A Salerno la Commissione Mezzogiorno, Politiche Comunitarie e Relazioni Internazionali dell’ANCI

“I Comuni attori dello sviluppo del Mezzogiorno e dell’Italia, Le proposte dell’ANCI su crescita e liberalizzazione a accelerazione degli investimenti”.

Questa mattina a Palazzo di Città. Dichiarazione del Sindaco Vincenzo De Luca al Convegno ANCI.

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SALERNO – Mercoledì 29 febbraio, alle ore 10.30, la Commissione Mezzogiorno, Politiche Comunitarie e Relazioni Internazionali dell’ANCI si è riunita in convocazione straordinaria presso il Salone del Gonfalone del Comune di Salerno per discutere del ruolo che i Comuni del Sud possono giocare per contribuire alla crescita dell’Italia. “I Comuni attori dello sviluppo del Mezzogiorno e dell’Italia – Le proposte dell’ANCI su crescita, liberalizzazione e accelerazione degli investimenti”: questo il tema del convegno che si è tenuto a Palazzo di Città.

L’incontro, che si è svolto per la prima volta a Salerno, ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e del Sindaco di Reggio Emilia e Presidente dell’ANCI Graziano Delrio. Il programma della riunione, dopo il saluto del Sindaco De Luca, ha previsto una relazione del Sindaco di Potenza Vito Santarsiero, nella sua qualità di delegato ANCI per il Mezzogiorno, che ha riferito dello stato dei rapporti interistituzionali con il Governo ed ha illustrato le proposte dell’ANCI per l’accelerazione della spesa strutturale nel Mezzogiorno.

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“Il Sud Italia è una grande risorsa, non un grande problema – sostiene il Presidente ANCI Graziano DelrioIl Mezzogiorno ha potenzialità di crescita enorme e l’Italia può rinascere riacquistando competitività se metterà a frutto qualità, innovazione, ricerca e quel patrimonio paesaggistico ed ambientale legato al turismo che abbonda nelle regioni meridionali. Un punto irrinunciabile, affinché queste potenzialità siano sfruttate, però, è l’utilizzo dei fondi comunitari. Il primo punto da dibattere è il rapporto con le Regioni.In secondo luogo bisogna dire no alla logica che privilegia gli investimenti solo sulle grandi opere infrastrutturali, a scapito di quelli, forse ancor più decisivi, sulla ricerca, sulla cultura, etc.

L’Europa ha scelto di puntare sulle città, la competizione a livello mondiale ora si gioca tra le grandi aree urbane. È, dunque, errato centralizzare la spesa; il denaro deve essere destinato laddove ci sia maggiore controllo sociale: questo rende la spesa di certo più efficace. La nostra proposta è limpida e semplice. I Comuni abbiano le funzioni amministrative; le Province siano enti di secondo livello dove siedono i sindaci e dove si coordinano le politiche di area vasta; le Regioni abbiano solo compiti di programmazione e legislazione, ma mai alcuna funzione amministrativa. Se non c’è chiarezza di competenze, il federalismo non serve a niente: questo è il senso delle autonomie locali, che è anzitutto autonomia organizzativa e autonomia finanziaria.

La nostra non è una rivendicazione di poteri, né una rottura della solidarietà istituzionale, né tantomeno disobbedienza civile. Non possiamo, però, non sostenere che il 100% dei proventi dell’IMU deve andare ai Comuni o che il Patto di Stabilità va rivisitato perché ai sindaci sia reso possibile investire, pagare le imprese, mettere in sicurezza il territorio, promuovere la ricerca, garantire i servizi essenziali. Questa deve essere per noi una grande presa di coscienza istituzionale. Avremo tanto più successo quanto più saremo uniti e se saremo in grado di far capire al Governo che i Comuni sono in grado di investire e di creare economia”.

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“Ringrazio l’ANCI dichiara ilSindaco di Salerno Vincenzo De Luca – per il gesto di stima e attenzione nella scelta di Salerno quale sede di questa importante riunione della Commissione. Da qui dovrà partire una battaglia decisa affinché, dopo la fase dei tagli e del rigore, si avvii una fase degli investimenti e dello sviluppo. Ciò è possibile solo a due condizioni: che i Comuni siano liberati dallo strangolamento di cui sono attualmente vittime e che si riesca ad utilizzare adeguatamente i Fondi Europei.

I tagli operati in questi mesi hanno toccato la carne viva delle persone e degli enti locali, che ora vivono una situazione di estrema sofferenza. E ciò vale a maggior ragione al Sud, dove, in assenza di un forte tessuto economico e industriale, la paralisi degli enti locali determina la paralisi dell’economia. Nelle condizioni attuali i Comuni non hanno alcuna possibilità di accendere mutui. La situazione non potrà che peggiorare se, come previsto dalla legge, l’indebitamento per contrarre mutui dovrà scendere dall’attuale 8% al 4% previsto per il 2014; una possibile ipotesi, in tal senso, sarebbe portare il limite al 6%, al fine di non limitare eccessivamente le possibilità di sviluppo. Poter accendere mutui significa, infatti, poter investire, sia su grandi opere infrastrutturali, che su opere di manutenzione straordinaria, e dunque creare economia e lavoro. Il mio auspicio, dunque, è che in breve tempo il governo ascolti le esigenze dei comuni. Si allenti il patto di stabilità, che rappresenta una vera sofferenza, e si escludano dallo stesso la parte relativa agli investimenti.

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La seconda decisiva battaglia dovrà essere fatta sull’utilizzo dei Fondi Europei. Abbiamo proposto, innanzitutto, di affidare ai Comuni la gestione del 10% (e non più solo del 5%) delle risorse FESR e FSE. I Comuni, infatti, hanno più volte dimostrato di essere le più efficaci agenzie di spesa, laddove quando interviene la Regione si deve superare un vero e proprio percorso di guerra. Questo vale per tutte le forze politiche.

La logica che prevale, infatti, non è quella dell’efficienza e della qualità dei progetti, ma quella della spartizione politica. E prevale, inoltre, una logica che concentra le risorse a disposizione solo su pochi grandi progetti e che privilegia eccessivamente le grandi aree metropolitane. Per evitare il rallentamento della capacità di spesa, si deve, dunque, da un lato, certo, evitare la “polverizzazione” dei fondi, ma dall’altro evitare che essi vengano concentrati unicamente su 3-4 grandi progetti infrastrutturali. Nella nostra Regione dobbiamo, inoltre, portare avanti da tanti anni una battaglia di equità affinché le risorse siano equamente ripartite tra i diversi territori e non prendano sempre la via di Napoli.

D’altra parte la Campania è un’anomalia nazionale nella quale, unico caso in Italia, in materia di rifiuti si tira in ballo l’unico ente che non ha alcuna competenza, ovvero la Provincia, e dove rischiamo di assistere al paradosso della costruzione del termovalorizzatore in una provincia e in un capoluogo che non hanno problemi di rifiuti e non nelle province che degli impianti avrebbero realmente bisogno. E la Campania è anche la Regione che negli ultimi mesi ha emanato provvedimenti che mettono letteralmente in ginocchio le famiglie, in particolare nel campo delle politiche sociali e dei trasporti, cercando peraltro di scaricare le responsabilità sui Comuni. Dovremo, dunque, avviare una nuova battaglia, affinché sia integrato il fondo nazionale, quantomeno per i più importanti servizi di civiltà.

Dobbiamo fare presto, perché, soprattutto al Sud, dove senza risorse per gli enti e senza credito per le banche il solo denaro liquido è nelle mani delle organizzazioni criminali, la crisi economica rischia di divenire una crisi sociale, civile, democratica che sarà difficile da combattere e da arginare anche in futuro“.

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