Rivalutazione pensioni 2026. Governo Champagnone. Si festeggia gli aumenti: +3.12 € mensili

Il Governo degli Champagnoni ha rivalutato le pensioni ai “fratellastri d’Italia” dal 1° gennaio 2026: +3,12 € netti per le minime, +9€ per le 632-800 euro, +11 euro sulle 1.000 euro, +17 euro sulle 1.500 euro mensili. La perdita del potere d’acquisto nel biennio 2022/23, stimata superiore al 10%, si stima altrettanto per 2024/25. E i pensionati festeggiano.

Giancarlo Giorgetti-Giorgia Meloni

POLITICAdeMENTE

ROMA – Il decreto del Ministero dell’Economia guidato dallo scalone leghista Giancarlo Giorgetti é stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 novembre e conferma la magnanimità del Governo di Giorgia Meloni con l’aumento delle pensioni a partire dal 1° gennaio 2025 che va dallo 0,8%. Per l’anno successivo, dal 1° gennaio 2026, la variazione della perequazione delle pensioni è fissata all’1,4%, con un conguaglio che sarà effettuato in sede di perequazione per il 2027, per evitare che i pensionati si dessero ai bagordi con tutti quei soldi.

A fare due conti, anche se non è per niente difficile comprenderlo, atteso la esiguitá delle cifre, dell’impatto sugli assegni pensionistici è stata la Cgil e la Spi Cgil, sottolineando come la rivalutazione dell’1,4% prevista nel 2026 comporterà aumenti miserevoli per le pensioni minime, con un incremento netto, risibile di circa 3,12 euro mensili, che porterà l’importo mensile delle minime da 616,67 a 619,79 euro, non di meno per le pensioni di 632 euro nel 2025 crescerà (sic) a 641 euro nel 2026, con un aumento “straordinario” di 9 euro netti al mese. Allo stesso modo le pensioni di 800 euro netti saliranno a 810 euro. Per pensioni di importo superiore, come quelle da 1.000 o 1.500 euro, il rialzo netto sarà rispettivamente di 11 e 17 euro mensili, dopo le trattenute fiscali. Tuttavia, gli aumenti risultano fortemente erosi da Irpef e addizionali, generando un impatto reale limitato, in particolare per chi supera la soglia della no tax area fissata a 8.500 euro annui.

Il paradosso fiscale nella manovra architettata dallo sciampagnone Giancarlo Giorgetti è l’effetto del tutto irrilevante sul potere d’acquisto e nessun altro beneficio per tutti coloro i quali rientrano nella no tax area. In più va sottolineato che questi aumenti ridicoli vengono finanziati dalla riduzione del Cuneo fiscale, quindi una cifra in meno che non andrà nelle casse dello Stato, circostanza, tra l’altro, che comporterà una notevole riduzione della spesa pubblica e per quei 3.12 euro di aumento un pensionato si vedrà ridurre le spese sulla sanità, sui servizi, sui trasporti e qualsiasi altro che possa fare affrontare ai pensionati un prosieguo di vita più sereno.

Praticamente i Pensionati si sono “aumentati” da soli la pensione, solo che altri hanno deciso in che misura corrispondere.

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Di questo ce ne accorgeremo già l’anno prossimo e nei prossimi anni, mentre invece già se ne sono accorti tutti, e non solo i pensionati, che la perdita del potere d’acquisto cumulato nel biennio 2022-2023, é stata stimata superiore al 10%, e già questo dato ci dice che gli aumenti (si fa per dire) non vengono recuperati dagli attuali tassi di rivalutazione che appaiono del tutto insufficienti a ristabilire l’equilibrio economico e quindi la serenità dei pensionati, che già stanno soffrendo per la pressione fiscale arrivata con il Governo Meloni al 42,8%, un fatto insieme agli altri che riduce l’effettivo aumento “milionario” degli assegni pensionistici. Tutte condizioni “fertili” che contribuiscono ad inpoverire gli italiani. 

Ma quanti sono i poveri secondo il Governo, l’INPS e l’Istat? 

In tutto questo è importante sottolineare come la differenza tra il numero dei poveri secondo l’ISTAT e il numero di persone che risultano povere per il fisco è davvero troppo grande. L’ISTAT calcola gli indici di povertà in base alla capacità di consumo, quindi al reddito netto che una persona può spendere per vivere. Un po’ come la storia del pollo a testa, mettendo insieme chi se ne fotte 3 e chi niente.

Secondo questa stima, in Italia ci sono 5,7 milioni di persone in povertà assoluta, cioè che non hanno quel che serve per mangiare tutti i giorni, e 8,7 milioni in povertà relativa, cioè che possono spendere 1.200-1.220 euro al mese se sono in due — per esempio marito e moglie, o madre e figlio. In tutto, 14,4 milioni di persone in difficoltà. Quindi i numeri sulla povertà sembrano indicare che più del 10% degli italiani è in seria difficoltà.

E questi se la ridono e continuano a demolire le difese degli italiani, vantando risultati economici riconosciuti in Europa solo dalle stime delle Banche.

Quando le Banche e l’alta Finanza festeggia: Sono cazzi. 

Insomma come direbbe il mitico Paolo Villaggio nelle vesti di un sommesso Fracchia:

  • Ministro Giorgetti, come è buono Lei;
  • Presiden Meloni, come è buona Lei;

Grazie per come state trattando gli italiani, grazie per averci fatti più poveri, grazie per tutto quello che non fate per noi, grazie perché ci avete spinti a rifiutare le cure mediche, grazie per tutti i servizi che ci sono negati, grazie per il grande aumento delle pensioni, grazie a tutti i “fratelli d’Italia“, grazie di cuore dai “Fratellastri d’Italia“. Intanto noi ci daremo ai bagordi.

Roma, 9 dicembre 2025

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