Maiori: Apertura domenicale al pubblico per il Complesso Monastico di S. Maria de Olearia

Dal 24 giugno al 28 ottobre 2012, apertura domenicale straordinaria del Complesso abbaziale Santa Maria de Olearia a Maiori.

L’antico complesso di S. Maria de Olearia di Minori tra i siti religiosi è considerato come uno degli insediamenti monastici benedettini più importanti presenti all’interno della Costiera Amalfitana.

Complesso-abbaziale-di-S.Maria-de-Olearia

MAIORI – Santa Maria de Olearia di Maiori, l’antico complesso abbaziale antecedente all’anno Mille, rimarrà aperta straordinariamente ogni domenica, a partire da oggi, domenica 24 giugno e fino al 28 ottobre 2012 (con orario 8-14). Per iniziativa della Soprintendenza ai Bsae di Salerno e Avellino, guidata da Maura Picciau, si è voluto così rendere fruibile ai tanti visitatori il sito religioso, considerato tra i più importanti insediamenti monastici benedettini dell’intero territorio amalfitano.

S. MARIA DE OLEARIA. UN PO’ DI STORIA. Situata lungo la statale amalfitana che collega il promontorio di Capo d’Orso con Maiori, S. Maria de Olearia vede le prime notizie sulla sua fondazione risalire al primo arcivescovo di Amalfi, Leone,  – questi rivestì la carica dal 987 fino alla morte, avvenuta nel 1029 –  che concesse a Pietro, un eremita che viveva lì in compagnia del nipote Giovanni, di edificare la chiesa di Santa Maria dell’Olearia, nel luogo in cui avveniva la lavorazione dell’olio (Liber pontificalis ecclesiae amalfitanae). L’evoluzione in senso monastico del sito avvenne dopo il 1087, allorquando l’eremo venne concesso dal Duca Ruggero Borsa a Pietro Pappacarbone, abate del monastero benedettino della SS.ma Trinità di Cava dei Tirreni. Infatti in un documento del XIV secolo viene annotato che il monastero era abitato da monaci.

S. Maria Olearia - Cappella della Vergine

L’abbazia nel 1580 venne poi incorporata nel capitolo della Cattedrale di Amalfi da papa Gregorio XIII. Rara e preziosa testimonianza di arte e architettura del primo medioevo nell’intero ducato di Amalfi, il monumento è stato reso noto, per la prima volta, nel 1871 dal Salazaro. Costruito all’ombra di un grande antro roccioso naturale, nel corso del tempo buona parte di esso è stato trasformato ad uso privato. Per quanto suggestive siano le sue caratteristiche architettoniche ed ambientali, i dipinti che lo decorano costituiscono il dato di maggiore interesse.

Si tratta di tre diversi cicli pittorici ad affresco, tutti medievali, ma eseguiti in tempi diversi, dislocati in altrettanti ambienti sovrapposti di destinazione cultuale. Nel primo di questi, comunemente chiamato cripta o catacomba, composto da tre sale contigue, è presente, in due delle absidi orientali, il primo nucleo di affreschi, risalenti presumibilmente all’insediamento primigenio. Sono rappresentate figure di santi la cui cifra stilistica è da ricondurre alla cultura medievale campana tra X e XI secolo. Sulla parete adiacente in cui, insieme all’immagine della Vergine orante, figura anche quella dell’offerente della chiesa, si riconoscono invece caratteri bizantineggianti, trasferiti qui attraverso la pittura eremitica pugliese del primo trentennio dell’XI secolo.

Sulla terrazza posta superiormente, addossata alla roccia, si trova poi la chiesa che contiene il secondo importante ciclo di affreschi. L’epigrafe dipinta sulla sua facciata, A.D. M.C.X., sembra indicare l’anno dell’edificazione dell’edificio e quindi dei dipinti che ne rivestono la volta e buona parte delle pareti. Essi rappresentano scene cristologiche dell’Incarnazione e della Passione, attinte da repertori bizantini, ma di chiara impronta culturale campano-laziale, vicine cioè alla produzione coeva degli Exultet. Attraverso una piccola scala è possibile accedere alla cappella di San Nicola, costruita sulla chiesa sottostante ed interamente affrescata, finanche sulla facciata.

L’abside del piccolo vano voltato, è collocata a settentrione e mostra la Vergine affiancata da San Nicola e san Paolino, con un chiaro richiamo al ruolo svolto dai due nella difesa dell’ortodossia contro l’eresia. Sulla parete orientale sono raffigurate scene di miracoli di San Nicola e su quella opposta due teorie di santi, di difficile lettura perché in cattivo stato di conservazione. Sulla volta si staglia un clipeo contenente il Cristo Pantocratore, mentre sulla facciata figurano, ai lati della mano del Signore, due eleganti angeli svolazzanti. L’articolata ambientazione spaziale delle figure, rese con consapevole plasticità, ha spinto la moderna critica ad avvicinare questi dipinti alla pittura medievale romana tra XI e XII secolo, di cui il dato peculiare è costituito dai rimandi alla cultura carolingia e tardoantica.

Maiori, 24 giugno 2012

1 commento su “Maiori: Apertura domenicale al pubblico per il Complesso Monastico di S. Maria de Olearia”

  1. Il sito va restaurato per conservare al meglio questa testimonianza del basso medioevo, andrebbe fatto un libro con tutta la storia e le foto con i commenti, inoltre secondo me nella parte alta dlla chiesa, dove si raggiunge salendo una scala molto stretta e si arriva nella stanza in alto, dove una volta c’erano conservate le ossa e le teste di uomini e bambini li sepolti, e sembra che erano morti dopo una battaglia, inftti alcune teste, avevano un foro in testa fatto da spade o altri corpi contuntenti, e dopo migliaia di anni fu messo dei vetri a protezione, non bastava, qualche mente contorta li fece portare al vcicino cimitero. mSecondo il sottoscritto grave errore, che si potrebbe in parte ancora rimediare, mettendoci alcuni reperti, che giacono ancora oggi al cimitero, e far rivivere, l’antica testimonianza delle catacombe. Ancora oggi tutto è possibile, basta voler far rivivere l’antico eramo come era in originale.
    Inoltre chiedere i fondi europei per effettuare il restauro e una volta fatto, chiamare il figlio di Piero Angela, per fargli fare un documentario e pubblicizzarlo tramite la RAI, in modo da farlo conoscere all’intero paese e all’estero. cerchiamo di Far conoscere bene le nostre bellezze storiche, in modo da creare anche posti di lavoro. Grazie per la Cortese Attenzione. Cordiali Saluti. Angelo Franco

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