“Equità Territoriale” di Eboli ricorda le vittime dell’Unità d’Italia

Il Circolo ebolitano del Movimento 24 Agosto-Equità Territoriali, il giorno 13 febbraio, ricorda le vittime dell’Unità d’Italia.

La notte del 13 febbraio del 1861 finì l’assedio di Gaeta e finì anche la storia delle Due Sicilie e di un Sud che era stato autonomo per secoli e che era stato uno degli stati più avanzati d’Europa.

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

La consapevolezza del passato ci aprirà gli occhi e ci permetterà di guardare al futuro.Nicola Zitara

EBOLI – La notte del 13 febbraio del 1861 finì l’assedio di Gaeta e finì anche la storia delle Due Sicilie e di un Sud che era stato autonomo per secoli e che era stato uno degli stati più avanzati d’Europa. Iniziarono così massacri, emigrazione e questione meridionale prima sconosciute, ancora irrisolte e sempre più drammatiche. Fino a quando non ci sarà una diffusa consapevolezza di queste verità il Sud non troverà mai la strada del suo riscatto in una Italia realmente unita.

Senza voler tornare indietro nel tempo, è stata scelta simbolicamente la data del 13 febbraio per ricordare le migliaia di vittime meridionali (fucilati, uccisi negli scontri o nella devastazione dei loro paesi, arrestati, deportati o costretti a partire). Con loro Il 13 febbraio ricordiamo anche quei giovani del Sud che da oltre 150 anni, senza alcuna discontinuità, hanno la metà dei diritti, del lavoro, dei servizi, delle strutture e delle speranze di quelli del resto dell’Italia e dell’Europa. Il 13 febbraio ricordiamo quelle centinaia di migliaia di giovani partiti in questi anni, desertificando per sempre il Sud nel silenzio complice e colpevole di politici e intellettuali (anche meridionali) poco disposti a combattere le discriminazioni politiche e culturali che il Sud subisce da oltre un secolo e mezzo. Il 13 febbraio ricordiamo anche ciò che sta avvenendo con la richiesta dell’autonomia regionale differenziata, la “secessione dei ricchi” delle regioni del Nord a danno di un Sud sempre più dimenticato e offeso anche se sempre più consapevole. 

Te lo insegnano a scuola, all’università ancora oggi: Italiani, borbonici e briganti: “loro” quelli giusti, e “noi”, quelli sbagliati. Un’educazione alla minorità, all’esclusione, inculcare il senso di colpa dei vinti, cui si concede di esistere come “italiani” solo se si rendono accetti a chi li ha sottomessi o, come si dice in modo più tecnico, ma più corretto: il vinto  privato della sua storia e della memoria può continuare a esistere solo se si “inscrive nella storia del vincitore” e in quella si annulla, se da “borbonico” e “brigante”  rinnega se stesso può essere “accettato” quale “italiano”.  Come tale devi rinnegare tutto quello che appartiene alla tua identità (ti danno pure una cattedra all’università, però) e sentirti migliorato se somigli sempre meno a quello che sei e sempre più a quello che hanno deciso tu sia.

Eboli, 12 febbraio 2021

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