L’Italia si sgretola. Le alluvioni: il frutto di un’urbanizzazione selvaggia

Non sono eventi naturali gli straripamenti. Disastri e morti sono il frutto di mancati interventi di prevenzione e di rispetto delle norme.

Nel secolo scorso dissesti e alluvioni sono costati 10.000 vittime, 350.000 senza tetto e oltre 100miliardi di euro, a fronte di soli circa 200milioni di euro stanziati fino all’anno scorso.

Alluvione

di Erasmo Venosi

ROMA – Gli eventi alluvionali che, stanno sconvolgendo vari territori italiani ancora una volta hanno evidenziato nei commenti il cinismo degli organismi competenti e la solita giustificazione: sono eventi naturali imprevedibili. Anche l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale classifica nei suoi Rapporti Ambientali annuali come eventi naturali le colate di fango, i crolli, le alluvioni le frane e i  fenomeni erosivi.

Dal dizionario enciclopedico si legge “….alluvione è l’incremento che subisce un tratto di terreno per depositi fluviali. Questo deposito è in rapporto diretto con la portata del fiume, con le condizioni dell’alveo specialmente con la pendenza di esso”. Dove sta in questa definizione l’evento calamitoso?

Nemmeno le precipitazioni atmosferiche come evolute oggi lo sono. Innaturale e irresponsabile invece è ignorare i rapporti quinquennali di IPPC (organismo tecnico dell’ONU sui cambiamenti climatici), del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici come delle risultanze della Commissione Demarchi di 40 anni fa e  della Commissione Veltri.

Del fatto gravissimo che il Ministro dell’Ambiente nel processo di riorganizzazione di qualche anno fa ha soppresso la segreteria tecnica della Direzione Difesa del Suolo ovvero l’organismo tecnico che, analizzava i piani di messa in sicurezza del territorio: due anni fa le assegnazioni finanziarie per la Direzione protezione del Suolo ammontavano a 198 milioni di euro.

Sono decenni che gli organismi prima citati denunciano che, la piovosità diversamente dal passato si concentra in pochi giorni, e che straripamenti di torrenti e fiumi, allagamenti con alluvioni sono diventate fenomeni ordinari e ricorrenti. Incredibile che ISPRA lo afferma nel suo Annuario È stato infatti dimostrato che i fenomeni di dissesto geologico idraulico sono caratterizzati da un’elevata ripetitività spaziale, oltre che da una non ancora ben definita ricorrenza temporale; questo rappresenta un importante elemento conoscitivo propedeutico alla definizione del grado di pericolosità e di rischio”.

Erasmo Venosi

Un Annuario che non produce effetti e che serve al Ministro dell’Ambiente di fare pompose conferenze stampa e poi basta?

Ad ogni alluvione si grida  che nessuno non avrebbe mai potuto immaginare che, sarebbe accaduto un evento di tale portata. Il mancato rispetto delle leggi che governano gli insediamenti e le opere infrastrutturali, determina poi le tragedie di Genova oggi, di Vicenza, di Sarno, di Soverato e delle tante, troppe vittime: nel secolo scorso l’Italia ha registrato tra frane e alluvioni 10.000 vittime e 350.000 senza tetto. Non ho memoria di alcun responsabile  punito. E’ falsa la sempre invocata “fatalità degli eventi naturali” perché, tranne i terremoti e le eruzioni vulcaniche in Natura non esiste l’imprevisto.

La predicibilità si basa sulle esperienze passate tramandate dalla documentazione e dai Rapporti degli enti preposti. Disastri e i morti sono il frutto di mancati interventi di natura preventiva e di mancato rispetto delle norme: costruzioni su argini dei corsi d’acqua, distanza dalle coste, disboscamenti selvaggi e cementificazioni. Infrastrutture e insediamenti producono effetti sul regime idraulico e idrologico: nella formazione delle piene qualsiasi intervento, che modifica le caratteristiche naturali del suolo, genera effetti immediati.

Nella realizzazione delle infrastrutture è modificata la permeabilità dello stato superficiale del suolo. Costruire strade, capannoni, piazzali, pavimentati equivale a ridurre notevolmente l’infiltrazione delle acque. L’impermeabilizzazione di suoli, dovuta a un’urbanizzazione crescente e all’industrializzazione, comporta l’aumento del valore del deflusso superficiale. Le pavimentazioni e le coperture hanno minore scabrezza del suolo naturale, e questo determina nel flusso dell’acqua della pioggia una maggiore facilità di movimento, e ingenti masse di acqua si muovono a grande velocità da un punto all’altro.

Nel 1966 Fu istituita la Commissione De Marchi, per lo studio della sistemazione idraulica e la difesa del suolo. Tra il 1968-1992 i costi da dissesto a carico dello Stato sono stati pari a 75 mld di euro (G.U. del Senato 1992). L’Annuario ISPRA, limitatamente ai costi per i fenomeni alluvionali, riporta un totale di 16 mld di euro tra il 1951 e il 2005. Il IV Reporto IPPC sui cambiamenti climatici indica nelle strategie di adattamento lo strumento di elezione, per ridurre la vulnerabilità territoriale, conseguente ai cambiamenti climatici che determinano l’aumento degli eventi estremi, in termini di frequenza e intensità. L’elevata criticità idrogeologica italiana riguarda 29.517 Kmq.

Tutti i Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) sono stati completati. Consapevolezza del rischio, mappatura del territorio con definizione del livello di rischio, quantificazione dei costi d’intervento e messa a punto degli strumenti operativi, costituiscono il quadro operativo di ciò che si deve fare.

Si continua, però, a morire per eventi che, con una grande dose di cinismo, sono definiti “naturali”. Dopo Sarno fu quantificata in 40 miliardi di euro la spesa per la messa in sicurezza del territorio italiano ma oggi come ieri l’Ambiente è considerato un costo e nella cultura tecnica e politica i morti di questi giorni rientrano tra quelli ascrivibili agli eventi naturali”.

Morfologia accidentata del territorio, scarsità di copertura vegetale, incremento degli eventi estremi meteorologici, tropicalizzazione dell’area mediterranea, impermeabilizzazione del territorio, assenza di coordinamento tra gli strumenti di pianificazione t

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