Feste Patronali, Don Enzo Caponigro bacchetta Clero e Politica

“L’uno vale l’altro  –  Non sono un Numero ma  una  persona” e don Enzo Caponigro in una lettera Bacchetta Sacerdoti e Politici. 

Si richiama a Papa Francesco e alla Missione pastorale che deve accompagnare i sacerdoti e la Chiesa: “La missione cristiana è obbedire all’amore di Dio e dare gioia alla gente”. E rispetto alla Festa del Patrono di Eboli aggiunge: “Nella nostra città si è quasi cancellata la festa di San Vito. Che delusione! Quanta nostalgia per il passato!

Don Enzo Caponigro

POLITICAdeMENTE

EBOLI – Riceviamo e volentieri qui di seguito pubblichiamo integralmente la lettera di Mons. Don Enzo Caponigro Rettore del Santuario di Sant’Antonio dal titolo “L’uno vale l’altro – Non sono un Numero ma una persona“. Don Enzo, come la maggior parte dei ragazzi di allora reduci della guerra, fu tolto dalla strada per seguire la missione pastorale. È oggi il Sacerdote più anziano della Città, ma egli inizió la sua missione pastorale a Penta di Fisciano e agli inizi degli anni ’60 gli fu affidata la Parrocchia della Madonna delle Grazie in Eboli. Si disse all’epoca, come era avvenuto per tanti altri giovani che ritornati nella propria terra si adagiarono: “Mo s’ addorm pur chist“. Don Enzo non si addormentó, anzi, Intorno a lui si formarono intere generazioni di giovani, compreso chi scrive e non appena mise piede ad Eboli e nella Parrocchia assegnatagli, inizió a “mendicare” per ottenere fondi, talvolta giunti, ma miseri, nonostante tutto, riuscì nel suo scopo originario, quello di ristrutturare e riammodernare la Chiesa abbandonata, per anni poi divenito un cantiere in continua evoluzione, così come quando gli fu assegnato anche il Santuario di Santantonio, anche quello rovinato e ora brillantemente restituito ai fedeli.

Don Enzo è stato anche Rettore del Santuario di San Cosimo e Damiano e nel suo ruolo immaginó di realizzare la famosa “Casa del Pellegrino“. Lo fece e riuscì a fare assegnare per quel progetto circa 6milioni di euro per la sua realizzazione. Progetto che il Comune e l’amministrazione di allora se ne approprió e successivamente un’altra Amministrazione fu accusata di aver mutato la destinazione originaria e tutt’oggi la vicenda è ancora in fase di osservazione da parte della magistratura contabile e dalla Regione. Tralasciando le motivazioni di quel progetto e le valutazioni all’epoca espresse da più parti e anche da POLITICAdeMENTE si vuole sottolineare la dirompente vitalità di Don Enzo Caponigro e della sua “imprenditorialità” sacerdotale nel momento il cui oltre a cambiare il volto delle parrocchie che gli venivano assegnate, muoveva intorno ad esse quelle ritualità che oggi, con questa lettera, rimprovera ai sacerdoti ebolitani di non mettere in pratica.

E così ovunque egli andava, oltre ad esercitare le sue funzioni pastorali ordinarie all’interno delle Parrocchie, si proiettava all’esterno organizzando, feste e processioni, invero molto partecipate. E quel binomio che accomunava la Festa Religiosa e la Festa popolare (cafona come molti definiscono questo genere di feste) era quel quid che faceva incontrare persone semplici sia in corteo processionale e sia nel visitare le baracche illuminate, piene di giochi per i bambini, torrone e pupate per i grandi, ed ascoltare magari anche musica, melodica, bandistica o concertistica, favorendo quella mescolanza che ora modernamente si definisce “contaminazione”. Insomma quando arriva Don Enzo non si può non accorgersene. E così come al Molinello ora a Sant’Antonio alle 17.30 si ascolta quello scampanellio, mezz’ora esatta, che ti ricordava e ti ricorda che c’è una Chiesa, che magari si celebra una messa, ma anche che saluta il tramonto come ringraziamento a Nostro Signore che ci ha fatto trascorrere un’altra giornata di questa storia magnifica che è la vita.

Ed è su queste considerazioni che si pubblica la lettera di Don Enzo Caponigro, che tra l’altro ha invisto anche un ringraziamento e il resoconto della festa di Sant’Antonio del 13 giugno ultimo scorso.

Se l’arte è morta, non riesco a pensare lo stesso delle feste di paese”. 

«…..così scrisse Friederich Hegel, il filosofo tedesco, in una sua opera. – e così inizia la lettera di Don Enzo CaponigroPurtroppo, negli ultimi due anni di pandemia, ogni festa cittadina, religiosa e non, è stata quasi dimenticata.

Per chi non vive la vita del paese, le feste sul territorio potrebbero sembrare tutte uguali ma è nell’unicità di ciascuna festa, nella tradizione che si rinnova e diventa futuro, che si esprime l’autentico spirito di una comunità cristiana e cittadina. Papa Francesco, poi, riprendendo questi concetti, ha sottolineato:

“La missione cristiana è obbedire all’amore di Dio e dare gioia alla gente.”

A Eboli, però, tutto questo è stato trascurato e disatteso non solo negli ultimi due anni ma anche quando nelle ultime settimane sarebbe stato possibile  recuperare la partecipazione attiva di vita cristiana dell’intera città.

Qualcuno dice: Così non va! È tutta colpa di quei preti “privi di pastoralità” e anche di una inerte, quasi invertebrata, classe politica. Costoro, effettivamente, sembrano non avere la capacità di capire che la festa patronale di ogni paese o di ogni rione, costituisce il fondamentale momento di religiosità e di consolidamento dei valori di un popolo come annunciato da Cristo.

Nei momenti più bui della storia della nostra patria e della nostra città di Eboli, le comunità religiose e laiche hanno trovato la forza necessaria per superare i momenti di sconforto e i disagi materiali e spirituali che li affliggevano, proprio nelle feste religiose e in particolare in quelle patronali.

Per quanto riguarda la nostra città, la festa di San Vito è stata sempre profondamente sentita da un punto di vista spirituale; ha rappresentato un momento di condivisione comunitaria; è stata tradizionalmente occasione di unità tra tutte la comunità parrocchiali.

Inoltre, la festa di San Vito, ha sempre avuto un forte valore identitario per tutti gli ebolitani, sia per quelli che vivono in città sia per quelli che vivono in tutte le parti del mondo dove sono emigrati. Oggigiorno, purtroppo, registriamo che nella nostra città si è quasi cancellata la festa di San Vito.

Che delusione! Quanta nostalgia per il passato!

Quello a cui assistiamo oggi è che alla tiepida e frammentaria partecipazione del clero cittadino si è formalmente e goliardicamente avvicinata la nostra Amministrazione Comunale.

È una vergogna!

Sì, per me che vivo ad Eboli da sempre e in cui sono parroco da più di sessanta (60) anni, questa situazione è una vergogna. Faccio fatica ad accettare questa realtà. Sì, è proprio vero che il tempo passa e tutto cambia.

Nello spirito della collaborazione fraterna, voglio dire che la festa di quest’anno, mi sembra che lasci gravi ferite spirituali nella pietà popolare tramandata dai nostri avi.

Gesù ci invita a compiere una vera conversione e ci chiede, anche, di passare dalla logica del “ciascuno per sé” a quella della “condivisione” a partire da quel “poco” che la Provvidenza ci mette a disposizione.

Valori chiave come: Unità, Condivisione, Umiltà, Scelte Comuni, Aiuto Reciproco e Preghiera Comunitaria, di certo rappresentano una strada sicura per rigenerare l’amore di Dio e per dare “gioia alla gente”, come sostiene Papa Francesco».

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R I N G R A Z I A M E N T I per la Festa di Sant’Antonio

Vorrei esprimere gratitudine e riconoscenza a tutti coloro che hanno preso parte e hanno permesso di realizzare le attività, le cerimonie e le celebrazioni per la festa di Sant’Antonio, sia durante la Tredicina dedicata al Santo dei miracoli sia per l’organizzazione e lo svolgimento della processione con le statue di Sant’Antonio e della Madonna della Libera. Il primo pensiero va sicuramente a tutti i fedeli che hanno partecipato assiduamente alle funzioni e alle celebrazioni quotidiane della Tredicina di Sant’Antonio. Poi voglio ricordare e ringraziare tutti i confratelli che si sono alternati nella celebrazione della Santa Messa vespertina durante l’intera Tredicina. Il loro intervento è stato particolarmente efficace, da un punto di vista spirituale, perché ha approfondito e valorizzato la figura di Sant’Antonio nella storia della Chiesa, come pure nella tradizione popolare. Un altro grande grazie va a tutti i collaboratori e volontari del nostro Santuario i quali operano durante l’intero anno liturgico per l’organizzazione e il coordinamento delle moltissime azioni svolte per lo sviluppo spirituale e materiale della nostra comunità. Un sentito Grazie lo rivolgo alla corale di Sant’Antonio che è sempre a servizio del Santuario accompagnando e  partecipando alla santa messa la domenica, i festivi e durante la tredicina. Diceva sant’Agostino: “chi canta prega due volte” ed è proprio vero perché il contributo dato dal coro nelle nostre celebrazioni eucaristiche ci permette, contemporaneamente di ringraziare il Signore, di potenziare il dialogo con il Signore e aiuta tutti i partecipanti a entrare a più stretto contatto con il Signore. Ringrazio la Curia arcivescovile di Salerno che ha concesso il permesso di portare in processione le statue della Madonna della Libera e di Sant’Antonio.

Ringrazio di cuore il  Comandante della Polizia Municipale di Eboli, Mario Dura con tutti i suoi collaboratori, per il Servizio d’Ordine svolto durante la processione; Ringrazio la Confraternita di San Vincenzo Ferreri della Comunità di S. Maria del Carmine di Eboli,  con il suo Parroco: Frate Salvatore Mancino, i Diaconi Carmine Paciello e Antonio Gonnella. Un grazie particolare voglio anche rivolgerlo ai portatori delle statue i quali hanno onorato e vegliato sui Santi con la loro presenza e il loro servizio a fianco delle auto che trasportavano le sacre statue. Ringrazio l’Agenzia Cioffoletti per le auto fioriere messe a disposizione per portare le due statue in processione. Ringrazio ancora di cuore la ditta Art Sound Lodi per il servizio audio che ha permesso la trasmissione vocale delle preghiere e della parola di Dio recitata durante la processione. Infine, ribadisco, un particolare ringraziamento a tutti i fedeli e i devoti di Sant’Antonio e della Madonna della Libera, come pure a tutti i concittadini, credenti e non, per la loro partecipazione e il loro sostegno non solo spirituale ma anche materiale e per le loro offerte finalizzate alla buona riuscita della Festa. Con affetto Vi benedico tutti e vi do un sentito arrivederci nel nostro Santuario durante l’intero anno liturgico. Invito tutti, infine, a partecipare sia la domenica sia nei giorni festivi alla Santa messa delle ore 10,00. Dopo la celebrazione della santa messa avrò l’onore di invitarvi a sorbire un caffè, tutti insieme, come segno di condivisione comunitaria e fraterna. Grazie ancora a tutti i fedeli e devoti vicini e lontani che ci seguono in diretta Streaming canale Youtube, uniti nella preghiera ci fanno sentire una grande Comunità sinodale, in cammino verso la realizzazione del Regno di Dio.

Eboli, 18 luglio 2022

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