Dal Coronavirus pensare a un nuovo modello organizzativo della Sanità

La pandemia obbliga a rivedere ad un nuovo modello organizzativo dei servizi e dell’assistenza sanitaria pubblica. 

Il Dott. Mario Polichetti responsabile nazionale Udc apre il dibattito per sollecitare  una discussione per pensare ad un nuovo e migliore modello organizzativo della Sanità pubblica, alla luce delle carenze riscontrate nella lotta al Covid-19.

Ospedale Ruggi Salerno

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

SALERNO – «La pandemia da COVID-19 –  – Dichiara con la consapevolezza di voler aprire un dibattito affinché si pensi a creare un nuovo e migliore modello organizzativo della Sanità pubblica, Mario Polichetti responsabile gravidanza a rischio presso l’azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno, responsabile provinciale Sanità ed Enti Locali FIALS, e responsabile nazionale Sanità ed Affari Sociali UDC –  – ha avuto un grosso impatto sui sistemi sanitari dei Paesi coinvolti mettendo a nudo alcune criticità che a nostro parere andrebbero corrette con l’obiettivo di ottimizzare l’uso delle risorse economiche ed umane impegnate, alla costante ricerca di risultati sempre più soddisfacenti e standards di assistenza più elevati.

Mario Polichetti

Bisogna ripensare alla assistenza sanitaria del futuro – prosegue il Dott. Mario Polichettiperché scenari analoghi potranno riproporsi ripetutamente anche quale prezzo che l’umanità dovrà corrispondere a fronte di un processo di globalizzazione che certamente non potrà arrestarsi; sarebbe anacronistico pensare il contrario, purtroppo.

Nell’assistenza sanitaria del prossimo futuro dovrà, a nostro parere, avere un ruolo centrale la nostra abitazione che per quanto possibile, – aggiunge  Polichetti – dovrà essere dotata della tecnologia adeguata unitamente alle infrastrutture edilizie, connessa via internet per la telemedicina alle centrali operative ed ai servizi come i laboratori di analisi e la diagnostica per immagini, il tutto per consentire di effettuare una ottimale assistenza di base integrata e riservare il trasferimento in ospedali più tecnologici e “smart” solo di pazienti acuti che richiedono il trattamento urgente, sia esso chirurgico e/o medico intensivo.

Bisognerà lavorare ad un progetto comune, insieme ad ingegneri, architetti, bioingegneri, informatici, esperti di telemedicina, medici, personale paramedico e quanti altri vorranno con le loro competenze contribuire alla creazione di un nuovo modello organizzativo e gestionale che faccia ritornare il paziente ed il medico al centro della scena redistribuendo in maniera più ottimale le risorse con il fine ultimo – conclude Mario Polichettidi favorire cure sempre più ottimali, decongestionare i pronto soccorsi e creare unità operative in ospedali per “acuti” reali cui vengano in tempi brevi erogate le prestazioni necessarie».

Salerno, 12 aprile 2020

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