Il Piano commerciale della discordia: per Etica e la Francese è un “Cucuzzaro”

Il Sindaco del … “Cucuzzaro” su che base ha proposto il numero delle strutture, c’è uno studio? perché 40?  c’è un’analisi dei flussi economici? c’è una previsione tecnico-scientifica che lo prevede?

La legge prevede, che non si indichino numeri, ma si limiti solo ad individuare le aree dove e’ possibile insediare le strutture, lasciando al “mercato” la definizione “quantitativa”.

Palazzo Comunale di Battipaglia

BATTIPAGLIA – All’indomani dell’approvazione del SIAD, il Piano Commerciale di Battipaglia, tra polemiche, colpi di scena, frizioni, rotture poi sanate all’interno della Maggioranza e dell’Amministrazione Santomauro, Etica per il Buon Governo con Cecilia Francese, strenua oppositrice al Piano e all’Amministrazione, continua nelle sue critiche e lo fa ricordando il gioco del “Cucuzzaro”

La Francese esordisce: “Ve lo ricordate il gioco del “CUCUZZARO”, che qualche decennio fa andava di moda fra i ragazzini che correvano e giocavano sui marciapiedi della nostra città? Uno chiedeva ai giocatori quanto ne volevano di una determinata cosa, senza svelarne le quantità e gli altri giocatori gridavano un numero: 10……20……50… poi c’era il più coraggioso che lanciava il famoso grido: “TUTTO IL CUCUZZARO”. Era un azzardo. Poteva andare bene, poteva andare bene.

Chi ha assistito al Consiglio Comunale di Battipaglia dell’altra sera ha avuto ,per un attimo,l’impressione di ritornare ragazzino, su qualche marciapiede a giocare con gli amici al ‘CUCUZZARO’.

Con questa metafora la Francese ridicolizza le proposte e il Piano stesso, nel senso che si è arrivato a chi più ne diceva più ne metteva e il Sindaco per accontentare tutti metteva tutto dentro come per il gioco del “Cucuzzaro”.

In realtà si chiede Cecilia Francese: “Quante strutture medie e grandi di commercio mettiamo dentro il SIAD?”

In effetti la legge prevede, che il comune non indichi numeri, ma si limiti solo ad individuare le aree del proprio territorio dove e’ possibile insediare le strutture, lasciando alla logica del “mercato” la definizione “quantitativa” 1,5, 10 .

“Ma, ormai lo sappiamo, – ironizza la leader di Etica per il Buon Governo –  Battipaglia e’ repubblica a se’, e le leggi che valgono per l’intero territorio nazionale (regioni autonome comprese) non sempre valgono a Battipaglia. Dipende da che lato del letto, la mattina, scende il sindaco, qualcuno sostiene che fra poco Santomauro e compagni chiederanno di poter “battere moneta” (“il Santomaurino” !).

Etica mette in evidenza come la maggioranza ha portato in Consiglio Comunale, dopo  un lungo travaglio interno, che ha fatto rinviare per ben 3 volte la discussione dell’argomento posto all’Odg, con una proposta: che contemplava 68 punti vendita fra medie e grandi strutture.

Cecilia Francese

Etica e Cecilia Francese chiedeva e si chiede: “Su quali basi si poggia questa proposta? nessuno lo sa, l’opposizione lo chiede, quasi implora il sindaco – e sarcasticamente continua ma anche facendo delle domande pertinenti – dicci  68! C’è uno studio demografico? c’è uno studio del tessuto economico? E’ stato interpellato un veggente, che ha previsto un boom di crescita demografica nei prossimi anni? Lo ha preteso il dottore? insomma perché 68? – e conclude rassegnata – Nessuno è riuscito a svelare l’arcano mistero.”

La Francese ormai bocciando in toto ogni risoluzione circa il nuovo Piano Commercile, batte ancora sull’ironia dal momento che nel corso della seduta Sindaco e maggioranza si sono imbattuti su una serie di pasticci procedurali che hanno aggravato la situazione, ma hanno sottolineato la superficialità e l’improvvisazione dell’intera proposta, che mirava più a consegnare un mercato libero da vincoli piuttosto che favorire un’occasione di crescita: “Il sindaco con un colpo di teatro, annuncia un emendamento alla proposta di SIAD agli atti. Ma non la dice.Un “maestro” del “giallo” non avrebbe saputo fare meglio -.  L’intera discussione è condizionata da questa “suspense”, l’intera cittadinanza col fiato sospeso accorre al Centro Sociale per ascoltare la misteriosa proposta di emendamento del sindaco, i negozi chiudono, le televisioni a reti unificate si collegano con la nostra città, per dare in “mondovisione” la notizia. Che il nostro regolamento sul funzionamento del consiglio all’art.26,4° comma, preveda che gli emendamenti ad una proposta deliberativa vengano presentati non oltre 24 ore prima della della seduta, è un problema che al Sindaco non interessa (le regole! a cosa servono?).

Alla fine chiede ironicamente Cecilia Francese: “quale è l’emendamento del sindaco? “scendiamo da 60 a 40 strutture di vendita” e sulla fascia costiera non più 8 strutture di vendita, come previsto nella proposta della maggioranza stessa (sindaco compreso!)ma soltanto 2. Perchè 40? c’è uno studio? c’è una previsione dell’andamento demografico che giustifica? c’è una analisi dei flussi economici? ci sono dei “segnali divini”?lo ha suggerito al sindaco il Mago Silvan comparendogli in sonno? Niente. Nessuno riesce ad avere uno straccio di relazione tecnica a supporto di questa scelta.

E a questo punto, – conclude Francese con lo stesso stile canzonatorio – se un numero vale l’altro, perchè non 35 strutture di vendita, ovvero 29, oppure 18? chi offre di piu’? E se qualcuno della maggioranza si fosse alzato in consiglio, e memore dei giochi da ragazzino, avesse gridato la magica parola (che rappresentava, altresì il massimo della sfida!): “TUTTO IL CUCUZZARO”?

1 commento su “Il Piano commerciale della discordia: per Etica e la Francese è un “Cucuzzaro””

  1. Non sono un politico, e men che meno spero di esserlo mai, visti questi esempi, ma dopo aver letto questo comunicato, mi chiedo, e sono sicuro di avere una risposta chiarificatrice, se, dopo aver visto un accurato piano commerciale, con tanto di studi economici o geopolitici, aver tirato fuori un numero 40 o un numero 38 avrebbe poi fatto la differenza per un comune cittadino.
    Vorrei spiegare meglio il mio pensiero, ma davvero qualcuno crede che lo sviluppo futuro della cittadina è legato a quanti centri commerciali verranno creati in città? Se qualcuno della vecchia politica crede ancora che il futuro dei prossimi cinquant’anni nella nostra città è legato alla speranza di assunzione di un figlio a 400 euro come commesso in uno di questi centri commerciali, allora è evidente che ha vissuto in un’altra epoca. Oggi le distanze sono azzerate, io compro i miei beni direttamente in Cina (o dove mi fa più comodo), e me le portano a casa. Se c’è un interesse economico dietro questi megacomplessi, che guarda caso si sono moltiplicati soprattutto nel Casertano, la preoccupazione politica dovrebbe essere principalmente quella di possibili o potenziali infiltrazioni camorristiche. E, se attività politica ci dovesse essere, dovrebbe essere quella nel caso di segnalare la cosa alla magistratura.
    L’interesse politico primario dovrebbe essere quello di stimolare le produzioni e servizi locali, anche con idee intelligenti come lo SCEC (cercare per chi non sa di cosa parlo). Altrettanto interesse politico dovrebbe essere quello di stimolare crescita culturale e nuove attività produttive e manifatturiere, che possano di nuovo creare ricchezza e domanda per il territorio. Ma su questo non leggo nulla, nè da questo consigliere ma neanche dagli altri 29, purtroppo.
    Comunque non mi piace un’opposizione “contro” per partito preso. Sono ancora curioso di sapere perchè, ad esempio, questo consigliere si è astenuto nella votazione contro la privatizzazione dell’acqua. La lotta dei guelfi contro i ghibellini risale al XII secolo, sono passate diverse centinaia di anni ma, sia a livello locale che a livello nazionale i nostri dipendenti credono ancora che la politica sia una partita di pallone dove uno deve vincere ed uno deve perdere. Una delle visioni più miopi che si possano avere di una nazione democratica con un popolo sovrano, unico ed indivisibile.

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