Mafia verde, bufera su Pisanu “Parole fraintese, non c’è allarme”

Pareri contrastanti dopo l’allarme lanciato dal presidente della commissione antimafia sulle infiltrazioni dei clan nell’energia verde.

Vendola: “Affineremo i controlli con la guardia di finanza”. Maritati: “Le parole di Pisanu fraintese”. Per il prefetto Schilardi, situazione delicata ma non da allarme rosso.

Campo Fotovoltaico

di Piero Ricci

BARI – L’allarme di Beppe Pisanu coglie di sorpresa la Puglia, quella che amministra la cosa pubblica. Il presidente della commissione antimafia, nella due giorni a Bari, aveva avvertito sulle infiltrazioni mafiose nella green economy. «La situazione pugliese — osserva il prefetto di Bari Carlo Schilardiè delicata ma non è certo come quella, per esempio, della Campania. Da noi si può parlare ancora di prevenzione, il fenomeno può essere fermato. L’allarme è sicuramente il Gargano. Nel resto della Regione c’è grande attenzione sull’utilizzo del denaro: le forze di polizia, le Procure, hanno strumenti e professionalità per bloccare sul nascere i crimini».

Nichi Vendola

Il senatore Alberto Maritati (Pd) non ha dubbi: «Le parole di Pisanu sono state sicuramente fraintese: nessuno di noi ha sentito lanciare ai procuratori allarmi sulla green economy. È giusto tenere gli occhi ben aperti, come bene fanno le forze di polizia. Ma attenzione a non criminalizzare un settore così importante».

E anche il governatore Nichi Vendola non si sottrae alle sollecitazioni dell’ex ministro dell’Interno nel governo Berlusconi: «Il presidente Pisanu va ringraziato perché pone un problema che chi si occupa di antimafia conosce bene. Ovunque si produce ricchezza, lì si concentra l’attenzione delle mafie». Vendola parla a margine dell’inaugurazione della nuova sede dell’Oncolgico. In una saletta “prestata” dai vertici dell’Istituto, il governatore scarta un pacco che contiene il premio ricevuto a Berlino da Eurosolar, un organismo internazionale che premia l’impegno di aziende e istituzioni sul fronte delle energie rinnovabili. Lo esibisce come prova delle «buone pratiche» che si fanno in Puglia.

Beppe Pisanu

La denuncia di Pisanu è partita da Bari mentre Vendola riceveva quel premio a Berlino. Una coincidenza? «Pisanu — spiega il governatore — ci dice quella che è la sua esperienza. L’esperienza della Sardegna è dove le indagini coinvolgono i dirigenti nazionali del Pdl e anche il governatore Cappellacci. In Puglia, nel 2005 — racconta Vendola — abbiamo fatto una moratoria, per un anno non s’è costruito niente perché volevo prima le regole. Poi la Corte costituzionale mi ha bocciato la moratoria perché ha detto che la materia energetica è materia comunitaria e nazionale. Oggi c’è un allarme che io prendo molto sul serio perché la lotta alla mafia l’ho fatta per davvero nella mia vita. Penso che dobbiamo dotarci di strumenti specifici che sto mettendo a punto in questi giorni. Penso a un ulteriore protocollo d’intesa specifico con la Guardia di Finanza per rendere più forte il monitoraggio su tutta la materia ma dobbiamo essere fieri di considerare l’ecosostenibilità la nostra religione laica, sapendo però che il demonio è pronto ad affacciarsi anche in questo settore».

Anche il vicepresidente della Regione, Loredana Capone ammette il rischio e di aver preso alcune contromisure: «La Regione ha fatto il primo piano energetico regionale, ha stabilito oneri istruttori gravosissimi per evitare gli interessi degli speculatori, non finalizzati ad un reale investimento industriale ma magari a lucrare sulla vendita delle autorizzazioni. Ora ha approvato in giunta, in soli due mesi, le linee guida regionali che, in modo rigoroso, individuano le aree non idonee. È sufficiente? No, fino a quando l’investimento resterà un affare finanziario e non un investimento industriale. E così sarà fino a che il governo manterrà così elevati gli incentivi».

La senatrice Adriana Poli Bortone di “Io Sud” non si ferma solo sull’uscio della Regione Puglia: «Bisognerà conoscere quali atti ha compiuto la Regione, ma tutte le amministrazioni comunali, compresa la città capoluogo, dovranno rendere palesi e trasparenti le azioni poste in essere». Per l’ex sindaco di Lecce questa operazione trasparenza va fatta soprattutto nelle amministrazioni comunali del Salento «visto che l’Antimafia ha individuato questa come area particolarmente a rischio».

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