Il Consiglio di Stato conferma l’illegittimità della rideterminazione dei canoni del servizio di pubblica illuminazione e condanna il Comune di Eboli a pagare oltre 749mila € + interessi. La decisione dei giudici amministrativi chiude il contenzioso con Engie Servizi S.p.A., conferma la validità del contratto del 2009, boccia la rideterminazione dei canoni in autotutela del Comune di Eboli. La condanna apre alla riflessione su eventuali responsabilità e sul rischio di danno erariale.

da Politicademente
EBOLI / ROMA – Il Consiglio di Stato dà ragione a Engie: la rideterminazione dei canoni è illegittima, il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 9471/2025 del 12 ottobre, ha definitivamente respinto l’appello del Comune di Eboli nel contenzioso con Engie Servizi S.p.A., confermando la decisione del TAR e dichiarando illegittima la rideterminazione dei canoni del servizio di pubblica illuminazione operata dall’amministrazione nel 2022.
La vicenda trae origine dal contratto stipulato nel 2009 – all’epoca con Cofely/Cofathec – per la gestione della pubblica illuminazione. Nel 2022, attraverso la determina n. 1092, il Comune aveva tentato di «rideterminare» in autotutela i canoni sostenendo che fossero stati pagati importi eccessivi negli anni precedenti, chiedendo quindi un conguaglio per recuperare ciò che riteneva un’eccedenza versata.
Engie ha impugnato l’atto, contestando l’illegittimità di un intervento retroattivo su rapporti ormai consolidati. I giudici amministrativi le hanno dato pienamente ragione: secondo il Consiglio di Stato, la rideterminazione tardiva viola i principi di certezza del diritto e di tutela dell’affidamento, rendendo inammissibile un recupero retroattivo deciso unilateralmente dall’amministrazione.
In conseguenza della pronuncia, il Comune dovrà riconoscere a Engie un credito pari a 749.445,77 euro, oltre agli interessi moratori, riferito ai canoni del 2022 secondo le condizioni contrattuali originarie.
La sentenza produce un impatto immediato sul bilancio comunale e riaccende il dibattito sui possibili profili di responsabilità contabile. Già nel 2022, infatti, erano state sollevate polemiche su presunti pagamenti eccedenti nell’arco temporale 2009–2022, stimati da settori dell’opposizione in “oltre 2 milioni di euro in più”.
Il caso, per la sua rilevanza economica e amministrativa, rappresenta un monito sul corretto esercizio del potere di autotutela e sulla necessità di garantire trasparenza, precisione contabile e stabilità nei rapporti contrattuali. Per i cittadini, significa un’uscita finanziaria significativa a carico dell’ente e l’apertura di interrogativi sulla gestione interna del servizio e sulle decisioni che hanno portato al contenzioso.
Insomma questa della gestione della pubblica illuminazione è una storia infinita che ci riporta ad un primo affidamento avvenuto nel corso del primo quinquiennio dell’amministrazione Melchionda, nella quale il Presidente del Consiglio Comunale era proprio l’attuale Sindaco di Eboli e uno dei proponenti era un’assessore che si richiamava al gruppo dello stesso Sindaco. Fece scalpore allora come un Appalto milionario venisse attribuito, e per 20 anni, ad una Ditta di Polla che aveva in dotazione qualche dipendente e un furgoncino rimaneggiato con su montata una scala allungabile per raggiungere le lampade cittadine dell’illuminazione Pubblica. L’affidatario pollese a sua volta, cedette la sua Ditta e l’appalto milionario ad un’altra Società e arriviamo ai giorni nostri, caratterizzati da viali, strade e quartieri al buio,
A tale proposito va ricordato, come spesso facciamo in casi simili o su questo caso, che la Società che gestisce la Pubblica Illuminazione, subentró ad una Srl che nel 2009 si aggiudicó l’appalto per 7milioni di euro e per la durata di 20 anni. All’epoca vi fu una generica contrarietà, manifestata soprattutto dalla stampa ed in particolare da POLITICAdeMENTE, contrarietà e critiche che riguardava sia la natura e sia la durata dell’appalto, ma anche la strutturazione della stessa Società una Srl, facendo rilevare altresí, che la durata dell’appalto (20 anni) fosse di gran lunga superione alla vita media, come rilevato da Unioncamere, di una SrL (12 anni). In quella circostanza, l’Amministrazione dell’epoca fu sorda e prosegui nel suo intento, così che la ditta (SrL) del Vallo di Diano si aggiudicó l’appalto e successivamente cedette l’attività ad un’altra ditta più strutturata, e con essa cedette anche la commessa. Da allora finiti i circa due mandati di quell’Amministrazione, ne seguí un’altra, una gestione commissariale e da circa 4 anni l’attuale. Per onore di verità, una parte dell’attuale maggioranza di governo cittadino, era parte integrante anche dell’Amministrazione di allora e in quella vicenda fu particolarmente attiva in quell’appalto. Era il 2009.
Sempre per onore della verità, si ricorderà, che la Ditta interessata, escludendo ogni sua responsabilità per l’interruzione della illuminazione in alcuni tratti della Città, si è lamentata, più volte, perché pare che nel corso di alcuni lavori sia di rigenerazione urbana e sia di ripiantumazione degli alberi, si fossero innavertitamente o compromessi o tranciati alcuni cavi sotterranei, causando probabilmente la interruzione del servizio di illuminazione lasciando al buio alcune strade cittadine.
Altresì va detto, circa la vetustà dell’impianto, che qualsivoglia usura è legata sicuramente alla manutenzione. Se è stata correttamente eseguita l’impianto non dovrebbe avere problemi. Ed è proprio su questi temi che evidentemente si è corposamente costruito il contenzioso che ha visto il Comune soccombente. Allora in tutti questi anni, cosa è successo perché i vecchi idilli si sono incrinati.
Eboli–Roma, 11 dicembre 2025






