Vito Mercurio: Cultura rappresentativa come bene primario

EBOLI ha bisogno di promuovere se stessa e i propri talenti, attraverso una forma di “cultura rappresentativa”.

I nostri giovani, con la loro professionalità, con le loro genialità sono portatori di energia risolutiva.

EBOLI – Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento del maestro Vito Mercurio, il quale si pone il problema della cultura delle sue varie forme ed espressioni e delle difficoltà che si incontrano a favorire qualsivoglia iniziativa di tipo culturale e artistica. Il maestro Mercurio lo fa pensando di poter dare un contributo serio, appassionato e disinteressato, in un momento particolare, di massima maturità artistica, della sua vita e fa bene.

Vito Mercurio è veramente un talento ed ora ha raggiunto il massimo della sua maturità , un livello così alto di professionalità al punto tale che la sua bravura si fonde in uno, con la passione, che in lui è sempre viva, per ogni forma artistica e specie per la musica raffinata ed impegnata, ma che nonostante tutto riesce a rappresentarla in maniera semplice e comprensibile a tutti. Vito Mercurio è bravo ed è riuscito, per sua fortuna, in un’impresa che pochi riescono, quella di coinvolgere la sua splendida famiglia, “Famiglia d’Arte“, nella sua vita d’artista densa di successi ed emozioni.

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“La cultura rappresentativa come bene primario per Eboli

riflessioni di Vito Mercurio

Vito Mercurio

“Sento il bisogno di intervenire su una questione che mi sta particolarmente cuore, il rilancio culturale produttivo della mia città. Lo faccio in una stagione della vita che mi vede aver maturato una forte esperienza professionale, a fronte di un desiderio diffuso che sento animarsi nei cuori e nelle menti dei miei concittadini.

Eboli ha bisogno di promuovere se stessa e i propri talenti, attraverso quella che io definisco “cultura rappresentativa”, da esportare senza remore e con le capacità di cui disponiamo, oltre i confini geografici. Eboli è una città ricca di storia e di tradizione che non può più permettersi di porre un limite alla propria crescita sociale.

L’humus della nostra appartenenza affonda le sua radici in una storia millenaria che può essere rivalutata solo facendo leva sul confronto, sull’offerta professionale, sull’esperienza, sul recupero e l’utilizzo delle intelligenze nostrane, costrette anche nel settore intellettuale a farsi largo su strade che non sono quelle native.

Quante giovani menti del territorio, con la loro professionalità, con le loro genialità sono portatori di energia risolutiva in realtà che non sono la nostra?

E’ a loro che penso, ed è su di loro che è necessario puntare per realizzare concretamente quel concetto di cultura rappresentativa, intesa come fonte di dignità e benessere. Ma anche di economia, di lavoro, di sviluppo. Abbiamo tutti bisogno di fare una riflessione, insieme. Una riflessione che, probabilmente, ciascun ebolitano che abbia a cuore le sorti della città, ha già fatto nel proprio intimo.

Noi tutti aspiriamo ad una qualità della vita migliore. Ma vivere bene significa anche condividere passioni e sensibilità. Significa credere nel rispetto delle proprie e delle altrui possibilità. Significa, in sintesi, essere messi nelle condizioni di poter vivere dei valori autentici, in nome dei quali portiamo avanti la nostra esistenza.

Sento di farmi portavoce di un principio condiviso da tanti. Non si può più limitarsi a dire “Nemo est profeta in patria”: è un alibi alla mercè di chi non vuole cambiare e ne rappresenta la più grande forza. Finisce col diventare l’ennesima occasione per piangersi addosso, sic et simpliciter, senza realmente darsi da fare per cambiare uno stato di cose che non ci appartiene.

Io sono un artista e rifuggo al pregiudizio in base al quale gli artisti sono considerati persone poco pratiche. E’ l’esatto contrario: l’artista elabora idee, ne fa un prodotto. Si può vivere d’arte, se se ne ha la forza e la testardaggine, facendo sintesi del pensare e traducendolo in fare. A poco servono le esperienze fatte in maniera privata, sebbene pregevoli, se non sono sostenute dalle istituzioni.

Per questo dobbiamo tutti, ciascuno con il proprio bagaglio di vita, prenderci un impegno, che è anzitutto una responsabilità nei confronti della nostra terra. E’ l’impegno a fare, meglio e di più. A fare con cognizione di causa, liberandoci dall’approssimazione, considerata da alcuni la strada più comoda da perseguire. Io questo impegno voglio sottoscriverlo, mettendo a disposizione della mia città, che ha sempre rappresentato il cardine ispiratore del mio linguaggio artistico, la mia esperienza creativa.

Eboli ha risorse, strutture, mezzi umani e professionali da mettere a frutto, per crescere. Chiedo agli ebolitani di fare altrettanto, nell’interesse dell’intera comunità. Così come chiedo a chi si appresta a governarla, di immaginare una città che faccia della cultura un bene primario”.

Vito Mercurio

8 commenti su “Vito Mercurio: Cultura rappresentativa come bene primario”

  1. Ben detto Angelo! spero che ce la si può fare con tanta buona volontà e un pò d’investiemento, ma sarebbe una bella cosa. Bisogna vedere se il Maestro Mercurio ci crede.

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  2. Angelo, anche queto è il mio sogno. La nostra città ha un patrimonio grande, ma musica e la tradizione. e c’è anche chi potrebbe fare in modo che il nostro sogni si realizzi, con la sua esperienza. Ci penso da anni. Mi immagino un Palasele gremito, con eventi a tema. Tutti a ballare a ritmo di castagnette. è bello vedere che c’è ci si mette a disposizione per Eboli. Ma spero che chi ci amministra capisca che fae tesoro dei talenti del territorio è la più grande delle richchezze.
    Bravo Mercurio!

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  3. l’arte meglio della politica , ma quando l’arte significa guadagno diventa peggio della politica distrugge l’arte e degenera. l’autore non serve due padroni.

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  4. @maia: il tuo discorso non mi sento di conviderlo. Ma apre la mente ad una riflessione. E per questo ti pongo- mi pongo- una serie di interrogativi : e se ci fosse chi di arte vuole vivere? Se ci fosse chi vuol vafre l’artista di professione e farlo con dignità? In questa città dove, spesso, gli eventi artistici sono in mano a gente che nella vita- e per carità non è un reato- fa altro fuorchè l’artista, non si potrebbeprovare dare spazio anche a chi, invece, dell’arte fatta con onestà ha fatto un mestiere? Io credo che sia ora che chi ci amministra capisca che “fare arte” ha delle regole. Regole di rispetto della professionalità, soprattutto. Come del resto in ogni campo. Mi colpisce una cosa che scrve Mercurio “Nemo est popheta in patria”. E mi piace anche la sua analisi, quando dice:”è un alibi alla mercè di chi non vuole cambiare e ne rappresenta la più grande forza. Finisce col diventare l’ennesima occasione per piangersi addosso, sic et simpliciter, senza realmente darsi da fare per cambiare uno stato di cose che non ci appartiene”. Io non faccio l’artista, ma amo l’arte e la musica in particolare e ammiro chi ha scelto, magari rischiando, di fare musica per mestiere. E credo sia doveroso dargli il ruolo e lo spazio che merita. Credo che, in questo modo, sarebbe il territrio guadagnarne. In ogni senso.

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  5. Mercurio è comunque un grande, porta con sè Eboli nel mondo, facendo conoscere, insieme alla sua capacità creativa anche il lato migliore della nostra città, che non è solo cattiva amministrazione e piangersi addosso. Le sue idee sono belle seguiamolo.

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