Shoah, Giovanni Palatucci e il giorno della memoria

Si è celebrata in tutta Italia la “Giornata della Memoria“, in concomitanza con l’apertura dei cancelli di Auschwitz. Giova sempre rievocare quei terribili giorni per parlare di Shoah, di quelle responsabilità civili e politiche di chi ha partecipato, ma anche di chi colpevolmente ha taciuto e di chi ha voluto ignorare una barbarie di tale specie. Giova ricordare, ma non per affermare odio e vendetta, ma per esaltare i valori della libertà e il diritto di esistere di tutti i popoli e dell’uomo in generale.

La memoria ritorna per affermare gli ideali della lotta antifascista e per ricordare che simili aberrazioni non dovrebbero più ripetersi. Eppure il mondo è attraversato da odi e rancori incomprensibili, che in maniera diversa si affermano quotidianamente con guerre, prepotenze, violenze e soprusi, che prendono gli uomini singolarmente e le masse fino ad obnubilare il cervello e far commettere crimini inimmaginabili e inconfessabili, dagli uomoni sugli uomini.

In questo giorno triste, tutte le comunità si raccontano le loro storie, piccole storie, magari senza nessun rilievo storico, ma storie vere. Raccontate dai protagonisti di allora e dal ricordo che le loro comunità vogliono tributare.

Il ricordo: a Salerno, con la consegna da parte del Prefetto Claudio Meoli di 24 medaglie a cittadini salernitani deportati o internati nei Lager nazisti; a Cava dei Tirreni, con i partigiani Antonio Abate e Domenico Adinolfi e dei militari italiani internati Antonio Troiano e Michele Siani; a Giffoni Valle Piana, con la rievocazione teatrale della storia dello studente Viennese Thomas Bourke, deportato in diversi Lager; a Campagna, con l’intitolazione di un Istituto Scolastico a Giovanni Palatucci, Questore a Fiume, morto a 36 anni deportato a Dachau, medaglia d’oro al valore civile, per aver salvato migliaia di ebrei dallo sterminio nazista, presente la profuga giuliana, Miriana Tramontina; a Pontecagnano con un manifesto con i versi di Liana Millo, una donna internata a Birkenau.

E proprio di Giovanni Palatucci che la Città di Campagna ne va fiera. Entrata nella storia per il legame familiare del questore Palatucci allo zio, Vescovo di Campagna Mons. Giuseppe Maria Palatucci.

Quando nel giugno del 1940, furono inviati gli ebrei ai campi di concentramento della Concezione e di S. Bartolomeo, Giovanni Palatucci, che era incaricato a Fiume per contrastare il movimento della immigrazione clandestina degli ebrei, nell’esercizio del suo ruolo, sfidando il pericolo, salvò la vita a migliaia di ebrei, favorendone la immigrazione clandestina in tutti i modi, e quando non era possibile, li inviava ai Campi di Concentramento di Campagna affidandoli alle cure e alla protezione dello Zio Vescovo.

Storia come tante e non resta che il ricordo, per non dimenticare.

1 commento su “Shoah, Giovanni Palatucci e il giorno della memoria”

  1. Sono molto interessato alla vicenda del campo di Campgana per verificarlo con aklre iniziative e vorrei avere la sua storia fino alla chiusura
    Ariel Paggi

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