Cannibalismo bancario e le BCC: Intervista a Marino DG BCC Aquara

Riforma BCC, Salvataggio Banche venete e loro acquisizione da parte di Intesa San Paolo: intervista al Dg BCC Aquara Antonio Marino.

Pennello Grande o un grande pennello? Spesso la quantità va a detrimento della qualitàUn “cannibalismo” bancario che farà scempio di quelle che sono realtà bancarie vicino ai territori.  Marino: “Milioni di italiani da oltre un secolo ripongono fiducia nelle piccole banche locali. Non smetteremo mai di credere e dimostrare che “piccolo è ancora bello in Italia”.

Antonio Marino 3
Antonio Marino 3

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

SALERNO – Chi è che non ricorda la storia del pennello e quella domanda semplice ma inquietante che recitava: Meglio un Pennello Grande o un grande pennello? Ovviamente riportando questa domanda alla riforma delle BCC e non solo, tutti propenderemmo per il “grande” pennello e quindi una “grande” Banca piú che una “Banca”, o meglio una buona Banca.

Intanto, la riforma delle BCC tiene sempre banco e dall’Europa all’Italia passa attraverso lo scontro, all’interno dei nostri confini nazionali, delle due holding capogruppo: l’Iccrea Banca e la trentina Cassa centrale Banca (CcB); entrambe le quali sotto la sorveglianza della Bce, dovrebbero “accogliere” le BCC italiane, una sorta di scelta obbligata alla quale le stesse Bcc sono sottoposte per evitare di non essere ne carne e ne pesce, rispondendo ad uno schema nuovo e complesso, in cui la capogruppo, in forma di Spa, controlla sulla base di un Patto di coesione, le singole Bcc, che a loro volta, su base azionaria, controllano la proprietaria capogruppo. Che casino.

Bankitalia
Bankitalia

Meno complicata ma altrettanto nuova la formula che tocca tutte le altre singole BCC, non aderenti a nessuna Capogruppo, che invece saranno oggetto, nella seconda metà dell’anno, del cosiddetto AQR (Asset quality review) un controllo che eserciterà Bankitalia su di loro. L’obiettivo chiaro ed inequivocabile è: Far nascere due grandi gruppi bancari, con un solidità patrimoniale sufficiente, e qui l’obiettivo meno chiaro ed equivoco, cioè quello di poter intervenire in soccorso delle Bcc in difficoltà, ricordando che nel 2016 una sessantina di Bcc su 317, ha chiuso con i bilanci in rosso e di queste ultime, alcune sono in difficoltà anche sotto il profilo patrimoniale. Va da se che si vuole evidentemente continuare a lasciare mano libera, fino al punto che ci ritroveremo in un immediato futuro ad intervenire nuovamente con la “Croce Rossa Bancaria” come è accaduto con il salvataggio delle due Banche venete, e le altre negli anni precendenti, ivi compreso il Monte Paschi di Siena, per un impiego di 31miliardi di euro, una ragguardevole somma pari a due finanziarie e per rendere meglio l’idea, pari a oltre 600mila euro per italiano includendo anche anziani e bambini.

E quel controllo di Bankitalia sulle BCC “ribbelli” che sembrerebbe “vessatorio“, per convincerle ad aderire alle due Holding, addirittura pone le BCC che resteranno fuori ad essere considerate più appetibili ancora per i risparmiatori, i quali sanno del “Asset quality review” e quindi investiranno sicuri, nel mentre nel futuro prossimo, per contro, assisteremo ad un “cannibalismo” bancario che farà scempio di quelle che una volta erano realtà bancarie vicino ai territori.

ICCREA
ICCREA

Immaginando lo scenario prossimo futuro con i grandi pupari dei gruppi bancari premineti che dettano le leggi e i due grandi contenitori “obbligati” che vengono fuori dalla riforma delle BCC che diventano terreno di scontro della finanza pericolosa, si comprende come potrebbe sembrare impari la lotta di una BCC “indipendente”, in mezzo a quei giganti. Sembrerebbe una battaglia già persa in partenza se non si tiene conto di tantissime altre esperienze che invece ci dicono il contrario e ci dicono altresì, che spesso la “quantità” va a detrimento della “quanlità“. Ci dicono anche di quella bella storia di Davide e Golia, la storia semplice che vede il giovane e inerme Davide prevalere sul Gigante Golia forte e imbattibile fino ad allora, consegnandoci la morale che non deve mai abbandonare noi esseri umani, cioè quella che “il bene trionfa sempre sul male“.

Ed è proprio su queste questioni: Il salvataggio di Stato e l’acquisizione delle due Banche venete; La manovra della limitazione dell’autonomia delle Banche di Credito Cooperativo; i controlli da una parte per le Banche “ribelli“, e il “cappello protettivo” delle due Holding contenitrici delle BCC; lo smembramento delle Banche così dette di “prossimità“, del territorio, che specie nel Mezzogiorno costituiscono quella sottile catena di assistenza a famiglie, soci, Imprese e semplici clienti; sono i percorsi che il Direttore Generale della BCC di Aquara Antonio Marino affronta nell’intervista che segue, con la quale esprime i suoi giudizi, in parte positivi, e in parte preoccupato di quello che si prefigura con l’avvio della riforma, ricordando come in questa storia ad essere danneggiate sono sempre le Banche con i conti a posto, trasmettendo il messaggio che invece premia la cattiva gestione e la gagliofferia, quella che distrugge le nostre risorse e trasmette il messaggio pericoloso che a prevalere sono sempre i ladri, gli imbroglioni, i prepotenti e i disonesti.

Cassa Centrale Banca
Cassa Centrale Banca

D – Dottor Marino, come giudica l’acquisizione delle due banche venete da parte di Intesa S. Paolo?

R – L’obiettivo, non dichiarato ma sempre più evidente, è quello di mettere tutto nelle mani di pochi. Lo Stato ha varato una decisione che cede per un euro la good banka Intesa (complimenti) e si tiene per se la bad bank cioè 10 miliardi di crediti deteriorati. Qualcuno ha scritto in questi giorni che questa è stata la peggiore gestione di una crisi bancaria nel dopoguerra.

D – Secondo lei quale é il giudizio degli italiani.

R – Nell’opinione pubblica si fa strada sempre più il convincimento che tutto sia finalizzato a creare in Italia un oligopolio bancario che metta in mani a poche persone tutto l’apparato bancario della Nazione. Con questa vicenda delle banche venete la soluzione dell’oligopolio ha fatto decisamente un altro passo avanti. Alla fine 4/5 banche controlleranno l’intero sistema bancario azzerando sostanzialmente la concorrenza.

D – Come si pongono le BCC rispetto a questo scenario?

R – Intanto bisogna subito dire che le BCC non hanno mai preso soldi dallo Stato e quindi non hanno mai usato un euro dei contribuenti. Hanno sempre risolto, quando necessario, situazioni di criticità al loro interno, con risorse proprie, con soldi cioè delle sole BCC.

D – E l’autonomia finanziare che le rende poco assoggettabili?

R – Le Banche di Credito Cooperativo adesso sono dentro un percorso di riforma che vede la loro adesione spontanea ad uno dei due gruppi cooperativi che si sono costituiti. Alla fine probabilmente la riforma servirà, se ben gestita ed applicata, a fare in modo che ogni BCC sia meglio gestita e si abbiano delle economie di scala che serviranno a migliorare i rispettivi bilanci, sempre più a corto di ricavi.

D – In che modo? 

R – Il problema grosso è come far capire all’attuale dirigenza politica nazionale che le banche cosidette “less significant  (quelle piccole e piccolissime, per intenderci) svolgono un ruolo fondamentale nel rispondere alle esigenze dell’economia reale italiana con la forte prossimità al mercato, soprattutto a quello rappresentato dalle famiglie e dalle piccole e piccolissime imprese che sono sempre più  a rischio possibilità di accesso al credito.

D – Con la riforma non c’é il pericolo di omologazione per le Bcc al grande sistema bancario?

R – Le BCC sono, per loro storia e per loro natura, antitetiche al monopolio e all’oligopolio bancario.

D – Se l’economia nazionale disegna una forte connotazione delle BCC e una forte presenza sui territori al contrario questo tentativo sembra essere appunto limitativo 

R – Limitare, insomma,  l’attività delle BCC e creare un gruppo di poche e grosse banche, che controllano l’intero sistema creditizio, sarebbe un vero e proprio suicidio per l’economia nazionale, soprattutto per l’economia delle zone più svantaggiate (Mezzogiorno). Il nostro compito è illustrare alla classe politica la necessità di riacquistare autorevolezza e non delegare più questi temi a banchieri d’affari o a banchieri centrali o, peggio ancora, alla burocrazia di Bruxelles.

D – Come si pone la BCC di Aquara in tutto ciò?

R – Noi siamo da 40 anni impegnati a gestire la nostra piccola banca con criteri di sana e prudente gestione. Siamo tutti convinti che questa – sempre e comunque – sia la priorità. Secondo la dottrina europea noi saremmo una banca “less significant” ma loro guardano solo l’entità dei numeri e se uno non è grosso non è significativo. Questa ricetta economica ci sta portando ad un divario sempre più evidente tra ricchi e poveri. Questa ricetta economica ci sta portando su un piano inclinato che continua a non promettere niente di buono.

D – Una ricetta da “cannibalismo” bancario ma che non garantisce affatto che con la “grandezza” dei numeri i servizi siano migliori, più sicuri e più rispondenti alla natura stessa delle BCC.

R – Noi siamo convinti che la banca locale è significativa, indipendentemente dalla dimensione, se è ben gestita e se è utile alla comunità dove è insediata. Noi pensiamo di essere utili alle nostre comunità e organici al loro sviluppo non perchè lo diciamo noi ma semplicemente perché ce lo riconoscono ogni giorno i nostri soci e clienti e perché ogni anno riusciamo a chiudere un buon bilancio.

D – Evidentemente non basta per l’Europa e nemmeno per i nostri ubbidienti rappresentanti a Bruxelles.

R – Non è certo compito dell’Europa o dell’Italia interrompere il percorso di milioni di italiani che da oltre un secolo ripongono fiducia nelle piccole banche locali e cooperative.

D – Comunque l’Europa definisce le politiche e evidente per i grandi gruppi bancari, è più difficile operare con i numeri laddove si deve confrontare con una variegata e diffusa concorrenza radicata sui territori e più a contatto con quel risparmio semplice delle umilissime famiglie.

R – Al contrario esse operano sul mercato per contrastare l’invasione di banche che saranno pure più significative, per dimensioni numeriche,  non certo per dimensione umana e socio-economica. Noi non smetteremo mai di credere e dimostrare che “piccolo è ancora bello in Italia”.

Salerno, 16 luglio 2017

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