RAPPORTO OCSE – 57 MLN di disoccupati. In Italia il peggio è in arrivo.

I Governi prendano misure urgenti ed adeguate

I più svantaggiati – Giovani, basse professionalità, immigrati, minoranze, oltre quelli con contratti temporanei o atipici.

OCSE
OCSE

ROMA – Nel 2010 nell’area Ocse ci sarà un numero impressionante di disoccupati: 57 milioni con un tasso che si avvicina intorno al 10%. Per l’Italia invece, contrariamente a quanto afferma il Governo Berlusconi, il peggio deve ancora arrivare. Infatti la maggiore crescita della disoccupazione si avrà l’anno prossimo quando il tasso arriverà nuovamente al di sopra del 10%. L’OCSE, l’organizzazione che ha sede a Parigi, ha stimato che nell’ultima fase del 2010, in Italia arriverà al 10,5%, il che significa che in alcune aree del paese, specie nel mezzogiorno si toccheranno punte di disoccupazione vicino al 18% e del 30% della popolazione attiva. La Campania è una delle Regioni a più alto tasso.

Ma il Governo non solo frena, ma il Premier Silvio Berlusconi lancia segnali di ottimismo, attribuendo alle opposizioni che definisce campioni del pessimismo, la volontà di rappresentare un paese sempre in difficoltà. Sicuramente fa bene a tenere lontano il pessimismo, ma non si può ignorare che la situazione è drammatica se si tiene conto anche che sia per questo, che per l’anno prossimo registreremo ancora una crescita negativa del Pil. La cosa ancora più grave che l’informazione ha ignorato del tutto l’informazione circa la diffusione del quadro rappresentato dall’OCSE.

Il lavoro, è il centro dell’attuale crisi ed è una delle preoccupazioni principali di tutti i Governi, i quali nei prossimi mesi devono incentrare la loro azione solo ad aiutare chi cerca un lavoro. Nessuno si sente di negare che il mondo del lavoro sta vivendo, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la situazione peggiore dal dopoguerra. Per questo il Segretario Generale dell’OCSE Angel Gurria, sostiene che i Governi devono prendere e in tutta fretta, misure adeguate e decisive per impedire che la recessione porti ad una crisi di lungo periodo dell’occupazione, con il rischio che la situazioni diventi endemica.

L’impatto della crisi sul mercato del lavoro in Italia fino ad oggi è stato abbastanza “moderato, rispetto a molti altri paesi, dice ancora l’Ocse. Il tasso di disoccupazione in Italia, nei primi mesi del 2009, ha raggiunto circa l’8% con la tendenza ad un ulteriore significativo aumento nei mesi successivi, tenendo conto che nel nostro paese, molta gente ha smesso di cercare un’occupazione, conseguentemente, Il tasso di disoccupazione sarebbe stato molto più alto, se un grandissimo numero di lavoratori non avesse rinunciato a cercare attivamente lavoro. Se poi si aggiunge un altro fenomeno tipicamente italiano, quello degli inoccupati, cioè coloro i quali non hanno mai trovato un lavoro, rimanendo fuori dal mercato, allora il tasso assumerebbe livelli stratosferici.

L’allarme occupazione lanciato dall’OCSE, mette in evidenza lo stato delle cose tuttavia, come sempre nei periodi di recessione, si riesce a vedere sempre segnali di ripresa, ma sono segnali di “fumo” a tinte assai fosche ancora lontani, per ora è atteso per il 2010 un peggioramento della situazione.

Intanto dal 2007 a oggi i disoccupati dell’area Ocse sono aumentati di 15 milioni, ed entro la fine del 2010 l’esercito di senza lavoro, raggiungerà i 25 milioni (1,1 milioni i senza lavoro in più previsti per la sola Italia). In tre anni si perderanno dunque tanti posti di lavoro quanti ne sono stati persi in un intero decennio fino ai primi anni 80, a seguito delle crisi petrolifere. La cosa grave che le perdite più pesanti di posti di lavoro, si registrano all’interno dei gruppi già svantaggiati nel mercato del lavoro, cioè giovani, basse professionalità, immigrati, minoranze, oltre quelli con contratti temporanei o atipici. Per questi gruppi di lavoratori, saranno periodi assai tristi e a seguito del quale i Governi si troveranno inevitabilmente a fronteggiare questa emergenza allargando ancora di più lo stato sociale

L’economia mostra i primi segnali di ripresa? Non ce ne accorgiamo, ma per il Governo la crisi è già passata, quella che verrà sarà solo il frutto del pessimismo delle opposizioni? Nascondere la realtà per il Governo è solo rimandarla nel tempo e quella che si presenterà sarà sempre più scura.

6 commenti su “RAPPORTO OCSE – 57 MLN di disoccupati. In Italia il peggio è in arrivo.”

  1. E berlusconi si ostina a dire che la sinistra è catastrofista costringendoci a vivere la più grande Fiction.
    Presidente scendi dal palcoscenico e frequenta il mondo reale, non la tua corte, piena di gente che ti accontenta, cortigiani e cortigiane. Poi accetta le critiche e sii più modesto. In questo modo puoi governare quanto ti sarà possibile, anche se gli altri non ti voteranno.

    Rispondi
  2. Sinceramente, devo notare che grazie a questo Blog e ad altri giornali coraggiosi, riesco ad avere un’informazione corretta. A sentire il nostro Presidente del Consiglio dobbiamo essere ottimisti e che noi non stiamo in crisi. Invece come impiegato e mono reddito, riesco appena ad andare avanti. E’ incominciata la scuola e per le mie due figlie ho speso 1000 euro solo di libri. poi sono aggredito dalle tasse e dalle bollette dell’acqua, del gas, dell’Etr, dal canone, e dalle alrtre forme di tasse dirette e in dirette. Sono ottimista? proverò ad esserlo, ma Berlusconi provi ad essere solo per un mese un padre giudizioso e onesto, che riesce a far quadrare il bilancio facendo i miracoli. Ci provi e poi vedremo, poi si renderà conto della vita di privazioni e d’inferno che vive la maggior parte delle persone.

    Rispondi
  3. la crisi e cominciata all`inizio degli anni 90 e i nodi sono arrivati al pettine tutti in una volta le soluzioni non ci sono i ricchi ,i potenti, gli ebrei e le multinazionali ci hanno preso per le palle e adesso per uscirne e ricominciare di nuovo avremmo bisogno una rivoluzione sociale tipo quella adottata da lenin nel 1917 in russia non sono esagerazioni la storia si ripete la maggioranza povera sottomessa da un elite di poderosi senza scrupoli fanno il popolo povero….ne vedremo delle belle i prossimi anni berlusconi……ma XXXXXXX X X !!!!!!!!

    Rispondi
  4. LA MANCANZA DI LAVORO IN ITALIA E IN EUROPA LA DISOCCUPAZIONE IN ITALIA E IN EUROPA: Da sempre il problema della disoccupazione rappresenta uno dei crucci principali dei governi di tutto il mondo. Descrivi come esso viene affrontato in Italia e in Europa. Per disoccupazione si intende la condizione di chi “essendo desideroso e capace di lavorare, non trova tuttavia un impiego”. È una situazione non solo “pesante” dal punto di vista economico, ma anche frustrante e avvilente dal punto di vista psicologico, perché pone la gente in una sorta di complesso di inferiorità che, spesso, porta a considerare se stesso non meritevole, non idoneo, colpevole di qualcosa di cui è reo semmai soltanto il sistema socioeconomico in cui è immerso. Essendo la disoccupazione un fenomeno che, purtroppo, sempre più si va allargando, può essere suddivisa in varie tipologie. Tra le più note, la disoccupazione normale, tecnologica, cronica, ciclica, strutturale e stagionale. La disoccupazione normale è quella che ogni sistema economico (anche il più efficiente ed organizzato) possiede al suo interno e che concerne quel numero di lavoratori che, avendo lasciato un tipo di lavoro, impiegano giorni o settimane per trovarne un altro. Essendo non solo regolare, quanto quasi necessaria, questa disoccupazione non desta stupore, né richiede interventi esterni per essere eliminata. La disoccupazione tecnologica è quella determinata, per l’appunto, in un’azienda, dall’introduzione di macchinari e strutture moderne in grado di eliminare il lavoro dell’uomo o, comunque, di ridurlo notevolmente. Ma anche questa forma di disoccupazione può risultare temporanea perché attraverso la fabbricazione di nuove materie prime , ci può essere un riassorbimento di lavoratori. La disoccupazione cronica quella perenne o quasi, che non si estingue, cioè, con la fine di un periodo “critico” dal punto di vista della richiesta della manodopera. Questa forma di disoccupazione, che è la più brutta di tutte, è tipica dei Paesi sottosviluppati e indigenti. La disoccupazione ciclica si verifica, invece, proprio nei periodi di depressione, nelle “epoche negative” che vedono ristagnare l’economia di una nazione. È quella fase che un saggio governo si impegna a combattere dando lavoro pubblico o incentivi alle imprese che intendono assumere personale. La disoccupazione strutturale è quella propria di un Paese che, grazie alla sua configurazione naturale geografica o a un basso tasso di sviluppo, non permette alcuna forma di lavoro. A questa disoccupazione si può ovviare con l’emigrazione (fenomeno presente ancora oggi e che in dosi più massicce avveniva in passato) o con un’adeguata politica di sviluppo economico che crei imprese e industrie, favorendo il progresso. La disoccupazione stagionale, infine, è la disoccupazione che si verifica in determinati periodi dell’anno e che è in stretta relazioni con le stagioni e i settori produttivi (l’agricoltura, l’edilizi a etc)VENIAMO AI DATI NELLA LORO FREDDEZZA:il tasso di disoccupazione e’ in calo in Italia. Le ultime stime danno all’8,5 il tasso di disoccupati, 1,5 punti percentuali in meno rispetto alla media dell’Eurozona, che resta stabile a giugno. Nell’eurozona, infatti, il tasso si e’ attestato al 10 per cento (era al 9,5 per cento a giugno 2009), mentre nell’Ue a 27 è rimasto fermo al 9,6 per cento (era al 9 per cento dodici mesi prima). Lo ha reso noto l’Eurostat, l’ufficio di statistica europeo, che stima in 23,062 milioni il totale delle persone senza lavoro nel Vecchio Continente (di cui 15,771 milioni solo nell’eurozona), MA Se consideriamo che con i contratti a progetto uno che lavora una settimana su 52 viene considerato un lavoratore non disoccupato ecco spiegato l’8,5%. Bisognerebbe misurare la precarietà, che è nociva al pari della disoccupazione, ma evidentemente confindustria non ama rendere pubbliche certe cifre negative!!!

    Rispondi

Lascia un commento