Intervista Pubblica di Famiglia Cristiana a Vincenzo De Luca

Nel Consiglio Regionale della Campania sono solo anime morte. Renzi ha conquistato la sua popolarità sul campo ma sbaglia per l’età. Tosi è l’evoluzione della Lega,  il volto buono.

De Luca a Famiglia Cristiana: “Per i prossimi tre secoli non troverete una persona così dedita e innamorata di questa città come lo sono io”. Non ci resta che campare quattro secoli per verificarlo.

Vincenzo De Luca

SALERNO – Il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca è stato intervistato dal giornalista Francesco Anfossi, prima firma del diffusissimo settimanale Famiglia Cristiana. L’intervisterà pubblica a De Luca si è svolta nella Chiesa di San Rocco in via Mercanti a Salerno. Un botta e risposta a trecentosessanta gradi sul modello Salerno, gli impegni dell’amministrazione, i temi della famiglia e della solidarietà tanto cari alla rivista fondata dal beato Giacomo Alberione.

Intervistato dal settimanale Famiglia Cristiana, all’interno dell’evento “Tobia” per celebrare gli ottanta anni di attività del settimanale cattolico, De Luca ha parlato della sua attività amministrativa ma anche dei temi politici più attuali, della crisi economica, del lavoro e della famiglia. Poi si è parlato anche del dopo De Luca.

“Non credo negli eredi – ha detto il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca – . Qualcuno c’è che può governare, ma di certo almeno per i prossimi tre secoli non troverete una persona così dedita e innamorata di questa città come lo sono io”.

Il Primo Cittadino di Salerno ormai è abituato a stare in vetta alla classifica dei più amati dagli italiani, quest’anno, nella classifica è al quarto posto dopo Piero Fassino a Torino, Flavio Tosi a Verona, Matteo Renzi a Firenze. De Luca dichiara di misurare il suo successo solo con la fatica che prova sulla sua pelle, perché sostiene che “fare il sindaco a sud di Roma è una missione, visto la carenza di risorse, la mancanza di senso civico dei cittadini – (dice di esser rimasto incantato dalla civiltà dei veronesi, mentre se installasse una panchina di cemento armato a Salerno, la distruggerebbero in meno di ventiquattro ore) – e inefficienza della pubblica amministrazione”.

Ma quando gli chiedono se si sente accomunato a Tosi e Renzi, che lo precedono nella classifica dei sindaci più amati risponde così: “Siamo simili perché siamo degli anomali nei nostri schieramenti politici. Tosi è per me l’evoluzione della politica leghista, il suo volto umano, mentre Renzi si è guadagnato il suo consenso sul campo, seppur in contrasto con i vertici del partito democratico. Non deve però farne una questione anagrafica o generazionale, perché non conta l’eta, ma la voglia di agire e di fare per il bene della società”.

E proprio riguardo al sul suo impegno che quotidianamente profonde per la sua Salerno aggiunge: “Sono orgoglioso per quanto fatto, per aver fatto di Salerno un’isola felice all’interno della Campania” . E a questo punto è partito in quarta ed è stato durissimo con il governo regionale, accusato di essere immobile e di curare solo gli interessi di Napoli: “In consiglio regionale ci sono solo anime morte. Io avevo proposto di creare il polo turistico più grande d’Italia contraendo infrastrutture e collegando con l’alta velocità Salerno, Napoli e Roma.

Questo indotto avrebbe rilanciato tutta la regione Campania e il modello Salerno ne sarebbe stato il traino. Tanta gente è entusiasta solo all’idea di investire nella nostra città, mentre il resto della regione accumula immondizia fino ai primi piani delle case. Comunque non rinuncio ad esportare il mio modello Salerno”.

Vincenzo De Luca, i galloni veramente se li è guadagnati sul campo e quella classifica che lo vede al quarto posto tra i Sindaci più amati d’Italia non è affatto una sorpresa, oltre a confermarsi come negli altri anni in vetta alla classifica, il suo indice di gradimento si è ulteriormente incrementato, e per una Città del Sud e per un Sindaco del Sud non è affatto una cosa semplice.

Questa sua popolarità, allo stesso tempo lo rende sempre più autonomo e sempre più distante dal suo Partito, il PD, e sempre più legato a Salerno e ai salernitani, in un vincolo così stretto e indissolubile, tanto che ormai vive una tale simbiosi da essere quello che i salernitani vogliono sia.

Quando dice “per i prossimi tre secoli non troverete una persona così dedita e innamorata di Salerno come me”, non compie un esercizio di presunzione e di vanagloria, bensì un atto di umiltà verso la sua Città e verso i cittadini che proprio questo si aspettano da lui, e gli perdonano anche il suo carattere, grezzo, acerbo e scorbutico, non importa fatto sta che Salerno è cambiata e i salernitani ne sono consapevoli. E’ lontano il degrado in cui versava il centro storico e l’abbandono dei luoghi più centrali, il lungomare, la zona della prefettura, il Carmine e le altre periferie.

Giorno dopo giorno i salernitani hanno visto cambiare una Città e adesso si ritrovano ad essere un modello, grazie al loro Sindaco. E del “modello Salerno ” si parla ormai in tutta Italia e le televisioni, i giornali e le riviste se lo contendono nella più totale invidia dei suoi oppositori di destra che sono capaci di dire il contrario di tutto per principio, non contenti di perdere clamorosamente tutte le campagne elettorali.

Nei prossimi tre secoli non ci sarà uno come De Luca? vorrò campare quattro secoli per vedere se è vero e spero campi quattro secoli anche Edmondo Cirielli, così potrà verificarlo anche lui.

Salerno, 24 ottobre 2011

1 commento su “Intervista Pubblica di Famiglia Cristiana a Vincenzo De Luca”

  1. Finalmente!
    Il Ducetto di Salerno ha ammesso che Salerno è un ISOLA, raggiungibile solo dal mare e, come Capri ed Ischia durante la stagione Estiva, per tutto l’anno, il traffico ed i parcheggi avvelena gli sventurati automobilisti di rabbia, di MP10 ed Ossido di Carbonio. Circondata a nord dai monti e dalle varie super elevate, a Sud dal mare, a Ovest dalla strettoia che mena a Vietri e alla Costiera Amalfitana, a Est dal budello stradale che, da Mercato S. Severino, mena verso il budello dell’uscita di Fratte e verso la tre corsie, pretendendo e ottenendo che questa importantissima arteria partisse da Salerno, col suo intenso traffico costituito da TIR, BUS, SNODATI, CARRELLATI e auto provenienti dall’Europa settentrionale, dal Nord Italia e dai vari affluenti, lungo il suo percorso, per raggiungere il Sud, la Sicilia, le Isole, l’Africa e il Medio Oriente. Il Campanilista, ignorante di strategia territoriale, tolse a Eboli ed a tutta la provincia il radioso sviluppo , già progettato e finanziato (Porto Turistico, ANULARE di Eboli, raggiunto dalla TRE corsie proveniente direttamente, attraverso il Picentino, da Mercato S. Severino, dalla Valle Calore, dalla Eboli -S. Cecilia-mare, dalla Eboli S. Nicola Varco, dalla Eboli-Capccio-Agropoli,-Vallo della Lucania-Palinuro- Sapri-Calabria, dalla Salerno- Eboli. Interporto di S.Nicola Varco, Stazione di Battipaglia spostata a S. Nicola Varco, superstrada S.Nicola Varco- Battipaglia, Ferovia Salerno-S.Nocla Varco –Eboli-Potenza ed altre opere di rettifica e raccordi. Il Gaslini del Sud ed il Centro Ospedaliero Multidisciplinare nella Piana del Sele ) grazie all’impegno e all’intelligenza dei Socialisti Ebolitani, Salernitani, del Vallo del Diano e del Cilento. In Consiglio Regionale, afferma Vincenzino il Betoniere, vi sarebbero “anime morte” e Renzi sarebbe un giovane sognatore, senza avvertire il minimo ritegno di dire sbruffonate, asserendo, anche, che dovranno, (PER FORTUNA DI SALERNO E DELLA ROVINCIA TUTTA) passare tre secoli per avere un Cementificatore alla pari con lui. Il Dittatorello, la chiama FELICE, la Città fortificata di cemento armato e chiusa a qualsiasi sviluppo Turistico (Le Barche a Vela e i Panfili dei Nababbi Italiani navigano solo nei mesi estivi), commerciale e di diporto. Dopo le catastrofiche Amministrazioni Democristiane (Edilizia Pubblica Residenziale realizzata lungo la fascia costiera e nel centro cittadino, Zona Industriale a ridosso della Città, Torrione, Pastena e Mercatello -verdeggianti pianure e colline- trasformate in un blocco unico di cemento armato, con viuzze, palazzi che si baciano e col verde ridotto a qualche sparuta aiuola), ha dovuto subire anche la furia cementificatrice dell’Attila Comunista, salvato dai Manettari Salernitani (decorrenza dei termini) perché loro amico di cordata Golpista.

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