idea che su questa vicenda possa aver influito anche una rivalità politica tra l’attuale amministrazione e quella precedente. I lavoratori della Esculapio,sarebbero stati percepiti come troppo vicini alla passata gestione amministrativa, quasi una sua proiezione indiretta. Una lettura che, se fosse anche solo parzialmente vera, renderebbe la vicenda ancora più grave: una logica punitiva che colpisce chi non ha alcuna responsabilità politica.

Per correttezza e galateo istituzionale, non è il caso di ricordare quanti esponenti della vecchia amministrazione siano poi transitati nella nuova, anche con ruoli rilevanti. I nomi non servono. Conta il quadro. Resta però una domanda che pesa come un macigno: com’è possibile che un sistema di welfare, governato da una maggioranza che si definisce di centrosinistra, non abbia trovato il modo di chiudere prima questa vicenda? Transigere non è un atto di debolezza, tutt’altro, spesso l’unico strumento per evitare aggravi di spesa, rischi di danno erariale e, soprattutto, ulteriori ferite sociali.

Qui la burocrazia sembra aver preso il sopravvento sulla politica. E quando la burocrazia diventa fine a sé stessa, di burocrazia si può anche morire, almeno socialmente. Cinque Natali senza stipendio sono già una sentenza. Continuare ad attendere significa solo peggiorarla, nel silenzio colpevole anche di troppi,dispiace dirlo, operatori dell’informazione, (sic), come anche di buona, non tutta invero, parte della politica cittadina, forse in altre faccende ben affaccendati; Eboli Anno Domini 2025…e chest è!

Eboli 26 dicembre 2025

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