Solitudine di un leader

È la solitudine di Berlusconi il dato che oggi più colpisce. Non sta finendo solo una maggioranza o un governo, si sta concludendo l’avventura di un uomo solo.

Più che vinto dalle inesistenti vittorie dei suoi nemici, il berlusconismo oggi crolla vittima di una sorta di autoreclusione, ad opera di  una turba di mezze calzette, di villani rifatti, pronta ad ogni servilismo per il proprio personale interesse.

Silvio Berlusconi

Solitudine di un leader

ROMA – In questo piovoso autunno italiano non sta finendo solo una maggioranza o un governo: si sta concludendo l’avventura di un uomo solo. È la solitudine di Berlusconi il dato che oggi più colpisce. E se l’uomo ha mischiato e confuso come pochi altri il pubblico e il privato, la sua solitudine pure è un fatto politico e insieme personale, dove non sai quale delle due cose è stata ed è causa dell’altra.

Le serate di Arcore e di Palazzo Grazioli sono l’immagine di una solitudine esistenziale disperata e agghiacciante, anche se nascosta dai fasti di una miliardaria satrapia. Oggi ci è chiaro: era un moderno Macbeth assediato dalla foresta di Birnam sempre più vicina, quello che si rinserrava ogni sera nelle mille stanze dei suoi mille castelli in compagnia di docili comparse. Ma non aveva mai voglia quest’uomo — ci chiediamo noi uomini normali — di scambiare quattro chiacchiere con un amico vero, con una persona normale?

È tuttavia la solitudine politica quella che impressiona maggiormente: la solitudine politica che il premier ha costruito giorno per giorno intorno a sé, imitato da troppi suoi collaboratori. L’avventura berlusconiana, partita all’inizio con un cospicuo capitale di attese e di fiducia (perfino da parte di molti nemici) si è progressivamente chiusa in se stessa, ha tagliato i ponti con tutti i settori significativi della società, ha stupidamente decretato avversione e ostracismo ad un numero sempre crescente di persone: in pratica tutte quelle della cui fedeltà ed obbedienza pronta, cieca e assoluta, non si fosse arcisicuri.

In questo modo, forse senza neppure accorgersene, gli uomini e le donne del premier, la sua classe di governo, il suo milieu, sono diventati ben presto una sorta di esercito accampato in territorio nemico, con la stessa psicologia e la mentalità degli assediati. Si dà il caso però che quel territorio fosse il loro Paese. «O con noi o contro di noi» è divenuta la parola d’ordine suicida sempre più spesso pronunciata, di cui com’era logico, hanno finito per trarre vantaggio solo gli avversari. Consigli arrogantemente respinti, suggerimenti finiti nel nulla, proposte liquidate con un’alzata di spalle sono state sempre di più la regola: allontanando sistematicamente le intelligenze che pure sarebbero state disponibili a rendersi utili. La parabola di un uomo come Giuliano Ferrara parla da sola.

Il berlusconismo avrebbe potuto facilmente — e magari anche abusivamente, se si vuole—intitolare a se stesso tutto ciò che in Italia non era di sinistra. Non solo non ha voluto o saputo farlo. Ha fatto il contrario: ha regalato alla sinistra tutto ciò che sentiva o sapeva non essere intrinsecamente suo. Estraneo fin dalle origini alla socialità politica di gruppo in quanto nato dalla felice intuizione di un uomo solo, di un capo, invece di correggere tale vocazione primigenia alla solitudine e all’obbedienza gerarchica, è andato esasperandola. Sempre più sono rimasti il capo soltanto e soltanto coloro che gli obbedivano. Certo, è rimasto sempre chi obbediva pur conservando qualche luce d’ingegno e di autonomia personale, ma le file dei puri e semplici profittatori e dei camerieri sono andate crescendo a dismisura, sono diventate un esercito, e dopo non molto tempo tutta la scena ha finito per essere occupata solo da costoro.

Una turba di mezze calzette, di villani rifatti, di incompetenti, di procacciatori: la solitudine sociale del berlusconismo si è andata sempre più incarnando in questa schiera compiacente e zelante, pronta ad ogni servilismo per il proprio personale interesse. Sono stati essi i principali artefici della muraglia invalicabile costruita intorno al potere del capo. Da essi il capo è apparso inspiegabilmente sempre più dipendere. Da essi trarre i consigli che di sconfitta in sconfitta, di fallimento in fallimento, lo stanno portando ineluttabilmente alla fine.

Più che vinto dalle inesistenti vittorie dei suoi nemici, il berlusconismo oggi crolla vittima di una sorta di autoreclusione si direbbe quasi studiata con intenzione, compiaciutamente suicida. E sempre più quello che fu per antonomasia «un uomo solo al comando» ormai appare niente altro che un uomo solo e basta. Che forse neppure si rende conto ancora di esserlo.

Ernesto Galli Della Loggia
dal CORRIERE DELLA SERA

3 commenti su “Solitudine di un leader”

  1. Analisi perfetta. In Politica non esiste l’omicidio ma solo il suicidio.
    Questa solitudine è figlia dei troppi errori commessi, sarebbe superfluo elencarli, della troppa superficialità, della ostentata arroganza, del contorno di politici ( volutamente scritto con la minuscola ) che nella migliore delle ipotesi ( Sacconi, Verdini, Brunetta, Tremonti, La Russa, Gasparri, Capezzone, ecc…) erano le quarte o quinte fila di partiti come il P.S.I. , P.R.I., M.S.I. ecc. che insieme raggiungevano si e no il 15 % e si sono trovati, quasi inconsapevolmente, a gestire qualcosa molto piu’ grande di loro.

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  2. COMPORTAMENTO SCORRETTO il 17 nov nella “CASA” del Presidente della Repubblica-/ fonte ASCA(.
    Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parla a lungo con i giornalisti dell’attuale situazione politica, mentre il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, qualche metro piu’ in la, scambia battute e saluti con i partecipanti alla cerimonia, appena conclusa, di consegna dei riconoscimenti ai nuovi Cavalieri del Lavoro.

    E’ quanto accaduto ieri mattina nel Salone delle Feste del Quirinale (la sala dove giura il governo), nel corso del ricevimento che ha seguito la cerimonia alla quale ha preso parte, fra gli altri, lo stesso premier. Napolitano e Berlusconi, pur a poca distanza l’uno dall’altro, non hanno contatti anche se si trovano nello stesso luogo, nella stessa stanza, in uno dei periodi piu’ delicati per la politica italiana.Berlusconi insomma IGNORA il CAPO DELLO STATO,pur aspirando ad esserlo.

    Il Presidente Napolitano ha un’aria distesa ed e’ forte senz’altro di quanto fatto e soprattutto sollecitato finora al mondo politico per una gestione corretta, dal punto di vista istituzionale, del particolare momento politico. Non ultimo l’incontro di ieri sera al Quirinale con Renato Schifani e Gianfranco Fini, dai quali il Capo dello Stato ha avuto l’assicurazione – poi tradotta in determinazioni parlamentari – che la priorita’ sarebbe stata l’approvazione della legge di Stabilita’ e solo dopo si sarebbe passati all’esame, da parte delle Camere, della crisi politica in atto con il voto sulle mozioni di fiducia e di sfiducia al governo. Silvio Berlusconi, dal canto suo, dopo aver scambiato alcune battute con degli ospiti vicino al buffet, sembra attendere l’arrivo dei giornalisti per dire la sua. Sono alcuni giorni che il premier non interviene sugli sviluppi della situazione politica. Ieri sera, in effetti, avrebbe dovuto partecipare a Matrix, la trasmissione di Alessio Vinci su Canale 5. Un appuntamento, era stato fatto intendere dallo staff dello stesso Berlusconi, che di fatto avrebbe dovuto dare il via alla campagna elettorale del Cavaliere. Ma dopo l’incontro al Colle, dal quale era emersa la data del 14 dicembre per il voto di fiducia alla Camera e al Senato, Berlusconi, come spiegato l’altra sera dal suo portavoce Paolo Bonaiuti, ”per rispetto che si deve al Parlamento, ha deciso di parlare prima alle Camere”. Per questo motivo quindi era stata rinviata la sua partecipazione alla trasmissione al 14 dicembre prossimo, dopo i voti in Parlamento e la sentenza che lo riguarda.

    Intendimenti, buone intenzioni ma ecco ieri la chiacchierata con i giornalisti, parlando per circa dieci minuti di crisi, di fiducia, di responsabilita’ istituzionali, di Fli, di Ue, di Consob, di elezioni e altro ancora. Esternazioni, quelle di Berlusconi, fatte in modo inusuale al Quirinale, sede istituzionale della Presidenza della Repubblica, dove la sera prima, nell’incontro fra le tre piu’ alte cariche dello Stato, era stato definito il percorso da seguire per affrontare la situazione seguendo criteri istituzionali. Ma allora quali sono i veri motivi per la rinuncia a Matrix ? Da ricordare che in passato, per un certo periodo, proprio per evitare capannelli, schiamazzi, spintoni (tutte cose che corredano gli incontri premier-giornalisti) nel luogo simbolo degli italiani, era stata preclusa la possibilita’ ai cronisti, alla fine di una manifestazione, di seguire ed intervistare questo o quel ministro al ricevimento che seguiva l’appuntamento.

    Ma Berlusconi non ha “regole” ed ha detto, fra l’altro, che sarebbe ”da irresponsabili” aprire una crisi di governo, definendo ”improbabile” un Berlusconi-bis, perche’ ”abbiamo bisogno di un governo solido”. In ogni caso, se non ci sara’ la fiducia ”andremo al voto”, anche se aprire una crisi ”sarebbe una iattura” ponendosi in una linea politica opposta a quella concordata da Napolitano, Schifani e Fini. Di fronte alle sollecitazioni alla responsabilita’ arrivate dalle tre alte cariche della Stato, Berlusconi assicura di essere sulla stessa linea del Colle, sottolineando di ”sopportare tutto in nome della stabilita’ italiana”.

    Ma che ………personaggio!!!!

    Alla fine del ricevimento, mentre Berlusconi parla ancora con i giornalisti, Napolitano, finiti di salutare gli ospiti, si allontana, dirigendosi verso i suoi appartamenti.

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  3. DA NON BERLUSCONIANO DI VECCHIA DATA,HO CONTATO PERO’ UNA SERIE DI ANOMALIE SOTTERRANEE: IL PROGRAMMA DI FAZIO E SAVIANO,OTTIMI CONDUTTORI CERTO, SI SCOPRE CHE E’ PRODOTTO DA EDEMOL DEL GRUPPO MEDIASET(COMPRATO UN PAIO DI ANNI FA E GRANDE CONTENITORE DI FORMAT MONDIALI MA AD OGGI CON GRANDI PERDITE FINANZIARIE),QUINDI O SI SPUTA NEL PIATTO DOVE SI MANGIA,O IL CONFLITTO “BERLUSCONI” E’ COSI AMPIO CHE SI E’ GIUNTI AL PARADOSSO KAFKIANO, CHE FA DA MAGGIORANZA ED OPPOSIZIONE CONTEMPORANEAMENTE,IN AGGIUNTA A TUTTO IL FARSESCO IN ATTO,GUADAGNA PURE QUANDO LO ACCUSANO DELLE PEGGIORI INFAMIE!!! CARI AMICI MA IN CHE PAESE VIVIAMO, E COME SI FA A CREDERE A QUESTI NOVELLI PALADINI DELLA GIUSTIZIA?

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