Il pianeta è in pericolo? La guerra climatica può destabilizzarlo

La guerra climatica può destabilizzare il Pianeta? La situazione sembra esserci pericolosamente sfuggita di mano.

L’ecologia viene usata: dalla classe politica, soprattutto durante i periodi elettorali; Il settore industriale e commerciale, per scopi pubblicitari e quando deve beneficiare di ecoincentivi; il mondo accademico la considera unicamente come settore di studio.

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ROMA – L’attenzione verso l’ambiente, possiamo ritenerla una novità nella storia dell’uomo. Furono i coniugi Meadows, più di 40 anni fa a concepire in maniera scientifica l’idea che,  l’uomo potesse provocare alterazioni profonde sul pianeta, paragonabili a quelle della fine dell’era glaciale. L’ecologia però pur diventando patrimonio comune non ha generato nella società quella rivoluzione culturale che, ci saremmo dovuti aspettare.

La classe politica, usa l’ecologia prevalentemente come specchietto per le allodole acuendone l’importanza, soprattutto durante i periodi elettorali e rinnegandola subito dopo. Il settore industriale e commerciale usa l’ecologia, per scopi pubblicitari soprattutto quando si beneficia di ecoincentivi. Infine c’è il mondo accademico che, considera l’ecologia unicamente come settore di studio.

Ultimamente la situazione sembra pericolosamente sfuggita di mano anche a causa della interpretazione di un avvenimento, avvolto in un alone di mistero e anche dovuto a forti limiti nella conoscenza in un settore tanto complesso. Il riferimento è al progetto americano del 1994, conosciuto come High Frequency Active Auroral Research Program (HAARP) e che letteralmente vuol dire, Programma di Ricerca Aurorale Attiva ad Alta Frequenza.

Erasmo Venosi
Erasmo Venosi

L’aviazione americana e la marina militare, gestiscono questo programma  nella remota e gelida Alaska: questo progetto materialmente consiste in un assembramento di piloni alti 23 metri che, formano un rettangolo di 12 per 15 elementi  e con l’installazione su ogni pilone di due coppie di antenne in grado, di trasmettere in uno spettro di frequenza compreso tra 2,8 milioni di Hertz e 10 milioni di Hertz ovvero tra la banda bassa e quella alta. Queste antenne sono tra loro collegate, formando un’unica grande antenna della potenza complessiva di 3600 Kw. Il fine dichiarato dagli USA è di compiere ricerche per migliorare le comunicazioni, nella parte alta dell’atmosfera compresa tra 50 e 1000 Km e che, si chiama ionosfera.

Gli esperimenti consistono nell’inviare onde radio, col fine di riscaldare una parte della ionosfera, causando delle ondulazioni chiamate whistlers al fine di comprendere come queste agiscono sulle comunicazioni. La comunicazione con sottomarini o lo scovare rifugi militari sotterranei, dipendono dall’emissione di onde a bassissima frequenza in grado di penetrare l’acqua per diversi metri. Quattordici anni fa il Parlamento Europeo, approvò una Risoluzione nella quale si esprimeva preoccupazione per l’impatto ambientale e militare dell’HAARP. Nel 2002 un’altra Risoluzione fu approvata, stavolta dal Parlamento russo.

Entrambe le risoluzioni,  esprimevano forti preoccupazioni sull’ambiente globale e la salute umana a causa dei possibili effetti di manipolazione di una zona della biosfera così altamente sensibile e per finalità militari. Evidente che,  le Autorità degli Usa hanno smentito l’esistenza di finalità diverse da quelle legate alla questione dello studio delle “alterazioni” della ionosfera per il miglioramento delle comunicazioni. Nessuno credo sia in grado di sapere se, connesso ad Haarp ci siano ulteriori tecnologie in azione simultanea. Le ipotesi o meglio le congetture ipotizzano che Haarp possa essere lo strumento per attuare guerre climatiche mirate. Insomma HAARP può essere utilizzato “per provocare un cambiamento nella temperatura della ionosfera minimo e localizzato, cosicché le risultanti reazioni fisiche possano essere studiate da altri strumenti piazzati nello stesso sito o nei pressi di HAARP stesso”.

La ionosfera si chiama così perché è la sede, ricchissima di particelle cariche elettricamente e generate dalla radiazione solare e dai raggi cosmici. Il segno evidente di tale “ricchezza elettrica” sono le Aurore Polari (alba rossa). La ionosfera consente all’uomo le trasmissioni radio a lunga distanza, raggiungendo luoghi “oscurati “ dalla curvatura della Terra. La domanda allora è: se e come l’uomo può modificare il clima , alterando la ionosfera. Storicamente l’uomo ha alterato e altera “pezzi di atmosfera. Gli inglesi per esempio durante la seconda guerra, sganciarono nei cieli grandi quantità di strisce di alluminio che, sconvolsero le comunicazioni tedesche confondendo i dati captati dai radar. L’inseminazione delle nubi con “ghiaccio secco “(anidride carbonica) o con ioduro d’argento per causare la pioggia è pratica sperimentata.

Gli Stati Uniti nel 1966 con il Progetto Popeye, causarono il prolungamento della stagione dei monsoni di un mese col fine di causare massicce precipitazioni sul sentiero di collegamento dei soldati vietnamiti e conosciuto,  come sentiero “Ho Chi Minh”. La congettura sulla modificazione del clima poggia sulla constatazione che, l’atmosfera è un intreccio d’involucri, interconnessi. Ipotizzando la possibilità che, una grande quantità di energia indirizzata verso un punto possa surriscaldarla al punto di farla sollevare ed espanderla,  incidendo quindi anche sulle parti sottostanti ovvero sulla Stratosfera e modificando le “Correnti a Getto” che,  sono una sorta di fiumi di aria e acqua che si generano tra le tre principali celle di circolazione atmosferica (Hadley, Ferrel e Polare ).

Il problema diventa l’idoneità dell’energia, generata dalle antenne a produrre un fenomeno così rilevante. Sulla base degli elementi di conoscenza di dati e fenomeni la cosa sembra impossibile. Altre congetture,  riguardano la strumentalità di Haarp con le installazioni laser nello spazio e il sistema gyrotron posizionato sulla Terra (Ground Wave Emergency Network).

Sull’argomento HAARP ritorneremo con un articolo prossimamente.

di Erasmo Venosi (Astrofisico)

Roma, 10 gennaio 2013

3 commenti su “Il pianeta è in pericolo? La guerra climatica può destabilizzarlo”

  1. IL TITOLO è tutto un programma:
    ergo, consiglio anche la lettura di “The Little Ice Age: How Climate Made History.
    Un paradosso + una minaccia: un presidente che sostiene che il riscaldamento globale è una stupidaggine, e dall’altra parte il Pentagono che si prepara per i conflitti del clima. “È tremendo che il presidente ignori il suo stesso governo su questo tema”. Rob Gueterbock, Greenpeace,
    Insomma, analisi attente di esperti in scienze sociali riconoscono che anche il clima e i suoi cambiamenti possono assumere il ruolo di concause per l’innesco di guerre. C’è dunque un Generale Inverno che agisce diversamente dal passato, ma persiste nei suoi effetti.
    Allarmismi che non riguardano solo l’uomo. Sono a rischio un !/4 di tutte le specie di piante e animali sulla Terra, secondo lo studio pubblicato su “Nature”
    Essendo questi conflitti generalmente locali, è chiaro che il clima non può che influenzare le opposte fazioni più o meno allo stesso modo. Possiamo chiederci, tuttavia: c’è anche oggi un ruolo del fattore climatico, non tanto nell’ andamento di questi conflitti, quanto nel loro innesco e nel loro sviluppo? Insieme alle altre cause di tipo economico, sociale e politico, anche il clima e i suoi cambiamenti possono essere influenti nel determinare le tensioni che poi tendono a sfociare in conflitti? Sarà solo un caso che il Pentagono commissioni molto spesso studi sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla sicurezza nazionale?
    Gli USA ostacolano il protocollo di Kyoto e tutte le politiche per il taglio delle emissioni, la Russia tentenna e inquina, e in Italia, come in altri Paesi europei, si registra un aumento di milioni di tonnellate di CO2 prodotte dall’industria e dai trasporti… Tanti studi sul comportamento mostrano che gli esseri umani tendono a “reciprocare” i comportamenti, specie se vi rintracciano alla base un’etica che condividono. “AD MAIORA”

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