Giustizia, il no del Pd il monito del Colle

Secondo Bersani è una manovra di copertura per le leggi ad personam che servono al premier.

Le opposizioni sono ostili a modifiche costituzionali sulla giustizia, i togati del Csm attaccano Alfano per non aver interpellato il CSM su una riforma che punta a stravolgerlo.

Angelino Alfano Giorgio Napolitano

ROMA – Lo scontro che si profila sulla riforma della giustizia non può che preoccupare Giorgio Napolitano, che torna a raccomandare al governo la ricerca di ampie convergenze. In realtà la riforma che sta per essere varata dal Consiglio dei ministri sembra destinata a dividere ancora di più maggioranza e opposizione.

Pierluigi Bersani chiude ad ogni ipotesi di confronto. Il Pd vedrà le carte, dice il segretario, ma già dalle anticipazioni ritiene che sia solo una manovra di copertura per le leggi ad personam che servono al premier. Insomma un bluff. In questo modo Bersani stronca sul nascere eventuali tentazione di dialogo anche all’interno del suo partito. Ed evita di farsi scavalcare da Antonio Di PietroNichi Vendola che già sparano a palle incatenate contro la riforma.

Più possibilista il terzo polo. Pier Ferdinando Casini non ha sbarrato la strada al confronto, ma a patto che si sgombri il campo dalle leggi ad personam. Articolato il dibattito all’interno di Futuro e Libertà, sempre alle prese con le distinzioni tra falchi e colombe. Complessivamente l’opposizione appare ostile alle modifiche costituzionali sulla giustizia, mentre i togati del Csm attaccano Alfano per non aver affatto interpellato il Consiglio superiore della magistratura su una riforma che pure punta a stravolgerlo.

Insomma un rosario di critiche che Napolitano aveva ben presente quando il ministro della Giustizia gli ha presentato la bozza della riforma. Un testo ammorbidito rispetto a stesure precedenti più estremiste. Angelino Alfano si è detto soddisfatto dell’incontro e del resto il capo dello Stato, pur avendo i suoi dubbi, non è certo entrato nei dettagli del provvedimento (che saranno poi esaminati dal suo staff), invitando soprattutto il ministro a cercare il dialogo con la magistratura e con le opposizioni, e a non incrinare i delicati equilibri costituzionali.

Certo Silvio Berlusconi (rientrato oggi a Roma dopo la piccola operazione alla mandibola), non sembra per ora tanto interessato allo scontro quanto a dimostrare che il suo governo è in grado di fare le riforme e di andare avanti. Forte del sostegno che gli conferma Umberto Bossi e dei voti dei cosiddetti “Responsabili“. Che ora però, in attesa di un rimpasto che dovrebbe premiarli ma che slitta di giorno in giorno, sono entrati in fibrillazione. Tanto da aver contribuito a mandare sotto la maggioranza alla Camera e ad affossare la legge per il reclutamento di volontari nel corpo degli alpini.

Una legge cara alla Lega Nord, con la quale guarda caso i Reponsabili hanno ingaggiato un braccio di ferro sulla poltrona del ministro dell’Agricoltura.

di Lavinia Rivara
Roma, 10 marzo 2011

1 commento su “Giustizia, il no del Pd il monito del Colle”

  1. Finalmente Berlusconi riesce a mettere sotto i magistrati. E’ la fine. Adesso ogni italiano si deve chiedere: ma se tutto quello che fa Berlusconi l’avesse fatto un cittadino qualsiasi, avrebbe potuto cambiare la Costituzione?

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