E’ morto Licio Gelli, e con lui i misteri d’Italia. La “P2” no.

L’ex Gran Maestro Venerabile della Loggia P2 Licio Gelli, è morto a 96 anni nella sua abitazione di Arezzo, la famosa Villa Wanda.

Gelli è stato al centro delle trame più oscure che hanno attraversto l’Italia: dalla strage Bologna, al Banco Ambrosiano, al tentato golpe Borghese. Un elenco di indagini lunghissimo, compreso il caso Moro e la P2, da cui emergevano i ‘complotti neri’.

Licio Gelli 6
Licio Gelli 6

da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

AREZZO – E’ morto Licio Gelli, recentemente era stato ricoverato in Ospedale. L’ex Gran Maestro Venerabile della loggia P2, aveva 96 anni, ed è deceduto nella sua abitazione di Villa Wanda ad Arezzo. La salma sarà trasportata nella chiesa della Misericordia ad Arezzo, nella quale sarà allestita la camera ardente, mentre i funerali invece si svolgeranno domani a Pistoia alle 15.00. Gelli lascia la seconda moglie Gabriela Vasile, e tre figli Raffaello, Maurizio e Maria Rosa.

Nato a Pistoia il 21 aprile del 1919, Gelli è stato condannato per depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna del 1980, dopo essere stato detenuto in Svizzera e Francia e coinvolto in varie inchieste, si era ritirato nella sua abitazione sulle colline di Arezzo.

Licio-Gelli 4
Licio-Gelli 4

Licio Gelli: Il “burattinaio“; “Belfagor“; “il venerabile“. L’ex gran maestro venerabile della Loggia Massonica P2, è legato a decine di inchieste giudiziarie e a vari lati oscuri della storia recente d’Italia: dal tentato golpe Borghese a tangentopoli, dalla scalata a gruppi editoriali al caso Moro. E’ stato protagonista della storia della prima e della seconda Repubblica con i suoi rapporti occulti con il potere, conn le sue vicende giudiziarie, gli arresti, le fughe, guai con il fisco è stato sempre guardato con “rispetto” dai poteri forti, proprio perchè evidentemente conservava ancora tanti segreti.

Nato a Pistoia il 21 aprile 1919, a 18 anni si arruolò come volontario nelle “camicie nere” del Generale Francisco Franco in Spagna. Fascista, “repubblichino” e poi partigiano. Il 16 dicembre 1944 sposò Wanda Vannacci dalla quale ebbe quattro figli. Dopo la guerra si trasferisce in Sardegna e in Argentina, laddove si lega a Peron e Lopez Rega. Tornato in Italia comincia a lavorare nella fabbrica di materassi Permaflex divenendone direttore di stabilimento a Frosinone. Divenne socio e successivamente proprietario dello stabilimento Gio.Le di Castiglion Fibocchi dei fratelli Lebole. Nel 1963 Gelli si iscrive alla massoneria e dopo solo 3 anni il Gran maestro di allora Giordano Gamberini lo assegna alla loggia “coperta” “Propaganda 2“, nata a fine Ottocento per permettere l’adesione riservata di personaggi pubblici. Sebbene nel 1975 si decide lo scioglimento della P2, Gelli, che nel frattempo da segretario era divenuto gran maestro, la fece rinascere fino a farla diventare più forte e più potente che mai estendendo il controllo in ogni ramo del potere e controlando oltre che il potere gli uomini che lo gestivano, elargendo protezione e ricevendone in cambio favori.

Gherardo Colombo-Giuliano Turone
Gherardo Colombo-Giuliano Turone

Nel marzo del 1981, quando i giudici istruttori milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, indagando sul crack Michele Sindona, arrivano alle famose liste, per il mondo politico italiano e’ un terremoto e per molti di loro incominciano i guai, per molti altri non si è mai giunto ad una chiarimento, ad una verità.

In quegli elenchi che scottano ancora oggi ci sono circa mille nomi tra cui, giornalisti, editori, militari, capi dei servizi segreti, prefetti, questori, magistrati, uomini politici, parlamentari, ministri, finanzieri come Sindona e Roberto Calvi, imprenditori come Silvio Berlusconi. Di li tra mezze verità, verità vere e verità raccontate, emerge che la P2 è coinvolta direttamente o indirettamente in tutti i maggiori scandali della storia italiana degli ultimi trent’anni: tentato golpe Borghese; strategia della tensione, caso Moro, crack Sindona, caso Calvi, scalata ai grandi gruppi editoriali, mafia, tangentopoli.

Il 22 maggio 1981, data storica, scatta il primo ordine di cattura, ma Gelli è irreperibile, sarà arrestato a Ginevra nel settembre dell’82 e rinchiuso nel carcere di Champ Dollon, da dove evade dopo circa un anno. Il mese dopo, in settembre dell’83 si costituisce a Ginevra, ritorna in carcere, successivamente nel febbraio 1988 fu estradato in Italia. Nell’aprile dello stesso anno gli viene concessa la libertà provvisoria per motivi di salute, ma 16 gennaio  del ’97 viene raggiunto da un nuovo ordine di arresto, successivamente revocato dal Ministero della Giustizia: il reato era quello di essersi procacciate notizie riservate, non ricadeva tra quelli per cui era stata concessa l’estradizione. Il 22 aprile 1998 la Cassazione conferma definitivamente la condanna a 12 anni per il Crack del Banco Ambrosiano.

Licio Gelli 5
Licio Gelli 5

Il 4 maggio Gelli si rende nuovamente irreperibile per oltre quattro mesi, ma nonostante tutto in seguito gli vengono concessi i domiciliari nella sua abitazione di Arezzo, Villa Wanda, abitazione che gli venne anche sequestrata a seguito della conclusione di una indagine per un debito col fisco; sucessivamente rientrata nella sua disponibilità nel gennaio scorso per la dichiarata prescrizione dei reati fiscali all’epoca contestati. La sua storia e le sue “ombre lunghe” non si sono mai “schiarite” e sebbene vecchio nel 2013 fu sentito dai PM di Palermo per l’inchiesta Stato-mafia e gli intrecci tra P2, servizi ed eversione.

Con Licio Gelli si seppelliscono anche tutte quelle verità che non sono mai emerse, ma che pendevano sulla testa di tutti quelli che ne erano stati coinvolti e di quelli che sono stati solo sfiorati o i suoi segreti sono passati in altre mani? Questo non lo sapremo mai, e nemmeno potremmo, atteso che ogni giorno emerge una nuova P2 e ogni giorno si scoprono corruzioni e legami poco raccomandabili tra uomini politici, imprenditori, finanzieri e “mediatori” alla Gelli. Quante “P2” ci sono non è dato saperlo, ma una cosa è certa noi non vorremmo che rimanga la coda.

Questo un elenco dei principali fatti che lo hanno visto coinvolto e indagato negli ultimi anni. (Dall’ANSA)

Oltre che alla vicenda della loggia P2 il nome di Licio Gelli, l’ex venerabile della loggia P2 è legato a decine di inchieste giudiziarie e a vari lati oscuri della storia recente d’Italia: dal tentato golpe Borghese a tangentopoli, dalla scalata a gruppi editoriali al caso Moro:

  • STRAGE DI BOLOGNA (2 agosto 1980 – 85 morti e 200 feriti): assolto definitivamente dall’ accusa di associazione eversiva Gelli nel 1994 è stato condannato per calunnia (10 anni) al processo d’appello-bis. Nell’ambito del processo l’ ex ”venerabile” fu protagonista anche della misteriosa rinuncia all’incarico da parte di uno dei legali di parte civile Roberto Montorzi che abbandonò il collegio dopo due incontri con Gelli a villa Wanda.

    calvi-roberto
    calvi-roberto
  • BANCO AMBROSIANO: al processo di primo grado a Milano, Gelli è stato condannato a 18 anni di reclusione per il ruolo avuto nella bancarotta dall’istituto di Calvi (che aveva la tessera n.519 della P2). Il suo nome è da sempre anche al centro delle indagini sulla morte del ”banchiere di Dio”. Nel processo di secondo grado la pena venne ridotta a 12 anni. Il 6 maggio 1998 Gelli, che doveva scontare la condanna divenuta definitiva, fugge da villa Wanda e si rende irreperibile. Il 10 settembre viene fermato e arrestato a Cannes. Gelli entrò anche nell’inchiesta sull’omicidio del banchiere, ma il procedimento venne archiviato il 30 maggio 2009.
  • CONTO ”PROTEZIONE”: il 29 luglio 1994 Gelli è stato condannato a Milano a sei anni e mezzo, in primo grado, per la vicenda del conto 633369 di Silvano Larini all’Ubs di Lugano, del quale fu trovata traccia nel 1981 a Castiglion Fibocchi con riferimenti a soldi destinati al Psi di Craxi e Martelli. La pena fu ridotta a 5 anni e 9 mesi in appello. La Cassazione decise l’annullamento della condanna per Gelli per improcedibilità dell’azione penale, essendo stata la sua posizione definita nel processo per il crac del Banco Ambrosiano.
  • ATTENTATI AI TRENI IN TOSCANA: accusato di aver finanziato le organizzazioni eversive ”nere” per gli attentati degli anni Settanta, Gelli e’ stato prima condannato a 8 anni e poi dichiarato non processabile.
  • MAFIA-POLITICA-AFFARI: Gelli era uno dei 126 imputati al processo a Palmi sui presunti collegamenti tra mondo politico ed imprenditoriale e organizzazioni mafiose. Secondo l’accusa, si sarebbe adoperato per ”aggiustare” un processo in Cassazione a due presunti mafiosi di Taranto. Venne assolto il 3 marzo 1995 dall’ accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 1998 è chiamato in causa dal procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli nell’inchiesta ‘Sistemi criminali’ poi archiviata nel 2000.
  • INCHIESTA OPERAZIONI FINANZIARIE: tra il 1993 ed il 1994, Gelli è stato al centro dell’attenzione dei magistrati di Arezzo e Roma per una serie di operazioni finanziarie miliardarie che avrebbe disposto in varie banche. Le indagini sono legate in particolare al fallimento della holding Cgf del gruppo Cerruti. Un ruolo di primo piano nelle vicende è rivestito dall’ex vicepresidente del Csm Ugo Zilletti.
  • LEGAMI CON LA CAMORRA: la Dda di Napoli ha indagato sui rapporti tra Gelli ed alcuni esponenti della camorra.
  • INCHIESTA CHEQUE TO CHEQUE: Gelli venne iscritto nel registro degli indagati, insieme al figlio Maurizio, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla procura di Torre Annunziata (Napoli) in relazione ad un presunto traffico internazionale di armi e valuta. Una trentina le persone arrestate. L’inchiesta venne poi trasferita a Milano.
  • CASO BRENNEKE: le presunte rivelazioni fatte al Tg1 dal sedicente ex agente della Cia Richard Brenneke sui rapporti tra servizi segreti Usa e P2, duramente smentite da Gelli, estate del 1990 provocarono tensioni e polemiche, anche per il coinvolgimento dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
  • FALLIMENTO DI NEPI: Il 10 giugno 1997 la procura di Roma emette 9 ordini di arresto per il fallimento della holding Di Nepi e di numerose società legate al gruppo. Per Gelli scatta l’obbligo di dimora a Arezzo. Il 18 aprile 2005 venne condannato a 2 anni e 3 mesi di reclusione per associazione a delinquere e bancarotta insieme ad altre 9 persone.(ANSA).

Arezzo, 16 dicembre 2015

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