Eboli: Rubati due Reliquiari nella Chiesa di S. Nicola

Ladri in azione ad Eboli: Trafugate opere d’arte alla Chiesa di San Nicola. Il furto alimenta il fiorente mercato clandestino di reliquie.

L’11 gennaio scorso l’ultimo “assalto” nel cuore del centro antico, violata la chiesa di S. Nicola. Ladri forzata la porta della sacrestia hanno messo segno l’ennesimo furto di due reliquari: Uno di S.Biagio e l’altro di S. Giovanni Bosco. Le reliquie sul mercato fruttano da pochi euro a 700 €.

La Vergine-Reliquiari
La Vergine-Reliquiari

di Armando Voza
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

EBOLI – L’11 gennaio ultimo scorso l’ennesimo trafugamento di opere d’arte nel centro storico di Eboli. Violata la chiesa di San Nicola de Schola Graeca, nel cuore del centro antico ad opera di ladri che indisturbati hanno forzato la porta della sacrestia e hanno portato a segno l’ennesimo furto di due reliquari: Uno conteneva una reliquia di San Biagio Martire e l’altro di San Giovanni Bosco; Furto che ci addolora perchè ha colpito un luogo sacro, ma che moltiplica la nostra rabbia perché ci sentiamo impotenti rispetto a queste violazioni, aggiungendovi quei furti che i cittadini subiscono giornaliermente nelle proprie case, senza poter fare nulla, se non prenderne atto e denunciare l’accaduto alle autorità competenti.

Quella dei furti e ancor più dei furti di opere sacre o ritenute tali affligge da secoli il nostro Paese e purtoppo se i ladri “visitano” le nostre Chiese, completamente indifese, è anche vero che sono invogliati da un mercato fiorente, che ormai non risparmia nemmeno le forme più moderne di publicizzazione e di commercializzazione come il web. Commercio fiorente e addirittura in crescita.

Via de’ Cestari a Roma, a due passi dal Pantheon, è conosciuta come la Montenapoleone del sacro. È la via dei negozi di arredi e paramenti sacri dove cardinali, vescovi e religiosi da tutto il mondo fanno shopping. Sulla stessa strada,  in un piccolo negozio con appena due vetrine, vengono offerti articoli «speciali». Il gentile commesso cingalese, dichiaratamente mussulmano, a richiesta mostra ai potenziali clienti, con molta circospezione, due grandi astucci marroni contenenti reliquie antichissime di famosissimi santi. Sono tutte in vendita, ognuna con il proprio cartellino del prezzo: 190 euro per un minuscolo pezzo della tunica di san Francesco, 500 euro per un reliquiario con frammenti di osso di Santa Caterina, Santa Teresa e santa Chiara. 700 euro per un reliquiario antico di «santi vari». Per chi vuol risparmiare «bastano» 120 euro per una microscopica reliquia di san Gaetano Catanoso, canonizzato nel 2005. Le reliquie in vendita arrivano da un antico monastero che ha chiuso ed è diventato un agriturismo.

Il commercio delle reliquie è severamente vietato dal codice di diritto canonico ma anche dal nostro codice civile  e penale, essendo tenuti sempre a dimostrare la liceità della provenienza. Il commercio di questi oggetti sta crescendo a vista d’occhio a livello internazionale, anche grazie a Internet, e allarma le autorità vaticane. Su ebay è disponibile un campionario vastissimo di reliquie per tutte le tasche: dai 12 euro per il santino con una piccolissima reliquia di san Massimiliano Kolbe ai 1200 euro per un pezzo del legno della croce di Cristo. Per un frammento d’osso di san Zeno, vescovo di Verona, si parte dai 350 euro, mentre ne occorro 330 per la reliquia «miracolosa» di san Pantaleone, medico e martire. Per un piccolo reliquiario con un pezzo della veste di Giovanni Paolo II, realizzato in occasione della beatificazione del 2011, si parte da un minimo di 70 euro. A incidere sul prezzo della reliquia è anche la fattura del reliquiario che la contiene, spesso antico e di materiale prezioso. Non a caso molti di questi oggetti finiscono anche sul mercato antiquario, interessato più al valore del contenitore che del sacro contenuto.

Ad alimentare il mercato illegale delle reliquie non sono solo i devoti o gli ammalati che sperano nel potere taumaturgico dei frammenti del corpo dei santi. Si teme che il mondo legato al satanismo si serva di questi canali per procurarsi preziose reliquie per le messe nere. Ma anche le truffe sono sempre in agguato e le reliquie vendute sul mercato spesso rischiano di essere false. Come riconoscere una reliquia vera da una «taroccata»? Le reliquie sono di due tipi: di prima classe, quando sono estratte direttamente dal corpo del santo, e di seconda classe, quando sono prese dagli abiti del santo. Le reliquie, in particolare quelle di prima classe, devono essere munite di certificato di autenticazione firmato dal postulatore ossia dell’ecclesiastico che chiede una causa di beatificazione e canonizzazione, e timbro in ceralacca con lo stemma della postulazione. Le reliquie però non possono essere vendute, ma sono date dai postulatori a sacerdoti, religiosi e laici per il culto pubblico. Da ciò ne discende che una reliquia messa in vendita molto probabilmente o è falsa o è rubata (in entrabi i casi non potrà mai essere più “miracolosa”).

Le reliquie ufficiali destinate al culto vengono preparate nel monastero di clausura delle monache domenicane di Santa Maria del Rosario a Roma, a Monte Mario, che, al riparo dagli occhi del mondo, dalla metà del XIX secolo preparano i reliquiari dei santi più importanti della storia della Chiesa. Papa Pio IX, infatti, con una bolla speciale affidò a questa comunità di domenicane un fondo con i resti dei santi per confezionare le reliquie. Migliaia di pezzetti di ossa, stoffa, capelli, oggetti personali di santi e beati sono custoditi nel monastero in attesa di trovare posto in preziosi reliquiari. Una sorta di «caveau della santità» protetto dalle spesse mura del monastero. Qui sono custodite la tibia di san Tommaso d’Aquino, la scapola di santa Caterina da Siena, la camicia di san Girolamo Savonarola, il dente di san Domenico, il dito di san Pietro da Verona (un catalogo un po’ macabro per la verità).

Anche qui è arrivata la criminalità e falsi sacerdoti con false attestazioni di vescovi e cardinali hanno ultimamente ordinato numerose reliquie che sono state poi destinate  al mercato illegale. Per confezionare una piccola reliquia le religiose chiedono appena 30 euro, più le spese di spedizione e un’offerta per chi se la può permettere mentre sul mercato illegale queste vengono rivendute anche a 600 o 700 euro: un grande affare. Su Internet sono comparsi reliquiari, oggetto di furto, smontati e riutilizzati per confezionare false reliquie. Perché diciamo tutto questo? Perché, ovviamente, la città di Eboli per molti decenni è stata anch’essa la cassaforte svaligiata, con gran facilità, da ignobili delinquenti. Questo è quello che è stato portato via, nel corso degli anni, dal nostro “scrigno”:

Chiesa di Santa Maria della Pietà:

  • statua di San Berniero in argento (opera del ‘700 rubata nel 1980);
  • quadro dell’Immacolata Concezione (opera del ‘700);
  • teste dei puttini dell’opera scultorea della pietà (autore G. Colombo del 1698, trafugate

nel 1984);

Chiesa di Santa Croce (conosciuta come Sant’Elena):

  • quadro Crocifisso (opera del ‘700 rubata nella metà del 1980);

Chiesa di San Biagio:

  • quadro Madonna della Salute (opera del ‘700);

Chiesa di San Nicola:

  • due acquasantiere del 1751 (rubate nel 1999);
  • quadro di Sant’Anna (opera del ‘600, rubato nel 1999);
  • due capitelli dell’altare della Madonna del Carmine (rubati nel 1999);

Chiesa di Sant’Antonio:

  • quadro della Crocifissione (autore Sarnelli, opera del ‘700);
  • quadro della Divina Pastorella (opera del ‘700);
  • quadro della Madonna tra Santi (opera del ‘700);
  • quadro dell’Immacolata tra Santi (opera del ‘700);
  • quadro di Santa Margherita da Cortona (autore Sarnelli, opera del ‘700);
  • quadro di Santa Maria degli Angeli (autore Paris, opera del ‘700);
  • quadro di Santa Maria dell’Incoronata (opera del ‘700);
  • quadro della Sacra Famiglia (opera del ‘700);
  • quadro di San Pietro e Paolo (opera del ‘700);
  • quadro di Sant’Anna (autore Pasabi, opera del ‘700);
  • quadro della Trinità (autore Sarnelli, opera del ‘700 rubata nel 1991);
  • quadro di San Raffaele (autore Bracco, opera del ‘700);
  • statua di San Raffaele Arcangelo (opera del ‘600);
  • statua di Tobia (gruppo ligneo di San Raffaele, opera del ‘700);
  • transetto dell’altare di San Pasquale (opera del ‘700);
  • acquasantiera del Musso (opera del 1633);

Centro Antico:

  • stemma Francescano di via Sant’Antonio;
  • stemma palazzo Martucci, via Castello;
  • stemma palazzo Zuccai, via don Paolo Vocca;
  • stemma palazzo Romano Cesareo, piazza Gherardo degli Angeli;
  • stemma palazzo Conte, via Gaetano Genovese;
  • stemma palazzo Variale-La Francesca, via G. Genovese;
  • marmi scale palazzo Paladino;
  • capitello, via San Biagio; portale in via Barbacane;
  • stemma riproducente l’insegna della famiglia Della Porta ed il simbolo francescano del XVI secolo
  • portali vari;

Piana del Sele:

  • pavimento I sec. a.C. in località Campolongo (distrutto);

Molto altro ancora è stato trafugato dalle cantine e dalle soffitte delle case signorili; sono state razziate le coperture di palazzi case antiche, svuotate sacrestie, e mandata al macero tonnellate di documentazione di proprietà del Comune custodita all’interno di locali comunali, molta della quale utile per poter ricostruire le vicende politiche e non solo della nostra città.

L’11 gennaio scorso l’ultimo assalto. Dalla chiesa di San Nicola de Schola Graeca, nel cuore del NOSTRO centro antico, degli ignoti imbecilli hanno forzato la porta della sacrestia e qui hanno portato a segno l’ennesimo furto: sono stati rubati due reliquiari lignei con lamina di latta, uno dorato e l’altro argentato. Uno di esso conteneva la reliquia di un osso del dito di San Biagio Martire, vescovo di Sebaste, l’altro la reliquia di San Giovanni Bosco, giunta in Eboli negli anni ’50 per interessamento di don Gino Patron, un ostensorio degli anni ‘50 del XX secolo, sempre comprato da don Gino Patron e la Corona Imperiale che si usava nel mese di maggio che era posta sul capo della statua della madonna della Salute. Tutto questo materiale proveniva dalla chiesa di San Biagio.

La corona era molto mal ridotta e mancante di alcuni pezzi, di poco valore sia economico che storico-artistico, ma molto cara ai devoti. Anche i due reliquiari sono di scarso valore economico (NON SONO D’ARGENTO) e non sono neanche antichi: forse questo i ladri non lo sapevano e sarebbero proprio ingenui gli eventuali acquirenti se pensassero di di acquistare un oggetto del genera pensando ad un affare. Il prezzo che riusciranno ad incassare questi loschi figuri sarà sempre troppo poco rispetto alla mortificazione che dovranno provare nell’aver profanato un luogo sacro per motivi così abietti: se avevano fame Eboli si è sempre dimostrata molto accogliente ed ospitale con i bisognosi e non sarebbero certo morti di fame. Aver profanato quella chiesa, che gli amici Peppe Barra e Vitina Paesano custodiscono con grande amore, è stato un gesto ignobile proprio contro di loro che in questi anni si sono prodigati a favore di tutti coloro che hanno chiesto aiuto: hanno sempre teso un ameno e non hanno mai negato conforto materiale e morale a nessuno. Cibo, abiti usati, alfabetizzazione tutto fatto con lo spirito caritatevole che li ha sempre contraddistinti … e questo è il regalo che gli hanno riservato.

Da quegli oggetti i ladri non potranno ricavare più di 50 euro ma il male che hanno fatto all’intera comunità ebolitana e ai fedeli spero ricada sulle loro coscienze: pesante e senza pietà. La chiesa continuerà a restare aperta perché i ladri non potranno chiudere la porta di Dio solo perché loro hanno un cuore chiuso.

Eboli, 17 gennaio 2016

2 commenti su “Eboli: Rubati due Reliquiari nella Chiesa di S. Nicola”

  1. Leggendo questo articolo ,pieno di gusta rabbia per i furti, mi sono accorto che ci sono molte imprecisioni.
    Secondo il diritto canonico non si possono commerciare reliquie ma lo stesso diritto è valido nella Città del Vaticano e non per la legge italiana.Purtroppo ultimamente sono apparse sul mercato molte reliquie grossolanamente false e questo è molto deprecabile, mentre sempre su internet ci sono professionisti che vendono reliquie accompagnante da ricevuta fiscale e che danno la sicurezza che l’oggetto non sia rubato. Voglio ricordare che gli antiquari piccoli,medi e grandi italiani sono controllati dai Carabinieri per la tutela del Patrimonio.
    Inoltre la maggior parte delle reliquie antiche con piccole teche provengono da cappelle private o conventi dismessi .

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