Mostra sul Caravaggio- 3° incontro:Luci ed om bre di un artista errante

Il dardo colpisce, penetra con violenza, la mano non lo ferma. E il colore si disgrega,diventa grumo doloroso di ombre e luci che avvolgono i personaggi, estremo testamento della luce caravaggesca.

Pecci: “Forse. Il senso del dipinto è nel fato che è ineluttabile: quello che è scritto nel destino succederà inevitabilmente”. Currò:Il Martirio di S. Orsola si discosta dai tratti dolci e dalla ideale bellezza di molte altre opere del Maestro”.

Gerardo Pecci Mostra Caravaggio Eboli

EBOLI – Continua il successo della Mostra sul Caravaggio allestita sul Nuovo Elaion e curata da Mariano Pastore. Il secondo incontro è stato interessantissimo, la relazione, “Caravaggio. Ritorno a Eboli”, dopo una breve introduzione di Carmelo Currò è stata tenuta dal Professor Gerardo Pecci.

La mostra sta registrando un successo di pubblico e un interesse non indifferente verso il Caravaggio, verso  le sue opere che hanno attraversano tutta l’Italia, verso la sua vita, il suo personaggio, il contesto di quel particolare periodo storico e verso le sue tecniche pittoriche che hanno affascinato ed affascinano generazioni intere.

davide e Golia Caravaggio particolare

Le motivazioni del successo oltre ai 68 dipinti in copia esposti nella sala delle Conferenze del Nuovo Elaion, sta anche nelle esposizioni dei relatori e così nella sua introduzione, Carmelo Currò, prima di cedere la parola al Prof. Gerardo Pecci,  si è soffermato sui pericoli delle attribuzioni affrettate e contestate. Infatti, il dipinto ebolitano attribuito a Caravaggio, rimane a suo avviso ancora solo attribuito. – “E’ indubbio come esistano documenti che parlano dell’opera commissionata all’Artista dalla famiglia Doria. Ma di quale dipinto, in realtà, si parla? Di quello che è stato conservato ad Eboli o di un altro cui fanno riferimento le carte, e che è andato disperso? Mentre è indubbio, infatti, che esistono le carte volenterosamente ritrovate, l’attribuzione degli storici dell’arte è ancora dubbia, dal momento che riguardo al pittore del “Martirio di S.Orsola” si è parlato di un caravaggesco o addirittura di Mattia Preti.

Come non ricordare altre attribuzioni “certe” di qualche storico che già si è pronunciato per Caravaggio, e che poi invece sono state decisamente contestate dalla più recente critica? Del resto è evidente che questo “ultimo Caravaggio” si discosta in modo non irrilevante dai tratti dolci e dalla ideale bellezza di molte altre opere del Maestro, e che l’indagine stilistica lascia ancora aperto il campo a più approfondite valutazioni. A questo punto, l’amor di patria deve lasciare la nostra indagine completamente sgombra da pregiudizi e valutazioni affrettate. E limitarsi a non abbandonare i confini delle attribuzioni per quanto riguarda l’opera d’arte in questione”.

incredulita-di-san-tommaso Caravaggio

Tutti questi dubbi rendono il personaggio e l’opera ancora più interessante ed il secondo incontro, nell’ambito della Mostra sul Caravaggio, dal tema “Caravaggio. Ritorno ad Eboli”, il cui relatore è stato il Professor Gerardo Pecci, vuole fare ancora più luce sulla vita e sulle opere del caravaggio.

Il Professor Pecci è uno storico, un critico d’ arte e studioso di scultura rinascimentale. Tra gli altri, parlando di “Ritorno ad Eboli“, è studioso anche di Giacomo Colombo, scultore che ha lasciato il proprio capolavoro nella Chiesa di Santa Maria della Pietà in Eboli (PIETA’, gruppo ligneo, 1696-1698).

Pecci ha relazionato sull’ultima opera di Caravaggio, IL MARTIRIO DI SANT’ORSOLA, ospitata per qualche decennio nella ex Villa Doria D’Angri in località Buccoli, meglio nota con il nome di Fontana del Fico. In apertura della relazione il prof. Pecci ha precisato che –  “l’opera non è più di incerta attribuzione, ma con certezza assoluta è il capolavoro estremo del grande Maestro lombardo, realizzata a Napoli tra i mesi di aprile e maggio 1610”. – Come sostiene il Relatore – , l’opera è documentata da importanti documenti d’archivio trovati dal prof. Vincenzo Pacelli nel 1980 e pubblicati insieme al prof. Ferdinando Bologna, il decano degli storici dell’arte italiani e tra i più importanti del nostro tempo. Ed è stato proprio il prof. Bologna, nel lontano 1955, a recarsi a Eboli per visionare l’opera nella suddetta Villa (acquistata alla fine della seconda Guerra Mondiale dagli eredi dei Doria D’Angri dalla baronessa Felicita Romano Avezzano, e a sollevare le prime ipotesi attributive in merito, ascrivendo timidamente l’opera proprio al Caravaggio, ipotesi subitaneamente bocciata da Roberto Longhi.

Successivamente fu esposta, nel 1963, a Napoli, in una mostra dedicata a Caravaggio e i caravaggeschi, ma con incerta attribuzione a Mattia Preti. Il dipinto nel 1973,  fu poi venduto per pochi milioni di lire alla Banca Commerciale Italiana dalla baronessa Felicita Romano Avezzano. Il Professor Pecci tiene a sottolineare – “Testimone vivente della presenza dell’opera del Caravaggio a Eboli è Mariano Pastore, colui a cui è dovuta la presente iniziativa culturale in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte del Merisi, avvenuta il 18 luglio 1610. L’opera fu realizzata da Caravaggio a Napoli e vi sono i documenti dell’invio a Marcantonio Doria a Genova, – come si evince dalla lettera di nolo della feluca che trasportò il dipinto:

“ Ha caricato col nome di Dio e di ben salvamento in questo presente porto di Napoli / il S.or Lanfranco Massa s.a la feluca nom.ta S.ta Maria di Porto Salvo/ Patronegiata per Patrone Alessandro Caramano una scatola con dentro un quadro per Martirio di S.ta Orsola, fatto per mano di/ Michel’Angelo Caravaggio benissimo condizionato, per doverlo / al suo arrivo in Genoa consegnare in l’istesso modo al S.or Marcantonio/Doria il quale per suo nolito pagherà libre doe, è, mezza di quella/moneta, che Dio la porte salva. […] 1610 a 27 maggio in Napoli”

cattura-di-cristo- Caravaggio

L’opera, tra alterne vicende, è stata sempre di proprietà della famiglia Doria D’Angri fino alla sua vendita alla baronessa Felicita Romano Avezzano e alla successiva vendita (1973) alla Banca Commerciale di Napoli, ora Banca Intesa, che ne è l’attuale proprietaria. Il relatore non ha mancato di offrire una stimolante lettura dell’episodio, quasi fosse un tragico fotogramma, del momento supremo in cui il petto di Sant’Orsola veniva trafitto dalla freccia scagliata con ira dal re degli Unni, respinto dalla richiesta di averla  in sposa.

Pecci ha poi sottolineato la presenza nel dipinto dell’autoritratto di Caravaggio, come se fosse un testimone vivo e presente, annullando la cronologia storica, attualizzando nel proprio presente il momento tragico. “Una partecipazione diretta e tragica, come quella in cui si ritrae nella testa mozzata del Golia o nella Cattura di Cristo. Un presagio della sua imminente morte? Forse. Il senso del dipinto è nel fato che è ineluttabile: quello che è scritto nel destino succederà inevitabilmente… La mano che appare al centro dell’opera non fa in tempo a deviare il dardo che inesorabilmente colpisce e penetra con violenza. E anche il colore si disgrega, diventa grumo doloroso di ombre e luci che avvolgono i personaggi, estremo testamento della luce caravaggesca“.

L’introduzione di Currò e la Relazione di Gerardo Pecci, sia pure discordanti solo nella parte dell’attribuzione, hanno reso ancora più interessante la serata e più vivo l’interesse dei partecipanti che poi dopo i saluti del Vice Sindaco Antonio Conte, del curatore della Mostra Mariano Pastore, e del Presidente del Nuovo Elaion Cosimo De Vita, promotore dell’iniziativa, i presenti si sono intrattenuti convivialmente, formulando altre domande, alle quali Pecci e Currò hanno risposto.

Il successo rende ancora più interessante il prosieguo degli incontri previsti e programmati per il prossimo 10 luglio 2010.

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Fotogallery

Pecci_De Vita Mostra Caravaggio Eboli
Mostra Caravaggio Eboli Sala Congressi Elaion
Mostra Caravaggio Currò A, Conte Pecci Pasto
Mostra Caravaggio I relatori
Mostra Caravaggio Intervento Currò
Mostra del caravaggio Currò Conte A. Pecci

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caravaggio

PROGRAMMA

Mostra, “Caravaggio ritorno a Eboli”

Sabato, 10 luglio 2010  –  ore  19.30.
Salone  Conferenze Centro Nuovo Elaion

Saluti: Cosimo De Vita
Presidente Elaion

Relatore: Carmine Zarra

Luci e ombre di un artista errante.

Introduzione: prof. Carmelo Currò.

Il curatore: Mariano Pastore.

7 commenti su “Mostra sul Caravaggio- 3° incontro:Luci ed om bre di un artista errante”

  1. Spero proprio ci sia un ritorno per la Città e per l’arte. L’iniziativa è meritevole, ma correggibile, nel senso che l’anno prossimo si potrebbe organizzare diversamente, ma sono convinto che il sig Pastore lo farà indipendentemente da quello che potrei dire io.

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  2. Magari potessimo avere qui a Eboli, in esposizione temporanea, l’estrema opera del Caravaggio (la SANT’ORSOLA CONFITTA DAL TIRANNO) che è di proprietà della banca intesa di Napoli, a Eboli vi è il Museo Archeologico Nazionale e quindi un luogo deputato alla conservaxione dei beni culturali. Sarebbe una doppia occasione, imperdibile: mostrare alla gente il vero capolavoro di Caravaggio e dare impulso alla conoscenza dei Beni Archeologici che il Museo stesso conserva.

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  3. Non volevo intervenire ma devo farlo mio malgrado, in difesa della storia. Currò ha sentenziato :“E’ indubbio come esistano documenti che parlano dell’opera commissionata all’Artista dalla famiglia Doria. Ma di quale dipinto, in realtà, si parla? Di quello che è stato conservato ad Eboli o di un altro cui fanno riferimento le carte, e che è andato disperso? Mentre è indubbio, infatti, che esistono le carte volenterosamente ritrovate, l’attribuzione degli storici dell’arte è ancora dubbia, dal momento che riguardo al pittore del “Martirio di S.Orsola” si è parlato di un caravaggesco o addirittura di Mattia Preti. ” Purtroppo Currò non è uno storico dell’arte, non è addetto ai lavori, non conosce la metodologia della ricerca storico-artistica, non è al corrente delle ultime ricerche su Caravaggio e non è uno storico di Caravaggio. E’ comprensibile la sua strana presa di posizione in merito perchè ignorante in materia, ma non è corrispondente alla realtà dei fatti, non è corrispondente alla realtà storica, e semplicemente perché non conosce i fatti e la loro realtà storica, documentata, documentabile. Parla di mattia Preti. Certo, questa era l’attribuzione del “Martirio di Sant’Orsola” al momento in cui ci fu una mostra a Napoli sui caravaggeschi all’inizio degli anni ’60 e l’opera in questione fu attribuita al Preti, ma francamente parlare di altre misteriose opere di Caravaggio è fuorviante e depistante. La verità storica è stata accertata una volta per tutte da Ferdinando Bologna e da Vincenzo Pacelli e ho chiarito, con documenti alla mano che non si tratta di una mera attribuzione, ma del dipinto originale del Caravaggio. A parte il fatto che nella Villa Doria D’Angri a Eboli vi erano altre opere, ma non sono del Caravaggio. Sulla rivista “Prospettiva” sia Pacelli che Bologna hanno fatto chiarezza e la Gregori ha confermato tutto. Quindi, per favore, non diciamo cose che non si mantengono né in cielo né in terra e diamo il giusto riconoscimento a storici dell’arte che da una vita hanno studiato e studiano l’opera del Caravaggio. i dilettanti e gli ignoranti in materia si documentinmo prima di parlare, prima di sentenziare in merito. Nella mia conferenza ho ampiamente dimostrato, e dico DIMOSTRATO, la verità dei fatti che certamente non non possono coincidere con le opinioni di qualcuno che di storia dell’arte non ne capisce e che ignora la vicenda di questo dipinto. La storia dell’arte è una cosa, le opinioni personali un’altra: lasciano il tempo che trovano. NON ESISTE ALCUN ALTRO DIPINTO DI ANALOGO SOGGETTO ATTRIBUITO O ATTRIBUIBILE AL CARAVAGGIO, E POI DISPERSO, SE NON QUELLO CHE ERA CONSERVATO A EBOLI. Per favore, siamo seri, non diciamo pubblicamente cose che non si mantengono in piedi per alcuna ragione. Io sono a disposizione di chiunque voglia avere informazioni sull’ultimo dipinto di Caravaggio e lo faccio con documenti alla mano, inequivocabili, INCONFUTABILI, sorretti da studi di grandi specialisti dell’arte caravaggesca, non certo legati a sottili disquisizioni fantasiose che finiscono per trovare il tempo che trovano e prive di ogni fondamento. Per favore: si faccia a meno di esprimere giudizi inopportuni e fuorvianti se non si conoscono i fatti della storia e della storiografia e della letteratura critica su Caravaggio. Servono i documenti non le opinioni. E io i documenti li posseggo. Ferdinando Bologna e Vincenzo Pacelli e Mina Gregori e Maurizio Marini sono ancora in vita, lo si chieda anche a loro. Ma non si distorca la verità storica perché costituisce un’offesa gravissima alla verità e alla serietà della cultura storico-artistica.

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  4. Mi sà che ha proprio ragione Pecci. Voler negare l’evidenza è sintomo di ignoranza, persistere nella negazione è sintomo di arroganza. Sappiamo tutti che l’opera che era presente qui a Eboli è un’opera autentica, autografa, di Caravaggio. Gli studi e i restauri hanno potuto accertare senza alcun dubbio la paternità caravaggesca. Certa gente non dovrebbe aprire bocca perché ignorante, costoro rischiano di fare solo dei danni e di confondere la menzogna con la verità.

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  5. Ma chi ha chiamato Currò come relatore se ignora la vicenda di Caravaggio e se non è uno storico dell’arte? Il dilettantismo non serve, fa solo danni o fa sorridere, o fa pena…Ebolitani svegliatevi! Quando scegliete i relatori per i convegni fate in modo che siano persone competenti e con conoscenze profonde di ciò che affermano.

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  6. Pochi giorni fa ho pubblicato sul mio profilo Facebook una nota critica sul contenuto dell’opuscolo “I particolari nelle opere di Caravaggio” ( presentato contemporaneamente alla mia conferenza ad Eboli) sul fervore con il quale un certo “autorevole critico” ne aveva esaltato il merito e la qualità ed esprimevo il mio stupore sulle affermazioni che costui aveva osato fare sull’arte di Caravaggio.
    Ebbene durante uno dei miei soliti viaggi web nel mondo di Caravaggio mi imbatto nell’articolo sopra del Critico Pecci (davvero uno spasso!!!)su un’altro evento di Eboli su Caravaggio, sempre curato dalla medesima persona, pardon “studioso”, e sempre presentato da questo accreditato “critico” del quale ora credo di poter rivelare il nome, visto che la mia opinione sulle sue conoscenze a quanto pare è condivisa da critici di maggior livello. Parlo di Carmelo Currò, il quale non si capisce da cosa e come tragga le sue “stupende” affermazioni…
    Riporto di seguito solo alcuni passaggi del mio post dal quale penso si capisca quanto condivido le parole e i principi espressi dal Prof. Pecci e i pensieri di coloro che hanno commentato il fatto:
    “…Credo di non sbagliare nell’affermare che un appassionato di Caravaggio, se ha l’ambizione di pubblicare e diffondere alcune sue teorie, abbia di certo il diritto di farlo ma abbia anche il dovere di “rispettare” alcune regole. Per esempio non si possono affossare gli studi svolti fino ad oggi da autorevoli storici che hanno portato a quelle che, anche se poche, sono assolute certezze, come non si possono “deformare” la realtà e la storia, diffondere dati assolutamente privi di fondamento, “cancellare” o offuscare le caratteristiche essenziali che hanno reso questo grande Maestro unico e irripetibile nella storia dell’Arte.
    Non è accettabile leggere o sentir dire che “il Buio” di Caravaggio, i fondi scuri nei quali il Maestro ha ritratto le sue scene, così ricco di significati e messaggi, lo stile di Caravaggio dell’epoca matura al quale, come ogni Artista, giunge durante il suo percorso volto alla ricerca della verità, è semplicemente dovuto al fatto che all’epoca andava via la luce spesso e il Maestro era costretto a dipingere al Buio o a lume di candela!
    Come non è accettabile che una pubblicazione che ha la bramosia di inserirsi tra i numerosi saggi con la S maiuscola e che probabilmente arriverà nelle mani di tutti e sotto gli occhi di tutti, sia una “collezione” di opinioni “molto opinabili” di basso livello o peggio ancora che riporti teorie appartenenti ad altri studiosi “trascritte”, per usare un termine educato, con furbizia in modo da poterle firmare e renderle proprie.
    E infine è inaccettabile che un opuscolo saggio sia scritto con una serie indicibile di errori grammaticali e una composizione lessicale troppo spesso scorretta, nonostante si tratti di pochi commenti fatti di poche righe sotto ogni fotografia. E qui mi domando come “un certo critico e studioso” che ha con tanto fervore presentato la manifestazione con un intervento su Caravaggio “inascoltabile” abbia potuto anche pubblicamente affermare a proposito di quell’opuscolo – che finalmente si poteva avere un libro di grandi e corretti contenuti e soprattutto scritto con un italiano corretto, quello che raramente ancora si può apprezzare…-
    Tutto questo purtroppo è il contenuto che si cela dietro la bella apparenza grafica e la consistenza di questo opuscolo e del precedente del medesimo autore.
    E siccome io sono molto attenta quando faccio la selezione delle opere che vengono promosse e diffuse durante il “Bentornato Caravaggio”, purtroppo non aderiremo alla richiesta dell’autore di promuovere e diffondere il suo opuscolo.
    Le opere che vengono proposte al nostro pubblico vengono inserite in un Albo storico e per questo devono essere opere davvero “meritevoli”. Purtroppo quelle pubblicazioni sono solo meritevoli di tanta buona volontà! Peccato che la buona volontà sia costata così tanto al Centro Elaion che si adopera per fare e diffondere cultura, lascia curare le iniziative a chi evidentemente non ha le capacità di farlo e che invita persone che certo non sono all’altezza e non possono permettersi di sedere come critici accanto al Professor Pecci!

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  7. Il “prof” Currò, studioso universalmente noto insieme a Bernard Berenson, Mina Gregori, la dottoressa Bandera di Milano, ed il prof Sgarbi, per i suoi indefessi studi su Caravaggio ha persino scoperto un altro quadro
    del Merisi. Sia gloria a Salerno ed a questo figlio che la onora. L’università di Pontecagnano-Battipaglia cosa aspetta a nominarlo rettore e Preside della facolta di storia medioevale e di Arte rinascimentale -barocca.
    O perchè no Priore alla Bbadia di cava dei tirreni o almeno canonico della cattedrale?

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