Al M.O.A. di Eboli, il progetto ArtHouse: L’Arte contro le Mafie

M.O.A. Eboli: ArtHouse. L’Arte contro le Mafie: Un progetto sociale per il riutilizzo di un bene confiscato alla criminalità. Una chiamata alle arti contro la criminalità.

Tra i relatori: Fiorillo (Onlus Legalità) il presidente del M.O.A. Fresolone, Angela Delli Paoli (Uni.Sa) e  lo storico Ravveduto coordinatore scientifico ArtHouse, lo scenografo Tolosa, moderatrice la dottoressa Mariapia Mercurio.

ArtHouse-1
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di Marco Naponiello
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

EBOLI La bellezza scriveva Fedor Dostoevskijsalverà il mondo”, ed è su questo lirico questo auspicio che simbolicamente si potrebbe focalizzare il dibattito intorno al progetto ArtHouse presentato al  M.O.A. (Museum of Operation Avalanche) nel  Complesso monumentale di Sant’Antonio, cuore antico della città di Eboli.

Nella sala convegni del museo permanente infatti, come primo appuntamento di un happening serale variegato si è dibattuto di due argomenti apparentemente antitetici, ovvero l’arte e l’illegalità, ma che anche partendo da posizioni opposte hanno in comune l’essere permeanti nella nostra nazione. Dopo un breve saluto introduttivo ad onere della brillante dottoressa Mariapia Mercurio, la quale ha tenuto a precisare preliminarmente,che il progetto in essere gode della approvazione istituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, basato sulla normativa  vigente della riqualificazione di un bene confiscato alle mafie (segnatamente un vasto garage, in località Corno d’oro di Eboli) affinché venga goduto da una collettività di artisti, creando appunto un “Atelier d’Arte”,  condividendone il progetto anche con gli istituti scolastici ed i cittadini tutti, invitando gentilmente i presenti a rimanere anche in seguito, perche : “Logos è un appuntamento culturale ed anche musicale.

ArtHouse
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A seguire, ha preso da subito la parola il professore Giuseppe Fresolone, presidente del MOA il quale ha posto l’accento sul bisogno di una improcrastinabile riflessione seria della collettività sulle modalità di riutilizzo di tali beni immobili, e di una percezione aberrante troppe volte fatta propria, degli organi statuali che vogliono ricollocare l’uso degli stessi in una ottica innaturale di profitto, una valorizzazione economica, avallata dal T.U.E.L, (Testo Unico Enti Locali), dunque prioritario sarebbe per tali proponimenti, un necessario ritorno economico avvalorato perlopiù, dal decreto di riforma delle provincie di Graziano Delrio, ove si configura la cultura come elemento, paradossalmente, non essenziale, ma ahinoi marginale, nella vita di questi enti. Ma nonostante tali abbrivi, il MOA e le associazioni ad essa  collegate, promuovono l’effettiva applicazione della legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che prevede appunto l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti – Associazioni, Cooperative, Comuni, Province e Regioni – in grado di restituirli alla cittadinanza, tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro.

Fresolone continua con il dolersi del fatto che tale intento di finalità “creativa” di riconversione di un bene mafioso, passi dalla logica della rete a quello di distretto culturale, una filiera di organizzazioni ben strutturata sul territorio, che implicano necessariamente quell’apporto aziendalistico voluto dai P.P.P. (Partenariato Pubblico Privato) di “Area Vasta”, e  l’attività è volta a creare e rafforzare la rete tra le istituzioni, come l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Prefetture, Regioni, Province, Consorzi di Comuni e Comuni,di concerto con le Cooperative e le Associazioni, le scuole e gli altri soggetti del territorio tramite la mappatura e l’analisi dei beni confiscati sul territorio e la diffusione di buone pratiche sul loro possibile utilizzo, troppe volte sterilizzate le buone intenzioni di stucchevoli passaggi burocratici,rimarcando che il nostro Paese in Europa non riesca ad ottimizzare le energie accaparrandosi fondi comunitari: “ noi italiani, siamo i primi nella UE a partecipare ai bandi diretti e ultimi a vincerli

ArtHouse2
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La seconda relazione è stata tenuta dalla giovane dottoressa Angela Delli Paoli O.C.P.G.(Osservatorio Comunicazione Partecipazione Culture Giovanili )della Università di Salerno: “ ..l’utilizzo di un bene pubblico confiscato, in un discorso di un progetto con un target di giovani che vanno dai 18 a 35 anni,volta ad una azione di crescita indirizzata al mondo giovanile, in una otica di una partecipazione finalizzata a realizzare una coscienza civica ed una annessa opportunità di lavoro,nella configurazione di una Associazione Temporanea di Scopo, attraverso, il riutilizzo di un garage sequestrato alla camorra di 280 metri quadrati in località Corno d’Oro, nei pressi del Cilento Outlet Village, con la creazione di una filiera culturale, una vera rete di partenariato, ove la nostra provincia, nelle iniziative di sensibilizzazione sulle mafie,come la regione intera soffre di un profondo gap, rispetto alle altre zone della penisola; difatti si evince la forte  sofferenza settoriale, corroborata dalla consumata fuga di talenti indigeni verso altri doviziosi lidi, in Italia o addirittura all’estero, un vero esodo di creativi cui non possiamo rimanere indifferenti! ”;  ancora la Delli Paoli: “ si devono mettere a disposizione degli artisti tre momenti topici, il primo spaziale, ovvero un luogo fisico dove gli stessi possano operare,e produrre arte, un secondo sociale, ove passi il messaggio artistico attraverso delle tematiche acconce, tese a sensibilizzare l’opinione pubblica, ed infine il terzo, quello commerciale, volte a creare una connessione con il mercato dell’arte ed una buona rete di distribuzione con finalità di finanziamento progettuale”. Il prosieguo della relatrice accademica, è stato impostato sulla strutturazione della attività, attraverso  la occupazione di 35 professionisti, scelti attraverso un chiaro e pubblico bando, dell’immobile confiscato al Corno d’Oro,  e arricchito di differenti tipologie delle arti figurative,:dalla pittura alla grafica, passando per la classica scultura etc, ed accompagnarli  nel percorso lavorativo,un apposito brand targato ArtHouse , diversi strumenti professionali messi a loro disposizione, in aggiunta un angolo artistico (Art Corner ) dove trovare gli acquirenti delle opere, sia materialmente  in loco,sia in rete con la diffusione dell’e-commerce, ovvero le transazioni del futuro.

 Il perno del dibattito è poi stato spostato ad un artista vero e proprio, il professore di scenografia Nicolas Tolosa, artista napoletano, che ha evidenziato come nel capoluogo ci siano difficoltà cogenti a portare avanti simili iniziative, e con molti sforzi, lui e i suoi collaboratori,son riusciti ad accaparrarsi come sede un palazzo seicentesco nel cuore di “Partenope”, le mafie, ha tenuto ad evidenziare: “ sono la prima azienda italiana con 15mld di €, auspico che finalmente dalla legalità delle parole, voluta da una ignavia di molti artisti, si passi da subito ad una legalità dei fatti, anche nelle piccole cose,rivendico con forza che l’artista deve essere libero di creare, in specie nell’Italia paese dell’arte, e deve poter scegliere di fare questo in autonomia assoluta, come unica sua occupazione, una artista che viva esclusivamente della sua arte, al progetto di “Chiamata alle arti”, collaboro da tre anni oramai con una cooperativa, tra un po’ di tempo presenteremo una mostra sul giornalista –cronista de “il Mattino”martire della camorra ,Giancarlo Siani, trucidato nel 1985 a soli 26 anni! Per chi fosse interessato, www.chiamataallerti.it.”

ArtHouse8
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Molto apprezzato, a seguire, l’intervento di una intellettuale  ed educatrice cittadina, da sempre impegnata nel sociale, la professoressa Angela Maria Fiorillo, presidentessa della Onlus Legalità, già assessore del comune nelle amministrazioni di sinistra, (sindaco Gerardo Rosania) la quale ha evidenziato con sagacia un passaggio interessante: ”…è un progetto difficile, ma la diversità dei soggetti in campo va colta come una occasione, una occasione appunto di arricchimento reciproco, fondamentale perciò alle Onlus come la nostra, consiste nel coinvolgere gli studenti informando le scuole delle attività svolgentesi, sensibilizzare gli animi giovanili, e facendo del laboratorio, dell’officina d’arte, o comunque la si voglia denominare, oltre che un posto fisico, un posto mentale, con un alto obbiettivo per noi tutti, quello di mettere a disposizione della collettività provinciale’ intera la nostra esperienza, affinché Eboli da sempre culturalmente vivace, sia da capofila di un modello creativo a livello regionale.

La conclusione dell’incontro è stata affidata a Marcello Ravveduto, storico della Università di Salerno, e coordinatore scientifico di ArtHouse: ”..una rete che sappia mantenere costanza nel tempo, una realistica e non retorica,“chiamata alle arti” sulla legalità come tema fondante del riscatto del mezzogiorno,basata sulla creatività come motore verso una società affrancata dalla criminalità organizzata, un Atelier per artisti, ove Eboli sia il modello per tutta la regione ed il meridione intero, infatti l’utilizzo sociale si pone questo traguardo,  realizzare ricchezza e bellezza da beni creati sui reati alla collettività, una storia importante ci accingiamo a scrivere, artisti visti ad oggi come paladini del vivere civile, nella falsariga dello sloga “l’etica libera la bellezza”ove il mondo giovanile non sia visto come un modello di perenne disagio ma di concreto sviluppo a tutto tondo della città. La cultura è un nuova forma di start up, neo aziendale (terzo settore) che si affacciano sul mercato nel territorio di appartenenza, e dunque con questa buona partenza coadiuvata dalla costante collaborazione del MOA,noi abbiamo il compito di costruire una crescita culturale dal basso, con l’associazionismo diffuso, al fine di mettere in campo un capitale sociale e culturale, che arricchisca i comuni a sud di Salerno, tradizionalmente sensibili su tali questioni, non solo restituendo alla collettività dei beni confiscati, ma creare una concreta speranza e non rassegnarci, macerandoci nella disperazione di una società in perenne ambasce!

Dopo il commiato di rito, la serata è continuata nei saloni antistanti  a quello delle conferenze, con una scaletta di gruppi ed artisti di musica alternativa ed elettronica, deep house, ( tra cui spiccavano gli Yumma Re) e la festosa partecipazione di tanta gioventù ebolitana, protrattasi fino a notte fonda, giustappunto un modo allegro e benaugurante di attendere la Pasqua del giorno dopo, affinché vi sia nella tradizionale resurrezione spirituale, il riverbero del buon viatico di una definitiva resurrezione civile.

ArtHouse3
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Eboli, 6 Aprile 2015

4 commenti su “Al M.O.A. di Eboli, il progetto ArtHouse: L’Arte contro le Mafie”

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