Chi ha appiccato quegli incendi sui Monti di Eboli?

La collina è abitata da alcuni secoli da ulivi che hanno forme emozionanti ed uniche, in più, è attraversata da un antichissimo acquedotto in parte interrato e in parte funzionante .

Chi dovrebbe controllare che questi incendi non avvengano? Intanto si è distrutto flora, fauna e  si potrebbero verificare frane e smottamenti, sotto gli occhi a “distanza” della Guardia Forestale e della Polizia Provinciale.

Incendio Monti di Eboli

EBOLI – L’incendio di ieri che ha interessato le colline di Eboli che vanno dall’Ermice a S. Antonio, passando per il “Monte d’Oro“, non è il primo e non sarà l’ultimo. Le colline del “mito” che conservano gli oltre 5000 anni di storia di questa terra, ha preso fuoco.

Chi sostiene si sia trattato di autocombustione sa di dire delle bugie, semmai successivamente si è propagato a causa del forte vento, ma di sicuro, anche chi ha fatto un corso rapido di sicurezza sa bene che gli incendi sono sempre a causa della mano dell’uomo: pastori per far rinverdire i pascoli; piromani per il gusto di vedere le fiamme e di vedere uccelli e animali selvatici scappare o morire arrostiti; qualche sprovveduto che va a fare una gita e butta un mozzicone  di sigaretta o accende la brace; qualcuno che abita nella zona, per tenere lontani animali indesiderati e qualche altro semplicemente per incendiare arbusti e macchia per ampliare il proprio raggio di azione o di occupazione di terreni che comunque sono abbandonati, ma comunque anche se di poco, coltivabili.

Fatto sta che la propagazione degli incendi su tutto l’arco collinare di Eboli, poteva assumere anche una piega diversa, fortunatamente è stato domato, ma sfortunatamente circa una decina di ettari di terreno collinare sono ormai privi della loro difesa naturale fatta di piante di basso fusto, qualche olivo, arbusti, macchia mediterranea, assumendo, per colpa di qualche disgraziato un aspetto brullo e desolato, ma mettendo a rischio la vita della fauna presente in quei tipi di vegetazione e il terreno stesso, che in alcuni luoghi potrebbe essere interessato da frane e smottamenti.

Perché si ricostituisca il manto protettivo superficiale di piante erbacee, arboree, officinali ed aromatiche, ci vorranno almeno una decina di anni, sempre che non vi sia un intervento programmato e sistematico dell’uomo che ne ricostruisce l’habitat.

Il pronto intervento di almeno una 70ina di persone tra la Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Vigili Urbani, Carabinieri e volontari, oltre che l’impiego di elicotteri e canader, hanno evitato il peggio, anche per i danni che si sarebbero potuti verificare alle abitazioni vicine, i danni solo Dio li conosce, nel senso che non è possibile quantificare quelli apportati alla fauna.

Le Colline del mito, il “monte d’Oro“, come dice un lettore “ogni anno viene bruciato– il lettore dal nik name “arrabbiato ebolitano” continua – “I motivi vanno ricercati nell’ignoranza di chi commette puntualmente il gesto ogni anno, forse per un pascolo in più. Comunque sito archeologico per il rinvenimento di alcune pavimentazioni e mosaici di alcuni anni fa ricco di storia, si cammina su ciotoli di mattoni e di vasellame , si sa che fu abitato circa 5000 anni fa c’è la madre dell’attuale Eboli abbandonata e scempiata quotidianamente.

La collina è abitata da alcuni secoli da ulivi che hanno forme emozionanti ed uniche in piu il monte è attraversato da un antichissimo acquedotto in parte interrato e in parte funzionante . Tutto cio sotto la disputa di alcuni mesi fa per il Belvedere Dell’ermice Opera sconvolgente e mostruosa urbanisticamente in uno scenario tra millenni di storia, in più disputa di conflitti politici della precedente ed attuale amministrazione” .

Incendio Monti di Eboli

Il pianto di “arrabbiato ebolitano” attraverso la sua bella descrizione di quei luoghi è sicuramente il sentimento che pervade tutti i cittadini ebolitani. E tutti ci chiediamo e chiediamo: E’ mai possibile che siamo così stupidi da autodistruggerci?

E’ possibile, se questo succede.

L’incendio oggi e il continuo inquinamento che gli abitanti disperati a ridosso di S. Antonio, di S. Elena, di Santa Croce che sono costretti a subire, con sversamenti continui notturni di stallatico e di urine di animali, che impuzzoliscono tutta la zona, nei canali di scolo che conducono a valle, senza che vi sia un controllo per accertare se vi siano stalle improvvisate e se osservano le norme prescritte.

Ma chi dovrebbe controllare che queste cose non avvengano? Sicuramente la Guardia Forestale o Corpo Forestale, ma anche la Polizia Provinciale. Questi due corpi evidentemente non hanno uomini a sufficienza per mandarli a sorvegliare e rimuovere i motivi  e i veicoli di eventuali focolai di incendi. Questi corpi ed in particolare la Guardia Forestale, dovrebbe vigilare e prevedere, costruendoli, canali spartifuoco, per evitare il propagarsi degli incendi, e questo vale per i boschi, la macchia mediterranea, la pineta.

E’ evidente che se i primi devono controllare la fascia costiera e i lidi che vi operano, non hanno il tempo di fare il loro lavoro di “guardia Forestale. I secondi invece, essendo impegnati a “guardare” i corridoi nei vari Piani della Provincia di Salerno, ormai divenuta caserma, non hanno il tempo di intervenire nel vasto territorio provinciale per fare la “polizia Provinciale“.

Insomma questo incendio ha sicuramente un colpevole ma in ogni caso tra le varie colpe chi ci rimette è l’ambiente, ed in questo caso un sito archelogico definito primo insediamento urbano della Città di Eboli.

13 commenti su “Chi ha appiccato quegli incendi sui Monti di Eboli?”

  1. mmm qualche malizioso potrebbe pensare ad un provvidenziale incendio “spianatore”……in tempi di Green Economy non si sa mai, magari il terreno è ben esposto ai raggi solari

    per fortuna c’è l’anagrafe boschiva……ma varrebbe nel caso??

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  2. mmm qualche malizioso potrebbe pensare ad un provvidenziale incendio “spianatore”……in tempi di Green Economy non si sa mai, magari il terreno è ben esposto ai raggi solari

    per fortuna c’è l’anagrafe incendi boschivi……ma varrebbe nel caso??

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  3. Un episodio sconcertante per la nostra comunità,oltre che potenzialmente pericoloso per la comunità cittadina,di solito si nascondono interessi immobiliari,quanto meno potenzialmente, ma auspico che il tutto sia dovuto al caso avverso!n Italia ”il 65% degli incendi e’ di natura dolosa, il 20% di natura colposa e il restante 15% e’ in dubbio. In ogni caso il 98% sono sempre causati dall’uomo”. Queste le cause degli incendi boschivi in Italia delineate dal vice questore aggiunto del Corpo Forestale dello Stato, Angelo Marciano, responsabile della sezione Niab, nucleo investigativo antincendi boschivi, durante la presentazione dei dati sul fenomeno nell’ultimo triennio. ”In questi anni – ha spiegato – abbiamo cercato di individuare il profilo dell’incendiario che va distinto dal piromane: una persona che soffre di mitomania, una malattia mentale, e incide meno del 5% sul fenomeno complessivo. Per il resto invece ci sono gli incendiari che sono responsabili per colpa o per dolo.l profilo del piromane e’ quello di una persona, quasi sempre di sesso maschile, di eta’ media – giovane, con marcata presenza di residenzialita’ vicino ai luoghi in cui vive e lavora, non legata, per forza, alla vita sociale e al contesto socio economico dell’ambiente rurale. Presenta delle caratteristiche comportamentali esterne, riflesso di disagio personale che e’ indirizzato contro la comunita’ circostante. Realizza atti di distruzione con il fuoco che eccitano la propria personalita’

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  4. Carmine busillo, il tuo nome non mi è nuovo. Sei mica quel ragazzo che prima delle elezioni stava su tutti i girnalini locali con il suo quartirte casarsa e dopo le elezioni sei praticamente scomparso?

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  5. Sembra quasi un incendio ad orologeria. In queste ore di dolore sincero non possiamo fare altro che andare con la memoria alla poesia

    La tempesta
    di Felice Cuomo:

    Rugge il vento e la tempesta
    brontolando vien dal monte:
    stride il pallido orizzonte
    via de’ i lampi al folgorar:
    croscia l’orrida foresta
    nel tremendo lampeggiar.

    Stanno immoti a l’aria scura
    le montagne, il piano, i boschi;
    come spettri ignudi e foschi
    stanno gli arbori al fragor:
    per l’attonita natura
    corre un brivido di orror…

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  6. C’è da restare sgomenti. Sembra quasi un incendio ad orologeria.
    Non possiamo che andare con la mente alla poesia
    La Tempesta di Felice Cuomo
    C’è da restare sgomenti. Sembra un incendio ad orologeria.
    Non possiamo che andare con la mente alla poesia La Tempesta di Felice Cuomo.

    Rugge il vento e la tempesta
    brontolando vien dal monte:
    stride il pallido orizzonte
    via de’ lampi al folgorar
    croscia l’orrida foresta
    nel tremendo lampeggiar.

    Stanno immoti a l’aria scura
    le montegne, il piano, i boschi:
    come spettri ignudi e foschi
    stanno gli arbori al fragor:
    per l’attonita natura
    corre un brivido di orror…

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  7. oltre alla ripetizione vedo poco logica tra la bella poesia e l’incendio doloso
    ,atto ignobile è dir poco,mi dispiace che anche sul blog c’è poca partecipazione ,Il pianeta terra è nostro,se non possiamo difendere dall’inquinamento terre e luoghi lontani da noi difendiamo almeno il territorio vicino casa.Come con la partecipazione ,l’attenzione rispondere all’appello di un cittadino che difende senza riserve il territorio pubblico ,la proprieta dell’ente Orientale è di tutti i cittadini ,i siti archeologici sono dei cittadini quindi nostri difendiamoli,siamo vigili.

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  8. rispondo al suddista,

    le immagini dell’incendio sul Monte d’oro mi hanno richiamato alla mente la poesia del Cuomo nel senso che in essa è ben rappresentato lo sgomento per la tempesta in arrivo. Tempesta che, metaforicamente, può essere interpretata come tempesta di fuoco.
    Quanto alla scarsa partecipazione, bisogna aver pazienza e crederci. La coscienza civile è una pianca che va alimentata ed annaffiata spesso e con immensa pazienza. I frutti arriveranno.

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  9. Signori!

    Non capisco la vostra meraviglia, il vostro stupore, la vostra indignazione.
    L’amore ed il rispetto per la natura nasce dalla conocenza e dal rispetto e tutto questo è il risultato di un lungo ed estenuante lavoro di educazione per piccoli e grandi, di cultura diffusa, di attenzione per questi problemi che le autorità preposte (comprese quelle politiche, anzi soprattutto) dovrebbero continuamente sottoporre all’attenzione della gente e non fanno. Preferiscono fare la politica del “combattere” anziché del “prevenire”.
    Attorno a tutto questo è calata una colpevole indifferenza da parte di amministratori che hanno ridotto il loro mandato elettorale ad una mera “conservazione del loro status quo”.
    Se questi “signori” sono privi di qualsiasi forma di sensibilità, che dovrebbe far parte della loro educazione individuale e che va al di là del loro essere politici, cosa potremmo mai attenderci?
    VV.FF. in continua difficltà, Protezione Civile senza uomini e mezzi, associazioni sempre più demotivate, volontari sempre meno volontari … tutto questo è frutto di quella insensibilità di cui parlavo prima.
    Quanti sanno dell’importanza di quella collina per la storia del nostro paese? Quello è un luogo non luogo (definizione del nostro sindaco) e allora bruci pure tanto … ; le coline continuano ad essere cementificate sotto la colpevole attenzione di cittadini, amministratori e tecnici (spero meno per le forze dell’ordine) e dovremmo dispiacerci se un giorno una frana riporterà tutti di nuovo giù in pianura?
    Le catastrofi naturali sono sempre di più causate dall’insensibilità e dall’ingordigia degli uomini e allora … Muoia Sansone e tutti i filistei!!!!

    Armando Voza

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  10. IL PROPRIETARIO DELLA COLLINA CONOSCE I COLPEVOLI (PASTORI LOCALI CHE DA TEMPO UTILIZZANO QUESTO METODO BARBARO PER CREARE TERRENO FERTILE OVE FAR PASCOLARE IL PROPRIO GREGGE) MAE’ STATO LASCIATO SOLO CON I RISCHI CHE E’ FACILE COMPRENDERE. NEL TEMPO OLTRE 1500 PIANTE DI ULIVO SECOLARI SONO ANDATE DISTRUTTE … MA COSA CI IMPORTA SE C’E’ CHI CONSIDERANDO QUELLE ZONE “LUOGHI NON LUOGHI” NE SMINUISCE IL VALORE E L’IMPORTANZA (LO STESSO CHEHA AVALLATO LO STANZIAMETO DI 300 MILA EURO PER UN PERCORSO TRA QUELLE STESSE COLLINE, DENARO SPESO MA CON RISULTATI PRVI DI UTILITA’).
    A. VOZA

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